Ancora oggi i preti cattolici difendono i nativi dai colonialisti
- Ultimissime
- 14 Giu 2013
Dobbiamo davvero essere grati al prestigioso sociologo americano Rodney Stark e dovremmo anche domandarci come mai tra tutti i ricercatori e studiosi cattolici usciti dalle decine di Università cattoliche ci troviamo oggi a ringraziare sopra tutti uno studioso che cattolico non è, ma ex agnostico e oggi vicino alla chiesa episcopale.
Chiunque voglia affrontare il ruolo della Chiesa cattolica nella storia, in particolare per le tematiche su cui è soventemente attaccata, non può prescindere dai libri Stark che è riuscito a contrastare egregiamente la storiografia anticlericale che ha dominato fino al secolo scorso (e lo ha fatto in modo attendibile, la bibliografia citata a fine libro arriva sempre a sfiorare le 50 pagine!).
Rispetto al colonialismo europeo, ad esempio (lo ha fatto notare Francesco Agnoli), ha fatto notare che le leggi schiaviste più umane erano quelle della Spagna e della Francia: questo a causa della influenza esercitata dalla Chiesa cattolica, in prima linea nel difendere la natura umana e di creature di Dio anche degli schiavi. «Il problema non era che la Chiesa non condannava la schiavitù, quanto piuttosto che erano in pochi ad ascoltarla» (“A gloria di Dio”, Lindau 2011), ha spiegato, osservando addirittura che nell’Inghilterra anglicana e nella Danimarca protestante si scatenarono spesso le ire e le persecuzioni nei confronti dei cattolici più coraggiosi nel difendere il diritto alla libertà.
In ogni caso abbiamo già affrontato la questione in uno specifico dossier su questo sito web, dove abbiamo anche citato la posizione dei più grandi studiosi in questo campo, come lo storico americano Eugene D. Genovese, fra i massimi esperti di schiavismo americano: «Il cattolicesimo», ha scritto quando ancora era un leader del marxismo, «ha impresso una profonda differenza nella vita degli schiavi. E’ riuscito a creare un’etica nuova ed autentica nella società schiavista americana, brasiliana e spagnola» ( E. Genovese, “Roll, Jordan, Roll: The World the Slaves Made”, 1974, pag. 179).
In questi giorni è tornato sul tema anche Franco Cardini, noto storico italiano e ordinario presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (Sum), il quale ha spiegato: «sarebbe ingiusto negare che molti della Chiesa cattolica si siano piegati alle esigenze delle potenze colonialistiche e alla loro pratica di violenza e rapina. Resta tuttavia un fatto: nel mondo protestante non c’è nessun missionario che sia riuscito a combattere ingiustizia e violenza con lo stesso successo con cui l’hanno fatto i cattolici: e difatti nell’America settentrionale e Oceania si sono avuti sistematici genocidi su larga scala, messi in atto sopratutto da inglesi e olandesi, che non trovano riscontro nell’America meridionale dove stragi e razzìe di schiavi ebbero certamente luogo, ma dovettero fare i conti con apostoli che difesero i nativi a viso aperto, spesso accettando insieme a loro la persecuzione». E’ il caso del domenicano Bartolomé Las Casas che riuscì a convincere Carlo V a promulgare le “Nuevas Leyes”, «irreprensibile codice garantista nei confronti dei nativi, che resta un modello giuridico a testimonianza del senso di equità di un sovrano cattolico e che impedì molte sopraffazioni».
Ma la lotta contro il colonialismo, nel continente mesoamericano, continua ancora oggi. Purtroppo l’offensiva delle multinazionali neocolonialiste, ha spiegato Cardini, «si è andata sviluppando di pari passo alla campagna di sètte protestanti che, ad esempio in Guatemala, hanno quasi sradicato la Chiesa cattolica». La cronaca di oggi ci dice infatti che, ad esempio, il vescovo brasiliano Pedro Casaldaliga è stato obbligato a lasciare la sua residenza a causa delle minacce di morte ricevute per la sua difesa degli indios. In Honduras padre Candido Pineda è stato più volte minacciato per la sua attività in difesa degli indigeni e dei contadini poveri, ed è stato arrestato per questo dalla polizia. In Amazzonia i missionari cattolici stanno difendendo i nativi contro le multinazionali e le loro ruspe, padre Dario Bossi ha recentemente vinto contro il colosso minerario Vale, salvando i villaggi locali. E così via.
Non a caso la conclusione dell’articolo di Cardini è questa: «I tempi sono cambiati: ma nel continente americano la battaglia tra chi difende gli oppressi e chi sostiene gli oppressori continua. E i preti cattolici sono ancora in prima linea».
5 commenti a Ancora oggi i preti cattolici difendono i nativi dai colonialisti
Questo ovviamente non si può dire né far studiare nelle scuole… Dove il Medioevo è dipinto come età buia e la Rivoluzione Francese come la soluzione di ogni male
La verità è che la repubblica e le istituzioni politiche odierne (nazionali e sovranazionali) vivono ancora lo stesso conflitto stato-Chiesa dell’impero nel Medioevo. Solo che anzicché circondarsi di feudatari per tener “sotto controllo” i vescovi, gli stati di oggi si sono appropriati della scuola, e fanno studiare solo ciò che fa comodo a loro!
Non dobbiamo dimenticare anche la Cristiada messicana fu combattuta per salvarsi dalle leggi liberticide e omicide di Plutarco Calles, presidente MASSONE, seguace di una politica liberista, non socialista né comunista.
Ed il suo alleato per la “soluzione finale” del problema cattolico furono gli Stati Uniti d’America, che gli dettero una valanga di armi moderne in cambio del diritto di sfruttamento minerario del Messico, principalmente del petrolio.
Come mai hanno fatto terra bruciata attorno al film?
E pensare che negli USA, che sono direttamente chiamati in causa, la pellicola è andata alla distribuzione, ma nella democratica Italia no.
Verissimo. Il Messico cattolico non era proprio
il vicino più simpatico per gli yankee.
La sapeva giusta padre Eusebio Francesco Chini: per lui bisognava prima condividere la cultura degli indigeni, poi quando era il momento giusto e ti rispettavano, si fidavano, si poteva condividere la parola di Dio.
Padre Kino girò sulla sua cavalcatura e fondò almeno 80 missioni, e la gente ne era contenta.
Ma quando le cose si fanno per soldi e potere allora rischia di vacillare tutto.
Sono sicura che padre Kino sarebbe piaciuto a papa Francesco.
La parte sbagliata della chiesa (quella che pensa al potere, cioè al proprio tornaconto umano) la potete vedere nei risultati delle residential school.
Kevin Annett si battè per gli indiani, ma poi le sue richieste sono diventate assurde anche per loro (che si sono discostati).
Trovate tutto qui:
E’ terribile quando questo accade. Significa che si sono perse le redini della propria vita.
Comunque io difendo i nativi (ho una certa passione per la storia e la cultura deigli indiani d’America, specie i sioux), che a suo tempo si sono fatti abbindolare come polli da subdoli e navigati venditori di fumo che giungevano da oltreoceano.