Le stigmate di Padre Pio: «sono scientificamente inspiegabili» (altro che acido fenico!)

Padre PioCome molti sapranno il 3 febbraio scorso sono state portate nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura le spoglie di Padre Pio, giunte da San Giovanni Rotondo per volere di papa Francesco in occasione del Giubileo. Molti sono rimasti colpiti dall’enorme folla composta da migliaia di persone che si è radunata in preghiera fin dalla mattina all’alba.

La figura di Padre Pio è certamente legata all’Italia profonda, alla fede popolare alla quale talvolta non mancano eccessi di sentimentalismo e fanatismo. Ma esiste anche una sana e autentica devozione, come ha spiegato molto bene Andrea Acali su Il Tempo. Ricordando, oltretutto, che il santo di Pietrelcina portò alla fede centinaia di persone convertì anche numerosi comunisti, duri e puri, come ad esempio Italia Betti, comandante partigiano soprannominata la “vestale rossa dell’Emilia” che, dopo essersi recata a San Giovanni Rotondo, stracciò la tessera del Pci e si ritirò a vivere sul Gargano come terziaria francescana. Capì soltanto allora cos’è la vera radicalità del vivere, altro che marxismo.

Di Padre Pio abbiamo già parlato in un precedente articolo, smontando la leggenda secondo la quale venne perseguitato dalla Chiesa. Non è così, come appunto abbiamo ricostruito. Legato a questo c’è il caso delle stigmate, cioè le piaghe sul corpo comparse su Gesù Cristo in seguito ai traumi subiti durante la sua passione. Piaghe che comparvero anche sul corpo di Padre Pio e che scatenarono un intenso dibattito scientifico, nel quale ebbe anche un ruolo padre Agostino Gemelli. Al caso si interessò poi l’ex Sant’Uffizio nel 1921.

Com’è noto, padre Gemelli aveva delle riserve scientifiche circa le stigmate, tuttavia non affermò affatto che fossero non autentiche. In un lettera all’assessore dell’ex Sant’Uffizio, monsignor Nicola Canali, scritta il 16 agosto 1933, spiegò di non aver mai pubblicato nulla su Padre Pio e si lamentò di essere stato mal compreso. Nel 1924, infatti, scrisse: «Le stigmate di San Francesco non presentano solo un fatto distruttivo, come in tutti gli altri, ma bensì anche un fatto costruttivo […]. Questo è un fatto assolutamente inspiegabile della scienza, mentre invece le stigmate distruttive possono essere spiegate con processi biopsichici». Nella lettera a mons. Canali, respinse le accuse mossegli da un medico, il dott. Giorgio Festa, di voler riferirsi a Padre Pio: «Evidentemente il dr. Festa ha giudicato che con tale mia assolutezza di giudizio io mi riferissi al Padre Pio […]. L’illazione è ingiusta….».

Nel 2007 lo storico anticlericale Sergio Luzzato ha avanzato dei dubbi sull’origine soprannaturale delle stigmate di Padre Pio citando la testimonianza risalente al 1919 di un farmacista, il dottor Valentini Vista, e della cugina Maria De Vito, ai quali Padre Pio avrebbe ordinato dell’acido fenico e della veratrina, sostanze adatte procurare lacerazioni nella pelle simili alle stigmate. Il prof. Carmelo Pellegrini e il prof. Luciano Lotti hanno tuttavia confutato il contenuto del libro di Luzzato, dimostrando che erano informazioni già note al Sant’Uffizio (le testimonianze vennero portate all’attenzione del Sant’Uffizio addirittura nel giugno 1920), rilevando anche parecchi errori da parte dello storico piemontese. Lo stesso hanno fatto nel 2008 Andrea Tornielli e Saverio Gaeta i quali, dopo aver consultato i documenti del processo canonico, hanno a dimostrato l’inattendibilità delle due testimonianze poiché prodotte dall’arcivescovo di Manfredonia, Pasquale Gagliardi, acerrimo nemico di Padre Pio che sostenne una vera e propria campagna diffamatoria contro il cappuccino dal 1920 al 1930, fino a quando fu  invitato a rinunciare alla guida della diocesi per la sua discutibile condotta e per aver mostrato l’infondatezza delle sue gravi accuse (F. Castelli, “Padre Pio sotto inchiesta”, Ares 2008, p. 91).

Quelle di Padre Pio, inoltre, non erano ferite o lesioni dei tessuti -come avrebbero dovuto essere se procurate con l’acido fenico- ma essudazioni sanguigne. Lo testimoniano tutti i medici che lo hanno visitato, come il dott. Giorgio Festa che esaminò le stigmate il 28 ottobre 1919, scrivendo: «non sono il prodotto di un traumatismo di origine esterna, e neppure sono dovute all’applicazione di sostanze chimiche potentemente irritanti» (S. Gaeta, A. Tornielli, “Padre Pio, l’ultimo sospetto: la verità sul frate delle stimmate”, Piemme 2008). Si trattò di una essudazione continua, costante, notevole, solo in punti precisi e dai margini netti, che oltretutto non davano luogo a flogosi (infiammazioni) o suppurazione. L’applicazione dell’acido frenico o di materiali chimici, al contrario, provoca la consumazione dei tessuti e la conseguente infiammazione delle zone circostanti. C’è poi tutto l’aspetto del fortissimo profumo sprigionato dal sangue coagulato, constatato dai medici e da chiunque esaminasse le stigmate. Un profumo discontinuo e non constante, al contrario di chi fa grande uso di profumi. Gli elementi comunque sono tanti e sono stati tutti ben approfonditi.

Nel 2009, in occasione di un convegno a San Giovanni Rotondo, il professor Ezio Fulcheri, docente di Anatomia patologica all’Università di Genova e di Paleopatologia all’Università di Torino, ha dichiarato di aver esaminato a lungo il materiale fotografico e i documenti sulle stigmate di Padre Pio, concludendo: «Ma quali acidi, quali trucchi… Diciamolo una volta per tutte, sgomberando il campo da ogni equivoco e sospetto: le stimmate di Padre Pio da Pietrelcina sono inspiegabili scientificamente. E anche se, per ipotesi, se le fosse prodotte volontariamente, martellandosi un chiodo sulla mano trapassandola, la scienza attuale non sarebbe in grado di spiegare come quelle ferite profonde siano rimaste aperte e sanguinanti per 50 anni». Ha poi proseguito: «Faccio notare che nel caso di Padre Pio ci trovavamo ancora in era pre-antibiotica, e dunque la possibilità di evitare infezioni era ancora più remota di oggi. Non posso immaginare quali sostanze permettano di tenere aperte le ferite per cinquant’anni. Più si studia l’anatomia e la fisiopatologia delle lesioni, più ci si rende conto che una ferita non può rimanere aperta com’è accaduto invece per le stimmate di Padre Pio, senza complicazioni, senza conseguenze per i muscoli, i nervi, i tendini. Le dita del frate stimmatizzato erano sempre affusolate, rosee e pulite: con ferite che trapassavano il palmo e sbucavano sul dorso della mano, avrebbe dovuto avere le dita gonfie, tumefatte, rosse, e con un’importante impotenza funzionale. Per Padre Pio, invece, le evidenze contrastano con la presentazione e l’evoluzione di una ferita così ampia, quale ne sia stata la causa iniziale. Questo è ciò che dice la scienza».

Avendo la possibilità di leggere l’intera inchiesta condotta dall’ex Sant’Uffizio su Padre Pio, prossimamente (entro l’anno, possibilmente) pubblicheremo un dossier di approfondimento sul caso delle stigmate che, in questo articolo, abbiamo voluto brevemente sintetizzare.

La redazione

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24 commenti a Le stigmate di Padre Pio: «sono scientificamente inspiegabili» (altro che acido fenico!)

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  1. Federico ha detto

    Io, da agnostico, ho comunque sempre avuto la tendenza a credere alla buona fede di Padre Pio. Solamente un dubbio mi ha sempre assalito e son sicuro che le persone preparatissime che frequentano questo sito sapranno rispondermi e placare le mie perplessità: come mai in pieno palmo di mano? E non, come si usava appunto durante la crocifissione, nei polsi? (Fra Eloa ad esempio, afferma di averle lì) Non pongo questa domanda con faziosità ma con sincera speranza di delucidazioni.

    • lorenzo ha detto in risposta a Federico

      Credo sia la stessa problematica sollevata dal fatto che la Madonna appaia con aspetti fisici diversi: ritengo sia legato ad una qualche forma di rispetto nei nostri confronti.

    • Mansueto ha detto in risposta a Federico

      Preparatissimo non sono, ma posso fornire qualche spunto. Penso che i santi che hanno ricevuto le stimmate, le abbiano ricevute sulle mani perché meglio visibili e più comprensibili a molti, d’altronde si riteneva che lì dovessero essere i segni (nei vangeli viene detto che i chiodi della croce vennero conficcati nelle mani, ma non si specifica il punto esatto, né se con la parola “mano” si indicasse anche il principio del polso) e qualcuno con le stimmate ai polsi avrebbe destato molte perplessità. E’ un po’ come la spina di santa Rita da Cascia (ella ricevette un’unica ferita in fronte, mentre le spine della corona ferirono l’intero capo di Cristo, né si può avere certezza che le spine Gli penetrarono il punto esatto che sarà penetrato poi alla santa) o le varie apparizioni della Madonna con tratti etnici simili alla popolazione locale (es. Madonna di Guadalupe): si mantiene lo stesso significato, ma si adatta il linguaggio alle conoscenze della persona a cui lo si comunica per farla capire meglio, d’altronde anche Dio si è fatto uomo per farsi comprendere meglio.

    • Klaus B ha detto in risposta a Federico

      Lorenzo e Mansueto hanno già risposto attendibilmente. Per quanto mi riguarda mi sono dato questa spiegazione: un miracolo è (anche) un segno, e un segno deve essere comprensibile a chi lo riceve e a chi lo vede.

    • Giancarlo Alberisi ha detto in risposta a Federico

      Se Padre Pio si fosse procurato quelle ferite sui polsi avrebbe lesionato i tendini ed il dolore sarebbe stato insopportabile, oltre al fatto che avrebbe perso ogni mobilità nelle mani, quindi non gli rimase altra scelta che procurarsele sui palmi.

      • Federico ha detto in risposta a Giancarlo Alberisi

        Permettimi, ma è una cacata. Una ferita del genere avrebbe provocato danni alla mobilità anche in pieno palmo, oltre che una serie di effetti collaterali che in Padre Pio non mi pare si siano verificati (ma ovviamente, da 26enne posso solo basarmi sui referti medici e non sui miei occhi) insomma, apprezzabile il tuo tentativo di portare razionalismo ma da agnostico appunto ti informo della cacata che non aiuta in nessun modo a sciogliere i miei dubbi.

  2. nicola ha detto

    E’ la meraviglia del miracolo, del fatto appunto scientificamente-naturalisticamente inspiegabile: non è solo bio-fisico, non è solo storico (il Cristo crocifisso dai polsi non si riproduce tale e quale in san Pio), bensì commistione formidabile di mente e corpo, di “imitazione di Cristo” e mistica. il miracolo se umano e profondamente umano è fatto umanizzato, esprime il mistero (come l’ispirazione delle Scritture) nel linguaggio dell’uomo. mi piace pensare che il miracolo sia qc. di divino antropologizzato, ulteriore segno dell’incarnazione, della kenosis

  3. nicola ha detto

    Detto meglio: “Il miracolo se umano e se lo è profondamente, è un fatto, ma un fatto umanizzato…”

  4. gneo ha detto

    che ne sanno dove sono stati messi i chiodi? nessuna “scienza” può saperlo

    • Federico ha detto in risposta a gneo

      Mi spiace deluderti ma almeno su questo la scienza ha già risposto: nelle crocifissioni non venivano posti in pieno palmo poichè la cartilagine della mano non avrebbe retto. Di fatto, una volta crocifisso la mano avrebbe rischiato di squarciarsi, per questo ponevano il chiodo sul polso.

      • lorenzo ha detto in risposta a Federico

        Se i chiodi fossero stati infissi tra lo scafoide ed il semilunare sarebbero entrati dalla base del palmo per uscire dal polso nella posizione che si vede nella Sindone.

      • Gneo Pompeo ha detto in risposta a Federico

        la mano avrebbe rischiato di squarciarsi

        Questa preoccupazione è solo dei posteri. Sicuramente non era dei crocifissori.
        Sono state almento trovate delle ossa come prova?
        Per sostenere i corpi si potevano usare delle corde.

  5. Vincent Vega ha detto

    Sarebbe interessante domandare a qualche scientista che voglia intervenire come mai il corpo di Padre Pio è incorrotto, nonostante siano passati quasi 50 anni dalla Sua morte.

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