Sei risposte a chi sostiene l’aborto

NeonatiNon si può essere contrari all’aborto e comunque favorevoli alla sua legalizzazione. Se si definisce l’aborto un dramma e si è contrari ad esso, l’unico motivo per assumere questa posizione è perché si ha la sufficiente onestà intellettuale di riconoscere che l’embrione e il feto sono esseri umani. Nessuno infatti si dispiacerebbe o riterrebbe un dramma estirpare un grumo di cellule o qualcosa che non sia un essere vivente.

Una volta che si riconosce e si accetta l’evidenza scientifica, cioè che zigote, embrione, feto, neonato, bambino ecc sono semplici passaggi di un unico sviluppo umano, non è più eticamente e moralmente accettabile essere favorevoli all’omicidio di tale essere vivente, nella prima fase della sua esistenza (zigote-bambino) così come in quella finale (adulto-anziano). Il diritto alla vita di ogni essere umano deve prevalere sul diritto di autodeterminazione e sul desiderio di disfarsi di altre persone chiamate alla vita.

Per questo motivo, come dicevamo in un precedente articolo, chi vuole sostenere l’aborto è costretto a rifugiarsi nel “funzionalismo”, che spiegheremo nella risposta al punto 1), inventandosi la categoria degli “esseri umani non persone”. Il filosofo Peter Kreeft, docente presso la Villanova University e il Boston College, ha replicato alle più note argomentazioni abortiste dividendole in sei punti.

 

1) L’abortista sostiene che: esiste una triplice distinzione tra vita umana, essere umano e persona umana. Una singola cellula tenuta in vita in un laboratorio si potrebbe definire “una vita umana”, ma non certo “un essere umano” o “una persona umana.” “Un essere umano” è un individuo biologicamente appartenente alla specie umana, ma se non può fare niente di tipicamente umano allora non è una persona. Ovvero, se non può: pensare, sapere scegliere, amare, sentire, desiderare, mettere in relazione, aspirare, conoscere se stesso, conoscere Dio, conoscere il passato, conoscere il suo futuro, conoscere il suo ambiente, comunicare ecc., allora non è una persona umana e dunque non possiede alcun diritto (come quello alla vita).

Risposta: tale argomento si basa sul funzionalismo. La definizione di una persona deriva dal suo funzionamento o dal suo comportamento, se non può dimostrare di essere persona allora non lo è. Vale a dire, soltanto gli uomini sufficientemente capaci di esprimere la loro personalità possono entrare nella categoria di persone e hanno il diritto alla vita. Ma chi può dire che cosa è “sufficiente”? La linea può essere tracciata a volontà, la volontà del più forte. Secondo Hitler gli ebrei non avevano sufficienti capacità per essere persone degne di rispetto, mentre prima era toccato agli zingari o ai neri. La storia mostra, spiega Kreeft, che «quando è nel proprio interesse uccidere alcune altre persone -feti, nemici dello stato, ebrei, armeni, cambogiani ecc.- basta semplicemente definire le vittime come non-persone, sottolineando che non soddisfano determinati criteri. Ma chi stabilisce i criteri? Chi è al potere, naturalmente». Ogni volta che la personalità è definita funzionale, la linea di demarcazione tra persone e non-persone si baserà su una decisione della maggioranza che è al potere, una decisione di volontà. Tale decisione, data la caducità della natura umana, sarà inevitabilmente basata sull’interesse personale.

Inoltre, chi prova a sostenere con il funzionalismo la categoria degli “esseri umani non persone” si trova a dover necessariamente ampliare gli inclusi, non solo zigoti-embrioni-feti umani ma anche neonati, disabili e malati gravi. Lo hanno dimostrato i ricercatori Minerva e Giubilini della Consulta di Bioetica (laica), guidata da Maurizio Mori e presieduta da Beppino Englaro, i quali hanno affermato: la «non-persone non hanno diritto alla vita, non vi sono ragioni per vietare l’aborto dopo il parto», da praticare finché il soggetto non è «in grado di effettuare degli scopi e apprezzare propria vita». Così, «i feti ed i neonati non sono persone, sono ‘possibili persone’ perché possono sviluppare, grazie ai loro meccanismi biologici, le proprietà che li rendono ‘Persone’», ed è lecito ucciderli perché, «affinché si verifichi un danno, è necessario che qualcuno sia nella condizione di sperimentare tale danno». Chi rifiuta tale argomentazione per i neonati -perfettamente coerente in un approccio funzionalistico- deve necessariamente rifiutarla anche rispetto a zigote-embrione-feto.

 

2) L’abortista sostiene che: il pro-life commette il peccato intellettuale di biologismo, l’idolatria della biologia, quando definisce una persone usando una via meramente biologica, materiale. L’appartenenza a una specie biologica non è moralmente rilevante, non è ciò che rende le persone inviolabili e sbagliato l’omicidio. L’appartenenza alla specie umana non è più moralmente rilevante di appartenenza la sottospecie o razza. Se il razzismo è sbagliato, così è specismo.

Risposta: il termine “essere umano” non è meramente biologico, perché la realtà che designa non è puramente biologica. Identificare gli esseri umani come persone non è biologismo, è proprio il contrario: è l’affermazione implicita che le persone, cioè, gli esseri umani, hanno un corpo biologico umano e un’anima spirituale umana. La ragione per cui dovremmo amare, rispettare e non uccidere gli esseri umani è perché sono persone: se i robot potessero fare tutto ciò che fanno le persone, essi non sarebbero ancora persone. Le persone sono naturali, necessitano di un corpo umano non artificiale.

 

3) L’abortista sostiene che: i pro-life commettono un errore sostenendo che la personalità inizia bruscamente, al momento del concepimento. Invece la personalità si sviluppa e cresce gradualmente.

Risposta: il ragionamento è corretto, lo sviluppo è graduale da dopo il concepimento. Non esiste una demarcazione netta tra il “prima” e il “dopo”, io sono lo stesso essere umano dal concepimento in poi, altrimenti non si potrebbe parlare di crescita e sviluppo. Il mio funzionamento si sviluppa gradualmente, ma il mio apparire ha un inizio improvviso, è una singolarità, esattamente come la crescita graduale dell’Universo dopo l’esplosione iniziale ed improvvisa del Big Bang.

Inoltre, se la personalità è solo una via di sviluppo graduale allora non saremo mai pienamente persone, perché continuiamo a crescere, almeno intellettualmente, emotivamente e spiritualmente e dunque l’omicidio è solo in parte sbagliato. Ed ancora: se si ritiene più lecito uccidere un feto che uccidere un bambino perché il feto è “meno” una persona, allora esattamente per la stessa ragione sarà più lecito uccidere un bambino di sette anni, che non ha ancora sviluppato molte delle sue competenze educative, comunicative e razionali, che uccidere un uomo di 30 anni. E’ la conclusione assurda di chi ragiona a favore dell’aborto tramite il funzionalismo e le “capacità” di zigote-embrione-feto.

 

4) L’abortista sostiene che: i pro-life confondono le potenziali persone con le persone reali. Il feto è potenzialmente una persona, ma deve crescere per essere una persona reale. E’ un’affermazione simile alle precedenti.

Risposta: se il feto è soltanto una persona potenziale, deve pur essere un qualcosa di reale al fine di essere una persona potenziale. Allora che cosa è? Una cellula? Una scimmia? Un oggetto? No, non esistono “persone potenziali” più di quanto non ci sono “scimmie potenziali”. Un embrione umano diventerà certamente un bambino, così come l’adolescente diventerà certamente un adulto, a meno che la loro vita non venga interrotta prima. Non esistono “persone potenziali” come non esistono “adulti potenziali”.  Tutte le persone sono reali, come tutte le scimmie sono reali. Al massimo possiamo dire che scimmie reali sono potenziali nuotatrici e che persone reali sono potenziali filosofi. L’essere è reale, il funzionamento è potenziale, l’obiezione confonde “una persona potenziale” con “una persona potenzialmente funzionante”. E’ nuovamente la fallacia del funzionalismo. Nessuno ha mai pensato a questa categoria di esseri viventi (le potenziali persone) prima che sia nata la controversia sull’aborto, è molto sospetto che una categoria sia stata inventata per giustificare l’uccisione di altri esseri umani.

 

5) L’abortista sostiene che: la personalità non è un concetto chiaro. Non c’è un accordo universale su di essa, filosofi, scienziati, persone religiose, moralisti, madri e gli osservatori in generale la definiscono in modo diverso. Si tratta di una questione di opinioni e tali devono determinare la linea di demarcazione tra le persone e le non-persone e le opinioni di alcuni non dovrebbero essere imposte a tutti.

Risposta: la personalità è un concetto poco chiaro? In realtà la personalità dell’embrione-feto-neonato-bambino non dovrebbe nemmeno entrare nel dibattito sull’aborto così come non rientrerebbe nel dibattito sull’eventuale legittimità dell’infanticidio: nessuno sostiene che uccidere un bambino è meno grave che uccidere un adulto perché quest’ultimo ha evidentemente acquisito “più personalità” del primo.

Tuttavia l’obiezione della non chiarezza del concetto di personalità si può rivoltare contro all’abortista: se fosse una questione di grado, determinata dal grado di funzionamento, allora sì che sarebbe davvero poco chiaro e una questione di opinione. Quali caratteristiche contano come prova di “personalità”? Quanto di ogni funzione è necessaria per essere persona? Perché proprio queste caratteristiche? Tali caratteristiche sono presenti nei neonati o nei disabili gravi? Chi è l’autorità che decide per tutti e dunque impone la sua opinione a tutti? Chi dà ad essa questo diritto? Quando qualcuno sarà in grado di rispondere a queste domande allora l’approccio funzionalistico non sarà più un concetto poco chiaro altrimenti si commette l’ennesimo errore di voler andare verso l’oscuro e ignoto (presunti tali) attraverso ciò che è ancora più oscuro e più ignoto (Ignotum per ignotius).

 

6) L’abortista sostiene che: un feto non può essere una persona perché è parte di un’altra persona, la madre. Le persone sono interi, non parti. Le persone non fanno parte di altre persone e il feto è parte di un’altra persona, quindi, il feto non è una persona.

Risposta: l’obiezione è ovviamente la più fantasiosa e se ne conclude che è il parto a generare le persone, mentre fino ad un secondo prima erano “non persone”. Affermazione non sostenibile in alcun modo, tant’è che tutte le leggi che regolamentano l’aborto (anche le più liberali) prevedono un termine oltre il quale non è più possibile interrompere la gravidanza in quanto ci sarebbe “l’evidenza” della presenza di un altro essere umano oltre la madre (in Italia dopo la scadenza dei 90 giorni). E’ chiaro che tale linea di demarcazione temporale è scientificamente e filosoficamente errata e ingiustificata e dovrebbe essere posta al momento tra prima e dopo il concepimento, tuttavia ricorda che il diritto di autodeterminazione è sempre sconfitto dal diritto alla vita.

In ogni caso è possibile replicare all’obiezione originale in un modo dal contenuto esilarante: l’argomento si basa su quel che i logici chiamano relazione transitiva. Se A è parte di B e B è parte di C, allora A deve essere parte di C, cioè se un muro è parte di una stanza e la stanza fa parte di un edificio, allora il muro -in ogni sua parte- deve essere parte di tale edificio. Ora, se il feto è una parte della madre, allora il feto e ogni sua parte deve essere parte della madre. In questo caso ogni donna incinta avrebbe quattro occhi e quattro piedi e la metà di tutte le donne incinte avrebbe un pene. Chiaramente tale conclusione assurda è derivante dalla falsa premessa che il feto è solo una parte della madre.

 

Concludendo dobbiamo sottolineare che la posizione in difesa della vita, assunta dalla Chiesa e da ogni persona di buona volontà (credente o no), è l’unica razionalmente ed epistemologicamente valida e accettabile. Chi la rifiuta solitamente non è in grado di dare ragione adeguata della propria posizione e chi prova ad avventurarsi cade necessariamente in contraddizioni o fallacie di vario tipo, le stesse che abbiamo in parte elencato in questo articolo.

La redazione

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81 commenti a Sei risposte a chi sostiene l’aborto

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  1. LG ha detto

    LINK 1

    LINK 2

    il femminismo si autoannulla

  2. VIVISSIMI COMPLIMENTI! Articolo veramente ottimo.

  3. Eigub Etted ha detto

    Cosa significa la parola “abortista” ? Si tratta di coloro che non vogliono nasca alcun bambino, coloro che si divertono a rimanere incinti per poi abortire oppure che vorrebbero obbligare tutti gli anti-abortisti e pro-life ad abortire?

    Banalizzate in modo infantile una questione enormemente più complessa, nessuno vorrebbe abortire a priori.

    • Emanuele ha detto in risposta a Eigub Etted

      …Nessuno lo vuole, ma solo in Italia ci sono 80.000 aborti l’anno…

      • Sophie ha detto in risposta a Emanuele

        O.O

        • Ateofago ha detto in risposta a Sophie

          E se non ricordo male ogni aborto costa circa un migliaio di euro. Fatti i conti e ti accorgi che con le nostre tasse, tasse pagate da gente che ripudia l’aborto, contribuiamo con 80 milioni di euro… Vedi te che buco… E poi si alza l’iva!

    • beppina ha detto in risposta a Eigub Etted

      Abortista é una persona che ritiene che l’interruzione procurata del naturale decorso della vita di un individuo prima della nascita sia una strada eticamente percorribile per risolvere i problemi legati ad una gravidanza in corso non accettata, non voluta o non desiderata.

      • Potclean ha detto in risposta a beppina

        beppina, detto con parole appartenenti alla categoria del reale, stai dicendo che: abortista è uno che ritiene l’omicidio una soluzione per una gravidanza non voluta

        • beppina ha detto in risposta a Potclean

          …abortista è uno che ritiene l’omicidio una soluzione per una gravidanza non voluta…

          Lei forse porta al limite il tentativo di concentrare in poche parole l’argomento; certo che in questa concentrazione non vedo una significativa perdita di validità di quanto espresso.

    • domenico ha detto in risposta a Eigub Etted

      ” nessuno vorrebbe abortire a priori.”

      vorresti andare a dire la stessa cosa a chi non vede nulla di male nell’aborto selettivo delle femmine?
      qui va in giro gente che sostiene che abortire un bambino per via del sesso è una pratica medica per la salute della donna e quindi il medico è obbligato a fare quell’aborto!

  4. Meister Eckhart ha detto

    Articolo perfettamente condivisible, che enumera una serie di questioni ampiamente dibattute, anche in questa sede più volte.

    A me rimane solo un dubbio, da sempre: come punire l’aborto? Ammettiamo per un momento che i cattolici (e molte persone razionali non cattoliche) l’abbiano vinta e l’aborto venga vietato domani stesso. Esistono proposte concrete su come sanzionare quello che a quel punto non potrebbe essere altro che un reato? Io ci ho pensato spesso, ma non sono ancora giunto a una conclusione che ritenga soddisfacente.

    1) Punire la donna che ha abortito? Con la galera o in quale altro modo? Se questa donna ha già figli, che si fa: si privano i suoi bambini di una madre?

    2) Punire i medici e tutti coloro coinvolti nell’aborto? Mettendoli in galera? Per quanto tempo? A rigor di logica si tratta di omicidio, quindi la pena massima dovrebbe essere addirittura l’ergastolo. Oppure sarebbe sufficiente radiarli dall’Ordine? Ma in questo caso, ovviamente, continuerebbero ad operare illegalmente, visto che è quello che avrebbero appena fatto.

    3) Siamo sicuri di voler vedere in galera donne che spesso (non sempre, questo è certo!) hanno agito per pura disperazione (o ignoranza) e medici, che magari sono ottimi professionisti per altri versi e potrebbero salvare vite umane?

    Vi chiedo se qualcuno di voi ha meditato risposte concrete ai quesiti di cui sopra, considerato che non può esistere legge efficace senza sanzione.

    • Emanuele ha detto in risposta a Meister Eckhart

      A mio avviso, la sanzione dovrebbe essere la stessa che per l’omicidio o l’infanticidio (solo per la madre), con eventuali aggravanti (futili motivi, lucro, reato in associzione) o attenuanti (situazione familiare disperata, infermità mentale, minacce, magari da parte di familiari o datori di lavoro, etc.). A mio avviso, le pene dovrebbero essere più severe, tenendo conto che la vittima è assolutamente innocente e non può volontariamente aver contribuito a provocare l’omicida.

      A mio avviso, le aggravanti di volontarietà e premeditazione dovrebbero essere sempre applicate, tranne che nei casi previsti dal reato di “infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale” (art. 578 c.p.)

      Vengo alle tue domande/obiezioni:

      1) …molti delinquenti (uomini e donne) hanno figli… Un mafioso non dovrebbe andare in galera se ha figli? Che facciamo, li scarceriamo tutti? Ti informo comunque che già oggi ci sono donne con figli in carcere, anche per reati molto meno gravi dell’omicidio.

      Poi, estremismi a parte, esistono varie pene non-detentive: arresti domiciliari (con permesso di uscita per portare i figli a scuola o il palestra), servizi sociali, comunità di recupero, etc.

      2) Per i reati e le relative pene, ho risposto sopra. Ovviamente, la pena aggiuntiva della radiazione dall’albo, anche nel rispetto del giuramento di Ippocrate, andrebbe prevista. Le eventuali recidive, comunque, saranno trattate come prevede la legge.

      3) Se le donne hanno agito per disperazione o sotto minaccia, ci saranno le attenuanti previste. Nel caso specifico di raggiro, circonvenzione di incapace, minacce (operate da parenti, medici o datori di lavoro) la donna potrebbe diventare vittima ella stessa. In tali casi non sarebbe da prevedere nessuna pena, ma anzi un risarcimento.

      Per i medici vale il discorso del punto 1. Già oggi ci sono molti medici e altri professionisti molto capaci in carcere. Se un medico si macchia di reati di mafia, stupro, pedofilia, etc. che facciamo? Lo lasciamo a piede libero? La tutela della società rispetto ai delinquenti deve venire al primo posto.

      Come ho scritto, sopra esistono varie pene alternative al carcere. Se il professionista è di comprovato valore ed insostituibile nel suo campo, sono già possibili i permessi per lavoro. Mi pare che la cosa sia stata applicata recentemente per un famoso cardiologo di fama mondiale.
      ____

      Aggiungo che la pena deve avere sempre un triplice scopo: allontanare il delinquente da altre potenziali vittime (infatti il medico può reiterare il reato); dare un tempo di riflessione dove il delinquente può maturare un pentimento per quello che ha commesso; riabilitare la vittima.

      Permettere ai dottori di continuare a lavorare (ovviamente sotto controllo), assolve certamente questo triplice scopo. Soprattutto, se il suo lavoro è a contatto con madri che devono sopportare i postumi di un aborto o a vantaggio di bambini disabili o malati.

      • Meister Eckhart ha detto in risposta a Emanuele

        Ti ringrazio per la chiarezza.
        Certo che i numeri, sia per quanto riguarda i processi che per quanto riguarda la popolazione carceraria, sarebbero notevoli. Se in Italia vengono praticati all’incirca 130.000 aborti ogni anno e ammettendo di “convincere” il 70% delle potenziali abortienti a portare avanti la gravidanza grazie alla minaccia della sanzione (una stima volutamente ottimistica), stiamo parlando di circa 40.000 casi annualmente, quindi come minimo 100.000 persone sotto processo (ammesso di beccarle, beninteso). Per il sistema giudiziario-carcerario italiano, già ampiamente al collasso, sarebbe una bella botta!
        Certamente queste considerazioni non valgono a sovvertire un principio giusto (quello dell’aborto come omicidio), ma mi paiono almeno degne di una riflessione.

        • beppina ha detto in risposta a Meister Eckhart

          Si tende a confondere l’operatività di una pratica che trova nella legalità una sua (seppur indiretta) giustificazione con l’operatività di una pratica illegale. La differenza sostanziale é che mentre nel secondo caso agire tentando di aumentare la cultura pro-life potrebbe in qualche modo dare anche esiti positivi nel primo caso la partita é persa già in partenza (almeno nel medio periodo).

        • Emanuele ha detto in risposta a Meister Eckhart

          Perché il 70% e non il 90%? Casomai, si dovrebbero prendere i tassi di abortività dei paesi dove l’aborto è illegale (es. Cile e Irlanda) ed applicarli all’Italia… Non ho i dati sotto mano, ma mi riprometto di controllare.

          In ogni caso, come ho già detto, esistono pene alternative alla detrnzione.

          • Meister Eckhart ha detto in risposta a Emanuele

            Perché dopo 40 anni di lavaggio del cervello collettivo non si torna indietro come per magia. Probabilmente ce ne vorrebbero altrettanti per cambiare nuovamente la percezione della società e far tornare ad essere l’aborto qualcosa di riprovevole quanto l’omicidio. Una cosa sono le leggi, un’altra la morale comune.
            E non ha senso confrontare una nazione in cui l’aborto non è mai stato legalizzato con un’altra dove l’aborto è consentito da 35 anni come l’Italia.

            • Emanuele ha detto in risposta a Meister Eckhart

              ….se guardi le statistiche ministeriali sull’aborto, reperibili sul sito del MPV, vedrai che molti aborti sono legati a futili motivi… In sostanza, l’aborto è un anticoncezionale di emergenza.

              Dubito che un medico sia disposto a rischiare 20 anni di carcere, per un preservativo dimenticato… Anche se per 35 anni lo ha fatto.

              Resta poi da dire che si potrebbe tornare indietro per passi. Prima eliminando i motivi futil, poi abbassando l’età gestazionale (tre mesi sono tanti per capire se sei incinta), poi obbligando la madre ad un corso dove si spieghino le conseguenze dell’aborto su lei e sul feto e le possibili alternative all’aborto.

              Dunque, non è necessario disfare tutto per forza dall’oggi al domani, ma almeno cominciamo!

  5. Toni ha detto

    Innanzitutto bisognerebbe chiedere al principale cosa intenda sull’aborto, non mi sembra che in nessun passo delle sacre scritture (cristiane, mussulmane o induiste che siano) ci siano accenni al divieto di aborto; e se una cosa non è vietata, allora è lecita. Ne’ si può venire a parlare di cose morali o immorali in quanto quello che è morale per noi è profondamente immorale per altri popoli. Dopodichè parliamo del feto: un uovo fecondato non è un essere umano, questo è un dato acquisito, nessuno potrebbe negare il contrario. Il problema di fondo è questo: nessuna madre abortisce a cuor leggero nè senza pena, l’aborto è comunque un dramma per qualsiasi madre. Bisogna però riconoscere che una gravidanza conseguente a uno stupro non è una lieta novella per una donna, se ella stessa decide che non vuole il bambino, nemmeno dio può imporre la sua volontà. Stesso discorso per un feto malformato: un bambino affetto da gravi patologie non è e non può essere un dono di dio, un bambino malformato è purtroppo spesso e volentieri un peso insopportabile per la famiglia, dove i genitori non potranno seguire in eterno un individuo non autosufficiente. Uno stato moderno deve assistere i suoi cittadini con leggi moderne e giuste che diano alla madre ed al padre la possibilità, se non esiste altra strada praticabile, di interrompere la gravidanza.

    • MarcoF ha detto in risposta a Toni

      “Non uccidere”…… ti sovviene qualcosa?

      • Sophie ha detto in risposta a MarcoF

        Mi spieghi perchè gli rispondi?

        • MarcoF ha detto in risposta a Sophie

          Hai ragione che non bisogna dar da mangiare ai troll….. ma proprio non ce l’ho fatta a resistere!! 😉

          • Sophie ha detto in risposta a MarcoF

            Ti giuro che quando se n’è riuscito dicendo che un bambino deforme non è di Dio, m’è venuto un istinto omicida irrefrenabile! :/

        • Emanuele ha detto in risposta a Sophie

          E’ giusto rispondere…

          Se è in buon fede è giusto informarlo dei suoi errori, seguendo le indicazioni di San Giuda:
          “Convincete quelli che sono vacillanti” (Gd 1, 22)

          Se è in cattiva fede è giusto segnalare agli altri lettori (che sono molto più dei commentatori) i suoi sbagli.

    • danieleb ha detto in risposta a Toni

      “un uovo fecondato non è un essere umano,questo è un dato acquisito, nessuno potrebbe negare il contrario”….Si spieghi meglio perchè non mi risulta da nessuna parte che si sostenga che sia dimostrato che un ovulo fecondato(quindi un embrione) non sia un essere umano. SE mai si sostiene che l’embrione non presenti salti evolutivi da cui si possa arrivare a dire da qui in poi è umano.Ha un suo DNA proprio, che lo distingue da qualsiasi altra cellula sia della madre che del padre; un DNA unico e inrripetibile e già questo basta per dire che eliminare un embrione, anche se non ha una sua personalità ovvimanete, significherà eliminare un persona definitivamente! I gemelli monozigoti ci dimostrano che embrioni poi con lo stesso DNA siano comunque persone diverse. Morale…uccidi un embrione, uccidi una persona.

      Concordo con te quando dici che nessuna mamma abortisce in cuor leggero. Quindi lungi da me giudicare chi lo fa, ma non bisogna nemmeno cadere nella tentazione pericolosa di vedere l’aborto come una forma di contraccezione perchè non lo è. Con buona pace di Chiara Lalli, l’aborto ti segna per tutta la vita!

      Senza offesa, considerare poi un bimbo con delle malformazioni non un dono di Dio è aberrante! Sono le stesse motivazioni che portavano avanti i nazisti per giustificare i loro stragi. Credo che lei converrà con me che non possa essere ammissibile una posizione del genere.

    • Emanuele ha detto in risposta a Toni

      …caro Toni, benché il tuo intervento sia infarcito di luoghi comuni, provo a rispondere:

      Sulle scritture ti ha risposto molto bene MarcoF. Io aggiungo questo passo dell’Esodo, relativo alla legge di Dio:
      Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un’ammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato.” (Es 21, 22)
      Dunque, se l’aborto accidentale prevede delle sanzioni, si vede che non è lecito.

      Dopodichè parliamo del feto: un uovo fecondato non è un essere umano, questo è un dato acquisito, nessuno potrebbe negare il contrario.

      Mi pare che fai molta confusione tra i termini: uovo fecondato = zigote (non feto). Lo zigote rappresenta la prima fase di sviluppo di un embrione. L’embrione diventa feto (ormai con tutte le caratteristiche umane) verso la 10° settimana e tale rimane fino al parto.

      Un bambino appena nato è tecnicamente uguale ad un feto. Ti informo che esistono nascite premature di bambini vivi (anche alla 22° settimana, contro le 40 settimane di gestazione a termine). Ti posso assicurare (li ho visti con i miei occhi) che bambini di 22 – 23 settimane di gestazione sono esseri umani… o perlomeno i medici che se ne occupano ed i genitori li considerano tali (e tali sono rispetto alla legge).

      Forse dovresti documentarti meglio sull’embriologia, neonatologia, etc. prima di sparare sentenze lapidarie (e prive di fondamenti scientifici)… potresti iniziare da qui:
      http://it.wikipedia.org/wiki/Sviluppo_prenatale_umano

      se ella stessa decide che non vuole il bambino, nemmeno dio può imporre la sua volontà

      Siamo perfettamente d’accordo… ma cosa c’entra questo con la legalizzazione dell’aborto? Dio forse interviene per evitare gli omicidi? Dovremmo allora legalizzare pure quelli?

      un bambino affetto da gravi patologie non è e non può essere un dono di dio, un bambino malformato è purtroppo spesso e volentieri un peso insopportabile per la famiglia, dove i genitori non potranno seguire in eterno un individuo non autosufficiente

      Chi lo decide? Qual è il livello massimo di malformazione/patologia per non considerarlo degno di vivere? …poi purtroppo i figli si ammalano anche dopo la nascita e possono diventare gravemente disabili (vedi autismo) e necessitano di cure per tutta la vita. Che facciamo? Autorizziamo l’infanticidio?

      Chi stabilisce che un bambino dentro la pancia della mamma non vale nulla e fuori è soggetto a tutte le tutele? Perché discrriminare tra malati prima e dopo il parto?

      • Emanuele ha detto in risposta a Emanuele

        ….dimenticavo…

        se non esiste altra strada praticabile, di interrompere la gravidanza.

        …anche qui sei mal informato. La donna, dopo partorito, può lasciare il bambino in ospedale senza nessuna conseguenza giuridica o penale. Il bambino sarà affidato ad una delle numerose coppie in attesa di adozione e, ti meraviglierà, ci sono coppie che accettano volentieri anche bambini gravemente disabili o frutto di uno stupro.

        Quindi le strade ci sono, eccome…

    • beppina ha detto in risposta a Toni

      Tanto bei discorsi… in gran parte molto, ma molto discutibili. Non sto qua a controbattere e mi permetto solo di introdurre il concetto di “alternativa”… e a meno che non si consideri una “proprietà” l’essere in formazione l’alternativa esiste sempre.

    • domenicotis ha detto in risposta a Toni

      “..un uovo fecondato non è un essere umano, questo è un dato acquisito, nessuno potrebbe negare il contrario..”
      ?????
      Cioè nessuno potrebbe negare che l’uovo fecondato è un essere umano?
      Qui lo si afferma ogni giorno 🙂

    • lorenzo ha detto in risposta a Toni

      Io affermo che l’embrione è un essere umano vivente.
      Ti sfido a dimostrare che non esiste, che non appartiene alla razza umana e che non è vivo.

    • LawFirstpope ha detto in risposta a Toni

      Non è un essere umano, però abortire è un dramma:
      Come lo spieghi?

    • LawFirstpope ha detto in risposta a Toni

      Poi se un bambino malformato è un problema per la famiglia:
      1) Vallo a spiegare alle famiglie che ce li hanno e senti che ti dicono.
      2) Non si vede perché allora non possano essere “abortiti” anche in età adulta.

  6. MarcoF ha detto

    Articolo semplicemente chiaro e disarmante!! Grazie ragazzi!! 😉

  7. danieleb ha detto

    All’articolo aggiungerei un altro punto. Molti abortisti sostengono che ciò che fa del materiale organico un essere umano è l’coscienti di se. Al che bisogna forse ricordare che un bambino diventa cosciente di se a l’eta di circa due anni. Quindi? Ne consegue che non possiamo ritenerlo un essere umano fino a quell’età? Quindi autoriziamo l’infanticidio?

  8. MALTA1991 ha detto

    Qui siamo coperti , Malta è l unico paese d Europa dove l aborto è illegale .

    • Laura ha detto in risposta a MALTA1991

      E non mi sembra affatto che le donne maltesi abbiano un’alta mortalità materna o il loro livello di salute sia inferiore a quello delle italiane.

  9. Luigi Pavone ha detto

    Per esperienza so che l’energia che anima tale sito non è di natura teorica, ma pratica, cioè etica, politica. So anticipatamente che nessuna delle mie osservazioni sarà pertanto pertinente. Innanzitutto, osservo che nessuna delle posizioni attribuite all’abortista è documentata attraverso pertinenti citazioni. Osservo inoltre che i punti sono in linea di principio condivisibili anche da un proibizionista. In ogni caso, ecco le mie impertinenti osservazioni:

    1) La differenza tra uno zigote e una persona non è il risultato di una decisione o di un atto di volontà. Lo stesso si potrebbe dire — e in questo caso con cognizione — della la posizione che stabilisce che lo zigote sia una persona. La differenza è al contrario ontologica.

    2) L’accusa di biologismo — chiamiamola così — rivolta conto i c.d. pro-life è stata formulata da Tommaso d’Aquino. La riassumo, modernizzandola un po’: se si avanzano ragioni biologiche per la personalità dello zigote, allora il concetto di persona è ridotto a concetto biologico, e conseguentemente, sul piano ontologico, la persona è ridotta a entità fisica. Che io sappia, non esistono argomentazioni filosofiche a sostegno della personalità dell’embrione fin dal primo istante del concepimento. Al massimo ho trovato argomentazioni a sostegno della non-contraddittorietà dell’ipotesi, a volte spacciate per argomentazioni metafisiche a sostegno della tesi più forte.

    3) penso che sia possibile che la personalità emerga “bruscamente”, a patto che esistano le condizioni fisiche per l’emersione.

    4) l’esistenza di qualunque cosa, anche delle persone, implica NECESSARIAMENTE, stante l’ilemorfismo di stampo aristotelico-tomistico, l’esistenza di un ente che lo sia stato in potenza. Dunque non solo non è contraddittoria l’esistenza di un ente che sia in potenza persona, ma è NECESSARIA.

    5) il concetto di persona è un concetto sufficientemente chiaro. Proprio in virtù di questa sua chiarezza possiamo affermare che lo zigote non è una persona.

    6) Non mi risulta che qualcuno abbia affermato ciò che al punto 6) viene attribuito all’abortista.

    • Klaus ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Le “argomentazioni a sostegno della non-contraddittorietà dell’ipotesi”, anche ammesso che fossero davvero le uniche, sarebbero di per sé più che sufficienti, dato che nel dubbio sul piano teorico è sempre necessario scegliere la via più prudenziale sul piano pratico.

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a Klaus

        Le evidenze ci dicono che lo zigote non è una persona. Questo significa sul piano pratico che l’uso di certi strumenti contraccettivi non implicano alcuna forma di omicidio. E’ assurdo invocare l’ergastolo per una donna che usi la spirale, per esempio. Significa anche la liceità della sperimentazione sulle cellule staminali etc. L’aborto è un’altra questione, la quale riguarda certamente lo statuto ontologico dell’embrione, ma si fanno buchi nell’acqua se si crede che questo ordine di considerazioni sia l’unico: nella questione dell’aborto rientrano considerazioni più ampie sui rapporti tra etica e politica, sulle finalità e i limiti dello Stato.

        • domenico ha detto in risposta a Luigi Pavone

          “. L’aborto è un’altra questione, la quale riguarda certamente lo statuto ontologico dell’embrione,”

          mi risulta che si abortiscano anche i feti… il loro statuto cosa prevede?

        • Danieleb ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Se definiamo persona come entità presente e consenziente dobbiamo allora estendere il limite anche oltre l’embrione. A quel punto dovremmo includere nell’elenco delle NON persone anche i bambini fino a due anni visto che non hanno una propria coscienza di essere. Si aprirebbe inevitabilmente all’infanticidio. E’ invetabile quindi che prima dello sviluppo della personalità, visto che l’embrione non ha una sua propria che lo caratterizza, debba limitarsi necessariamente a basi esclusivamente biologiche. Il possedere un proprio DNA che lo distinuge dai genitori e da qualsiasi altro essere vivente, lo rende già UNICO. Eliminando quell’embrione, l’essere che si sarebbe poi inevitabilmente sviluppato nell’evolversi dello zigote stesso, verrebbe eliminato per sempre. Anche se per assurdo venisse clonato, lo zicote che ne verrebbe fuori sarebbe comunque una entità distinta dalla prima. Questo ce lo dimostra la natura stessa con il caso dei gemelli monozigoti. Anche se riuscissi a far vivere ad esntrambi i gemelli clonati le stesse medesime esperienze, inevitabilmente queste sarebbero due entità diverse e cosapevoli di essere distinte. Se così non fosse, l’entità di una persona che è distinto dalla personalità dovrebbe essere presente in entrambi i corpi, nel medesimo istante. Questo sarebbe un assurdo logico.Infatti il clone risultante potrebbe avere le mie stesse opinioni; condividere la mia stessa fede o la mia stessa appartenenza politica e via dicendo ma inevitabilmente sarebbe comunque una persona distinta da me. Da qui si comprende che nè la natura biiologica è sufficiente per definire un entità e ne lo sviluppo della personalità in seguito all’esperienza vissuta ma è frutto della combinazione di tutti questi fattori. Quindi in conclusione, non è affatto vero che le evidenze ci dicano che lo zigote non sia una persona.

        • Emanuele ha detto in risposta a Luigi Pavone

          …quali evidenze dicono che lo zigote non è una persona? E se non è una persona, cosa è?

          Certamente è un essere umano, dunque il reato di omicidio è perfettamente logico.

        • Laura ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Le evidenze ci dicono che Pavone non sa dimostrare quanto afferma, mentre la scienza dimostra che lo zigote è un essere umano.

          Finché Pavone non dimostra che possono esistere esseri umani non persone, sarà inutile che continui a strillare al “non voglio che l’embrione sia una persona”.

          Poi deve per forza accusarci di invocare l’ergastolo per la donna che abortisce così da delegittimarci a livello personale, è un passo falso che dimostra quanto anche lui stesso ritenga inconsistenti le sue tesi.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Ciao Luigi.
      1) Che ci sia una differenza ontologica tra zigote e feto non implica che si tratti di differenza ontologica essenziale rispetto alla personalità.

      2) Che si tratti di differenza ontologica essenziale rispetto alla personalità (prima non c’era, poi c’è), non lo dimostri con il punto 2, perché ti riferisci solo nominalmente alla dottrina dell’animazione ritardata di aristotelico-tomistica memoria, che non mi pare una dottrina filosofica necessariamente vera. Su questo ammetto di non avere ancora letto San Tommaso, ma quello che non riesco a comprendere a tutta prima è questo: per quale motivo teorico dovrebbe essere contraddittorio affermare che un elemento ontologico superiore (l’anima razionale rispetto a quella vegetativa e sensitiva) non può “contenere” le funzioni inferiori (quelle delle altre due anime), per così dire, dispensandole gradatamente (in corrispondenza allo sviluppo biologico dello zigote-feto), fino a quando non possa dispiegare tutta la propria superiorità ontologica (quella corrispondente alle funzioni razionali)?

      3) Sul problema della totipotenza delle cellule zigotiche (che possono dare origine ad altri esserei umani), non vedo grandi problemi, perché, dato che la personalità dipende dall’anima razionale infusa da Dio, per quale ragione tale infusione non potrebbe avvenire quando e solo quando, per vari motivi di origine biologica, una o più cellule dello zigote si separino (prima che egli sia diventato feto, assumendo che feto = ente umano non più divisibile)?

      • Emanuele ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        caro amico,

        Non sono del tutto d’accordo sul punto 3. Esistono corpi adulti che ospitano due anime, ossia i gemelli siamesi: un solo corpo, due persone.

        A mio avviso, lo zigote destinato a formare due gemelli può benissimo essere dotato di due anime. Dio, infatti certamente sa quali zigoti saranno destinati a dividersi in due gemelli.

        • Eli Vance ha detto in risposta a Emanuele

          Premetto di non averci mai riflettuto tanto a proposito, ma nel caso dei gemelli siamesi non è meglio parlare di due corpi diversamente sviluppati, (accumunandoli quindi ai diversamente abili nel fisico) piuttosto che uno, oltre ovviamente alle due anime distinte?

          • Emanuele ha detto in risposta a Eli Vance

            spesso i siamesi accomunano organi fondamentali come cuore ed intestino.

            Vi sono siamesi famosi uniti dal tronco in giù… Due teste, ma due sole braccia e due sole gambe… Oltre che una comunione di vari organi vitali interni.

            Parlare di due corpi disabili, mi pare un po’ riduttivo. Infatti, se provassero a separarli morirebbero entrambi.

            • Eli Vance ha detto in risposta a Emanuele

              Giuste osservazioni, specie la totale inadeguatezza del discorso disabilità. La perplessità però del considerarli un unico corpo mi era però sorta dal fatto che in totale i gemelli siamesi a livello fisico sono piu di un corpo comune, come le due teste. Da qui a livello definitorio il concetto di corpo diventava non colui che dispone esclusivamente di tutti gli organi vitali ma di almeno uno, come il cervello.

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Emanuele

          L’importante è che almeno una delle due soluzioni non sia contraddittoria (il ricevere una seconda anima razionale al momento della scissione o il possederla già, anche se questa seconda mi pare meno probabile).

          • Emanuele ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            Ricevere un anima al momento della scissione mi pare un percorso più scivoloso… Noi sosteniamo che la vita umana e la formazione di una persona inizia dal concepimento. Se esistono individui formati dopo il concepimento, al momento della separazione, allora qualuno potrebbe obiettare che se è possibile la formazione di una persona al di fuori dell’atto del concepimento, allora non è necessariamente il concepimento il momento di inizio della persona.

            …un punto critico della doppia animazione fino dal concepimento è, a mio avviso, il chimerismo. In questo caso due set cromosomici provenienti da due zigoti sono fusi in un unico individuo. Purtroppo non ho basi mediche (né filosofiche) per studiare questa ipotesi. Certamente, una persona gravemente malformata, al limite anche acefala, è dotata di anima poiché, a mio avviso, non può esistere corpo umano senza anima. Altrimenti si richia di cadere nella dicotomia corpo-anima che ha portato a gravi errori e che è stata sostanzialmente abbandonata. Corpo ed anima sono difatti un unicum: non può esistere un’anima senza corpo né un corpo senza anima.

            …Ovviamente il tema è assai complesso, non pretendo di avere la soluzione. Sono d’accordo con quello che dici tu: l’importante è che una soluzione non porti ad una contraddizione.

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            La seconda è semplicemente impossibile. La prima solleva le obiezioni che ti ha fatto notare Emanuele sotto.

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Ciao Alessandro. Il motivo per il quale lo zigote non è un uomo è che esso non soddisfa alle condizioni essenziali per esserlo. Per tutta la tradizione filosofica occidentale una condizione essenziale è il pensiero (anima razionale, con il linguaggio di Aristotele). Non credo ci siano difficoltà nell’affermare che il pensiero o la percezione si diano in gradi: c’è senz’altro differenza tra un pensiero profondo e uno superficiale, tra la coscienza nella veglia e la coscienza nel sonno, tra le deduzioni di Sherlock Holmes e quelle di Watson. Il problema è che nello zigote il pensiero non si dà in nessun grado. Il pensiero emergerà in corrispondenza di un sistema nervoso centrale sufficientemente sviluppato.

        • Emanuele ha detto in risposta a Luigi Pavone

          1. L’encefalo si sviluppa a partire dalla 5 settimana… Immagino tu sia fermamente contrario agli aborti dopo questa data.

          2. Puoi dimostrare scienticamente che il pensiero è una caratteristica necessaria per definire un uomo? Perchè i ragionamenti filosofici sono importanti, ma qui è in ballo la vita delle persone.

          Poi ammettendo pure che tu abbia ragione, un mio amico è rimasto in coma per un mese dopo un incidente… Ti posso assicurare che non era in grado di formulare nessun pensiero. In quel mese, se non era un uomo, che cosa era?

          3. Aristotele, Cartesio e Co. affermano la necessità del pensiero… Io affermo la sufficienza della vita vegetativa… Poi dimostrarmi che io ho torto?

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a Emanuele

            Vorrà dire che estenderemo la carta dei diritti umani anche alle piante!

            • Emanuele ha detto in risposta a Luigi Pavone

              domanda: il mio amico in coma era una pianta! Ecco perché ci ha messo più di un anno a riprendersi… Era circondato da medici ed invece andava chiamato il giardiniere!

              La tua battuta è priva di fondamento. Uno zigote umano è un essere umano, non una pianta, poichè ha un DNA umano. Quindi, la carta dei diritti non essere estesa ad un bel nulla…

              Ma voglio seguire, il tuo assurdo ragionamento. Anche gli animali hanno il diritto alla vita ed alla dignità: chi li abbandona o maltratta commette un reato. Oppure basta vedere la raccolta firma per abolire la vivisezione…

              Lo stesso dicasi per le piante. È vietato abbattere un albero senza permessi e chi appicca un incendio è punito severamente. Chiunque bisimerebbe chi, senza motivo, danneggia o mutila un albero.

              Ecco invece che l’embrione non deve possedere neppure questi diritti fondamentali. Può essere ucciso a piacere, mutilato e frullato per estrarre staminali, sondato in modo invasivo per scoprire se è sano o malato, congelato, etc.

              Immagino come reagirebbe l’opinione pubblica se un sadico facesse queste cose ad un cane o gatto! Con la Brambilla a sbraitare in prima fila…

              Ecco, per te un essere umano vale meno di un gatto! … E per te non conta neppure l’età, vero? Sei di quelli a cui “non frega nulla delle tragedie umane”, come ha detto il Predidente…

            • beppina ha detto in risposta a Luigi Pavone

              La pianta non ha alcuna possibilità oggettiva di diventare una persona. Tutto il resto (zigoti e feti umani) che lei classifica nell’ambito delle masse biologiche “eliminabili” in base a meri ragionamenti filosofici (a mio parere di discutibile validità) risultano inequivocabilmente giustificatrici dirette del proprio “diritto” in quanto soggetti forse solo “potenziali” (affermazione comunque discutibile…) ma comunque in “essere” (dato ineludibile) che si differenziano dalle persone “visibili” solo per il fatto che non sono ancora nelle condizioni di estrinsecare la propria volontà.

            • domenico ha detto in risposta a Luigi Pavone

              “Vorrà dire che estenderemo la carta dei diritti umani anche alle piante!”

              Secondo lei Pavone gli animali sono dotati di pensiero?
              No perchè mi risulta che in genere i più accaniti sostenitori del fatto che né embrioni né feti siano esseri umani sono poi i più accaniti sostenitori dell’estensione dei ‘diritti umani’ agli animali. Come spiega questa circostanza?

              • beppina ha detto in risposta a domenico

                …i più accaniti sostenitori del fatto che né embrioni né feti siano esseri umani sono poi i più accaniti sostenitori dell’estensione dei ‘diritti umani’ agli animali. Come spiega questa circostanza?…

                Concordo con la considerazione. La spiegazione sta nel recepire, in modo più o meno cosciente ma sistematico, da parte di queste persone, di una etica “di comodo” o, se vogliamo cambiare l’ordine della somma, di “una comoda” etica.

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Se ciò che rende persona è il possesso in atto di un’anima razionale, ciò non coincide con la capacità attuale di pensare. E che non possa esservi capacità attuale di pensare a causa dell’insufficiente sviluppo dell’organo corporeo che è mezzo necessario dell’esplicazione delle capacità razionali, se l’anima razionale c’é, non costituisce alcun problema rispetto alla dichiarazione di personalità.

          Quello che tu dovresti dimostrare è che non avere capacità in atto di pensare coincida con l’impossibilità che la forma corporea sia una forma razionale. Ci riesci? Ci sono argomentazioni filosofiche incontrovertibili a tale proposito?

          • Emanuele ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            …concordo!

            Secondo me, una visione superficiale della morte come istante in cui cessa l’attività celebrale porta a queste tristi conseguenze. Non si capisce che quando anche la Chiesa accettò che un individuo con l’encefalogramma piatto poteva essere dichiarato morto, questo lo fece per poter concedere l’espianto degli organi a vantaggio di altri gravi malati. Da un male inevitabile, con la grazia di Dio, si può trarre il bene di altri.

            Il momento in cui il cervello si “spenge”, non neessariamente indica l’esatto momento della morte, ma l’inizio di un percorso irreversibile che porta alla morte. Ritardare la dichiarazione di morte impedirebbe solo l’espianto degli organi. Questo però non implica che l’anima lasci il corpo in quell’esatto momento: potrebbe lasciarlo anche successivamente o precedentemente, ma non cambierebbe nulla.

          • Luigi Pavone ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            Certo che l’anima razionale coincide non la capacità attuale di pensare (non in grado supremo, certo, ma in qualche grado)! Sostenere il contrario significa sostenere l’irrazionalismo, significa sostenere che qualcosa possa essere bianca senza biancheggiare. C’è un solo modo razionale in cui una cosa può essere bianca senza biancheggiare: essere bianca IN POTENZA, ma essere bianco in potenza significa anche essere non-bianco in potenza, così che ciò che biancheggia potenzialmente non biancheggia potenzialmente.

            • domenico ha detto in risposta a Luigi Pavone

              se io avessi a che fare con un virus che ad un certo stadio è innocuo e ad un’altro è letale, io per eliminarlo non aspetterei che la sua letalità da potenziale diventi in atto…
              E se uno mi dicesse che non è necessario distruggerlo finché è innocuo ebbene lo prenderei per matto. Per me basta sapere che è certo il passaggio dalla potenza all’atto.

              • Luigi Pavone ha detto in risposta a domenico

                Sono d’accordo. Prevenire è meglio che curare.

                • domenico ha detto in risposta a Luigi Pavone

                  ecco allora preveniamo la salute degli embrioni e dei feti.

                • Danieleb ha detto in risposta a Luigi Pavone

                  Cosa differenzia l’uomo da un comune animale..la capacità ci pensare? Anche gli animali pensano: la capacità di formulare pensieri non è una caratteristica prettamente umana. Cosa differenzia l’uomo da un animale quindi? La capacità di essere auto cosciente. La consapevolezza di essere. Sembra che anche alcuni animali abbiano una forma rudimentale di auto coscienza( vedi ad esempio elefanti, delfini ecc ecc) ma a differenza dell’uomo non hanno la consapevolezza della propria morte. Se dunque il pensiero in se non può essere una discriminante per distinguere l’uomo dalla bestia, se ne deduce che anche la formazione del sistema nervoso( che comunque avviene abbastanza precocemente dell’embrione) e quindi la formazione dei primi pensieri rudimentali, non porterebbe a definire nemmeno il feto come essere potente( inteso come auto cosciente. Se dunque la capacità di formulare pensieri non può essere considerata caratteristica esclusiva umana, allora dovremmo essere favorevoli anche all’infanticidio come ho scritto più volte. Ma anche in questa fase, la capacità dell’auto consapevolezza non ha la capacità di percepire la propria fine. Quindi dovremmo spostare il confine per definire essere come umano molto più in là. Quindi dovremmo arrivare a considerare giusto l’infanticidio anche dopo i cinque anni. Non so quindi quanto questo modo di ragionare sia molto razionale. Quando dunque possiamo definire un essere come uomo? Se è vero, come è vero, che l’embrione non la capacità di poter formulare ancora forma di pensieri e quindi non possa definirsi essere potente, è vero però che possa definirsi essere potenziale. A differenza di qualsiasi altra cellula è destinata(salvo imprevisti) a diventare essere potente. Ma l’essere che diviene consapevole è UNICO( già ripetuto mille volte) già dell’embrione. Questo è dimostrato dal Fatto che l’essere non si ripete. Nasce con quell’ embrione…con quello specifico DNA…e se eliminassimo, inevitabilmente perderemmo per sempre anche l’essere. Ma nemmeno il DNA è l’elemento che fa l’essere perché gemelli monozivoti che hanno lo stesso patrimonio genetico sono esseri distinti. Anchecse vivessero le stesse esperienze sarebbero sempre distinti. Quindi l’essere è un qualche cosa che non è riproducibile in nessun caso. Morale…anche in mancanza di qualsiasi attività cognitiva, l’embrione rimane un essere vivo ed umano e qualsiasi atto volto a portare a termine la sua esistenza lo si debba considere un omicidio a tutti gli effetti.

                  • Luigi Pavone ha detto in risposta a Danieleb

                    Caro Daniele b, io non ho posto il pensiero come discrimen tra l’uomo e l’animale, ma come condizione necessaria dell’essere uomo.

                    • Paolo Viti ha detto in risposta a Luigi Pavone

                      Per questo, caro Luigi, non puoi che ritenere anche un neonato e un disabile grave delle non-persone, cadendo esattamente nella fallacia citata nell’articolo. Finché non sarai a favore dell’infanticidio non risulterai filosoficamente coerente con le tue idee…

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Luigi Pavone

              1) Essere bianco in potenza significa essere contemporaneamente non-bianco in atto (non: contemporaneamente non-bianco in potenza), ossia poterlo diventare ma non esserlo attualmente.

              2) E’ vero che è contraddittorio dire che qualcosa che è bianco non biancheggi. Ma l’analogia non mi pare reggere per almeno due ordini di motivi.
              2.1) Il biancheggiare non è un atto singolo che sia accidente di una facoltà, ma coincide esattamente con l’essere bianco; mentre dove vi sia distinzione tra una facoltà o un organo e singoli atti di essa o esso, si può distinguere realmente, ad esempio, l’essere in atto digeritore, dall’essere digerente in atto, ossia l’essere digeritore può distinguersi realmente dal non-essere-digerente, al contrario del bianco e del biancheggiare.
              2.2.) Nel caso della razionalità, bisogna anche distinguere il cespite spirituale di essa, dal cervello che è l’organo materiale, il che rende ancora più marcatamente possibile la distinzione tra l’essere razionale e l’essere raziocinante.

              Dunque si può essere anche raziocinanti in potenza, ma persone in atto, poiché, pur possedendo in atto un’anima razionale, momentaneamente lo sviluppo dell’organo corporeo correlativo alla razionalità spirituale e necessario affinché si esprima in atti singoli di raziocinio, non è ancora sufficientemente formato.

              Anche un uomo che dorme è raziocinante in potenza e razionale in atto.

              3) Ti faccio notare che questa è una soluzione che San Tommaso potrebbe magari considerare non filosoficamente dimostrabile, ma sicuramente non contraddittoria, perché altrimenti prima della resurrezione dei corpi, bisognerebbe dire che le anime dei defunti non sono razionali. E il fatto che San Tommaso sostenga, se non ricordo male, che la mancanza del corpo sia supplita direttamente da Dio, ciò non cambia il nostro problema, che è il problema di una razionalità priva del proprio organo corporeo.

    • Laura ha detto in risposta a Luigi Pavone

      L’articolo ha completamente distrutto le tesi di Pavone, il quale oggi con le orecchie basse ha dovuto modificare i suoi cavalli di battaglia.

      Per altro continua ad insistere con le sue divisioni tra chi è persona e chi non lo è, non cogliendo che l’articolo ha pienamente dimostrato il suo essere in contraddizione quando accenna a distribuire le etichette per giustificare l’omicidio.

      • Luigi Pavone ha detto in risposta a Laura

        Con le orecchie basse? Il tuo linguaggio è da maschiaccio. In un sito che della differenza sessuale fa una bandiera, il tuo comportamento anti-femminile è inopportuno. 🙂 Come ho già avuto modo di argomentare, l’articolo non dimostra un gran che. Per quanto mi riguarda, dimostra solo che i suoi fini sono di natura etica e non teorica.

        • Laura ha detto in risposta a Luigi Pavone

          Queste banali ironie sono da femminuccia e il tuo comportamento ambiguo e sessualmente confuso è letale per le tue, già contraddittorie, affermazioni 😉

          Le tue argomentazioni non mi sembrano all’altezza perché ti sei limitato a dire che mancano citazioni e che lo zigote “è evidente” essere non persona. Poi hai accusato i pro-life di volere l’ergastolo per le donne, sapendo bene di aver bisogno di delegittimarci perché le tue repliche non sono abbastanza capaci di convincere. Inoltre quella delle finalità di questo sito è il classico fumo negli occhi per distogliere l’attenzione sull’argomento, giochini che usi fin troppo spesso.

          L’articolo ha espresso che non sei in grado di sostenere le tue tesi senza contraddirti: il funzionalismo a cui ti appoggi è instabile e contraddittorio e tali risultano le tue affermazioni. La tua posizione è antiscientifica e filosoficamente fallace, tant’è che non riesci mai a esporre i motivi per cui sei a favore dell’aborto ma tenti soltanto invano di replicare a chi non è d’accordo con banali giochi retorici.

  10. Meister Eckhart ha detto

    Per quanto riguarda il punto 6: lo affermano eccome, quando sostengono che il feto non può sopravvivere all’esterno del corpo della madre, diciamo perlomeno per 24 settimane dal concepimento. In base a questo dato di fatto meramente biologico, molti abortisti sostengono che non si possa parlare di individuo, né tantomeno di persona.

    • Felix ha detto in risposta a Excelsior

      Un commento molto interessante…

      • Emanuele ha detto in risposta a Felix

        …si vede che è rimasto senza parole… 🙂

      • Eli Vance ha detto in risposta a Felix

        Io lo trovo (tra il serio e l’ironico) appropriato da un certo punto di vista, se un articolo come questo confuta le posizioni degli abortisti, è perchè appunto questi ultimi esistono. Esiste gente talmente ideologizzata e fuori dalla ragione da non rispettare il fondamentale diritto alla vita, in questo caso espressa nei primissimi istanti iniziali ove ciascun essere umano è passato, tra cui loro stessi. E questo genera forte perplessità e mancanza di parole, la stessa che si genera di fronte a un fatto assurdo e fuori dalla logica umana.

  11. Kimoi ha detto

    E menomale che ce ne sono 80000 all’anno!Vi ricordo che l’umanità da qualche anno a questa parte finisce le risorse disponibili della terra per l’anno a settembre. Secondo andrebbe imposto per qualche anno il divieto di fare figli a livello mondiale per poter diminuire l’incidenza umana sulle risorse terresti. Non mi venite a dire che i giovani son una risorsa se poi li facciamo lavorare precari fino a 40 anni.

    • beppina ha detto in risposta a Kimoi

      Mi resta la speranza che questo non sia il livello medio di ragionamento della popolazione abortista…

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