Battaglia vinta! Washington cede e la confessione resta inviolabile
- Ultimissime
- 12 Ott 2025

Lo Stato crea una deroga anche per i sacerdoti e non li obbligherà a violare il segreto della confessione in caso di notizie di abusi su minori.
Si salva il “sigillo” della confessione.
Nello Stato di Washington è stata posta la parola fine a una controversia che rischiava di obbligare i sacerdoti a violare il segreto del confessionale imposto loro dal sacramento della riconciliazione nel caso fossero venuti a conoscenza di abuso sui minori.
Un tema serio ovviamente, sul quale ai sacerdoti è già richiesto di esortare con forza il penitente ad autodenunciarsi o rivelare i fatti fuori dal contesto della confessione, in modo che il sacerdote possa poi agire o segnalare secondo la legge civile.
Il punto chiave è che il sacerdote può segnalare alle autorità civili l’accaduto solo se l’informazione è ottenuta al di fuori della confessione sacramentale, esattamente come avviene per altre categorie professionali come avvocati, psicologi e operatori sociali.
La legge e il segreto del confessionale
La legge SB 5375, firmata dal governatore Bob Ferguson, pretendeva però che solo i sacerdoti non fossero esentati dalla legge.
Una discriminazione religiosa che ha portato diverse Chiese ortodosse a unirsi nella battaglia legale a fianco dei vescovi cattolici.
Già lo scorso luglio un giudice federale aveva emesso un provvedimento che sospendeva l’applicazione della parte della legge che riguardava la confessione, ritenendola incostituzionale in quanto interferiva con la libertà religiosa garantita dal Primo Emendamento statunitense.
Washington cede: sacerdoti esenti come altre categorie
La battaglia legale è proseguita fino all’accordo arrivato venerdì scorso: lo Stato e gli uffici dei procuratori locali hanno accettato di rinunciare all’applicazione della parte della SB 5375 che imponeva la violazione del sigillo sacramentale.
Nel dettaglio, il compromesso stabilisce che i sacerdoti continueranno a segnalare eventuali abusi scoperti o sospettati in contesti ordinari ma non potranno essere costretti a rivelare quanto emerso nella confessione.
L’accordo deve ancora essere ratificato da un magistrato federale, ma è inteso come un’ingiunzione permanente che impedisce allo Stato di forzare la rottura del vincolo sacramentale.
Jean Hill, direttrice della Washington State Catholic Conference, ha dichiarato che proteggere i minori e tutelare il sigillo sacramentale non sono obiettivi incompatibili tra loro, e che era sufficiente una deroga per preservare il sacramento, esattamente come era previsto per altre categorie professionali.
Perché è importante il segreto confessionale
Ricordiamo che il vincolo di segretezza del confessionale (o sigillo sacramentale) è tra i più sacri della Chiesa cattolica in quanto il penitente non si rivolge semplicemente al sacerdote, ma a Cristo stesso e perciò, il confessore, agendo in persona Christi non è “proprietario”, né può disporre delle parole che ascolta. Rompere il sigillo significherebbe tradire il sacramento stesso.
Tale sigillo garantisce inoltre al penitente la piena libertà di confessarsi e senza questa garanzia nessuno si sentirebbe al sicuro nel rivelare peccati, anche gravi, temendo conseguenze civili, sociali o personali. Violare quel luogo, anche per motivi giuridici o politici, significherebbe annullare uno spazio sacro di libertà interiore.










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