Difesa della Confessione: gli ortodossi uniti ai cattolici

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A Washington la legge imporrà la violazione del vincolo di segretezza del sacramento della Confessione in caso di abusi sessuali. Al contrario di psicologi e avvocati, ai preti nessuna deroga. Gli ortodossi sono a fianco dei cattolici.


 

Perché gli avvocati, gli infermieri e i medici sì ma i sacerdoti no?

E’ questa la domanda al centro della controversia in corso a Washington su una legge statale che imporrà, dal prossimo 27 luglio, ai membri del clero di denunciare alle autorità qualsiasi abuso sui minori di cui vengano a conoscenza, anche se durante la Confessione sacramentale.

Chi si rifiuta rischia fino a 364 giorni di carcere e una multa di 5mila dollari.

Al contrario, professionisti come infermieri, medici o psicologi godranno di un’esenzione chiamata “privileged communication”, che garantisce la riservatezza delle confessioni.

Ora al fianco dei vescovi cattolici si sono unite anche diverse Chiese ortodosse.

 

Violare la Confessione, solo i sacerdoti senza deroga?

Secondo il responsabile dell’Alliance Defending Freedom, John Bursch, si tratta di un caso di discriminazione religiosa: «Washington sta prendendo di mira i preti obbligandoli a violare la sacra riservatezza della Confessione, proteggendo invece comunicazioni riservate tra avvocati e clienti».

Il Dipartimento di Giustizia federale ha avviato un’indagine in merito, definendo il provvedimento un “attacco legislativo anticattolico”. L’Assistant Attorney General, Harmeet Dhillon, l’ha definita una singolare ostilità verso la Chiesa cattolica, resa più evidente dal fatto che la legge nega ai sacerdoti una tutela concessa invece ad altre categorie.

 

Perché la Chiesa difende il vincolo della Confessione

Mentre tutti rispettano pienamente la necessità di segnalare eventuali pericoli per i bambini, non si accetta di essere costretti a violare il vincolo religioso del sacramento della Confessione: a livello canonico, infatti, una tale violazione può portare alla rimozione dallo stato clericale.

Questo obbligo trascende la legge civile, essendo sancito da precetti dottrinali e canoni secolari.

Il vincolo di segretezza del confessionale, detto anche sigillo sacramentale, è tra i più sacri e inviolabili della Chiesa cattolica. La sua importanza si fonda su tre motivi principali.

  1. Quello teologico, per il quale nel sacramento della confessione, il penitente non si rivolge semplicemente al sacerdote, ma a Cristo stesso e perciò, il confessore, agendo in persona Christi non è “proprietario”, né può disporre delle parole che ascolta. Rompere il sigillo significherebbe tradire il sacramento stesso.
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  3. C’è poi una ragione pastorale: da secoli, il sigillo garantisce al penitente la piena libertà di confessarsi senza paura. Senza questa garanzia, nessuno si sentirebbe al sicuro nel rivelare peccati, anche gravi, temendo conseguenze civili, sociali o personali. Il sigillo protegge dunque il rapporto di fiducia tra penitente e Chiesa, rendendo possibile la riconciliazione.
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  5. Infine c’è un motivo antropologico: il confessionale è uno spazio dove chiunque può esporsi nella propria verità più profonda, senza filtri. Difenderne la segretezza significa riconoscere la dignità della coscienza umana, luogo intimo e inviolabile in cui avviene l’incontro con Dio. Violare quel luogo, anche per motivi giuridici o politici, significherebbe annullare uno spazio sacro di libertà interiore.

 

Per questi motivi i vescovi cattolici di Washington hanno fatto ricorso, cercando di ottenere anche loro una tutela giudiziaria.

 

Gli ortodossi si uniscono ai vescovi cattolici

La portata di questa battaglia è molto più ampia di quanto si pensi e l’una ingiustificata disparità di trattamento rischia di essere preambolo di un attacco più strutturato alla religione.

Per questo motivo diverse Chiese ortodosse americane hanno deciso di affiancare la Chiesa cattolica in questa battaglia legale.

Gli ortodossi hanno depositato una causa in tribunale federale il 16 giugno scorso, coinvolgendo decine di pubblici ufficiali e il governatore Bob Ferguson.

Tra i firmatari figurano l’Orthodox Church in America e l’Antiochian Orthodox Christian Archdiocese of North America, le quali chiedono l’annullamento della norma e un divieto al suo applicativo nei confronti dei sacerdoti ortodossi e cattolici.

Il vescovo cattolico di Spokane (Seattle), Thomas Anthony Daly, ha garantito in ogni caso che i preti cattolici manterranno intatta la segretezza confessionale, anche a costo di pagare personalmente con la prigione. Ciò che faranno è quello che hanno sempre fatto: spronare il penitente a costituirsi oppure a sporgere denuncia alle autorità giudiziarie.

Tra i sostenitori della legge, invece, vi sono pastori protestanti, i Testimoni di Geova e la Chiesa mormone.

Si tratta di un caso che incrocia questioni delicate: proteggere i bambini, garantire la libertà religiosa, rispettare vincoli sacramentali millenari. Attendiamo le prossime udienze, decisive non solo per Washington, ma per l’intero dibattito sull’intersezione tra religione e ordine civile.

Autore

La Redazione

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