Chi aiuta i trans poveri? La Caritas, non il mondo LGBTQ+

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I trans aiutati dalla Chiesa. Le persone transgender che versano in difficoltà si mettono in coda davanti alla Caritas, dove sacerdoti e volontari offrono cibo senza domandare, pur sapendo. Nessuna fila davanti alle sedi arcobaleno.


 

La Chiesa rimane da sempre fedele al principio cristiano della verità unita alla carità.

Già a partire dall’emergenza Covid-19, tra le decine di persone in coda ogni giorno davanti agli uffici della Caritas in attesa di un aiuto, oltre ad anziani, disoccupati, divorziati, migranti e senza fissa dimora, si intravidero (anche qui) fin da subito prostitute e transessuali.

Senza più clienti, senza risparmi, le uniche porte aperte che hanno trovato i trans sono state quelle cattoliche della Chiesa.

 

Il mondo LGBTQ+ e i trans in difficoltà

Chi aiuta le persone transgender quando versano in povertà o in difficoltà?

Non certo la miriade di sigle LGBTQ+, troppo occupate ad allestire parate dell’orgoglio e rivendicare fantomatici diritti.

Nessuno ha visto code di transgender in cerca di aiuto davanti agli uffici de I Sentinelli di Milano o dei senatori Zan e Scalfarotto. Nemmeno è giunta notizia di pasti gratuiti offerti da Monica Cirinnà nel suo lussuoso ristorante di Capalbio.

Luxuria è troppo impegnato ad insegnare teorie gender nelle scuole e la stampa non riporta nemmeno collette alimentari per transessuali organizzate da Famiglie Arcobaleno.

Neanche gli ex Ferragnez, grandi idoli del mondo LGBQT+, hanno mai venduto un pandoro per loro, nemmeno per finta come erano soliti fare prima che la fraudolenta beneficienza fosse scoperta e affondata dall’opinione pubblica.

 

La carità della Chiesa ai trans, nel silenzio

Solo la Chiesa ha pensato ai trans, nel silenzio e nel nascondimento. Mentre i paladini dei diritti civili urlano sul web e nelle piazze contro quella “oscura istituzione anti-gay”.

I volontari e i sacerdoti agiscono nel silenzio, senza domande pur sapendo, offrendo aiuto senza nulla in cambio. Né alle donne della strada, né ai trans.

«Non chiediamo chi sono, ma la professione perduta è chiara», ha spiegato suor Albina della Caritas di Padova.

«Il 95% di chi sta chiedendo aiuto», ha detto don Davide Schiavon, direttore della Caritas di Treviso, «è in emergenza alimentare. Per anni abbiamo pagato affitti e bollette, adesso compriamo farina».

 

Ettore Vernazza, il cattolico che curava la sifilide

Uno dei principi su cui si poggia la morale cristiana è la distinzione tra peccato e peccatore, capace di tenere assieme Verità e Carità.

Prima delle idee, prima di come uno decide di vivere la vita viene l’umanità, per il cristiano viene il principio del prossimo come fratello e sorella in quanto figli amati dello stesso Padre, con il quale si può discutere, non essere d’accordo su nulla ma a cui mai si nega una mano in caso di bisogno.

La storia è piena di esempi di questo tipo.

Pensiamo al beato Ettore Vernazza, figlio spirituale di santa Caterina da Genova, che fondò nella città ligure il primo ospedale europeo per incurabili.

Vissuto nel XVI secolo quando la sifilide era un male a trasmissione sessuale, veicolato soprattutto dalla prostituzione, dalla promiscuità sessuale (ed omosessuale), dell’adulterio seriale.

Da buon cattolico, Vernazza sapeva bene questo e considerava questi atti dei gravi peccati, cioè ostacoli alla vera felicità dell’uomo. Eppure, fu il primo europeo a cercare e trovare una soluzione perché i sifilitici venissero accuditi, guariti e seguiti con amore e rispetto.

 

Il card. O’Connor e l’aiuto ai malati di Aids

Più recentemente è esemplare ciò che è stato il cardinale statunitense John O’Connor, morto nel 2000 da arcivescovo di New York.

Già allora la città era fortemente secolarizzata, con altissimi tassi di aborto volontario ed un già folto associazionismo LGBTQ+, i cui membri erano assidui frequentatori delle bath house, case in cui si consumavano droga e festini.

Il card. O’Connor ribadì sempre pubblicamente e con fermezza la visione antropologica della Chiesa, senza alcuna ambiguità, difendendo la sacralità della vita umana e la famiglia naturale fondata sul matrimonio.

Il giorno della sua morte Repubblica parlò di lui, delle sue «battaglie anti-abortiste» e delle «dichiarazioni contro l’omosessualità», ma lo definì anche «voce dei deboli e degli emarginati».

Il cardinale non risparmiò mai infatti di chinarsi sulle disgrazie dei malati di Aids della città, per lo più omosessuali e tossicomani.

Come ha scritto il filantropo americano Dominique Lapierre in “Più grandi dell’amore” (Mondadori 1995), i nosocomi rifiutavano questi malati spingendo l’allora sindaco di New York, Edward I. Koch, a chiedere aiuto proprio all’arcivescovo O’Connor.

O’Connor aveva già creato un’unità speciale di cura per l’Aids presso il vecchio ospedale Saint Clare, e, si legge nel libro, era «forse l’unico a occuparsi con una certa premura e professionalità delle persone colpite da quel morbo fatale».

Il cardinale individuò immediatamente un presbiterio di cinque piani vicino alla chiesa di Santa Veronica, trasformandolo in un ospedale per malati di Aids. Proprio a pochi passi da Greenwich Village, dove nacque il movimento di liberazione gay nel 1969.

Ad assistere gay e tossicodipendenti malati inviò le suore di Madre Teresa di Calcutta. La notte di Natale del 1985, fu addirittura Madre Teresa ad inaugurare “il primo centro di assistenza per malati di Aids” di New York, accanto al sindaco e al card. O’Connor.

I grandi e sedicenti paladini dei diritti arcobaleno? Non pervenuti, nemmeno quella volta.

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La Redazione

11 commenti a Chi aiuta i trans poveri? La Caritas, non il mondo LGBTQ+

  • Cwore ha detto:

    E il succo dell’articolo qual è, siamo così buoni che diamo da mangiare persino ai trans 😀

    • Ciccio ha detto:

      La sintesi è che la coerenza è importante e quello che conta sono i fatti non le starnazzate.

    • Antonio ha detto:

      Non credo che il sia questo il succo del discorso, ma che la chiesa di Cristo dà amore e accoglienza a tutti gli uomini indipendentemente da cosa hanno fatto. Cosicché tutti possano conoscere che così é l’amore di Dio per ogni uomo, ma molto pochi l’hanno saputo e così uccr c’è lo ha raccontato ad onore e gloria di Gesù Cristo nostro Signore.
      Antonio

  • Cook ha detto:

    La sintesi è che aiutiamo tutti a prescindere dalla loro situazione, a differenza di chi magari fa i castelli con le parole. Perché possiamo annunciare la verità senza rinunciare all’amore per chiunque incontriamo.

    Oltretutto nel testo dell’articolo non vi è davvero alcun giudizio di merito sulle persone in quanto tali. Quindi direi che con questa provocazione hai floppato più del solito. Mi dispiace…

    • Cawto ha detto:

      La sintesi è che aiutiamo tutti a prescindere dalla loro situazione

      Generosillimo ne deduco che sei solito invitare a cena trans in difficoltà vista la prima persona plurale usata 😀

      Tu sì che sei munifico, pensa che il mio amico Bwono è uno scacchista ridotto in miseria che è andato al Circolo degli Scacchi e non gli hanno dato niente da mangiare, eh questi circoli degli scacchi che fanno castelli con le parole 😀

      • Cook ha detto:

        La prima persona plurale è intanto data dal fatto che io sono parte della Chiesa e cerco, con tutte le mie imperfezioni e cadute, di vivere il Vangelo sia nella verità che nella carità. Se poi io mi sia trovato in situazioni simili o no e che cosa ho fatto o non ho fatto non devo certo raccontarlo a te. Non mi conosci, quindi per ciò che puoi saperne io potrei anche essere un operatore Caritas.

        La tua solita ironia serve davvero a poco. Qui viene semplicemente fatto notare che la Caritas si prende cura di tutti senza distinzioni… chi invece fa dell’ideologia una bandiera resta a quello, ma poi alle persone pensa poco.

        • Bwoooono ha detto:

          la Caritas si prende cura di tutti senza distinzioni…

          E ci mancherebbe pure 😀 non c’è bisogno di scriverci su un articolo se non per vantarsi di quanto siete buoooooni che date la stozza pure ai trans invece di cacciarli via a calci 😀

          Certo poi magari sfugge che il compito dell’associazionismo LGBT non è dar da mangiare ma fornire supporto legale, psicologico, burocratico ecc. cosa che ovviamente la Caritas non fa, ma TRANSeat 😀

          • Cook ha detto:

            Se pensi che la Caritas stia lì per dare semplicemente da mangiare mi sa che non sai bene come funziona. E in effetti non lo sai, perché la Caritas in molte diocesi ha anche sportelli psicologici aperti. Quanto alle associazioni, resta il fatto che mi pare troppo comodo fare la voce grossa e poi dimenticarsi di una persona non appena i suoi bisogni vanno oltre il loro tornaconto.

            Quello che io invece fatico a capire è quale gravissimo torto abbia compiuto la Chiesa nei tuoi confronti tanto da far diventare un’ossessione il dover commentare ogni articolo senza apportare la benché minima profondità alla discussione, ma semplicemente irridendo chi ti risponde. Del resto, risus abundat in ore stultorum

            • MaestroMatteo ha detto:

              Ed ecco perché mi astengo dal rispondere ai commenti falsamente gentili ma sempre irridenti di questo utente. Preferisco ridere dei suoi patetici tentativi di metterci in difficoltà e pregare per lui, che delle nostre preghiere ha davvero molto bisogno. Mi auguro che sia molto giovane, perché se invece è una persona di età (non posso, per ovvi motivi, definirla “matura”) è veramente in guai seri.

            • Brwma ha detto:

              Munificerrimo continuo a ritenere improbabile che un trans che ha bisogno di assistenza medica e psicologica per le cure di genere o assistenza legale e burocratica per il procedimento di rettifica del genere si rivolga alla Caritas ed è per questo che esiste l’associazionismo LGBT 😀

              A parte poi che vorrei sapere come fate a essere sicuri che le associazioni LGBT non forniscano anche assistenza materiale se del caso 😀

              Insomma poiché le tematiche cominciavano a languire per il consueto articolo settimanale antitrans si è ben pensato a gettare un po’ di fango addosso alle associazioni protrans 😀

              E’ la proprietà TRANSitiva my frienderrim 😀

  • Francesco Starna ha detto:

    Trovo il tono dell’articolo inutilmente polemico. Nessuno, nemmeno credo il più sfrenato dei laicisti, pone in dubbio che la Caritas sia un’organizzazione cattolica nel vero senso della parola, aperta verso tutti indistintamente, nella sua opera a favore dei poveri e dei fragili. Ma è indubbio anche che esiste un’associazionismo, cattolico o laico, che magari si prefigge dei compiti più limitati e settoriali, ma che non è per questo meno rilevante e degno di rispetto e considerazione.

    Pensiamo, banalmente, a un’associazione per la tutela dei diritti dei consumatori: sarebbe sciocco biasimarla per il fatto che si limita a fornire ai consumatori informazioni e supporto legale, anziché provvedere agli stessi la fornitura di pasti gratis!, così com’è sciocco biasimare l’associazionismo di marca LGBT perché non dà da mangiare alle persone transgender povere, quando, evidentemente, i fini che intende perseguire sono ben diversi e nemmeno sempre e necessariamente in contrasto con la Dottrina: si pensi al supporto legale offerto ad una persona transgender vittima di aggressione, ad esempio.

    A me sembra, insomma, che questo “noi aiutiamo, loro no” su cui è impostato l’articolo sia un’espressione di hybris e di autocompiacimento, e sono sentimenti da cui noi cristiani dovremmo assolutamente rifuggire.