«Illuminismo? Debitore del cristianesimo», parla lo storico

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Illuminismo e cristianesimo. Lo storico australiano Peter Harrison, democratico e progressista, sfida i conservatori sul concetto di “valori occidentali” ma rimarca il debito che l’illuminismo ebbe con il cristianesimo.


 

Lo storico Peter Harrison è uno studioso australiano, già docente a Oxford ed Edimburgo ed attualmente il direttore dell’Institute for Advanced Studies in the Humanities presso l’University of Queensland.

Democratico e progressista, è autore di un interessante approfondimento sul tema dei “valori Occidentali”.

 

«Non esistono “valori” occidentali, ma “virtù” cristiane»

La prima tesi di Harrison può far storcere il naso a qualcuno, la sua critica è rivolta ai conservatori.

«L’espressione “valori occidentali”», spiega, «richiama alla mente una lunga tradizione morale risalente all’antichità classica: il pensiero degli antichi greci, le tradizioni della legge romana, gli ideali morali del Nuovo Testamento».

Tuttavia, secondo Harrison, l’idea che esistano dei “valori occidentali” «non può essere trovata in nessuna di queste tradizioni. Nessuno infatti ha mai pensato che esistessero dei “valori occidentali” fino ai decenni centrali del secolo scorso».

Lo stesso dicasi per l’espressione “valori giudeo-cristiani”.

Lo storico australiano sostiene che «le prime origini» di questo termine «si trovano nella “scuola di Tubinga” tedesca della teologia protestante del diciannovesimo secolo».

L’idea di una combinazione ebraico-cristiana (“giudeo-cristiani”) fu poi adottata da Friedrich Nietzsche, «che con il termine “judenchristlich” denigrò quella che considerava una indesiderabile forma di morale “ebraico-cristiana”».

La questione, secondo Peter Harrison, è che la categoria morale centrale in Occidente fino al Medioevo furono le virtù e non i valori.

«La graduale sostituzione» delle “virtù” da parte dei “valori” «indica la moderna quantificazione e mercificazione della moralità», scrive.

Questa sottolineatura è interessante.

Mentre le virtù cristiane sono qualità morali strettamente personali, i valori sono enunciati in forma proposizionale. Così, questi ultimi possono essere difesi anche da non credenti o non devoti, mentre le virtù sono perseguite dai cristiani in prima persona.

Cristianesimo come incontro che cambia la persona (“virtù”) e cristianesimo identificato in una cultura o una serie di comportamenti (“valori”).

 

L’Illuminismo non fu speciale, debitore del cristianesimo

Un secondo passaggio decisivo di Harrison riguarda l’Illuminismo.

«Nelle attuali discussioni sui “valori occidentali”», scrive lo storico, «l’Illuminismo viene regolarmente invocato come un periodo speciale nel nostro passato, l’ethos di cui abbiamo urgente bisogno di importare nuovamente nel presente».

Ma è falso.

Infatti, ironicamente, «i protagonisti dell’Illuminismo cercarono attivamente di recidere i loro legami con il passato e mascherare la scia storica che mostrava il profondo indebitamento di quel periodo nei confronti delle precedenti tradizioni religiose e filosofiche».

«Gran parte della deferenza attuale verso l’Illuminismo e l’adulazione dei suoi ideali», ha concluso lo storico, «non derivano dalle realtà storiche del periodo, o da una comprensione delle forme plurali dell’illuminismo, ma da un’ingenua accettazione della rozza propaganda dei filosofi francesi».

Il tanto decantato progresso che emerse dal secolo dei Lumi, secondo lo storico australiano, ebbe dunque un profondo debito verso la cristianità, nonostante i goffi tentativi di censura da parte dei rivoluzionari.

 

L’uguaglianza degli illuministi derivò dalle Scritture

Quello di Peter Harrison è un giudizio molto simile a quello espresso da David Bell, docente di Storia alla Princeton University e specialista dell’Illuminismo.

Riportiamo qui sotto integralmente il suo pensiero:

«La storia dell’uguaglianza, come concetto, è lunga e complessa. Nel mondo occidentale ha tante radici: in particolare nella filosofia dell’antica Grecia, nella tradizione romana del repubblicanesimo civico e, naturalmente, nell’ebraismo e nel cristianesimo. “I primi siano gli ultimi e gli ultimi i primi”. “Non c’è più né giudeo o greco, schiavo o libero, uomo o donna; perché voi tutti siete uno in Gesù Cristo”. I francesi del XVIII secolo potrebbero non aver avuto molta esperienza di uguaglianza nelle loro vite quotidiane, ma potevano trovarne molte evocazioni nei loro libri scolastici e nelle Scritture».

A tal proposito è stato fatto notare che il motto della Rivoluzione Francese era composto da parole letteralmente scippate alla storia del cristianesimo: libertà, uguaglianza e fraternità.

Autore

La Redazione

1 commenti a «Illuminismo? Debitore del cristianesimo», parla lo storico

  • Giorgio ha detto:

    Molto giusto, la differenza tra virtù e valori è la stessa che c’è tra amare gli uomini (nel senso di homines, non di viros) e amare l’umanità, come i cosiddetti filantropi (distinzione ben sottolineata da Chesterton).
    Per quanto riguarda l’illuminismo, basti ricordare il filo diretto che lo lega a Robespierre e al Terrore. L’albero si giudica dai frutti.