L’ignoranza sull’origine della medicina e la Bibbia a scuola

storia medicina

La storia della medicina tirata in ballo per criticare la proposta del ministro Valditara riguardo la Bibbia nelle scuole. La giornalista Daniela Minerva firma un editoriale su “Repubblica” in cui attribuisce la medicina agli arabi e manipola Bernardo di Chiaravalle.


 

Le linee guida della riforma della scuola presentate dal governo Meloni sono il tema politico del momento.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato una serie di riforme a partire dall’anno scolastico 2026/2027, tra le principali novità l’introduzione dello studio (facoltativo) del latino nella scuola secondaria di primo grado e l’inclusione della lettura della Bibbia nella scuola primaria.

Il ministro ha specificato che non si tratterà di catechismo, ma di un percorso didattico su un testo che ha segnato la civiltà occidentale e giustamente si è fatto notare che anche la nostra cultura laica è impregnata di pagine bibliche e per riconoscerlo non serve alcuna la fede religiosa.

Chiaramente questo non ha frenato le prevedibili insurrezioni sullo Stato laico e le tipiche confusioni tra laicismo e laicità.

 

Daniela Minerva e le origini arabe della medicina

Ma non è propriamente di questo che ci interessa parlare, piuttosto di uno dei commenti più folli apparso in merito alla tematica. Si tratta dell’editoriale di “Repubblica” del 16 gennaio, la cui autrice è Daniela Minerva, giornalista che si occupa spesso di inchieste sulla medicina.

Leggendo il testo sembra più una reazione a caldo alla notizia delle linee guida che un ragionamento sensato, Minerva infatti tira in ballo confusamente l’origine della medicina e dei farmaci attribuendole agli arabi per cercare di dimostrare che la storia occidentale non sono poi così tanto cristiane.

Minerva scrive che soltanto «il “miracoloso” incontro con la grande medicina araba» permise al pensiero terapeutico occidentale di non rimanere un «miscuglio di magia e esperienza naturalistica». Medicina araba che si era nutrita dei «testi greci e romani (gli stessi che i padri dell’occidente cristiano hanno lasciato bruciare)» e che ha fatto nascere la moderna medicina.

Per Daniela Minerva ai bambini bisognerebbe insegnare Averroé, Abulcasasis e Mesuè il Vecchio e non la storia della Bibbia.

 

Bernardo di Chiaravalle contro la medicina?

La giornalista chiama anche in causa -non si sa perché- San Bernardo di Chiaravalle il quale «era convinto che non ci si dovesse curare perché la malattia è un segno divino e provare a contrastarla un atto di superbia».

Ma dove ha trovato queste informazioni? Chissà quale manuale di apologetica anticlericale ha consultato.

Minerva evidentemente ignora che nell’abbazia di Clairvaux, di cui Bernardo fu fondatore e abate, così come in tutti i monasteri cristiani, era presente un’infermeria e si praticava abitualmente la medicina dell’epoca.

La giornalista sta manipolando probabilmente un’omelia di San Bernardo in cui parla di Gesù come «una medicina» per guarire il peccato, la quale «guarisce la ferita dell’invidia, controlla l’irrefrenata stravaganza e spegne la fiamma della lussuria; raffredda la sete di cupidigia e scaccia il prurito del desiderio impuro»1Bernardo di Chiaravalle, “Cantico dei Cantici”, 15, 6.

 

La storia della medicina nel Medioevo cristiano

La superficialità di questo editoriale è spaventosa.

A partire dal fatto che furono proprio i monaci cristiani a salvaguardare e tradurre i testi greci. Come spiegano ampiamente due grandi filologi britannici, L.D. Reynolds e N.G. Wilson, nella loro monumentale opera sugli scribi cristiani, gli arabi e i persiani lavorarono su copie in siriaco e greco conservate dai cristiani nestoriani e ortodossi.

Restando sull’origine della medicina, non sorprende che Minerva non citi un solo studioso. Non serve andare lontano, basta interrogare il maggiore storico della medicina italiano: Giorgio Cosmacini.

Nel suo “L’Arte lunga. Storia della medicina dall’antichità a oggi” (Laterza 2011), Cosmacini spiega chiaramente che l’unico merito della medicina araba «è quello di aver trasmesso la medicina antica e bizantina» (p.144), d’altra parte «bastano le dita di una mano per numerare i maggiori protagonisti della medicina araba» (p. 147).

E’ solo nell’Alto medioevo cristiano che vengono fondati i lebbrosari, ovvero «l’esordio generale dell’assistenza ospedaliera» (p. 113). E ancora: «E’ dal Medioevo non pagano, ma cristiano», spiega l’eminente storico, «che vennero emergendo concetti e valori di grande rilevanza per la medicina» (p.117) e «fu il Medioevo cristiano a dare fondamento etico alla hospitalitas» (p. 118), da cui presero il nome gli ospedali.

Strutture, quelle ospedaliere, che derivano dal nome “case ospitali” o “domus episcopi” in quanto, scrive Cosmacini, «sorgevano accanto alle residenze vescovili» (p. 118).

Una storia a parte merita la nascita dell’anatomia, anche considerando che il sezionamento del cadavere era religiosamente proibito dall’Islam. Al contrario, come già spiegato, essa si sviluppò nell’Italia cattolica presso l’Università di Bologna, città pontificia.

 

Daniela Minerva non solo dimostra una scarsa conoscenza storica, ma trasforma un argomento complesso in una caricatura ideologica da usare contro lo studio della Bibbia nelle scuole.

Un esempio perfetto del motivo per cui le scuole dovrebbero investire di più nell’istruzione, compreso lo studio delle nostre radici. Anche tramite, perché no, i testi biblici.

 


Clicca qui per consultare il dossier sulla nascita della scienza:

La scienza nasce nel cristianesimo medievale: analisi storica


Autore

La Redazione

1 commenti a L’ignoranza sull’origine della medicina e la Bibbia a scuola

  • Franz ha detto:

    E poi si lamentano se la gente non legge più un quotidiano nemmeno se glielo regalano