Entro il 2025 la Bibbia sarà tradotta in tutte le lingue esistenti
- Ultimissime
- 29 Nov 2010
L’Antico Testamento è tradotto ormai in moltissime lingue ma l’ebreo ortodosso lo studia rigorosamente in ebraico, senza permettersi di avanzare alcuna critica. Anche nelle scuole coraniche la musica non cambia: il Corano si studia, a memoria, esclusivamente in arabo, e in arabo viene recitato, nelle occasioni liturgiche, in ogni parte del mondo. Il testo è considerato immutabile in quanto espressione, alla lettera, della parola di Dio. L’operazione di traduzione viene comunque vista con diffidenza, come una sorta di fastidiosa necessità. Nel mondo cristiano la situazione si è fin dall’inizio presentata in maniera diversa: al cuore di esso vi è un annuncio (la “buona novella”), e il messaggio è indirizzato ad ogni singolo essere umano, che deve essere in grado di comprenderlo. Non c’è una lingua speciale, nessuno si è preoccupato di salvaguardare l’aramaico. Piuttosto, fin da subito, si è voluto portare il messaggio di Cristo in ogni parte del mondo, usando il linguaggio locale. Non è una religione del Libro ma dell’incontro umano, della relazione interpersonale, della successione apostolica. Le Scritture servono sempre come richiamo costante e da questo punto di vista si capisce l’impresa che la più grande organizzazione mondiale di traduzione della Bibbia ha voluto intraprendere: entro il 2025 la Bibbia dovrà essere tradotta in tutte le lingue esistenti. The Christian Post ha annunciato che la fondazione ha già raccolto quasi 250 milioni di dollari per questa campagna, in soli due anni. Nel novembre del 2008, appena lanciata l’iniziativa, un donatore anonimo ha fornito una somma sbalorditiva di 50 milioni di dollari. Uno dei promotori, Bob Creson, ha dichiarato che mancano ancora più di 2000 lingue e sono più di 350 milioni le persone che non possono accedere alle Scritture nella loro lingua.
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