Notre Dame e i paramenti multicolor, meglio guardare oltre

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I discutibili paramenti usati a Notre Dame per la riapertura della cattedrale. La scelta dello stilista Jean-Charles de Castelbajac ha distratto dalla sacralità dell’evento, come già fece quando vestì Giovanni Paolo II alla GMG 1997. Ma il sarcasmo distruttivo non aiuta.


 

Sì, oggettivamente i paramenti a Notre Dame sono stati discutibili.

Il 7 dicembre Parigi ha celebrato un evento storico, la riapertura della Cattedrale di Notre-Dame, restaurata dopo il devastante incendio del 2019.

L’abito usato dall’arcivescovo e dagli officianti durante la liturgia hanno però distratto milioni di persone, sviando l’attenzione dal grande evento religioso tramesso in mondovisione a cui hanno partecipato i grandi del mondo.

Un grande evento cattolico nel cuore della Francia laicista, una sconfitta dell’Illuminismo francese e delle sue promesse sulla sparizione della religione in breve tempo. Ne abbiamo parlato in un altro articolo dedicato all’evento.

Lo stesso Papa Francesco, grande assente della cerimonia, ha parlato nel suo messaggio di un “segno profetico” per la Chiesa e la Francia, invitando i fedeli a rivivere con orgoglio l’eredità di fede rappresentata dalla cattedrale.

 

I paramenti a Notre Dame distraggono dall’evento storico

La serata si è aperta con l’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, che ha simbolicamente battuto con il pastorale sulle porte della cattedrale. La funzione liturgica è stata accompagnata dal Magnificat e dal Te Deum, seguiti dai Vespri.

Impossibile purtroppo non soffermarsi sui paramenti liturgici multicolor indossati dagli officianti e dallo stesso arcivescovo.

I social sono spietati e stanno tuttora ironizzando sulla scelta del design, oggettivamente fuori luogo e più simile allo stile cartoon.

C’è chi trova analogie con i colori di Google Chrome, chi con il gioco da tavolo Simon, chi con il cubo di Rubrik.

Certamente non è stata una scelta che ha sottolineato la sacralità dell’evento, piuttosto è stata fonte di distrazione.

 

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Purtroppo molti si stanno soffermando solo su questo.

 

Lo stesso stilista usato per la GMG 1997

Non vogliamo accodarci al sarcasmo distruttivo da “fine dei tempi”, non è nel nostro stile.

Però è giusto chiarire alcuni punti.

I paramenti sono stati realizzati dallo stilista di alta moda Jean-Charles de Castelbajac, fervente cattolico che annovera tra i suoi clienti Madonna, Beyoncé e Rihanna.

Ma non è la prima volta che le creazioni colorate di Castelbajac vengono scelte per la liturgia, la Chiesa di Francia lo fece già nel 1997 per disegnare i paramenti liturgici di Giovanni Paolo II e degli arcivescovi durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Parigi.

La casula indossata da Papa Wojtyla, decorata con croci colorate e i paramenti dei sacerdoti contrassegnati dall’arcobaleno, sono conservati proprio a Notre-Dame.

Già allora suscitarono perplessità.

 

Non c’è bisogno dei colori per parlare ai giovani

A La Croix lo stilista ha spiegato di aver realizzato le casule pensando alla figlia di quattro anni, volendo usare immagini contemporanee per coinvolgere le generazioni più giovani nella spiritualità.

Ok le buone intenzioni, ma la liturgia non è uno show e non è attraverso i colori sgargianti che si parla ai giovani, i quali leggono, anzi, una banalizzazione del sacro.

Ciò che attira veramente giovani e meno giovani è la profondità del significato.

Ciò che ha commosso i presenti e gli spettatori non sono stati i colori delle casule, ma il messaggio potente dell’eternità di una Chiesa che rinasce dal fuoco laicista anticristiano della recente storia francese.

Nella semplicità della liturgia e del sacro c’è già una forza che il tempo non scalfisce.

Ciò che è Eterno non ha bisogno di orpelli multicolor per essere amato.

 


Parigi celebra Notre-Dame: il sacro vince sull’Illuminismo – 09/12/2024

Autore

La Redazione

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