Il Royal College of Physicians ora si oppone all’eutanasia

Eutanasia ed associazioni mediche. Nel 2019 il Royal College of Physicians si dichiarò neutrale rispetto alla morte assistita, un cambiamento politico definito “simbolico” dai media. Oggi è tornato ad opporsi dopo le proteste dei suoi membri.

 
 
 

Il 21 marzo 2019 il Royal College of Physicians (RCP) decise di adottare una posizione neutrale sulla morte assistita.

Una decisione sorprendente, la più antica associazione medica inglese rinnegava la sua storica opposizione all’eutanasia.

Una decisione, quella del Royal College, in totale controtendenza rispetto alle principali associazioni mediche del mondo, a partire dall’American Medical Association (AMA), dalla British Medical Association (BMA) e la German Medical Association (assieme a tante altre).

Nel febbraio scorso rendevamo noto in Italia che anche il College of Psychiatrists of Ireland, principale associazione medica di psichiatri irlandese, ha assunto una posizione drasticamente contraria alla legalizzazione della morte assistita.

 

Quando il Royal College of Physicians divenne neutrale

La posizione di neutralità venne assunta dopo un sondaggio interno tra i membri nel quale nessuna delle parti espresse (a favore o contro) raggiunse il 60% della maggioranza (43,4% contrari e 25% neutrali).

«Neutralità significa che non supportiamo né ci opponiamo ad un cambiamento della legge», disse Andrew Goddard, presidente dell’RCP, «non ci concentreremo sulla morte assistita nel nostro lavoro, continueremo invece a promuovere servizi di cure palliative di alta qualità».

Nonostante queste parole ancora piuttosto equilibrate, tuttavia, la BBC accolse il cambiamento con euforia, definendo “simbolica” la decisione di mutare posizione e sottolineando la gioia degli attivisti pro-eutanasia.

 

Il Royal College of Physicians ripristina il no all’eutanasia

Un entusiasmo durato poco in quanto il Royal College of Physicians è tornato sulla sua decisione, ripristinando l’opposizione alle pratiche di eutanasia e suicidio assistito.

In seguito ad una sfida legale intrapresa da numerosi suoi membri, infatti, l’RCP ha ufficialmente chiarito che «non supporta un cambiamento alla legge per consentire la morte assistita».

Infatti, si legge nel comunicato, «la maggior parte dei medici inglesi non sarebbe disposta a partecipare attivamente alla morte assistita anche se la legge venisse modificata per consentirla».

 

«Non è progressista uccidere le persone più vulnerabili»

«Nel chiarire la sua posizione rispetto all’eutanasia», ha commentato Robert Clarke, vicedirettore di ADF International, organizzazione bioetica di medici in difesa della vita umana, «il Royal College of Physicians ha compiuto un passo nella direzione giusta respingendo coloro che hanno cercato di travisare e strumentalizzare il cambiamento avvenuto nel 2019».

«Gli effetti dannosi dell’eutanasia sugli individui e sulla società», ha spiegato Clarke, «sono diventati molto chiari nei paesi che hanno seguito questo percorso, non c’è nulla di “progressista” in una società che rifiuta di prendersi cura dei suoi membri più vulnerabili».

Considerando ciò che il Royal College of Physicians rappresenta in Inghilterra, «sarebbe stato deludente vederlo abbandonare la sua consolidata opposizione all’eutanasia, specialmente quando il cambiamento è promosso da una piccola minoranza animata da motivi politici».

La redazione

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