L’American Medical Association ribadisce: no al suicidio assistito
- Ultimissime
- 02 Lug 2025
La principale associazione medica americana, l’American Medical Association (AMA) non cambia idea: il suicidio assistito è incompatibile con la professione medica. Per ora le società mediche tengono la barra dritta.
In un momento storico in cui il suicidio assistito è spinto con tutte le forze dalla bioetica laicista, due voci autorevoli si fanno sentire.
In particolare, l’American Medical Association (AMA) ha riaffermato nella sua assemblea del 9 giugno 2025 una ferma opposizione all’aiuto a morire, al suicidio assistito e all’eutanasia.
L’American Medical Association: suicidio assistito contro la medicina
La più grande e importante associazione medica al mondo ha ribadito che permettere ai medici di aiutare i pazienti a morire contraddice il loro ruolo di guaritori e presenta “gravi rischi” per la società intera.
L’AMA lo aveva già ribadito nel 2018 e 7 anni dopo non ha cambiato idea.
D’altra parte, la definizione del suicidio assistito come “incompatibile con il ruolo del medico” è presente nel codice etico AMA, in cui si conferma che l’atto di offrire strumenti o prescrivere sostanze letali non può mai essere inteso come cura.
Nel Regno Unito la voce del Royal College of Pathologists
La posizione dell’AMA si inserisce in un contesto sanitario globale, in cui molte associazioni mediche continuano a essere una spina nel fianco degli attivisti per la morte.
Va segnalata anche un’altra recente presa di posizione importante, quella del Royal College of Pathologists (RCPath) inglese.
Nel Regno Unito, mentre era in discussione il disegno di legge sul suicidio assistito per adulti terminali, il RCPath si è esposto sottolineando che l’assistenza medica al suicidio non è una terapia e che l’ambiguità della definizione potrebbe avere conseguenze legali significative.
E’ interessante notare come siano proprio i medici — coloro che più di tutti vivono quotidianamente il confine tra la cura e la morte — a manifestare spesso le obiezioni più forti nei confronti del suicidio assistito. Un giudizio etico e professionale che nasce dall’interno della medicina.
Non è un caso che, in Italia, la sociologa Chiara Saraceno -l’ex ciellina è sempre più bandiera indiscussa della bioetica laicista!- intervenga assiduamente per promuovere la legalizzazione morte di Stato ma si affidi soltanto a possibili forzature politiche e giuridiche, mai considerando l’aspetto strettamente medico della tematica.
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