La differenza profonda tra speranza cristiana e l’utopia del mondo

La speranza cristiana, su quali basi poggia? Si differenzia dall’utopia? Il suicidio di un militante sessantottino permette di coglierne le profonde diversità.

 

Due amici al bar, uno cattolico e l’altro comunista. Il secondo estrae dalla tasca un vecchio numero di Lotta Continua, datato 1968. Contiene la drammatica lettera di un militante della sinistra extraparlamentare che piange il suicidio di un compagno, Roberto.

Fu un caso noto all’epoca, l’autore di quel testo scrisse: «quando si muore così non si può neanche gridare “poliziotti assassini”. Ce l’avevamo immaginata diversa la morte di un nostro compagno: ucciso dai fascisti, dalla polizia e noi in piazza a gridare la nostra rabbia, a sfogare il nostro dolore. Ma morire così, da solo, in una giornata d’agosto, in un’auto piena di gas di scarico… No!».

La ferita per l’amico che non c’è più porta a galla l’utopia della “rivoluzione”, l’ingenuità della ribellione, la “lotta per la libertà”. Ma liberi da che? «Anni fa pensavamo che la rivoluzione fosse lì dietro l’angolo ad attenderci cortese e sorridente», scrive il militante sessantottino. «Si avanzava decisi verso lo ‘scontro decisivo’. Ma molti ‘scontri decisivi’ passavano e tutto pareva rimanere immutato. Quel piccolo ritardo, irrilevante sul calendario della storia, diventava per alcuni la misura di un fallimento. In contrasto con questa esasperante lentezza, la nostra vita, quella sì, correva veloce e senza intoppi: ti toglieva la giovinezza, ti spingeva ad un lavoro che non c’era o in ogni caso quasi sempre ad un lavoro schifoso». Così, resta «il desiderio che nessun compagno sia costretto più ad andarsene così: c’è il desiderio che tra la nostra splendida teoria piena di futuri paesi delle meraviglie e la nostra squallida pratica quotidiana non si lasci più aperto un varco così grande dove un uomo possa perdersi».

In questo testo, così reale e lucido, viene tolta la maschera a quel che chiamiamo l’ideologia del progresso. Sprecare la vita per un domani sicuramente, certamente roseo, che però non arriva mai. Questo è stato l’inganno marxista che ha soffocato milioni di uomini, abbandonandoli nelle loro illusioni di cambiamento. Il comunismo ha interiorizzato la speranza cristiana nell’avvenire, privandola però di Dio e caricandola, invece, sulle spalle degli uomini. Un fallimento, un tragico fiasco.

L’ideale cristiano è un’altra cosa. Dato che la mia vita è cambiata oggi, si è illuminata in questo istante, qui ed ora, grazie all’incontro cristiano, allora è su tale ragionevole certezza morale che posso autenticamente sperare, confidare nel domani. Ciò che ha cambiato me, oggi, potrà cambiare altri domani, trasformando lentamente il mondo. L’ideale, in sintesi, si basa, si verifica e si gioca interamente sull’istante, l’ideologia secolare è invece un vuoto percepito che si trascina nella illusoria speranza di essere riempito domani.

La famosa lettera appena citata colpì anche i cattolici di allora, così venne commentata da un sacerdote durante un’assemblea universitaria: «Parto da una constatazione. L’ideale cristiano parla a me, oggi: il presente è anticipazione del futuro. L’ideologia non risponde alle mie esigenze del presente ma a quelle, presunte, della società futura. Il vuoto di oggi è riempito dalla lotta per il domani: ma le mie domande di senso e di felicità non aspettano. Il mio presente non ha risposte e il futuro della società si trasforma col tempo da immagine a miraggio. Ecco dove nasce la tragica delusione: ciò che si è già rivelato menzogna per il mio presente appare come possibile menzogna per il futuro della società. Questa è, in estrema sintesi, la storia dell’extraparlamentare Roberto».

La redazione

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9 commenti a La differenza profonda tra speranza cristiana e l’utopia del mondo

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  1. orso56 ha detto

    Penso che la data sia sbagliata. La vicenda va collocata nel settebre 1977
    come riferito da Luigi Amicone in “Nel nome del niente” BUR, pagina 194 e seguenti

  2. giorgio baldrati ha detto

    Giov.14
    [27] Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

  3. andrea g ha detto

    Dimenticato Dio, relativizzato Dio, ridicolizzato Dio,
    l’essere umano continua ad essere un bisogno di assoluto
    Si realizza così la Parola del Signore:
    “Verrà il tempo, infatti, in cui non sopporteranno la sana dottrina ma,
    per prurito di udire, si accumuleranno maestri secondo le loro proprie voglie,
    e distoglieranno le orecchie dalla Verità per rivolgersi alle favole”.
    2 Tim 4,3-4

    • andrea g ha detto in risposta a andrea g

      Fatto fuori Dio, ecco, rimangono le favole; favole drammatiche, perchè
      l’uomo continua ad essere un bisogno di Verità assoluta, e lo scoprire
      di aver buttato la vita in niente, viene inevitabilmente vissuto come
      un dramma-

    • Mister R. ha detto in risposta a andrea g

      “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.”

      -Gesù di Nazareth

      • andrea g ha detto in risposta a Mister R.

        E già. Solo le Parole del Cristo sono eterne, verità eterna.
        Tutto il resto è spazzatura; ora, il problema non è tanto lo
        scoprire di aver dato valore alla spazzatura, quanto la
        drammatizzazione che ne consegue e che, per superbia,
        può impedire all’uomo di riconoscere il proprio errore
        e domandare perdono, affidandosi alla Misericordia divina-

        • Mister R. ha detto in risposta a andrea g

          Andrea g

          Lei con il termine spazzatura intende gli idoli,come il denaro, o illusioni come l’utopia dell’articolo?

          • andrea g ha detto in risposta a Mister R.

            Sì, tutto ciò che lei ha ben descritto.
            Siamo creati per Dio, solo LUI dunque garantisce
            la nostra pace.
            Alla fine della nostra vita rimane solo il
            bisogno di Dio.
            -Scusi il ritardo per la risposta, ma ho
            visto solo ora la sua domanda.

  4. Aristarco De' Strigidi ha detto

    Le ideologie di sinistra hanno nella stragrande maggioranza dei casi una connotazione “fideistica”.
    Non per niente, a parte quella recente (per ora) minoranza che si dice “cattocomunista”, costoro si professano ATEI.
    É FALSO !
    Hanno sostituito una fede religiosa con una fede, per così dire, ideologica.
    Fanno eccezione, a parer mio, personaggi a cui va tutta la mia invidia/ammirazione, fra cui spicca un certo Mario Capanna, che ho conosciuto all’ università in tempi in cui ero (leggermente) più giovane, che hanno CAPITO perfettamente qual’ era il sistema per gabbare i … meno intellettualmente dotati e campare a sbafo.

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