Il falsi numeri dell’aborto clandestino

Per quanto ci si sforzi di far passare quell’azione come atto di libertà, nell’interesse della donna ed addirittura della sua salute, l’aborto resta quel che tutti sanno: l’uccisione di una vita umana. La storia mostra che la menzogna è stata sempre indispensabile per far digerire all’opinione pubblica la sua liberalizzazione.

Ed è andata così in tutto il mondo, e quindi anche negli Stati Uniti, all’inizio degli anni 70. La Corte Suprema legalizzò l’interruzione di gravidanza con la famosa e contestatissima sentenza “Roe vs Jane Roe”; Norma Leath Mc Corvey va in sposa ad un uomo violento a soli sedici anni, ha due figlie e durante la terza gravidanza chiede allo Stato del Texas di poter abortire: le viene accordata l’autorizzazione. Da iniziò il suo impegno come attivista pro -aborto (anni dopo l’approvazione della legge che porta il suo nome si convertì alla fede cattolica e divenne un’attivista pro-life). La legge viene approvata nel 1973 a livello federale e porta appunto il suo nome.

Come è stato ben ricostruito, durante la discussione della legge vennero falsificati i dati: ogni anno, riportarono i media, fra 5.000 e 10.000 donne morivano a causa degli aborti clandestini. La verità emerse solo successivamente e svelò un’altra situazione. Esaminando i dati dei decenni e degli anni precedenti al 1973, ad esempio nel 1930, l’ Istituto Guttmacher (che negli USA si occupa di “politiche della riproduzione”) sostenne che l’aborto era «la causa ufficiale della morte per quasi 2.700 donne». Nel 1940, quel numero scese tra le 1400 e le 1700 vittime dell’aborto clandestino. Negli anni ’50 le morti diminuirono a 300.

Nel 1964, questi decessi furono 264 e l’anno seguente circa 193 . Nel 1969 , tre ricercatori scrissero sull’American Journal of Public Health: «La cifra citata frequentemente di 5.000 – 10.000 morti all’anno per l’aborto illegale appare irrealistica». Nel 1972, l’anno precedente di Roe, furono 51 le morti relative ad aborti illegali e ad aborti spontanei. Larry Lader e Bernard Nathanson, i principali fautori della legge e interessati in prima persona all’industria dell’aborto, più tardi affermarono di aver gonfiato le cifre perché di grande effetto. La questione fu definitivamente chiusa da un rapporto del 1975 della National Academy of Sciences che dimostro come «il numero totale di decessi dovuti all’aborto denunciati dal National Center for Health Statistics è stato inferiore a 500 dal 1958 e inferiore a 100 dal 1971».

I promotori dell’aborto legale truffarono i cittadini americani. Un decalogo attribuito a Noam Chomsky, filosofo e teorico della comunicazione, spiega le principali tecniche attraverso le quali si mette in atto la manipolazione di massa. Fra le tecniche studiate, il linguista americano indica che puntare sulle emozioni altrui porta sempre ottimi risultati: minimizzando la razionalità della notizia e massimizzando l’aspetto emotivo, si otterrà la neutralizzazione dell’aspetto critico. Pochissimi, in USA e altrove, si occuparono di verificare il numero delle morti nei decenni precedenti. E 5000-10000 fu un numero emotivamente devastante, che giunse all’obiettivo.

Questa strategia, inoltre, tende a far credere alla persone che il problema derivi dalle loro stesse convinzioni, inducendole al senso di colpa per quanto sta accadendo: migliaia e migliaia di morti all’anno costituiscono un’ottima motivazione per voler cambiare le cose, anche non considerando che le morti dei bambini saranno infinitamente di più. Lo stesso grimaldello dell’aborto clandestino, con numeri appositamente gonfiati, è stato utilizzato in Italia, recentemente in Irlanda e in questi giorni in Argentina.

Carla Vanni

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87 commenti a Il falsi numeri dell’aborto clandestino

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  1. Siscogg ha detto

    Si vuol dimostrare in questo articolo che aumentando artatamente il numero delle morti per aborto clandestino nell’opinione pubblica si crea un senso di colpa che dovrebbe portare a far si che le cose cambino a livello legislativo. Infatti se è lo stato a praticare l’aborto quel grande numero di morti non dovrebbe più accadere. Ma la articolista non crede a questo ed è propensa a giustificare le sue convinzioni portando “dati di fatto” sul numero di morti per aborto clandestino. Inoltre si dice che abortire è uccidere!

    • SB13 ha detto in risposta a Siscogg

      “Inoltre si dice che abortire è uccidere!”

      Cos’altro potrebbe essere?

    • remo ha detto in risposta a Siscogg

      Abortire e’ uccidere un essere umano. Con esiti devastanti anche per la psiche della donna.

      • Abolivonzio ha detto in risposta a remo

        Errore di sintassi. “Feto”, non “essere umano”.

        • Benfaz89 ha detto in risposta a Abolivonzio

          Errore 😀 😀

          «Lo sviluppo umano inizia al momento della fecondazione, cioè il processo durante il quale il gamete maschile o spermatozoo si unisce ad un gamete femminile (ovulo) per formare una singola cellula chiamata zigote. Questa cellula totipotente altamente specializzata segna il nostro inizio come individuo unico […]. Un zigote è l’inizio di un nuovo essere umano (cioè, l’embrione) [ K.L. Moore, “The Developing Human: Clinically Oriented Embryology, 2003]

          E’ come fecero i nazisti. Per liberarsi la coscienza decisero che ebrei e rom non erano esseri umani.

        • Enigma ha detto in risposta a Abolivonzio

          A 5 mesi i ” feti” li partoriscono…e sopravvivono. Sono alieni?

          La scienza oramai arriva a fare operazioni intrauterine a 20 settimane e anche meno…operano al cuore, organi ecc ecc….

          “Feto” non e’ un termine che esclude l’essere o appartenere alla razza umana, come non lo e’ bambino, e’ solo uno dei tanti stadi dello sviluppo umano.

        • Sebastiano ha detto in risposta a Abolivonzio

          E quand’è, esattamente, che da “feto” passa a “essere umano”?
          E a causa di quale quale fenomeno?

            • lorenzo ha detto in risposta a Kosmo

              Bellino il filmato, ma ne avevo visto un più carino dove si vedevano degli gnomi che nascondevano una pentola di monete d’oro dove sorgeva l’arcobaleno.

              Vorrei però chiederti, se invece di moltiplicarsi le cellule del tuo corpo si volatizzassero una ad una, quando si potrebbe affermare che tu smetti di esistere?

              • Kosmo ha detto in risposta a lorenzo

                Ma che ca… volo dici?
                E’ una clip che prende in giro i pro-aborto!
                A tale punto siete arrivati?

                • lorenzo ha detto in risposta a Kosmo

                  Sarà anche una clip che prende in giro i pro aborto, ma io l’ho presa per una clip che, giocando sul concetto di persona, favorisca, sotto sotto, l’aborto… tuttavia, capendo molto molto male l’inglese, nessuna difficolta ad ammettere di aver preso un granchio.

        • Graziano ha detto in risposta a Abolivonzio

          …A parte che, semmai, dovresti dire “errore di lessico”…dopodiché è giusto sottolineare che si usa la parola “feto” per attenuare il possibile senso di colpa che emergerebbe utilizzando l’espressione corretta “essere umano”, precisamente “bambino”che viene ucciso…l’incontro tra spermatozoo e cellula-uovo femminile fecondazione dà già origine ad un essere umano…Per chi crede si parla di “anima razionale incarnata”….

  2. giuliano ha detto

    Il procurato aborto è l’eliminazione di un essere più debole (feto) causato da un essere più forte (la donna). Ci guadagnano tutti: a) la donna.. è la sola a decidere… e in modo insindacabile; b) il maschio … ha un ulteriore motivo per non prendersi le sue responsabilità; c) lo Stato… non nasce più nessuno se non supera il risultato degli esami clinici post concepimento (minori spese sociali in futuro per assenza di bambini down, disabili, ecc…).

    Gli unici che ci rimettono sono i ginecologi che, al netto di obiezioni di coscienza et similia, devono fare il lavoro “sporco” e certamente non fare il lavoro per cui hanno studiato (salvare vite umane). Quando poi sparirà anche l’obiezione di coscienza (mai e poi mai gli “illuminati” potrebbero permettere che i medici abortisti guadagnino di più…o no?) non so cosa potrà inventarsi un ginecologo per stare in pace con la propria coscienza.

    Ovviamente c’é anche il feto a rimetterci… ma tanto dicono i “beninformati” sia solo un grumolo di cellule, notoriamente vale meno del costo di smaltimento come rifiuto ospedaliero. Ci siamo passati tutti per quella fase della vita (siamo stati tutti feti…), ma è una fase molto “pericolosa” in quanto, notoriamente, non si può prendere posizione ne si può efficacemente difendere. Insomma… ci vuole un po’ di cXXo per venirne fuori…

    Non c’é da stupirsi che questa “conquista si civiltà” si basi su numerosità relative all’aborto clandestino gonfiate ad arte. Basterebbe ritornare alle cifre gonfiate dei Radicali italiani di qualche decennio fa… Del resto, in assenza di cifre gonfiate, l’ipocrisia rischierebbe di essere troppo ingombrante e mancano tappeti di sufficiente estensione…

    • Emanuele ha detto in risposta a giuliano

      Non concordo in toto. La donna non è l’unica a decidere o per meglio dire non sempre può decidere in modo lucido e razionale.

      Viviamo in una società malvagia ed abortista. Se fino da piccola ti hanno fatto passare che la gravidanza va evitata in tutti i modi (anticoncezionali, preservativi, etc.), che abortire è un diritto, che anzi è egoismo voler tenere un figlio se è disabile perché lo condanni ad una vita di sofferenza, siamo sicuri che sul momento puoi decidere serenamente?

      Per di più, spesso una pletora di parenti (genitori inclusi), fidanzato/marito, amici, dottori, specialisti, etc. spingono verso l’aborto.

      Certo, la decisione resta della donna, ma quante volte questa decisione suona come la confessione del torturato? Dopo un sistematico lavaggio del cervello, dopo subdoli ricatti morali ed economici dai propri cari, dopo a volte minacce, siamo sicuri che la colpa è tutto delle donne? Che sono loro a decidere?

      • giuliano ha detto in risposta a Emanuele

        Concordo al 100% sul fatto che talvolta c’è la società “culturalmente” orientata, i genitori che “spingono”, il fidanzatino “pauroso”, ecc… ecc…

        MA in ultima analisi è la donna a decidere, sempre e comunque. Questo è il succo della faccenda.

        Prima della 194 la donna che “otteneva” in qualche modo e illegalmente il procurato aborto rischiava da 6 mesi a 4 anni di reclusione. Ma la “giustizia” non era poi così “cattiva” e le pene (del resto pochissimi casi…) erano sempre relativamente “ridotte”. E in ogni caso, già allora, di diritti del feto neanche a parlare. Inoltre, prima della 194, SE era in pericolo la vita della donna o SE il concepimento era correlato ad uno stupro si procedeva legalmente al procurato aborto.

        Dopo la 194 il procurato aborto è considerato T.S.O.; l’intervento è gratuito e ammissibile solo in strutture pubbliche; è possibile arrivare in qualche caso anche alla 20-22 settimana…; se qualcosa si “inceppa” viene scritta più “riprovazione” sui media che non in altre situazione eticamente probabilmente molto più rilevanti (non si venga a dire che è difficile abortire…).

        Dopo la 194 si può anche disconoscere alla nascita (in completo anonimato), si è sicuri che lo Stato troverà qualcuno che adotta il bambino nato (la madre con problemi economici può dare un possibilità al figlio…), c’é un mondo di volontariato che nei limiti del possibile fornisce tutti gli aiuti del caso… Direi proprio che è il caso di puntualizzare che la donna “non sempre può decidere in modo lucido e razionale”. Inoltre il “può” mal si rapporta ai diritti del soggetto effettivamente più debole, ipocriticamente bellamente dimenticato…

        Del resto i dati son chiari…. Sono sempre di più le donne che risolvono i problemi con l’IVG. E non credete al fatto che il tasso di abortività stia scemando a vista d’occhio… non dimenticate di considerare le decine di migliaia di pillole del giorno dopo (di fatto sempre procurato aborto si tratta…).

  3. Sisco ha detto

    Beh, stando a quello che dicono i medici di stato (di tutti gli stati) fino ad una certa età il feto non si distinguerebbe da una semplice cellula. Secondo loro abortendo entro certi limiti di tempo non si ucciderebbe proprio nessuno. Ma ragionando in questi termini non si rispetta la vita in ogni sua forma.

    • lorenzo ha detto in risposta a Sisco

      Ed a quale “età il feto non si distinguerebbe da una semplice cellula”?

    • SB13 ha detto in risposta a Sisco

      Peccato che ogni Stato ha una sua legge sui limiti di aborto, molto raramente allo stadio ” cellulare” spesso fino a quando il “feto” assume tutte le sue sembianze di ” cellula complessa” esattamente un piccolo organismo con sembianze umane, testa, corpo, gambe , piedi ,braccia e mani.

      Anche perche’ da quando lo scopri di essere incinta finche’ abortisci son di certo passate almeno sette settimane.

      Le prime settimane passano spesso inosservate e difficilmente rilevabili, non so se lo sai ma la cellula prima di produrre gli ormoni di rilevazione sufficienti occorrono almeno 4 settimane dall’avvenuta fecondazione.

      • Sisco ha detto in risposta a SB13

        Certo sei più informato di me in materia, ma da quello che dici capisco che anche lo stato uccide solo che lo fa “legalmente”. Certo, forse la donna in ospedale non muore ma il bambino si!

  4. Max De Pasquale (Max) ha detto

    Si incomicia sempre cosi, ieri ed oggi. In tanti Paesi. Si sparano una quantita’ di balle sugli sterminati eserciti di donne che morirebbero per aborto clandestino. Ovviamente ne muoiono, e sono esseri umani. Ma sono molte di meno di quelli che gli abortisti vorrebbero farci credere.

    Poi ovviamente una volta che l’aborto e’ un “diritto acquisito”, non si torna indietro.

  5. Emanuele ha detto

    …la cosa più sconfortante, leggendo i commenti qui ed in altri articoli, è che nel 2018 ci siano persone (anche di cultura) che ritengono che l’embrione o il feto non siamo esseri umani.

    Tutto ciò in contrasto con qualunque testo di embriologia o ginecologia ed in contrasto con la scienza e la logica elementare, come se esistesse un essere vivente di non si sa quale specie nell’utero materno che diventa homo sapiens a partire dalla settimana x. O peggio ancora che si trasforma in homo sapiens attraversando il canale del parto.

    Poi siamo noi cattolica contrari alla socienza…

    • Graziano ha detto in risposta a Emanuele

      …direi di più : c’è anche chi non fa fatica a pensare che si tratti di esseri umani ma che, nonostante ciò, ritiene ammissibile l’aborto in quanto la donna può fare quel che vuole di un “qualcosa”che le cresce dentro…Come se fosse sua creatrice con diritti pari a quelli di Dio Padre. ..La discriminante a favore dell’uccisione del bimbo, per queste persone, sarebbe da ascriversi semplicemente alle dimensioni…pensiamo poi al pensiero del filosofo australiano Singer e dei suoi seguaci…Non essendo lui credente attribuisce alla vita custodita in grembo-e anche già venuta alla luce-lo stesso valore della vita di un coniglio o di una zanzara…

    • stefano ha detto in risposta a Emanuele

      L’equazione embrione=essere umano è un’opzione etica, religiosa, non scientifica.
      E’ impossibile sostenere, dal punto di vista scientifico, che l’essere umano sia un interruttore on-off: che si abbia, cioè, un essere umano biologicamente fatto e finito sin dalla fase primigenia dello zigote. L’essere umano, nella sua fase prenatale, si sviluppa attraverso un processo di continua differenziazione cellulare. Ritenere che si sia in presenza di un essere umano sin dal momento della formazione dello zigote è opzione eticamente altrettanto valida rispetto a quella di considerare essere umano solo il feto capace di vita autonoma.

      • Emanuele ha detto in risposta a stefano

        Essere vivente (zigote/embrione/feto/neonato/etc.) + DNA umano (homo sapiens) = essere umano (individuo appartenente alla specie homo sapiens).

        Tutto il resto è filosofia, non scienza.

        • stefano ha detto in risposta a Emanuele

          Quella che tu proponi è una mera parafrasi dell’equazione embrione = essere umano.
          Nulla in contrario a sostenere tale equazione, ma è un’equazione etica, non scientifica.
          Se tu prendi i testi di embriologia cui fai riferimento, vedrai che l’embrione sarà definito come stadio di sviluppo dell’essere umano, non come essere umano tout court. Come è ovvio che sia. Biologicamente, l’embrione sviluppa le caratteristiche dell’organismo umano un po’ per volta, non è un interruttore on-off.

          • Kosmo ha detto in risposta a stefano

            Quindi Tu meno una gamba sei ancora essere umano?
            E senza due?
            E senza braccia e gambe?
            A che punto non saresti più essere umano?
            E un tizio senza fegato?

            • stefano ha detto in risposta a Kosmo

              Perché devi mandare in vacca una discussione che potrebbe essere interessante?
              Ti ripeto, non c’è nulla di sbagliato a sostenere l’equazione embrione=essere umano, salvo che la si voglia far passare quale un’assioma della scienza biologica, quando chiaramente non lo è.
              E’ una scelta di campo etica. Come può esserla l’equazione essere umano=soggetto dotato di vita autonoma.
              Quanto alla tua domanda che mio malgrado devo definire sciocca, la biologia ti risponde che un uomo è dotato di vita autonoma anche senza braccia, gambe, ecc. (senza fegato magari no, perché è un uomo morto), a differenza dell’embrione che non potrebbe vivere al di fuori dell’utero della madre.
              Con ciò non voglio sostenere che la scelta etica di considerare quale essere umano solo il soggetto dotato e capace di vita autonoma sia “migliore” rispetto a quella che garantisce lo status di essere umano sin dalla fase primigenia della sua formazione.
              Ma embrione e individuo adulto, biologicamente, non sono la stessa cosa. Basti pensare che lo zigote “può” scindersi e dare vita a due gemelli. Può “dividersi”. Ma allora non è un “individuo”…

      • Sebastiano ha detto in risposta a stefano

        Ma allora perché i 90 giorni? anch’essi non hanno nessuna base scientifica e dovrebbero essere eliminati, in un senso o in quello opposto.
        Non ho capito poi il senso di questa:

        considerare essere umano solo il feto capace di vita autonoma

      • Michele ha detto in risposta a stefano

        Non sono d’accordo: un embrione concepito da una coppia umana non può che essere un “essere umano”. Lo zigote si potrà anche scindere in due o più, ma anche i “prodotti” della scissione sono sempre appartenenti alla specie umana. Impiantando un embrione umano in uno scimpanzé non nasce un cucciolo di quella specie.
        Quindi embrione=essere umano è indubitabilmente vero.
        Altro discorso si potrebbe fare su embrione=persona: in questo caso effettivamente si entra in un campo etico-filosofico e non scientifico (o meglio metascientifico). Ma anche qui non si può ritenere valido il relativismo: o la persona inizia al concepimento oppure inizia in qualche altro “punto”, senza però che entrambe possano ritenersi altrettanto valide. O vale la prima oppure la seconda (nelle sue multiformi istanze).

        • stefano ha detto in risposta a Michele

          Michele, qual è il problema? Embrione=essere umano è un’opzione eticamente validissima. E’ più che probabile però che se tu vai da un biologo per dirgli che l’embrione è un essere umano a tutti gli effetti, egli non sia affatto d’accordo con te, potendo sostenere che l’embrione non ha ancora sviluppato le caratteristiche (biologiche) proprie dell’organismo umano. Tu ritieni che, nonostante ciò, l’embrione debba comunque essere considerato essere umano? Ben venga! Ma non è che il biologo che dice il contrario è nel falso…
          (L’esempio paradossale dello zigote dimostra che, concedendo lo status di essere umano al primigenio stadio di indifferenziazione cellulare, implicitamente ammetti la possibilità che un essere umano possa scindersi motu proprio in due o più esseri umani.)

          • Michele ha detto in risposta a stefano

            Il problema sta nella prima riga della tua risposta: embrione (umano, aggiungo io) = essere umano NON è un’opzione etica, valida o meno, è un’evidenza scientifica. Se così non fosse, ci vedremmo costretti ad ammettere che un organismo animale, nelle prime fasi del suo sviluppo, non appartiene alla specie di cui fa effettivamente parte, ma apparterebbe ad una specie includente varie specie, andando poi a differenziarsi in stadi successivi di sviluppo. Ovviamente, e biologicamente, non è così: un embrione frutto di gameti maschili e femminili della specie homo sapiens sapiens appartiene a quella specie e solo a quella.

            Tu fai confusione, e lo dimostri nel commento più sotto dove linki l’opinione di Levi Montalcini (lei parla di persona, tu scrivi “essere umano”), tra essere umano e persona, questo sì concetto filosofico.
            Dopodiché mi sembra di capire che tu faccia coincidere l’essere umano, in senso biologico, con l’essere umano completo (“essere umano a tutti gli effetti”). Ma se è così, neppure un neonato sarebbe un essere umano, non avendo sviluppato appieno le caratteristiche biologiche (neurologiche) dell’essere umano a tutti gli effetti, cioè adulto.

            • stefano ha detto in risposta a Michele

              embrione (umano, aggiungo io) = essere umano NON è un’opzione etica, valida o meno, è un’evidenza scientifica
              Evidentemente il CNB sbaglia alla grande, quindi:
              “L’embrione è organismo di natura umana destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo”
              Si badi che “organismo di natura umana” per il CNB non è mero sinonimo di “essere umano”.
              Altrimenti la definizione potrebbe essere riformulata in questo modo:
              “L’embrione è essere umano destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano”

              • Michele ha detto in risposta a stefano

                Giochi con le parole: il CNB scrive “essere umano completo”, perché nella tua riformulazione scompare l’aggettivo finale? Tale eliminazione ha lo scopo strumentale di farmi credere di essere caduto in un’assurdità.
                “Organismo di natura umana” cosa mai può voler dire se non essere umano? Quale differenza passa tra i due concetti? Non è essere umano completo? Certo, chi lo nega, neppure un neonato lo è.
                In verità è semplicissimo riformulare la frase del CNB senza affatto mutarne il senso (né amputando parole):
                “L’embrione è un essere umano nella fase iniziale del proprio sviluppo destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo”

                • stefano ha detto in risposta a Michele

                  “L’embrione è un essere umano nella fase iniziale del proprio sviluppo destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo”

                  Quindi, famme capi’: secondo il CNB l’embrione è un essere umano che si sviluppa in un nuovo essere umano (completo o no)?
                  Dai, su, lascia stare. Se secondo il CNB l’embrione fosse un essere umano a tutti gli effetti, avrebbe usato questo questo termine, non organismo di natura umana.

                  • Sebastiano ha detto in risposta a stefano

                    E cosa mai significherebbe “organismo di natura umana”?
                    E, sempre secondo ‘sto CNB, cosa significa “sino alla nascita”? Forse che un giorno prima di nascere è ancora “organismo” (termine che tacita la coscienza onde per cui lo si può accoppare in tranquillità)?
                    Oppure lo stupefacente CNB fissa un termine (scientifico, ovviamente) in cui avviene il passaggio da “organismo” a “essere”?
                    Per logica, se questo termine non esiste, si dovrebbe poter abortire (“organismo”) fino a un momento prima che veda la luce.
                    Tertium non datur.

                  • Michele ha detto in risposta a stefano

                    Il CNB parla di essere umano completo, ripeto, completo. Un essere umano non è tale se non è completo? Tu invece ritieni questo aggettivo superfluo per piegare il parere del CNB alle tue idee.
                    Allora spiegami, senza nasconderti dietro il CNB, la differenza concettuale tra essere umano e organismo di natura umana.

                    • Sebastiano ha detto in risposta a Michele

                      Semplice: nessuna differenza.
                      Sei tu che, per tacitarti la coscienza, arzigogoli sulla presunta distinzione, oltretutto senza rispondere alla domanda sul come e sul quando si passi da “organismo” a “essere”. E magari credi pure di essere furbo, perché sai benissimo che non puoi indicare alcuna distinzione, sennò ti toccherebbe ammettere che giustifichi l’aborto fino a un momento prima della nascita.

                    • Sebastiano ha detto in risposta a Michele

                      in realtà rispondevo a stefano

                    • stefano ha detto in risposta a Michele

                      Allora, provo a rispiegartelo:
                      questa è la proposizione del CNB:
                      “L’embrione è organismo di natura umana destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo”
                      Se tu sostituisci al termine “organismo di natura umana” il termine “essere umano” (assumendo che siano sinonimi), viene fuori una frase senza senso logico:
                      “L’embrione è essere umano destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo”
                      Se ne deduce:
                      – o che il CNB sia un’associazione dedita al vaniloquio;
                      – o che per il CNB l’embrione sia organismo di natura umana (concetto generale di appartenenza alla specie umana) ma non (ancora) essere umano (status specifico del concetto generale).
                      Poi, per carità, puoi essere o meno d’accordo con la proposizione del CNB. Però, il fatto che essa derivi dalla mediazione di una trentina di membri che, forse, qualcosina di bioetica ne capiscono, dovrebbe indurti a pensare che la tua opinione sia solo un opinione e non la verità assoluta. No?

                    • stefano ha detto in risposta a Michele

                      ah, aspetta, visto che ci tieni tanto alla parola “completo” (che ha comunque nella definizione del CNB valore specificativo, non costitutivo), e onde prevenire la tua futura, certa, obiezione, correggo quanto scritto sopra:
                      “Se ne deduce […]
                      – che per il CNB l’embrione sia organismo di natura umana (concetto generale di appartenenza alla specie umana) ma non (ancora) essere umano completo (status specifico del concetto generale).”
                      Spero solo che adesso non mi venga a dire che per il CNB l’embrione è un essere umano incompleto…

                    • Michele ha detto in risposta a Michele

                      L’aggettivo “completo” avrebbe valore specificativo di cosa? Dell’essere umano? Ossia se non è completo l’essere non è umano, ossia “completo” ha un valore rafforzativo dell’espressione “essere umano”. Ma se è così allora neppure un neonato è essere umano (ed io non credo che il CNB abbia voluto dire questo). Altrimenti rimane valida la mia tesi: che “completo” non è specificativo, ma costitutivo, per usare i tuoi termini, cioè non è messo lì solo per rendere meglio l’idea, ma per dare senso al lemma “essere umano”.
                      Dopodiché dovresti spiegarci dove sta la differenza specifica tra il concetto generale “organismo umano” e quello più ristretto di “essere umano”, senza cadere nel filosofico, dove ormai ti sei impelagato.

      • Graziano ha detto in risposta a stefano

        …I primi momenti di sviluppo ci devono far parlare correttamente di essere umano IN POTENZA. ..Se non ci fosse interruzione di gravidanza quella prima fase porta al venire alla luce , ma l’individualità personale già c’è con la cellula-uovo fecondata. ..che non è un semplice “grumo di cellule”come i pro-aborto sostengono. ..ripeto:ESSERE UMANO IN POTENZA CHE È PROGRAMMATO PER DIVENTARE ESSERE IN ATTO. ..

      • lorenzo ha detto in risposta a stefano

        Ma lo zigote, a parte il fatto che e dipendente dall’utero materno come taluni esseri umani sono dipendenti dalle macchine che li tengono in vita, non è forse capace di sviluppo autonomo?

        • stefano ha detto in risposta a lorenzo

          Sì. Quindi?

          • lorenzo ha detto in risposta a stefano

            Perché allora scrivi che “Ritenere che si sia in presenza di un essere umano sin dal momento della formazione dello zigote è opzione eticamente altrettanto valida rispetto a quella di considerare essere umano solo il feto capace di vita autonoma” se ritieni che già lo zigote, prima di diventare feto, è capace di vita autonoma?

            • stefano ha detto in risposta a lorenzo

              Stai facendo un po’ di confusione.
              Lo zigote è in grado di svilupparsi autonomamente, ma non è in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno (vita autonoma).

              • lorenzo ha detto in risposta a stefano

                Ed un essere umano la cui vita dipende da una macchina è in grado di sopravvivere senza il supporto della macchina?

                • stefano ha detto in risposta a lorenzo

                  Che c’entra?
                  Stiamo parlando del concetto di vita autonoma dal punto di vista biologico, ossia di un organismo la cui sopravvivenza non dipende da altro organismo vivente. Prolungare tecnologicamente la vita di un uomo – cosa che può avvenire anche con un semplice pacemaker, non è che bisogna per forza pensare a “polmoni d’acciaio” o altri interventi assai invasivi – non vuol dire certo deprivarlo di vita biologica autonoma. Chiaro, no?

                  • Emanuele ha detto in risposta a stefano

                    Stefano,

                    mi pare si faccia un po’ di confusione.

                    Come ho scritto sotto. L’embrione ha vita autonoma ed è capace di autosostentamento indipendentemente dalla madre, altrimenti sarebbe impossibile la fecondazione in vitro.

                    Peraltro già si stanno facendo esperimenti con uteri artificiali. Il primo alla Cornell University qualche anno fa su embrioni umani. Al Cildren’s Hospital di Philadelphia hanno fatto crescere feti di agnelli prematuri all’interno di uteri artificiali.

                    Non ci vuole la fantasia geniale Huxley per immaginare che un bambino tra non molti anni potrà svilupparsi fuori dal corpo di una donna e tramite macchine, quindi senza dipendenza biologica da altri organismi.

                    Secondo il tuo principio si diventa esseri umani in base alla disponibilità o meno di tecnologia.

                    Allargando il discorso, esistono comunque moltissimi animali che vivono solo grazie ad altri esseri viventi, come ad esempio i parassiti ed i simbionti. Questo non rende loro “meno” vivi o “meno” individui degli organismi ospiti o in simbiosi.

                    Se poi guardiamo bene, anche l’uomo adulto dipende fortemente da altri organismi viventi. Fosse solo per il fatto che fa parte di una catena alimentare e, non avendo radici, non può succhiare le sostanze nutritive dal terreno come le piante, ma è costretto a mangiare altri esseri viventi. Senza questi esseri l’uomo non potrebbe sopravvivere. Ne dipende biologicamente.

                    • stefano ha detto in risposta a Emanuele

                      Francamente non riesco a capire tutto questo sforzo per disconoscere la realtà biologica: che la vita è un processo di formazione e non un interruttore on-off, e che l’embrione biologicamente è “altro” rispetto ad un essere umano sviluppatosi nelle sue funzioni superiori.

                      L’attribuzione dello status di essere umano è materia della BIOETICA, non della biologia.
                      I premi Nobel Dulbecco e Levi Montalcini, che forse di biologia ne sapranno quanto te, hanno esplicitamente denegato lo status di essere umano all’embrione.
                      Con ciò non voglio dire che siano nel giusto, ed anzi è certo che vi siano altri scienziati che la pensano in maniera diametralmente opposta.
                      Però, il fatto che nella comunità scientifica non vi sia affatto accordo sul punto, dovrebbe farti riflettere che la definizione di essere umano “tout court” attribuita all’embrione sia tutt’altro che una verità scientifica, non trovi?

                    • Emanuele ha detto in risposta a stefano

                      Puoi linkare le dichiarazioni di Dulbecco e Montalcini? Grazie.

                    • stefano ha detto in risposta a Emanuele

                      @Emanuele: “Puoi linkare le dichiarazioni di Dulbecco e Montalcini? Grazie”

                      http://formiche.net/2013/11/abominevole-il-cimitero-dei-feti-matteo-renzi/

                    • Emanuele ha detto in risposta a stefano

                      Stefano,

                      Il cherry picking su internet non è un buon argomento di discussione.

                      L’articolo di Formiche è palesemente politico ed ideologizzato (durante la discussione sulla legge 40) e non lo annovererei tra i testi scientifici utili per dirimere la questione.

                      La frase attribuita alla Montalcini è la seguente:

                      “L’embrione non e’ persona umana: e’ un ammasso di cellule indifferenziate”

                      Segue un elenco di “prestazioni” e fatti (respirazione, annidamento, funzioni celebrali, nascita, etc.) necessarie per definire una persona umana, citando lei ed altri ricercatori.

                      Dubito che la frase tal quale sia uscita dalla bocca di uno scienziato di chiara fama (almeno in contesto scientifico e non politico), perché contiene due imprecisioni.

                      La prima è quella di parlare di persona umana e non di essere umano: concetto filosofico e non scientifico, come ti hanno fatto notare altri. Per persona infatti si intende l’insieme di un corpo umano vivente associato alle proprie esperienze (pre e post-natali). Per essere umano si intende un individuo della specie homo sapiens, come più volte ti ho detto.

                      Il secondo punto è la questione del grumo di cellule indifferenziato, cosa errata già a partire dalle primissime divisioni cellulari.

                      Ora, in effetti ai tempi della dichiarazione della Montalcini, fine anni ’90 (vedi citazione della diatriba con D’Agostino), può darsi che la questione fosse ancora dibattuta.

                      Però nel 2002 su Nature, la più importante rivista scientifica al mondo, fu pubblicato un rivoluzione studio proprio sulla differenziazione cellulare durante i primi stadi. Riporto le conclusioni salienti:

                      “Il tuo mondo è stato modellato già 24 ore dopo la fecondazione. Dove i tuoi piedi sarebbero spuntati, dove si sarebbero formate la tua schiena e il tuo ombelico è stato definito da pochi minuti a poche ore dopo l’unione tra spermatozoo e ovocita. Appena cinque anni fa avremmo bocciato come eresia un’affermazione di questo tipo. L’embrione di un mammifero era pensato come un grumo di cellule senza nessuna fisionomia. Solo più tardi e, precisamente, al momento dell’impianto le cellule dell’embrione avrebbero iniziato ad avere ognuna il suo destino. […]. Oggi invece l’embrione ai primi stadi non può essere considerato un semplice aggregato di cellule, bensì già dalla prima divisione viene definito l’asse cranio caudale che decide dello sviluppo successivo. Alcuni addirittura ipotizzano che tale asse dipenda dal punto di entrata dello spermatozoo al momento della fecondazione”

                      (H. Pearson “Your destiny from day one”, Nature, 2002, 418, 14.)

                      Quindi può darsi che la Montalcini riportasse l’opinione comune per allora o che in seguito non abbia letto l’articolo di Nature. La scienza però progredisce e mi sento di dare più fiducia scientifica ad una rivista come Nature piuttosto che a Formiche, con tutto il rispetto.

                      Per concludere, il fatto che esista un essere vivente (lo zigote/embrione), autonomo per processi fisiologici e metabolici, capace formarsi e di vivere fuori dal corpo materno (fecondazione in vitro, esperimenti della Cornell University), con DNA indubbiamente umano, aprirebbe un problema zoologico e biologico di non poco conto: se non è un individuo della specie umana, cosa è? Una nuova specie che subisce una metamorfosi in essere umano? Oppure dobbiamo riscrivere i concetti di essere vivente?

                      A questo punto credo che il dibattito sia sufficientemente eviscerato. Ammesse pure le dichiarazioni riportate nel tuo link tal quali, al più possiamo dire che non c’è unanimità nella comunità scientifica circa l’affermazione che un embrione sia un essere umano, non che tale affermazione non è scientifica.

                      In questi casi essendo potenzialmente in gioco una vita umana, sia pure ad uno stato iniziale di sviluppo, il principio di precauzione imporrebbe un’estrema cautela nella pratica dell’aborto che, sottolineo, avviene ben oltre i limiti indicati per la differenziazione cellulare.

                      Quello che confondi, permettimi, è l’essenza della cosa (cosa o chi è un embrione) con l’applicabilità di diritti (es. il cimitero citato nell’articolo). Il primo punto si risolve in ambito scientifico, pur con qualche distinguo come comunemente avviene nella scienza, il secondo è un aspetto invece etico.

                      P.S.
                      Non ho controllato le dichiarazioni degli altri scienziati citati, ma credo che già la questione Montalcini sia dirimente.

                    • stefano ha detto in risposta a Emanuele

                      Il cherry picking su internet non è un buon argomento di discussione.

                      Mi sorge il dubbio che tu non sappia esattamente cosa sia lo (non “il”) cherry-picking.
                      Lo cherry-picking è citare, a sostegno delle proprie tesi, solo fonti che vanno a suffragarle, ignorando scientemente tutte le altre.
                      Io ho fatto esattamente il contrario: ho fatto presente che esistono opinioni ben diverse sulla questione. Ho detto espressamente che quella di Dulbecco e Levi Montalcini non è l’unica opinione della comunità scientifica, e che esistono e convivono opinioni di segno opposto. Altro che cherry-picking.

                      L’articolo di Formiche è palesemente politico ed ideologizzato (durante la discussione sulla legge 40) e non lo annovererei tra i testi scientifici utili per dirimere la questione.

                      Guarda che le parole della Levi Montalcini sono citate, pari pari, anche in siti ideologizzati in senso opposto. Sei tu che mi hai chiesto di riportare un link, se vuoi te ne riporto un altro di un sito di orientamento opposto.

                      Per essere umano si intende un individuo della specie homo sapiens, come più volte ti ho detto.

                      Già. Però con questa definizione il problema si sposta semplicemente, poiché rimane da definire cosa debba intendersi per “individuo”.
                      Comunque, te la faccio breve.
                      La questione dell’identità e dello statuto dell’embrione umano è stata affrontata dal Comitato Nazionale per la Bioetica.
                      Detta questione è stata unanimemente riconosciuta come una questione di natura ETICA, non scientifica.
                      Le conclusioni cui è pervenuto il Comitato, inoltre, non sono affatto così scontate:

                      “L’embrione non è un ente di natura qualsiasi, ma un organismo di natura umana che dovrebbe – almeno in linea di principio – venire al mondo come conseguenza di una nostra libera azione: una ragione adeguata, questa, per affermare che esso impegna la nostra libertà. Esso è intrinsecamente destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo, nei confronti del quale si instaura (deve instaurarsi) sin dagli inizi la nostra responsabilità”.

                      Come vedi il Comitato riconosce pienamente il valore etico dell’embrione, ma non lo equipara affatto ad un essere umano completo (“L’embrione è destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo”).
                      Ma anche se lo avesse equiparato, sarebbe stata una scelta etica, non scientifica.

                    • Emanuele ha detto in risposta a stefano

                      Lascio perdere la questione Montalcini… Mi sembrava che la differenza tra Nature e Formiche fosse sufficiente a capire la diffente portata di un’affermazione politica-giornalistica e un’affermazione scientifica. Vado quindi al dunque…

                      Scusa ma sei tu che continui a confondere il piano etico e scientifico.

                      La scienza stabilisce (ci prova) la sostanza delle cose. L’etica nel caso di specie stabilisce quali diritti, tutele o limitazione debba avere un individuo.

                      Non serve entrare dentro un utero per capire che a soggetti di età diversa spettano trattamenti diversi. Diritti e tutele di un neonato non sono quelli di un adulto che a loro volta non sono quelli di un anziano. I disabili hanno diritti diversi dai normodotato.

                      Non solo l’età influenza la faccenda, ma il sesso, lo stato di salute, la condizioni economica e le circostanze. Ad esempio, in certi paesi vige la pena di morte nonostante l’omicidio sia un reato e la vita un diritto.

                      Quindi nulla da eccepire che allo stato embrionale possano esistere tutele e diritti ben diversi rispetto allo stato adulto o ad un neonato.

                      Ma negare l’essenza umana di un embrione non lo ritengo scientificamente ragionevole (perché come scritto sotto apre tutta una serie di problemi di difficili soluzione… Ed il rasoio di Occam dovrebbe sempre essere usato).

                      Ora se prendiamo la pena di morte, anche se eticamente ammissibile, resta la soppressione di un essere umano. Così l’aborto, anche se fosse eticamente ammissibile, resterebbe la soppressione di un essere umano.

                      E ripeto, questa posizione è prettamente scientica.

                  • Sebastiano ha detto in risposta a stefano

                    Mi sembra un’arrampicatura sugli specchi: anche il neonato dipende di fatto da un’altro organismo vivente.

  6. Enigma ha detto

    Comunque gli uomini di aborto non dovrebbero nemmeno parlare tranne nel caso in cui non fossero i diretti interessati e quindi parti dei nascituri. In questo la legge credo sia ingiusta. Oltre che completamente sbagliata in tutto.

  7. Enigma ha detto

    Parti=> padri

  8. Emanuele ha detto

    Stefano,

    rispondo qui perché ho perso il filo del discorso… Uso un cellulare.

    Uno zigote o embrione umano è un essere vivente appartenente indubbiamente alla specie homo sapiens. Questo dice la scienza. Quindi la “mia” equazione è scientifica non etica. Casomai l’etica può guidare la scelta se l’individuo umano goda degli stessi diritti durante tutta la sua esistenza o no.

    Sottolineare che un embrione è diverso da un individuo adulto non cambia la questione. Anche un bambino è molto diverso da un adulto e, come mostrato da altri, anche un disabile può essere molto diverso da altri individui.

    Peraltro, alcune specie animali (es. insetti o anfibi) subiscono metamorfosi più profonde, ma nessun zoologo ti direbbe che un girino non appartiene ad una ben precisa specie di rana o un bruco ad una specifica specie di farfalla. Se uccidi un girino o un bruco hai ucciso un esemplare di quella specie (e se progettata rischi multe salate!), nessuno potrà sostenere il contrario.

    Scientificamente non esistono zone d’ombra: larve che non si sa cosa sono o embrioni che non si sa a quale specie appartengano.

    Appena formato, un embrione svilupperà suoi processi metabolici secondo il suo DNA. Processi identici a quelli dell’organismo adulto. Si nutrirà autonomamente (tant’è che è possibile la fecondazione in vitro e la vita extra-uterina per diversi giorni), autonomamente crescerà e si svilupperà secondo un piano unico ed inimitabile: il suo DNA.

    All’interno della madre, come un simbionte, sviluppare placenta, sacco amniotico, cordone ombelicale, etc. (Tutti col DNA dell’embrione). Convincerà il sistema immunitario materno a fornire sostanze nutritive tramite la parete uterina, senza essere rigettato o aggredito: una missione non così banale per un “grumo di cellule”.

    Anche la questione gemelli (omozigoti) non è dirimente: qualunque metodo abortivo, comprese pillole di “emergenza” interverranno dopo che la divisione è avvenuta, con l’effetto di uccidere due esseri umani, anziché uno.

    • stefano ha detto in risposta a Emanuele

      “Uno zigote o embrione umano è un essere vivente appartenente indubbiamente alla specie homo sapiens.”
      Potremmo adottare quest’altra definizione:
      “Uno zigote o embrione umano è la prima fase dell’evoluzione di un essere vivente appartenente indubbiamente alla specie homo sapiens”
      Quale delle due è vera o falsa, dal punto di vista scientifico?

      • Emanuele ha detto in risposta a stefano

        Sono vere entrambe. Non sono in contraddizione.

        Peraltro, tra le caratteristiche peculiari di un essere vivente c’è proprio l’evolversi. Infatti, qualunque essere vivente fa un percorso dalla nascita alla morte. La vita è un continuo divenire e cambiare.

        Quindi, la tua osservazione non smentisce il fatto che dalle prime fasi un embrione sia un essere umano. Casomai la rafforza, mostrando appunto che si tratta di un essere vivente e non di “grumi di cellule”.

        • stefano ha detto in risposta a Emanuele

          Che noia con ‘sto grumo di cellule.
          Tutti noi, io, tu, siamo grumi di cellule, un po’ più grandi magari rispetto ad un embrione, ma sempre grumi siamo.
          Che bisogno c’è di rifarsi sempre a queste espressioni grandguignolesche?

          • Emanuele ha detto in risposta a stefano

            Scusa, se la Montalcini usa ammasso di cellule indifferente ok, se io uso “grumo”, sono macabro?

            Macabre sono piuttosto le pratiche abortive, direi.

  9. Engy ha detto

    In tema di aborto, io penso che dovremmo essere una buona volta adulti, soprattutto dire la verità: e cioè che abortire, per tutti, significa inconfutabilmente sopprimere una vita umana. Chi ancora si diverte a mistificare scomodando inutili discorsi filosofici, evidentemente è disonesto intellettualmente.
    Detto questo, e una volta stabilito un dato di fatto banale nella sua evidenza, si tratta di decidere se si è favorevoli o no a una legge che regolamenti il ricorso all’aborto.
    Io sono fra quanti reputano la legge 194 un’ottima legge, obiezione compresa.
    E anche tra quanti mettono al primo posto la prevenzione, cioè la contraccezione sicura, dunque quella ormonale e meccanica,
    A distanza di quarant’anni su questo fronte purtroppo abbiamo fallito.
    E insistere ancora sui metodi naturali mi pare veramente inconcepibile.

    • Sebastiano ha detto in risposta a Engy

      dire la verità: e cioè che abortire, per tutti, significa inconfutabilmente sopprimere una vita umana. Chi ancora si diverte a mistificare scomodando inutili discorsi filosofici, evidentemente è disonesto intellettualmente

      Detto questo, e una volta stabilito un dato di fatto banale nella sua evidenza, si tratta di decidere se si è favorevoli o no a una legge che regolamenti il ricorso all’aborto

      Come dire: abbiamo acclarato che prendere merce da un negozio e non pagarla si chiama “furto” ed è un reato. Detto questo, preoccupiamoci di legiferare su come concedere a chi vuole rubare di poterlo fare in tranquillità…

  10. lorenzo ha detto

    @Stefano, riparto da qui perché mi risulta più semplice.

    Tu scrivi che non riesci a “capire tutto questo sforzo per disconoscere la realtà biologica: che la vita è un processo di formazione e non un interruttore on-off, e che l’embrione biologicamente è “altro” rispetto ad un essere umano sviluppatosi nelle sue funzioni superiori.”

    Analizzo le tue affermazioni:
    – “la vita è un processo di formazione e non un interruttore on-off”, significa che in nessun momento, dal concepimento alla morte dell’essere umano, si può dire che un interruttore è intervenuto per fare in modo che quello che prima non era un essere umano, dopo lo sia, e che quindi la vita umana è solo un susseguirsi di forme che si succedono senza alcuna discontinuità da quando l’essere umano viene al mondo a quando lo lascia.
    – “l’embrione biologicamente è “altro” rispetto ad un essere umano sviluppatosi nelle sue funzioni superiori”, significa che l’embrione è diverso dal feto, dal neonato, dall’adolescente, dal giovane, dall’adulto, dal vecchio, dal morente…
    … o volevi per caso dire che, ad un certo punto, quando si sviluppano “le sue funzioni superiori”, scatta l’interruttore e quello che prima non era un essere umano diventa, un istante dopo, un essere umano?

    • stefano ha detto in risposta a lorenzo

      Anche a te riporto la definizione di embrione cui è pervenuto qualcuno più autorevole di me (il Comitato Nazionale per la Bioetica).

      “L’embrione non è un ente di natura qualsiasi, ma un organismo di natura umana che dovrebbe – almeno in linea di principio – venire al mondo come conseguenza di una nostra libera azione: una ragione adeguata, questa, per affermare che esso impegna la nostra libertà. Esso è intrinsecamente destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo, nei confronti del quale si instaura (deve instaurarsi) sin dagli inizi la nostra responsabilità”

      • lorenzo ha detto in risposta a stefano

        Scrivere ente (controlla nel dizionario il significato di ente) di natura umana equivale a scrivere essere umano.
        Scrivere che “Esso è intrinsecamente destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo” significa che è un nuovo essere umano, seppur incompleto, anche prima di nascere come essere umano completo.

        Quanto sopra è quello che io ricavo dalla lettura della definizione di embrione data dal Comitato Nazionale per la Bioetica.

        • stefano ha detto in risposta a lorenzo

          Scrivere ente (controlla nel dizionario il significato di ente) di natura umana equivale a scrivere essere umano
          Infatti il CNB non definisce l’embrione un ente. Guarda bene. Lo definisce “organismo di natura umana”. Se avesse voluto considerarlo essere umano tout court lo avrebbe detto chiaramente, no?

          Scrivere che “Esso è intrinsecamente destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo” significa che è un nuovo essere umano, seppur incompleto, anche prima di nascere come essere umano completo.
          Questa è una tua interpretazione non sorretta da alcun dato letterale. La definizione data dal CNB, al netto delle considerazioni sul valore etico dell’embrione (che, sia chiaro, condivido pienamente) è questa e solo questa:
          “L’embrione è organismo di natura umana destinato a svilupparsi sino alla nascita di un nuovo essere umano completo”
          Se poi vuoi forzare il dato letterale fino a farlo rientrare in quello che ti piace, fa’ pure…

          • Catacumbulus ha detto in risposta a stefano

            Ciao a tutti,
            Aggiungo un paio di osservazioni, a quanto qui sintetizzato molto bene da Lorenzo.

            L’appartenenza ad una specie è data dalle cause all’origine dell’essere vivente appena concepito, dunque in primis dall’appartenenza dei genitori ad una certa specie, non dal grado di sviluppo più o meno avanzato (o, al contrario, più o meno degenerato, una volta che si inizi ad “invecchiare”) a cui un certo appartenente a quella specie sia attualmente giunto. Questo è un discorso perfettamente scientifico, sia in senso biologico che filosofico. Dunque dire “ente o essere umano” non è altro che predicare l’appartenenza alla specie umana di un certo “non-nulla” (il participio presente o l’infinito sostantivato assolvono alla stessa funzione semantica: indicare, appunto, che ci si riferisce a un non-nulla di specie umana).

            Il discorso, al contrario di quanto sembra sostenere Stefano, diviene invece PURAMENTE filosofico, proprio quando si pretenda individuare il criterio per l’attribuzione della cosiddetta “piena dignità umana” (da cui deriva il diritto all’inviolabilità dell’incolumità individuale dell’innocente) in relazione al “compiuto sviluppo” di certe o anche di tutte le caratteristiche dell’essenza umana. L’efficienza o il minore o maggiore grado qualitativo nel possedere le proprietà essenziali gettano il discorso in una serie di aporie irrisolvibili, che dovrebbero risultare tali soprattutto alla sensibilità etica moderna, tanto e ossessivamente preoccupata della “non discriminazione”. Non si capisce, infatti, perché un individuo mentalmente minorato o meno intelligente del massimo di quoziente intellettivo possibile o della media dei quozienti intellettivi, dovrebbe possedere minore dignità umana e, di conseguenza, poter essere messo a “disposizione” dell’arbitrio altrui. Il più bello, il più forte, il più intelligente, il più sano è anche “più umano”? E ciò, in aggiunta, gli darebbe diritto di vita o di morte su chi gli è inferiore? Ci rendiamo conto di dove si va a parare per questa via? Eppure questi sono i discorsi fatti da chi nello stesso tempo non fa altro che inventare e rivendicare “diritti civili”…

          • lorenzo ha detto in risposta a stefano

            Dal vocabolario Treccani:

            ènte s. m. [dal lat. tardo ens entis, in funzione di part. pres. del verbo esse «essere»]. – 1. a. Nel linguaggio filos., ciò che esiste, ciò che è in assoluto senz’altra determinazione: e. reale, finito, creato; e. immaginario, ideale; e. di ragione, oggetto puramente mentale, al quale non corrisponde nulla di reale (e di cui spesso, con sign. negativo, si vuole sottolineare proprio l’irrealtà e il carattere puramente verbale); in partic., anche nell’uso com., e. infinito, e. supremo, che ha in sommo grado la capacità dell’essere, cioè Dio. Nell’uso non filosofico, mentre con essere si indica un individuo animato, per ente s’intende piuttosto un oggetto inanimato.

            organismo s. m. [der. di organo, sul modello dell’ingl. organism e del fr. organisme]. – 1. a. In biologia, essere vivente, animale o vegetale, dotato di una propria forma specifica, di struttura cellulare, e costituito da un insieme di organi interdipendenti e in relazione funzionale tale da renderlo capace di vivere autonomamente, cioè di conservare ed eventualmente reintegrare la propria forma, e di riprodursi: o. umano; o. animali, o. vegetali; o. unicellulari, pluricellulari.

          • lorenzo ha detto in risposta a stefano

            organismo di natura umana = essere vivente di natura umana

            Mi spieghi perché, per te, un essere vivente di natura umana non è un essere umano?
            Mi potresti spiegare in cosa si differenziano?

  11. Emanuele ha detto

    Come supponevo la discussione è scivolata su argomenti filosofici, certamente utili ma secondo me molto più soggetti alle opinioni rispetto gli argomenti scientifici.

    Quello che dice la scienza è che l’embrione è un essere vivente. Ricordo a tal fine anche che esistono moltissimi organismi unicellulari, anzi sono forse la maggior parte delle specie esistenti.

    È certamente un essere vivente autonomo perché ha processi metabolici autonomi. Processi dettati dal proprio DNA. Non è un tessuto né un organo, perché un tessuto dipende da processi metabolici di altri organi dell’organismo. Certamente non una parte della madre e dipende la lei limitatamente al ricevere nutrienti e ossigeno. Non è neppure vero che non respira, la respirazione non è inizialmente polmonare (ma neppure i girini prima di diventare rane hanno i polmoni!).

    Ora se questo organismo non è un essere umano ma lo diventa secondo un processo evolutivo, cosa è? A che specie appartiene?

    A queste domande non ci si può sottrarre. Se si dice che non è umano (homo sapiens) si deve dire cos’è. Non un approccio scientifico negare una cosa e poi non fornire spiegazioni. Neppure si può rispondere con categorie filosofiche come atto e potenza o simili. Perché certamente siamo in presenza di un essere vivente in atto.

    • stefano ha detto in risposta a Emanuele

      Oh, forse troviamo un punto d’incontro.
      Quello che dice la scienza è che l’embrione è un essere vivente. Ricordo a tal fine anche che esistono moltissimi organismi unicellulari, anzi sono forse la maggior parte delle specie esistenti.
      È certamente un essere vivente autonomo perché ha processi metabolici autonomi.

      Giusto ed incontestabile dal punto di vista scientifico.

      Ora se questo organismo non è un essere umano ma lo diventa secondo un processo evolutivo, cosa è? A che specie appartiene?

      Che quest’organismo appartenga alla specie umana, è fuor di dubbio (nessuno ritiene trattarsi di un alieno…).
      Se sia o meno da considerarsi essere umano a tutti gli effetti, è domanda che sfugge dall’ambito scientifico, ma abbraccia l’ambito etico e filosofico.
      Bada bene che non ho nemmeno fatto riferimento al termine “persona” che ha valenza ancora diversa: tanto per tornare alle conclusioni del CNB, l’embrione, pur non essendo equiparato all’essere umano completo, che secondo il CNB è di là da nascere, dev’essere comunque trattato “come persona”, cioè come soggetto portatore e destinatario di diritti etici e giuridici.
      Personalmente ritengo che il CNB abbia portato a termine un lavoro straordinario nel componimento delle variegate e differenti istanze dei suoi membri, di diversa estrazione culturale, professionale, ideologica, religiosa.

      • Emanuele ha detto in risposta a stefano

        Fatico a seguirti…

        Accetti il fatto che l’embrione è un essere vivente.

        Accetti che è un organismo appartenente alla specie umana

        Contesti il fatto che sia un individuo della specie umana (essere umano). ???

        P.S.
        Ora lodi CnB, ma poco sopra hai citato la frase della Montalcini che in un sol colpo avrebbe smontato tutto il castello etico/scientifico del Comitato (peraltro attaccando proprio il concetto di persona, non quello di essere umano).

        Comunque se ha ragione CnB l’aborto va abolito sic et nunc. Ammenoché non si ritenga lecito sopprimere le persone (embrioni) perché disabili, per problemi economici, perché sono troppe, perché arrivate al momento inopportuno, perché la loro presenza altera gli equilibri psichici di altre persone, etc.

        • stefano ha detto in risposta a Emanuele

          Ora lodi CnB, ma poco sopra hai citato la frase della Montalcini che in un sol colpo avrebbe smontato tutto il castello etico/scientifico del Comitato (peraltro attaccando proprio il concetto di persona, non quello di essere umano).

          Citare una frase non vuol dire essere d’accordo con quella frase, non trovi?

          Contesti il fatto che sia un individuo della specie umana (essere umano). ???

          Ma la questione è tutta qui: stabilire quando l’organismo primigenio derivante dalla fecondazione diventi individuo (essere umano).
          Questa è una domanda FILOSOFICA, non SCIENTIFICA.
          Tu dici (assieme ad altri): L’embrione è essere umano sin dal concepimento. Lo dice la scienza.
          La Montalcini dice (assieme ad altri): L’embrione non è essere umano. Lo dice la scienza.
          Ora, esistono due scienze?
          Semplicemente entrambe le parti cadono nell’errore di voler ammantare la propria opinione etica e filosofica, legittima quanto si vuole, con assurde pretese di scientificità e verità assoluta.
          Chi attribuisce lo status di essere umano all’embrione per motivazioni filosofiche ha la mia stima. Chi lo fa riportandosi alla “verità del dato scientifico” è perché, evidentemente, non ha argomentazioni etiche e filosofiche valide da sostenere.

          • Catacumbulus ha detto in risposta a stefano

            Non mi pare sia proprio come dici tu. E’ vero che la filosofia ha l’ultima parola, ma è anche vero che stiamo conducendo un discorso filosofico sulla base di dati provenienti dalle scienze empiriche fisico-biologiche. Dunque c’è una relazione tra le premesse empirico-biologiche e le ulteriori deduzioni filosofiche, ossia i due ambiti scientifici (anche la filosofia è una scienza) non vanno intesi come assolutamente separati (quasi come la “res cogitans” e la “res extensa” di cartesiana memoria).

            Ora, affermazioni come quelle della Montalcini sono affermazioni filosofiche errate, sviluppate sulla base di altrettanto false e irragionevoli pretese empirico-biologiche. Definire qualcosa come “grumo o ammasso di cellule” mira infatti a negarne o l’individualità o la sostanzialità, poiché un “mucchio di sassi” non è una sostanza a sé (caratteristica fondamentale dell’essere umano e della persona), né, di conseguenza, può essere definito un individuo in senso stretto, poiché corrisponde semplicemente alla collocazione in spazi adiacenti di pezzi di roccia (che solo metaforicamente vengono considerati un’entità individuale, in relazione al concetto astratto di “mucchio”).

            Tuttavia questa è una qualificazione falsa sul piano empirico-biologico, poiché non può esistere alcun elemento biologico che non sia individuale, né un embrione è riducibile ad un ammasso INFORME di cellule giustapposte una all’altra, poiché se così fosse, un ammasso informe resterebbe. Invece è chiaro che si tratta di un insieme di cellule dotate di un principio di unità e individualità sostanziale, che dà ragione anche del successivo sviluppo.

          • Emanuele ha detto in risposta a stefano

            Non esistono due scienze… Ma la scienza si evolve.

            Come ti ho mostrato la dichiarazione della Montalcini è anteriore di qualche anno all’importante studio pubblicato su Nature riguardo alla differenziale cellulare. La stessa autrice dello studio dice che solo pochi anni prima chi avesse sostenuto quanto asserito nell’articolo sarebbe passato per pazzo. Ma le cose appunto cambiano e la scienza progredisce.

            Oggi l’affermazione della Montalcini non è più valida perché appunto c’è stata una evoluzione.

            Come oggi non sono più valide le teorie astronomiche di Tycho Brahe, benché Brahe sia stato uno dei più grandi astronomi della storia. Non ci sono due versioni del sistema solare, quella geocentrica ed eliocentrica. Non ci sono due versioni cosmologiche, quella di Lamaitre e quella di Hoyle, perché gli esperimenti hanno dato ragione al big bang e torto a Hoyle, anche lui grandissimo scienziato.

            Così anche l’embriologia si evolve grazie agli esperimenti che ti ho citato. Certamente le idee tipo Montalcini dureranno a lungo, come a lungo è durato il geocentrismo e l’universo stazionario di Hoyle, ma non possiamo far finta che entrambe le posizioni siano scientificamente equivalenti.

            Infatti, se un modello è supportato da esperimenti corretti più recenti dovrebbe essere più attendibile e non basta, permettimi, una dichiarazione datata riportata da qualche giornale per dissertare su uno studio pubblicato peer review su Nature. Le due cose non sono sullo stesso livello. Servono contro-esperimenti che dimostrano il contrario.

            Venendo alla questione individuo, se l’embrione ha una dimensione definita, è dotato di processi bilogici autonomi, di un DNA che lo rende identificabile tra miliardi di altri individui umani, cosa gli manca per essere individuo?

            • stefano ha detto in risposta a Emanuele

              Venendo alla questione individuo, se l’embrione ha una dimensione definita, è dotato di processi bilogici autonomi, di un DNA che lo rende identificabile tra miliardi di altri individui umani, cosa gli manca per essere individuo?

              Beh, dipende dal significato che vogliamo dare al termine individuo (che non è termine scientifico, su questo credo che siamo d’accordo).
              Se ci atteniamo al mero dato letterale (=ciò che è indivisibile) allora già dovremmo escludere che lo zigote sia tale, visto che può motu proprio scindersi (dividersi) e dar vita a due o più individui. Il che è un’aporia logica e, come dici tu, non si può fare filosofia in barba alla logica.
              C’è infatti chi – e tra questi alcuni membri del CNB – fissa il sorgere del carattere di individualità dell’organismo umano nel momento in cui quest’organismo perde definitivamente la capacità di scindersi (ciò che avviene, se non sbaglio, attorno al 14° giorno dalla fecondazione).
              Per il resto, dipende quali funzioni dell’organismo umano riteniamo debbano sussistere affinché detto organismo possa considerarsi individuo.
              C’è chi ritiene che per individuo debba intendersi un essere senziente, e allora non si potrà prescindere dallo sviluppo del sistema nervoso centrale, c’è chi ritiene che sia un individuo solo l’organismo che abbia raggiunto una capacità di vita autonoma, c’è chi sostiene altre posizioni ancora… certo è che, anche a voler dare un significato minimale al termine individuo, ritenendo che l’individualità sorga prima e a prescindere dallo sviluppo delle funzioni umane, anche le più elementari, rimane difficile – almeno per me – attribuire carattere d’individualità allo zigote, per l’aporia logica prima descritta.

            • stefano ha detto in risposta a Emanuele

              Come ti ho mostrato la dichiarazione della Montalcini è anteriore di qualche anno all’importante studio pubblicato su Nature riguardo alla differenziale cellulare. La stessa autrice dello studio dice che solo pochi anni prima chi avesse sostenuto quanto asserito nell’articolo sarebbe passato per pazzo. Ma le cose appunto cambiano e la scienza progredisce.

              Emanuele, sei una persona educata e cercherò di risponderti in maniera garbata… però è bastato un giretto su Scopus per scoprire che la pubblicazione di tale, pressoché sconosciuta, Helen Pearson, a cui dai un’importanza così fondamentale, è in realtà un articolo dal contenuto presumibilmente divulgativo (stante la a-scientificità del titolo, un articolo scientifico non s’intitola “il tuo destino dal primo giorno”), scritto non da una ricercatrice o da una scienziata bensì da una giornalista, che ha avuto una ripercussione nella comunità scientifica pressoché NULLA (Citation Index 68, ossia insignificante) e di cui immagino avrai avuto notizia da qualche sitarello pro-life che, con atto di cherry-picking infantile quanto ipocrita, ha elevato quest’articoletto come la conferma scientifica definitiva della loro dottrina. E tu vorresti paragonarmi questa semisconosciuta divulgatrice scientifica a Levi Montalcini? Dai, andiamo…

              • Emanuele ha detto in risposta a stefano

                Veramente ho citato uno articolo di Nature, gli esperimenti della Cornell University, etc… Rileggi con calma.

    • Catacumbulus ha detto in risposta a Emanuele

      Emanuele ha detto:

      Come supponevo la discussione è scivolata su argomenti filosofici, certamente utili ma secondo me molto più soggetti alle opinioni rispetto gli argomenti scientifici.

      Attenzione, non esistono affermazioni riguardanti il “dover essere” (l’etica), che non siano per ciò stesso filosofiche; dunque non si può evitare di servirsi della filosofia, appena si intenda dire cosa sarebbe giusto o ingiusto fare, cosa è bene o cosa è male (il che significa che non si può non ricorrere alla filosofia per cercare il senso della vita umana). Piuttosto bisognerebbe preoccuparsi di usare della filosofia in modo consapevole e non da ignoranti; e, se la si ignora, adottare almeno un atteggiamento umile. Rifiutare o sminuire a priori ciò che non si conosce, etichettandolo come qualcosa di “non scientifico” è veramente poco razionale.

      • Emanuele ha detto in risposta a Catacumbulus

        La filosofia è essenziale. Il problema è che taluni pretenderebbero di usarla in barba alla logica pensando di poter dire tutto ed il contrario di tutto. Invece la filosofia ha le sue regole ferree.

        Alcuni tramite sofismi, giocando sui significati delle parole ed usando impropriamente principi filosofici (che sono di fatto principi logici) cercano di aggirare l’oggetto essenziale della discussione.

        Per assurdo, argomentare in ambito filosofico è più complesso che in ambito scientifico. Così col tempo ho capito (mia opinione) che cercando di tenere la discussione sul piano scientifico delle osservazioni oggettive piuttosto che su quello speculativo filosofico è più facile far capire all’interlocutore. Applico in sostanza il principio “contro facta non valent argumenta”

        Venendo allo sostanza, senza i “facta” (essenza biologica e zoologica dell’embrione) mi pare più difficile discute di “argumenta” (l’etica da applicare all’embrione).

        • Catacumbulus ha detto in risposta a Emanuele

          Capisco ciò che intendi, ma non potrai mai dimostrare che una cosa è buona o cattiva eticamente, senza ricondurre gli elementi empirici, che pure sono necessari alla filosofia, a considerazioni filosofiche. Lo stesso dato può valere interpretazioni filosofiche diverse, che vanno dunque vagliate necessariamente tramite ragionamenti filosofici. Il fatto che sia complesso argomentare filosoficamente, e concordo, non significa che non sia possibile trovare verità filosofiche certe.

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