Le conversioni in punto di morte: risposta alle obiezioni

conversioni in punto di morteE’ capitato tante volte che sul letto di morte avvenisse una conversione, magari in conclusione di una vita passata nell’indifferenza nei confronti di Dio o, addirittura, nell’avversione a Lui e a quanti in Lui credono.

E’ un dato frequente nelle biografie di famosi personaggi della storia, intellettuali di prestigio e celebri non credenti. Alcuni esempi che vengono in mente sono l’anticlericale e massone presidente francese François Mitterrand e il blasfemo e bestemmiatore Benito Mussolini, il capo della sinistra anticlericale francese Georges Clemenceau e il celebre Napoleone. Tutti convertitesi in articulo mortis.

Qualche credente potrebbe vedere in tutto ciò una forma di ingiustizia: “ma come, io che ho passato la vita accanto a Te sarò giudicato con un occhio di riguardo allo stesso modo di chi si è convertito solo in punto di morte?”. Oltre al fatto che la fede cristiana è votata a dare un pieno, fecondo e gioioso gusto e significato all’aldiquà, prima ancora che all’aldilà (chi ha avuto la grazia di aver vissuto la gioia cristiana per tutta la vita non dovrebbe avere nulla di cui lamentarsi!), a tale obiezione ha già risposto Gesù Cristo attraverso la parabola dei lavoratori della vigna: il buon vignaiolo dà identica paga a tutti i lavoratori, indipendentemente dal numero di ore di lavoro. Un inno al relativismo, al buonismo e al peccato libero, direbbe qualche tradizionalista odierno. «Amico, io non ti faccio torto», la risposta del vignaiolo nella parabola di Gesù. «Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: sei invidioso perché io sono buono?». Questo perché il Regno dei cieli, spiega Gesù, non è sottoposto alle logiche umane e «gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi» (Mt 20, 1-16).

L’obiezione a cui però vorremmo rispondere in modo più approfondito arriva dai non credenti: quella in punto di morte, dicono alcuni, è una conversione falsa e va delegittimata come mera paura della morte. Addirittura, per evitare forzatamente una conversione tardiva, nei secoli bui dell’Ottocento illuminista «gli “ésprits forts, come si autodefinivano, sorvegliavano la porta della stanza dove uno di loro tirava gli ultimi», ha raccontato Vittorio Messori. «Sapevano, infatti, che il “forte” avrebbe ceduto alla “debolezza” di stipulare un’assicurazione con il Mistero, adesso che ne era alla soglia. Così stavano lì ad impedire l’ingresso del prete o del frate, immancabilmente chiamato dall’interessato o dai parenti». Spesso anche gli stessi “guardiani delle porte”, «che si credevano adulti e liberati dalle infantili superstizioni clericali, davanti al salto nel Grande Punto Interrogativo provvedevano a quel che lo schema ideologico proibiva ma che il cuore suggeriva» (V. Messori, Qualche ragione per credere, Ares 2008, p. 26). Può apparire un’incoerenza ma -spiega Messori- in realtà «conferma quanto dice la Bibbia, la quale insegna che initium sapientiae, timor Domini, il principio della saggezza è il timor di Dio». Esso è ben diverso dalla paura, è piuttosto un’apprensione, «un ottimo spunto per incamminarsi sulla strada giusta o, almeno, per arrivare al capolinea in modo sensato. E chi non è d’accordo, non protesti con noi, ma con la Scrittura. E, magari, con il Padreterno che ci ha fatti così nel suo insondabile disegno» (p. 24).

Inoltre, se la fede è una forma di debolezza che emerge con il passare degli anni, come si spiega l’alto numero di credenti anche tra i più forti e vigorosi giovani? L’eminente filosofo francese Philippe Nemo ha infatti spiegato: «Anche la vecchiaia può essere l’occasione di un ritorno a una fede dimenticata, nel momento in cui le scadenze fatali incombono. L’ateismo moderno prende questi fatti come pretesto per sostenere che la fede è solo un’illusione prodotta dalla debolezza umana. Tuttavia, dato che molti uomini non sono deboli e non subiscono, durante la loro vita, prove estreme, la fede non avrebbe niente di necessario e il problema religioso potrebbe e anzi dovrebbe essere del tutto escluso dall’agenda intellettuale dell’umanità» (P. Nemo, La bella morte dell’ateismo moderno, Rubbettino 2016, p. 44). A chi collega automaticamente l’anzianità alla demenza senile bisognerebbe ricordare che la vecchiaia -frequente momento di ritorno alla fede-, è l’età della saggezza e della maturità non solo nei modi di dire: le più grandi scoperte della scienza, ad esempio, sono arrivate da scienziati in età avanzata, anche perché è allora che la capacità logica, ad esempio, sembra raggiungere il suo picco (il tempo lavora a favore dei neuroni cerebrali). Secondo uno studio inglese, inoltre, il benessere psicologico si raggiunge mediamente alla soglia degli 80 anni.

Infine, la scoperta della fede in punto di morte non è affatto una forma di consolazione psicologica. Anzi, le cose vanno ribaltate: per chi ha vissuto la vita rifiutando ogni remora etica alla sua laica autonomia, dovrebbe auspicare che al di là non ci sia niente, nessun Qualcuno a cui rendere conto. Il contentino psicologico potrebbe proprio essere la convinzione personale dell’inesistenza di un Giudice ultimo, così da vivere l’esistenza secondo i propri comodi istinti e, in punto di morte, senza timori di dover giustificarsi davanti a Colui che la vita l’ha donata. «L’esperienza e la riflessione», ha infatti spiegato ancora Messori, «mi dicono che il “libertino” (in senso filosofico, non morale) preferisca di gran lunga il Nulla a un inquietante Giudice». Per questo, «la riscoperta -tanto apparentemente improvvisa, quanto consueta- della religione in extremis non nasce dal bisogno di consolazione, bensì dal desiderio di assicurazione nei confronti di una realtà rimossa sino ad allora, ma di cui la luce abbagliante della situazione limite, che squarcia tutte le difese, fa riconoscere se non la verità almeno l’alta probabilità» (p. 200).

Solo davanti alla potenza della fine, ha spiegato Papa Francesco, «l’uomo fa completa esperienza della propria fragilità e del proprio bisogno di salvezza». Sorella morte, come la chiamava San Francesco, altro non è, infatti, che lo stimolo più efficace a pensare alla vita, cioè al suo senso.

La redazione

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105 commenti a Le conversioni in punto di morte: risposta alle obiezioni

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  1. Max ha detto

    “…e più grandi scoperte della scienza, ad esempio, sono arrivate da scienziati in età avanzata, anche perché è allora che la capacità logica, ad esempio, sembra raggiungere il suo picco (il tempo lavora a favore dei neuroni cerebrali). Secondo uno studio inglese, inoltre, il benessere psicologico si raggiunge mediamente alla soglia degli 80 anni.”

    Mi verrebbe da consolarmi. Ma come e’ che con gli anni che avanzano mi sento sempre piu’ rimbambinito (non uso un altro termine per educazione)? 😀

    • Klaud ha detto in risposta a Max

      Non preoccuparti, è normale.
      ‘Qualcuna’ delle più grandi scoperte della scienza è arrivata in tarda età, non la maggior parte, ed è dovuto al fatto che lo scienziato ha dovuto accumulare abbastanza materiale per confermare una intuizione arrivata anni prima.
      Il tempo migliora solo il vino; i politici, per esempio, non godono di questa fortuna: abbiamo una galleria di personaggi che se avessero passato i pomeriggi sulle panchine in compagnia dei piccioni, avrebbero fatto un gran bene all’Italia.
      La repentina paura dell’aldilà in chi, per tutta la vita, non s’è curato della religione è solo una leggenda metropolitana. Forse può succedere tra i credenti tiepidi o semifreddi; possibilissimo anche stante l’alta percentuale di questi distratti che tuttavia non hanno perso l’antico imprinting.

      • Max ha detto in risposta a Klaud

        Caro Klaud, scusami, dovresti sostanziare le tue critiche con una contro-analisi attenta dei risultati degli studi di cui sopra. Altrimenti finiamo a livelli di chiacchere da bar, no?

        • Klaud ha detto in risposta a Max

          Gli ‘studi di cui sopra’ mi sembra che si limitino a opinioni personali su argomenti non scientifici. Io non sono un accademico e questo è un semplice blog, o sbaglio?

          • Max ha detto in risposta a Klaud

            Scusami, eh:

            “Scientific Brilliance Doesn’t Always Peak Young”, Bruce Weinberg (Ohio University), su “Proceedings of the National Academy of Sciences”.

            “When Does Cognitive Functioning Peak? The Asynchronous Rise and Fall of Different Cognitive Abilities Across the Life Span”, di Joshua Hartshorne e Laura Germine (ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e Harvard), su “Psychological Science”.

            “You’re looking very well”, libro di Lewis Wolpert, professore emerito di UCL, che viene confermato da uno studio di 340.000 pazienti della National Academy of Science degli USA.

            Siamo su un blog, ma possiamo anche considerare ricerche serie e conseguenti risultati come sembrano essere quelli citati.

            • Taigura Araphael ha detto in risposta a Max

              Anche a me come klaud non convince molto il post. Il problema penso sia dovuto ad un fatto di correlazione causale. Il post si propone di rispondere alle obiezioni che riguardano le conversioni in punto di morte, ma la risposta non la vedo neanche lontanamente. Uccr lo fa molto spesso, si propone di risolvere questioni che meriterebbero una trattazione molto lunga ed approfondita, in una maniera così semplicistica e grezza che oserei dire quasi preoccupante. Per difendere la propria tesi, il sito mette di mezzo svariati argoment(tutti trattati in maniera molto semplicistica) e cerca in maniera forzata di creare un discorso organico che all’apparenza può persino sembrare convincente.
              e ormai, penso che un pochino mi conosci, dico questo cercando di non essere di parte….

              • Max ha detto in risposta a Taigura Araphael

                Capisco la tua obiezione. E le critiche che si sforzano di essere oggettive ed educate non fanno male.

                Ma rispondevo, nel mio piccolo, ad una obiezione di Klaud sul “metodo” della sua critica.

                Rientrando un po’ di piu’ nel merito dell’articolo, mi viene da dire che non e’ vero – almeno, non e’ vero sempre – che le proprie capacita’ logiche e di ragionamento diminuiscano con l’eta’. Almeno in questo si contraddice chi pensa che credere in Dio in tarda eta’ sia un segno di instupidimento. Per esempio, se non sbaglio, Simone De Beauvoir disse cosi’ di Sartre, quando nell’ultima fase della sua vita comincio’ a ricredersi sull’esistenza di Dio, o meglio ad avere dei dubbi sul suo ateismo.

                Credo che la buonanima di Montanelli, che passo’ i 90 anni, abbia detto “la vecchiaia o ti prende dalle gambe o ti prende dalla testa”; rimase lucidissimo fino alla fine. Non era credente. Ma perche’ Montanelli sarebbe rimasto lucido, mentre Sartre sarebbe rin… ito?

                Spero che a tua volta tu capisca le mie semplici considerazioni.

  2. Fabio ha detto

    La Fede è un dono, lo dovremmo comprendere nel leggere le conversioni dei non credenti in tarda età o prossimi al trapasso, della grazia di cui noi credenti abbiamo sempre avuto, pur coi nostri momenti di tiepidezza spirituale contrapposti ad incredibili slanci di fervore.

    Se Napoleone, Mussolini & Co. si convertirono in extremis salvando così le loro anime, son veramente felice per loro, se non altro, simpatie o antipatie riscontrate dagli uomini, quand’è stata la fine si sono resi grandi agli occhi di Dio sull’epilogo del loro romanzo di vita.

  3. Livio ha detto

    Leggere “Scommessa sulla morte” di Messori

  4. Sophie ha detto

    Io e mia madre abbiamo recitato la coroncina della Divina Misericordia per un’amica di famiglia buona come il pane, se le chiedevi un rene era capace che ti dava pure quello, ma purtroppo atea, probabilmente perchè molto sfortunata in questo mondo. Pregammo affinchè si convertisse almeno in punto di morte. Non so se è una coincidenza, ma la sera successiva alla nostra preghiera telefonammo al marito per avere notizie su come stava e lui disse che quel giorno lei avevo visto suo figlio (morto) ai piedi del letto che le sorrideva e siamo venuti a sapere successivamente che nei giorni seguenti guardava in alto e apriva le braccia come a voler abbracciare qualcuno. Inevitabilmente è morta, ma credo e spero con tutto il cuore si sia convertita…

    • Fabio ha detto in risposta a Sophie

      Sophie, mi piace pensare che se una persona è di animo sensibile ed altruista verso il prossimo, pur se atea, venga graziata da Dio.
      Mi piace pensare che nel momento del trapasso, quell’anima buona incontri la Fonte ispiratrice che mosse tutte le sue buone azioni di quand’era su questo mondo.

      • Sophie ha detto in risposta a Fabio

        Guarda Fabio, questa donna ha sofferto per un marito andato in galera per aver violentato una bambina (imamginati i pettegolezzi in una città piccola come la mia) e per un figlio morto in un incidente. Nonostante tutta questa sfortuna era molto semplice, non era invidiosa del prossimo e non l’ho mai sentita giudicare nessuno. Aveva una forza e una bontà pazzesca. Non mi ha mai derisa perchè credente. Io credo che queste persone vengano aiutate da Gesù a convertirsi anche in punto di morte, penso che metta loro quella pulce nell’orecchio che serve per credere in Dio e andare in Paradiso. Ho impressione che Gesù le abbia mandato il figlio in punto di morte a farle visita e glielo abbia fatto vedere per aiutarla a convertirsi. Penso che molta gente negli ultimi giorni della loro vita venga aiutata da Dio perchè ci vuole tutti in Paradiso.
        Ricordo ancora quando vidi mia nonna parlare con qualcuno di indefinito (senza voce) e alla mia domanda su con chi stesse parlando lei mi rispose che non lo poteva dire. Non molto tempo dopo spirò.
        Credo nell’esistenza dell’Inferno ma credo anche che il PAdre Eterno tenti il tutto e per tutto per salvarti.

        • Vincent Vega ha detto in risposta a Sophie

          Dio a chi vuole salvare dona la Sua Grazia Efficace, convertendo la sua volontà al Bene, e tale Grazia non fallisce mai (perché è intrinsecamente efficace, non violenta la volontà ma la attua), ecco perché Gesù ha fatto quelle promesse sulla Coroncina o sulla devozione del Sacro Cuore (la devozione dei primi nove venerdì del mese): perché lui ha in serbo una Grazia che nessun cuore, per quanto duro, rifiuta, essendo che tale Grazia toglie proprio la durezza di cuore.

          Dio molto spesso raggiunge con la Sua Grazia finale i morenti, nell’ora estrema, per un atto di Misericordia, e quando succede essi si salvano anche se hanno vissuto una vita lontani da Dio.

          Quando invece usa la misura della Giustiziaa e lascia solo la Sua Grazia sufficiente eh, li son guai.

          Da quello che mi hai detto su tua nonna e su quella persona per cui avete pregato, direi proprio che hanno ricevuto la Grazia salvifica della Misericordia di Dio.

          • Sophie ha detto in risposta a Vincent Vega

            Per quella donna pregammo molto. Per mia nonna no purtroppo perchè mia madre aveva una fede molto tiepida e io ero atea a quei tempi. Però era molto devota di suo, specialmente di Padre Pio.
            Ho molto timore per l’altra mia nonna invece, mio cugino l’ha sognata che bruciava. Speriamo fosse solo un sogno e non qualcosa di più…

            • Vincent Vega ha detto in risposta a Sophie

              Mamma mia, spero anch’io che fosse solo un sogno. Ma quest’altra nonna che persona era? Comunque spero proprio che fosse solo un sogno.

              Considera comunque che anche le anime del Purgatorio spesso sono state oste che bruciavano. Il fuoco del Purgatorio, essendoci solo le anime, e non i corpi (visto che i corpi risorti ci saranno solo dopo la Parousia) è un fuoco spirituale che c’è nei livelli più bassi, dove ci stanno i grandi peccatori,

              Nei livelli più alti, dove finisce il maggior numero di anime (stando a quanto dicono mistici cristiani che hanno avuto “il dono”) la sofferenza è meramente spirituale, una sofferenza e un grande pentimento per i propri peccati.

              È il cosiddetto purgatorio del “prato verde” .

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

                “Considera comunque che anche le anime del Purgatorio spesso sono state oste che bruciavano.”

                Volevo scrivere “viste”, non “oste”.

              • Sophie ha detto in risposta a Vincent Vega

                Speriamo che sia almeno in Purgatorio. Mia nonna non si è comportata bene quando era in vita…

                • Vincent Vega ha detto in risposta a Sophie

                  Speriamo si. Hai fatto dire qualche Messa per lei? Spero che non avesse sulla coscienza dei peccati troppo gravi.

                • Vincent Vega ha detto in risposta a Sophie

                  Più che altro spero che non sia morta in peccato mortale. Come detto Dio può convertire qualunque anima, anche chi muore di morte improvvisa in peccato mortale, nei momenti che precedono la separazione dell’anima dal corpo (Perché dopo l’anima entra nell’eternità e il pentimento non è più possibile), perciò speriamo bene.

          • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

            Come a dire che Dio, a sua insindacabile volontà, fa figli e figliastri!!!
            Sei proprio sicuro che questo è quello che insegna il Magistero?

            • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a lorenzo

              Ho già detto che non fa figli e figliastri.

              Semplicemente ad alcuni dona la Misericordia (la Grazia efficace) ad altri da solo la Sua Giustizia, lasciando solo la Grazia Sufficiente.

              Si, è insegnamento del Magistero perché il tomismo non mi pare sia mai stato rigettato.
              E il tomismo distingue proprio tra Grazia intrinsecamente efficsce e Grazia Sufficiente.

            • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a lorenzo

              Cito il tomista Padre Angelo Bellon http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=3014

              2. “Per grazia sufficiente s’intende l’impulso che Dio dà per accogliere la grazia.
              Questa grazia sufficiente la dà a tutti, perché vuole salvare tutti e per tutti Cristo è morto sulla croce.
              Tuttavia quando la grazia sufficiente è accolta, viene accolta per un’ulteriore grazia per la quale Dio aiuta la nostra volontà ad accoglierla.
              Questa ulteriore grazia viene chiamata grazia efficace.

              Con questo s’intende dire che anche il sì che diamo alla grazia di Dio è grazia di Dio: “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).

              3. Per cui la grazia sufficiente, se non è accompagnata dalla grazia efficace, non è ancora sufficiente a salvare, a portare in grazia.
              Si dice sufficiente perché in essa c’è la volontà di Dio di accordarla al singolo, ma il singolo la rifiuta.
              Quando la grazia rimane solo sufficiente è perché viene bloccata dalla cattiva volontà dell’uomo che non la vuole ricevere.

              4. Se invece questa grazia sufficiente viene accolta lo si deve al fatto che l’uomo non ha messo ostacolo e ha lasciato che la grazia sufficiente diventasse anche efficace.Ma, come ho detto precedentemente, l’uomo non può accordare questo consenso se non per un’ulteriore grazia di Dio.”

              Chiaro? L’UOMO NON PUÒ ACCORDARE QUESTO CONSENSO SE NON PER UN’ULTERIORE GRAZIA DI DIO.

              Questo perché l’uomo è peccatore, e dopo il peccato originale rifiuta per sua esclusiva colpa la Grazia sufficiente (che per se sarebbe realmente sufficiente a salvare), perciò serve un ulteriore atto di Misericordia di Dio che attui la nostra volontà nella sua naturale tendenza al Bene, tendenza al Bene funestata dalla macchia originaria. Questo è quello che ho spiegato qui https://www.uccronline.it/2017/02/05/le-conversioni-in-punto-di-morte-risposta-alle-obiezioni/#comment-185238 e qui https://www.uccronline.it/2017/02/05/le-conversioni-in-punto-di-morte-risposta-alle-obiezioni/#comment-185232 dove scrivevo

              ” l’uomo non può fare positivamente il bene se non è spinto o ‘pre-mosso’ da Dio, al contrario può fare il male o “deficere” da sé, poiché il male è “privazione di bene” e la privazione o deficienza non hanno bisogno di un impulso divino. Un mancamento o privazione non richiede se non una causa deficiente. Il Creatore di ogni cosa e quindi anche della libertà umana può infallibilmente muoverla a determinarsi liberamente a fare un atto buono. Non la violenta, togliendole la libertà, ma la pre-muove a determinarsi liberamente. Infallibilità, efficacia, pre-mozione a determinarsi non significano violenza o necessità. Allo stesso modo, coi reprobi, semplicemente non la pre-muove (la loro volontà) a determinarsi a fare un atto buono ma, come spiegava San Tommaso, permette che cadano nella colpa e che muoiano in peccato mortale.”

              Per Giustizia meriteremmo tutti di ricevere la sola Grazia sufficiente e di dannarci per nostra colpa. Tuttavia Dio, essendo buono e Misericordioso, ed essendo la Misericordia il suo più grande attributo, con molti va oltre la Giustizia e gli dona, per pura Misericordia, l’unica Grazia salvifica, cioè la Grazia efficace. Di più: possiamo sperare e desimere che lo faccia con la grande maggioranza del genere umano.

              Riguardo al perché Dio non dia a tutti la Grazia efficace Sant’Agostino risponde come me, e cioè ” Quibus datur misericordia, gratis datur, quibus non datur, ex iustitia non datur”.

              Ovvero che a chi viene data la Misericordia, e si salva (Grazia efficace), viene data gratuitamente (altrimenti non sarebbe Misericordia) e senza alcun merito antecedente (essendo la Misericordia la causa stessa dei nostri meriti e atti buoni), mentre a chi la Misericordia è negata (e gli viene lasciata la sola Grazia sufficiente) gli viene negata per Giustizia.

              Che poi è ciò che dirà San Tommaso circa 8 secoli dopo Sant’Agostino, quando spiegherà che Dio riprova alcune persone (la riprovazione è il motivo per cui esistono dei dannati, cioè dei reprobi).

              “Dio riprova alcuni. Infatti abbiamo già detto che la predestinazione è una parte della provvidenza. Si è anche dimostrato che la provvidenza può ragionevolmente permettere qualche deficienza nelle cose ad essa sottoposte. Dunque, siccome gli uomini vengono indirizzati alla vita eterna dalla provvidenza divina, appartiene ad essa il permettere che alcuni manchino di raggiungere questo fine (ut permittat aliquos ab isto fine deficere). E ciò si dice riprovare.
              Quindi come la predestinazione è parte della provvidenza relativamente a coloro che da Dio vengono ordinati alta salvezza eterna; così la riprovazione è parte della divina provvidenza rispetto a coloro che non raggiungono tale fine.
              Quindi la riprovazione non dice soltanto prescienza: ma vi aggiunge concettualmente qualche cosa. Difatti, come la predestinazione include la volontà di conferire la grazia e la gloria, così la riprovazione include la volontà di permettere che qualcuno cada nella colpa, e che cada nella pena della dannazione per il peccato” (Somma teologica, I, 23, 3).

              Per San Tommaso la riprovazione è necessaria per mostrare l’attributo della Giustizia di Dio.

            • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a lorenzo

              Cito il tomista Padre Angelo Bellon, di cui ho messo il link in uno dei commenti sottostanti, non lo riporto qui perché sennò mi va ancora il commento in moderazione come è successo prima

              2. “Per grazia sufficiente s’intende l’impulso che Dio dà per accogliere la grazia.
              Questa grazia sufficiente la dà a tutti, perché vuole salvare tutti e per tutti Cristo è morto sulla croce.
              Tuttavia quando la grazia sufficiente è accolta, viene accolta per un’ulteriore grazia per la quale Dio aiuta la nostra volontà ad accoglierla.
              Questa ulteriore grazia viene chiamata grazia efficace.
              Con questo s’intende dire che anche il sì che diamo alla grazia di Dio è grazia di Dio: “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).

              3. Per cui la grazia sufficiente, se non è accompagnata dalla grazia efficace, non è ancora sufficiente a salvare, a portare in grazia.
              Si dice sufficiente perché in essa c’è la volontà di Dio di accordarla al singolo, ma il singolo la rifiuta.
              Quando la grazia rimane solo sufficiente è perché viene bloccata dalla cattiva volontà dell’uomo che non la vuole ricevere.

              4. Se invece questa grazia sufficiente viene accolta lo si deve al fatto che l’uomo non ha messo ostacolo e ha lasciato che la grazia sufficiente diventasse anche efficace. Ma, come ho detto precedentemente, l’uomo non può accordare questo consenso se non per un’ulteriore grazia di Dio.”

              Chiaro? L’UOMO NON PUÒ ACCORDARE QUESTO CONSENSO SE NON PER UN’ULTERIORE GRAZIA DI DIO.

              Questo perché l’uomo è peccatore, e dopo il peccato originale rifiuta per sua esclusiva colpa la Grazia sufficiente (che per se sarebbe realmente sufficiente a salvare), perciò serve un ulteriore atto di Misericordia di Dio che attui la nostra volontà nella sua naturale tendenza al Bene, tendenza al Bene funestata dalla macchia originaria. Questo è quello che ho spiegato qui https://www.uccronline.it/2017/02/05/le-conversioni-in-punto-di-morte-risposta-alle-obiezioni/#comment-185238 e qui https://www.uccronline.it/2017/02/05/le-conversioni-in-punto-di-morte-risposta-alle-obiezioni/#comment-185232 dove scrivevo

              ” l’uomo non può fare positivamente il bene se non è spinto o ‘pre-mosso’ da Dio, al contrario può fare il male o “deficere” da sé, poiché il male è “privazione di bene” e la privazione o deficienza non hanno bisogno di un impulso divino. Un mancamento o privazione non richiede se non una causa deficiente. Il Creatore di ogni cosa e quindi anche della libertà umana può infallibilmente muoverla a determinarsi liberamente a fare un atto buono. Non la violenta, togliendole la libertà, ma la pre-muove a determinarsi liberamente. Infallibilità, efficacia, pre-mozione a determinarsi non significano violenza o necessità. Allo stesso modo, coi reprobi, semplicemente non la pre-muove (la loro volontà) a determinarsi a fare un atto buono ma, come spiegava San Tommaso, permette che cadano nella colpa e che muoiano in peccato mortale.”

              Per Giustizia meriteremmo tutti di ricevere la sola Grazia sufficiente e di dannarci per nostra colpa. Tuttavia Dio, essendo buono e Misericordioso, ed essendo la Misericordia il suo più grande attributo, con molti va oltre la Giustizia e gli dona, per pura Misericordia, l’unica Grazia salvifica, cioè la Grazia efficace. Di più: possiamo sperare e desimere che lo faccia con la grande maggioranza del genere umano.

              Riguardo al perché Dio non dia a tutti la Grazia efficace Sant’Agostino risponde come me, e cioè ” Quibus datur misericordia, gratis datur, quibus non datur, ex iustitia non datur”.

              Ovvero che a chi viene data la Misericordia, e si salva (Grazia efficace), viene data gratuitamente (altrimenti non sarebbe Misericordia) e senza alcun merito antecedente (essendo la Misericordia la causa stessa dei nostri meriti e atti buoni), mentre quahdo ad alcuni la Misericordia è negata (e gli viene lasciata la sola Grazia sufficiente) viene loro negata per Giustizia.

              Che poi è ciò che dirà San Tommaso circa 8 secoli dopo Sant’Agostino, quando spiegherà che Dio riprova alcune persone (la riprovazione è il motivo per cui esistono dei dannati, cioè dei reprobi).

              “Dio riprova alcuni. Infatti abbiamo già detto che la predestinazione è una parte della provvidenza. Si è anche dimostrato che la provvidenza può ragionevolmente permettere qualche deficienza nelle cose ad essa sottoposte. Dunque, siccome gli uomini vengono indirizzati alla vita eterna dalla provvidenza divina, appartiene ad essa il permettere che alcuni manchino di raggiungere questo fine (ut permittat aliquos ab isto fine deficere). E ciò si dice riprovare.
              Quindi come la predestinazione è parte della provvidenza relativamente a coloro che da Dio vengono ordinati alta salvezza eterna; così la riprovazione è parte della divina provvidenza rispetto a coloro che non raggiungono tale fine.
              Quindi la riprovazione non dice soltanto prescienza: (Non è quindi solo “previsione” di chi rifiuterà la Grazia, che i molinisti erroneamente ritengono non sia mai intrinsecamente efficace ma che lo diventi per un atto totalmente libero dell’uomo, senza pre-mozione divina, cosa assurda perché rende l’uomo coautore con Dio alla pari della propria salvezza) ma vi aggiunge concettualmente qualche cosa. Difatti, come la predestinazione include la volontà di conferire la grazia e la gloria, così la riprovazione include la volontà di permettere che qualcuno cada nella colpa, e che cada nella pena della dannazione per il peccato” (Somma teologica, I, 23, 3).

              Per San Tommaso la riprovazione è necessaria per mostrare l’attributo della Giustizia di Dio.

      • Max ha detto in risposta a Fabio

        Mi sembra molto bello il tuo pensiero, caro Fabio

      • Domenico M. ha detto in risposta a Fabio

        È la stessa fiduciosa speranza che coltivo io.
        La vedo proprio come il card. Martini che, accomiatandosi dall’ateo Eugenio Scalfari, affermò:

        Ci alzammo. Mi disse di aver letto il mio ultimo libro L’uomo che non credeva in Dio e di averci trovato alcune assonanze con la sua visione del bene comune. Lo ringraziai. Io le sono molto vicino, gli dissi, ma non credo in Dio e lo dico con piena tranquillità di spirito.

        “Lo so, ma non sono preoccupato per lei. A volte i non credenti sono più vicini a noi di tanti finti devoti. Lei non lo sa, ma il Signore sì”.

    • Roberto Abate ha detto in risposta a Sophie

      Ciao Sophie! Grazie, grazie, grazie, per questa tua bella storia! Non ti preoccupare per quella buona donna, il capitolo 25 di Matteo, dal versetto 31 in poi, ha già dato risposta, con le parole di Gesù stesso, alle tue speranze.
      Ti ringrazio anche per avermi dato la possibilità di aggiungere una persona alla mia personale lista di persone per le quali pregare.

    • Steve ha detto in risposta a Sophie

      Io a volte mi chiedo come “essere ateo” possa rappresentare di per se un già valido motivo per una punizione divina, con un Dio incazzato nero che ti spedisce negli inferi poichè anche se in vita hai sempre rispettato il prossimo e non hai mai fatto del male ad una mosca, non sei stato graziato del dono della fede. E’ l’unica obiezione che mi impedisce di essere davvero credente.

      Penso a chi non sa nemmeno cosa sia la religione, tecnicamente sono atei: spedisce negli inferi pure loro?

      La religione per essere abbracciata in pieno e consapevolmente prevede anche una determinata preparazione culturale, psicologica e morale: non tutti hanno la fortuna di averla. Giù da Satana anche loro?

      In questo caso mi si ribatterà che Dio distingue le anime buone anche tra i non credenti, ma a me sembra un “passo” macchinoso e forzato, come se ci fosse una catena di montaggio dove tac e tac scarta buoni e cattivi come se fossero figurine.

      Io credo a modo mio, ovvero il modo odiato dai cattolici. So benissimo che i cristiani “sui generis” vengono considerati troppo deboli per abbracciare a fondo la dottrina e troppo deboli così da crearsi un senso religioso “confortevole”, ma non me ne importa, lo faccio lo stesso. La visione che ho di Dio mi conforta e appaga. E credo che Lui questo voglia, no?

      • Sophie ha detto in risposta a Steve

        Gesù disse che lui era l’unica strada per la salvezza nel Vangelo. Penso però che effettivamente un puro di cuore si converte sempre, anche in un punto di morte, perchè come ben diceva Fabio questa donna agiva comunque sotto l’influsso di Dio. Per il resto, scusami ma secondo me la tua visione della religione è un pò puerile (non ti offendere), e non si crede a modo nostro ma bisogna imparare a credere a modo di Dio.

        • Steve ha detto in risposta a Sophie

          Puoi benissimo dirmi che la mia “visione religiosa” è puerile, visto che non credo nemmeno di averne una, semplicemente mi pongo delle domande e non mi reputo ateo, non li sopporto, ma tanto meno riesco ancora ad aderire ad una dottrina. In special modo quella cattolica, a mio parere strapiena di contraddizioni e sorretta su regole intrinesche dettate più dagli uomini che dal Divino.

          Sono però sicuro che, nonostante io non rigetti Dio e sarei ben lieto di constatare la sua esistenza, vi sono al mondo persone totalmente atee molto più rette, pure e buone di me e anche di soggetti che mettono i loro sederi in chiesa ogni domenica, la contraddizione è quella.

          Sono sicuro che te, da credente, avrai sentito mille volte da atei ed agnostici che il più grande scoglio è appunto la non accettazione del “giudizio divino”, e che la critica principale che loro fanno alla religione è la solita trita e ritrita, ovvero “come può un dio misericordioso causare tutto questo male / gettare volontariamente persone per peccatucci venali tra le fiamme dell’ìnferno”. Ecco, saranno trite e ritrite, ma sono considerazioni che faccio pure io se pur ponendole in maniera diversa.

          Tra l’altro non riesco mai a capire come a voi l’idea di un dio buono un pò con tutti dia effettivamente fastidio anzichè causarvi sollievo, esattamente come agli atei infastidisce una palese buona notizia come potrebbe essere appunto l’esistenza dell’aldilà o del divino.

          • Sophie ha detto in risposta a Steve

            “Tra l’altro non riesco mai a capire come a voi l’idea di un dio buono un pò con tutti”

            Dio è misericordioso, ma è anche un Dio di giustizia. Scusa ma come può portarsi in Paradiso uno che non lo vuole e non lo accetta? All’Inferno ci va chi ci vuole andare.

            • Sophie ha detto in risposta a Sophie

              Domanda: ma lo hai letto il Vangelo? L’hai visto quante volte Gesù minaccia di mandare la gente all’Inferno? Non l’ho inventata io ‘sta storia.
              Mi piace la tua religione di comodo dove ognuno fa come gli pare senza rendere conto di niente a nessuno del male fatto e senza esame di coscienza, e poi si va a fare la vacanza in Paradiso.

            • sara ha detto in risposta a Sophie

              “All’Inferno ci va chi ci vuole andare.”

              Non saprei,forse non ne sarei così certa.
              Penso che se l’inferno apparisse al peggior uomo di questo mondo forse nessuno stipulerebbe un contrattino col male per dannarsi l’anima.
              Ad ogni modo,chi ci vuole davvero nadare è esso stesso ingannato, sperando di trovare una ricompensa nel Regno dell’oltretomba, non sapendo che farà la stessa fin,e e anche peggio, di chi è dannato e non voleva proprio finire là…

              Credo anche che il “Volere andare” sia un concetto molto grande…volere sta per piena coscienza di ciò a cui si va incontro se questa coscienza o sapienza di ciò che si sceglie non c’è allora manca anche la piena Volontà, non credi?…quindi mi Chiedo chi voglia veramente andarci.

              Diversamente penso che esista una Giustizia che tu lo Voglia o no.
              Io so che il Maligno è l’ingannatore per eccellenza, come inganna i suoi devoti così inganna i suoi non devoti, o meglio coloro che seppur non esplicitamente si danno al male non si tutelano abbastanza da starci completamente lontano….concorderai con me se ti dico che il maligno esiste e che continuamente seduce per strapparti dalla Grazia di Dio, e concorderai anche con me se ti dicessi che è anche molto astuto e spesso il male è ben cammuffato e che spesso se non si fa qualcosa per restare ancorati a Dio in qualche modo si finisce nel cadere in un vortice che ti tira e attrae sempre più giu’ lontano da LUI.

              Cio’ che voglio dire è che la Vita non è così statica…è una lotta, da una parte Dio e tutto ciò che ti può dare per combattere con le armi della Fede e dal’altra il Maligno che altro non vuole che la tua dannazione, e fidati, farebbe di tutto pur di averla….quindi non è così semplice, non c’è un grigio.

              poi certo,tutto sarà proporzionato a quanto ti è stato dato in termini di conoscenza di Dio, opere e tanto altro. Comunque sia per un Cristiano non si è mai abbastanza al sicuro, questo è certo, e affermare tanto all’inferno ci va chi ci vuole andare bu?…mi pare un pò tanto approssimativo, dal momento che la “porta stretta” è l’altra….

        • Steve ha detto in risposta a Sophie

          Ti avevo risposto ma non mi è stato pubblicato il commento, peccato. Eppure non era ne offensivo ne altro

      • lorenzo ha detto in risposta a Steve

        La fede è un dono.
        C’è chi ha la fede e non riesce a fare un determinato cammino.
        C’è chi non ha la fede e riesce a fare un determinato cammino.
        Saremo giudicati sul cammino che abbiamo fatto, non sul dono della fede.

      • Taigura Araphael ha detto in risposta a Steve

        Il problema è appunto questo. Riguardo l’argomento filosofico “dio” si può dire tutto ed il contrario di tutto.
        Ad esempio tu dici: In questo caso mi si ribatterà che Dio distingue le anime buone anche tra i non credenti, ma a me sembra un “passo” macchinoso e forzato, come se ci fosse una catena di montaggio dove tac e tac scarta buoni e cattivi come se fossero figurine.”

        In questo caso ad esempio, tu come cosa non la trovi convincente, un altro al contrario la troverebbe convincentissima, anche perhè ti ricordo che si tratta di argomenti che pressuppongono la fede.
        Ti chiedo chi ha ragione dei due?

      • sara ha detto in risposta a Steve

        Forse sbaglio o forse invertiamo certi concetti basilari, ma io sapevo che l’Ateo e’ colui che sceglie di non credere.

        • Steve ha detto in risposta a sara

          Ultimamente hai un pò il dente avvelenato con me, francamente ti comprendo poco, presenzio su questo sito il 90% delle volte per ribattere e smerdare i trolloni ateonzi, se ogni tanto porto la mia idea in maniera pacata e tocco alcune vostre certezze non prendertela troppo.

          Tra sophie che mi taccia di essere puerile (o perlomeno, la mia “visione religiosa” lo è) e tu che sottolinei che sbaglio concetti basilari quando hai compreso perfettamente le mie osservazione, direi che posso anche tacere. Ma no, non sono permaloso, ateo è colui che sceglie di non credere, è vero.

          In ogni caso, te Sara sopra tutti, sembri quasi non gradire e anzi sembri sentirti offesa dall’idea di un Dio un pò meno bacchettone e più misericordioso. A me non parrebbe malaccio…

          • sara ha detto in risposta a Steve

            Nessun dente avvelenato, Steve, specie con te che mi sembri tra i piu’ sinceri.

            Ho solo un po’ di remore per chi commenta utilizzando termini con un significato forte con molta facilita’. Perche’ occorre che un concetto sia tale di portata per entrambi, altrimenti si fa confusione, non ci si capisce e si fanno discorsoni inutili.

            Perche’ affermi che preferirei un Dio ” bacchettone” a uno misericordioso?

            E’ una affermazione un po’ azzardata, dovresti conoscere bene due Soggetti prima di farla. Me e Dio.

          • Klaud ha detto in risposta a Steve

            Detto senza presunzione: …ateo è colui che sceglie di non credere, è vero… No, non è vero: ateo è colui che sceglie di ”sapere”. È fondamentale.

    • Vincent Vega ha detto in risposta a Sophie

      Avete fatto non bene, benissimo

      Infatti la Coroncina alla divina Misericordia non è una “semplice preghiera” ma è forse la devozione più potente che Cristo ci ha donato.

      Per capire quanto sia potente spiritualmente basta citare le tre promesse fatte da Cristo a Santa Faustina nel merito:

      1) Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122)

      2)Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 – 205)

      3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell’ultima lotta (Quaderni…, V, 124).

      Oltre alla straordinarietà assoluta della prima promessa (cioè la Grazia della perseveranza finale -perché la morte in stato di Grazia è proprio questo) per una sola recita della Coroncina persino da parte del peccatore più incallito (!!!!), la seconda promessa relativa alla Coroncina riguarda proprio i casi come quello di cui hai parlato, cioè la conversione e la morte in stato di Grazia di qualunque peccatore per cui la si reciti.

      In altre parole, se la si recita durante la propria vita Gesù ha promesso che si morirà in stato di Grazia -parole Sue, persino se la si recitasse una volta sola- e ha promesso che se la recitiamo per un morente riceverà la Grazia della conversione anche lui.

      Non è straordinario? Con questa devozione Nostro Signore ha proprio superato se stesso, ci ha fatto un dono inestimabile.

      Se fosse per me tutti i cattolici la reciterebbero. Diversi Papi hanno scritto delle encicliche sul Rosario, sarebbe bello che si scrivesse un”enciclica anche sulla Coroncina alla Divina Misericordia, che è persino più potente del Rosario, spiritualmente.

      San Giovanni Paolo II, nello scrivere l’enciclica “Dives in Misericordia”, trasse ispirazione proprio dalla rivelazione di Gesù a Santa Faustina, ma ci vorrebbe un’enciclica non solo “ispirata da” ma proprio che parli della Coroncina della Divina Misericordia e del suo potere spirituale.

      • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

        P.s: la fonte delle promesse di Gesù è ovviamente il diario di Santa Faustina, ma io le ho riportate da qui http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/coroncina-della-divina-misericordia.asp

      • Sophie ha detto in risposta a Vincent Vega

        In realtà sono più devota del Santo Rosario, recito la coroncina quando non riesco a dire quest’ultimo o quando c’è un morente di mia conoscenza. Vorrei cominciare le orazioni di Santa Brigida anche se non ho capito se si dicono in quindici anni o in uno.

        • Vincent Vega ha detto in risposta a Sophie

          Io le orazioni di Santa Brigida le ho recitate, te le consiglio caldamente. Sono 15 orazioni da recitare tutti i giorni per un anno, eccole qui http://www.parrocchiasanfilippoapostolo.it/index.php/orazioni/138-orazioni-di-santa-brigida-1-anno

          Il Sant’Uffizio a metà anni ’50 disse che non c’era modo di provare l’autenticità sovrannaturale di quelle promesse, tuttavia molte persone hanno testimoniato che sono vere, tra cui anche un utente di Cattoliciromani.

          Lo cito http://www.cattoliciromani.com/17-storia-della-chiesa-e-agiografia?s=a197e98c64f36768aff87a9f2a33eecb/35443-santa-brigida-e-le-previsioni-di-morte?s=a197e98c64f36768aff87a9f2a33eecb&ampp=858284&ampviewfull=1#post858284

          “Tra le promesse a quelle orazioni (che sono due serie le Quindici Orazioni da recitarsi per un anno e le Sette Orazioni da recitarsi per 3 anni), vi è anche quella di ricevere la consapevolezza che si sta per morire, questa ovviamente è una promessa secondaria che dipende dalle altre e le conclude, infatti, come nel testo postato dal signor Veneranda, se una persona non fosse spiritualmente pronta ad accettare la propria morte, riceverne l’avviso sarebbe causa di disperazione piuttosto che di preparazione. E quindi la promessa perderebbe il suo valore.
          Detto questo io posso testimoniare che le promesse sono reali (ovviamente non posso testimoniare sulle promesse riguardanti il Purgatorio e altro), ma ora vi spiego.
          Nella mia famiglia le Orazioni di Santa Brigida si recitano da secoli e si tramandano. Insieme alle Orazioni si tramandano anche le storie e così noi sappiamo che negli ultimi 70 anni per ben quattro volte è accaduto che una persona che recitava le Orazioni è stata avvertita della propria morte.
          Così la mia Quadrisavola Caterina, morta nel 1946, il giorno della propria morte uscì, andò in chiesa come era sua consuetudine, tornò a casa, fece le faccende, poi prese l’abito e le scarpe che aveva preparato per la propria morte, si vestì, si mise un rosario in mano e si coricò nel letto, quando i figli andarono la trovarono morta già pronta.
          La figlia Maria, morta nel 1973, fece la stessa cosa si preparò, si mise sul letto e morì.
          La cugina di mio nonno (sempre stessa famiglia), morta nel 1987, prima di morire chiamò mia nonna e le disse che sarebbe morta il giorno dopo perché era venuto il Signore a dirglielo, e così fu.
          La figlia di Maria, morta nel 1996 (e qui posso testimoniarlo io personalmente) la sera prima di morire non rispondeva alla porta a cui il nipote bussava. Dopo molte insistenze finalmente aprì dicendo che non aveva potuto perché c’era il Signore che le annunziava la sua morte, il giorno dopo mentre recitava il rosario si adagiò sul letto e morì.
          Ora possono essere casualità, perché parliamo di 4 episodi in 70 anni, però sono tutti e quattro legati a quelle Orazioni.
          Tuttavia mi preme dire che tra le promesse l’avviso della morte è davvero quella di minore importanza, ve ne sono di più belle assai, come quella riguardante la conversione dei propri familiari.
          Io le ho recitate per due anni, anche perché sono una meravigliosa meditazione sul mistero della Passione di Nostro Signore.”

        • Max ha detto in risposta a Sophie

          Io non ho mai capito come una persona possa essere un peccatore incallito per tutta la vita, poi semplicemente recitare la coroncina della misericordia, tipo formula magica, ed andare in Cielo. Troppo conveniente.

          E’ cosa ben diversa dal caso del Buon Ladrone, che riconobbe i suoi peccati di fronte a Gesu’ medesimo e fu da lui Perdonato.

          • Max ha detto in risposta a Max

            -> da Lui perdonato.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Max

            Non è una formula magica, è che Cristo ha legato delle Grazie molto potenti a tale devozione, il che significa che la persona che la recita riceverà la Grazia della conversione e se avesse dei peccati mortali sulla coscienza se ne pentirà, morendo quundi in Grazia.

            Il pentimento proviene sempre dalla Grazia efficace di Dio, senza la Grazia il ladrone non si sarebbe mai pentito. La Grazia precede e causa Il pentimento.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Max

            Ed è proprio l’aver dimenticato questo, e cioè che non è che la Grazia di Dio arriva dopo che noi, con uno sforzo volontaristico totalmente umano, ci pentiamo, ma piuttosto che è la Grazia di Dio stessa a causarci il pentimento e a volgere la nostra volontà verso il Bene , come dicevo è l’aver dimenticato questo che ha fatto dimenticare a noi cattolici che la Misericordia di Dio è totalmente gratuita, perché precede qualunque nostro merito.

            Le opere sono necessarie per la salvezza, ma le opere stesse sono sono della Grazia di Dio. Per questo Sant’Agostino diceva “quando Dio premia i nostri meriti non fa altro che premiare i Suoi doni”.

            • Max ha detto in risposta a Vincent Vega

              Che e’ solo Dio che ci salva, al di la’ di ogni nostro insignificante merito, e’ ovviamente vero. Ma noi dobbiamo mostrare la nostra collaborazione nella nostra vita. Sta a noi, come libere creature, decidere se ricevere la Grazia. Ripeto, troppo facile: potrei fare una vita da debosciato ed assassino, recitare tale preghiera in un momento senza nemmeno crederci, ed avere l’anima salva alla fine. Ma per favore. Formuletta magica, ecco cosa mi sembra essere. Non e’ un caso che non ci sia alcuna enciclica.

              Ne’ credo che Gesu’ abbia detto davvero cosi’ a Suor Faustina. Mi avevano insegnato che abbiamo l'”obbligo” di credere al Vangelo ed agli Atti degli Apostoli. Non c’e’ l’obbligo di credere a miracoli successivi.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Max

                Ancora una volta non centri il punto.

                Infatti scrivi

                “Che e’ solo Dio che ci salva, al di la’ di ogni nostro insignificante merito, e’ ovviamente vero. Ma noi dobbiamo mostrare la nostra collaborazione nella nostra vita. Sta a noi, come libere creature, decidere se ricevere la Grazia.”

                È questo è vero, ma è impossibile dire si alla Grazia senza la Grazia efficace, che discende solo dalla Misericordia di Dio. La Grazia efficace si assicura che noi diciamo “si” al Bene e che moriamo in Grazia, perciò anche il sì che diciamo alla Grazia di Dio è Grazia di Dio.

                Purtroppo il volontarismo è entrato talmente tanto nelle corde dei cattolici che questi concetti (che pura sono dottrina cattolica) non “passano” più.

                ” Ripeto, troppo facile: potrei fare una vita da debosciato ed assassino, recitare tale preghiera in un momento senza nemmeno crederci, ed avere l’anima salva alla fine. Ma per favore. Formuletta magica, ecco cosa mi sembra essere. Non e’ un caso che non ci sia alcuna enciclica.”

                Sul Rosario le encicliche ci sono, eppure anche in esso la Madonna ha fatto delle promesse tra cui “l’anima che recita il Rosario non perirà” (ovvero non morirà in peccato mortale).

                Devi considerare che nessuno si mette a fare certe devozioni se non ha un minimo di Fede, anche solo implicita. Se ce l’ha, vale la promessa di Cristo. Promessa che significa che, qualora quest’anima avesse dei peccati mortali sulla coscienza, riceverà la Grazia del pentimento e della conversione, ovvero della morte in Grazia di Dio.

                Ripeto: non esiste alcun oentimento nè alcuna conversione possibile se Dio non lo causa con la Sua Grazia.

                Purtroppo oggi il cattolicesimo è diventato per molti una sotria di pelagianesimo, dove ci si salva da se o dove si è coautori della propria salvezza, cosa assurda (purtroppo derivata dal Molinism, che non è mai stato ufficialmente condannato, e infatti i danni che ha fatto li stiamo prendo ancora oggi).

                “Ne’ credo che Gesu’ abbia detto davvero cosi’ a Suor Faustina. Mi avevano insegnato che abbiamo l’”obbligo” di credere al Vangelo ed agli Atti degli Apostoli. Non c’e’ l’obbligo di credere a miracoli successivi.”

                Infatti non c’è nessun obbligo. San Giovanni Paolo II però ci credeva, tanto è vero che ha istituito la festa della divina Misericordia (festa ufficiale della Chiesa) proprio basandosi sul diario di Santa Faustina. Dopodichè l’ha canonizzata.

                • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

                  Ho scritto

                  “Purtroppo oggi il cattolicesimo è diventato per molti una sotria di pelagianesimo, dove ci si salva da se o dove si è coautori della propria salvezza, cosa assurda (purtroppo derivata dal Molinism, che non è mai stato ufficialmente condannato, e infatti i danni che ha fatto li stiamo prendo ancora oggi).”

                  Volevo scrivere

                  “Purtroppo oggi il cattolicesimo è diventato per molti una sotria di pelagianesimo, dove ci si salva da se o dove si è coautori della propria salvezza, cosa assurda (purtroppo derivata dal Molinismo, che non è mai stato ufficialmente condannato, e infatti i danni che ha fatto li stiamo patendo ancora oggi).”

                  • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

                    Sorta di pelagianesimo, non sotria. Stramaledetto correttore automatico.

                  • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

                    Caratteristiche del molinismo:
                    – l’infallibilità della grazia viene spiegata mediante l’infallibile previsione divina del futuro consenso della volontà umana all’aiuto della grazia stessa;
                    – si vengono a distinguere una grazia «sufficiente», che mette la volontà di ogni uomo in condizione di scegliere l’azione salvifica;
                    – ed una grazia «efficiente», grazie alla quale, facendo uso anche del suo libero arbitrio, l’uomo mette in opera effettivamente quest’azione.

                    Critichi il molinismo e porti avanti tesi moliniste?

                    • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a lorenzo

                      Il Molinismo insegna che la Grazia diventa efficace solo e soltanto per la volontà umana, che non sarebbe pre-mossa da Dio con un atto di Misericordia.
                      E la “previsione ” di cui parla il Molinismo è mera prescienza, cioè DIO offre la Grazia a tutti, tale Grazia non è mai intrinsecamente efficace ma lo diventa solo con la risposta dell’uomo, e Dio sa già (essendo onnisciente) chi la rifiuterà e chi la accetterà.

                      Nel tomismo le cose sono molto diverse, perché Dio con la Sua Grazia efficace è colui che causa la conversione , visto che senza la Grazia efficace è impossibile volgersi al Bene e soprattutto morire in Grazia.

                      Nel Molinismo l’uomo è co-autore della salvezza insieme a Dio. Nel tomismo Dio è l’autore della salvezza e colui che la causa, muovendo l’uomo ad accettare infallibilmente e liberamente la Sua Grazia.

                      Vedi ciò che ho scritto qui https://www.uccronline.it/2017/02/05/le-conversioni-in-punto-di-morte-risposta-alle-obiezioni/#comment-185285

                      È irritante che tu voglia, coi soliti commenti poco più che monosillabici, e con sofismi puerili, confutare ciò che dico cercando di dimostrare che io sosterrei proprio la posizione da me avversata.

                      Cerca di comprendere cio che leggi, magari. Sarebbe già un grande passo avanti, invece che si deve perdere tempo in questo modo.

                • Max ha detto in risposta a Vincent Vega

                  “È questo è vero, ma è impossibile dire si alla Grazia senza la Grazia efficace, che discende solo dalla Misericordia di Dio. La Grazia efficace si assicura che noi diciamo “si” al Bene e che moriamo in Grazia, perciò anche il sì che diciamo alla Grazia di Dio è Grazia di Dio.”

                  Quindi sostanzialmente Dio che decide se ci salviamo, solo Lui deciderebbe, dandoci la Grazia efficace di dire si’ al bene? la nostra collaborazione, la nostra volonta’ di accettare, non e’ necessaria? Ma dove, ma quando?

                  Ma che balle sono queste? Sei diventato calvinista adesso? Credi alla predestinazione? Non e’ un caso che Sant’Agostino sia molto popolare tra i circoli protestanti e calvinisti che affermano tali idee.

                  Uno potrebbe recitare la Coroncina tanto per scherzo, senza alcuna intenzione di accettare alcuna conversione. Nemmeno Dio puo’ cambiare il cuore degli uomini che decidono di dirGli di no. Ci tiene alla nostra liberta’.

                  Quanto a San Giovanni Paolo II e’ noto che abbia fatto degli errori, come tutti i Santi d’altra parte, che erano pur sempre uomini.

                  • Vincent Vega ha detto in risposta a Max

                    @Max

                    “Quindi sostanzialmente Dio che decide se ci salviamo, solo Lui deciderebbe, dandoci la Grazia efficace di dire si’ al bene? la nostra collaborazione, la nostra volonta’ di accettare, non e’ necessaria? Ma dove, ma quando?”

                    La nostra collaborazione è assolutamente necessaria, ma noi non collaboreremmo mai al Bene senza la Grazia efficace.

                    Nessuno si salva senza le opere e senza dire un “si” libero alla Grazia di Dio. Tuttavia è impossibile dire questo “si” senza la Grazia efficace.

                    “Ma che balle sono queste? Sei diventato calvinista adesso? Credi alla predestinazione? Non e’ un caso che Sant’Agostino sia molto popolare tra i circoli protestanti e calvinisti che affermano tali idee.”

                    La predestinazione è dottrina cattolica. Tomista, per la precisione. Nella dottrina cattolica esiste la predestinazione alla Gloria per gli eletti e poi esiste la riprovazione.

                    Chi si danna (i reprobi) si danna per propria colpa, chi si salva si salva per Grazia di Dio.

                    “Uno potrebbe recitare la Coroncina tanto per scherzo, senza alcuna intenzione di accettare alcuna conversione. Nemmeno Dio puo’ cambiare il cuore degli uomini che decidono di dirGli di no. Ci tiene alla nostra liberta’.”

                    Se un fa la Coroncina senza nemmeno un minimo di Fede implicita e senza accettare nessuna conversione allora è assai probabile che non conti nulla.

                    Tuttavia è quasi impossibile che accada una cosa del genere, perché in genere chi lo fa ha almeno quel minimo di Fede implicita che lo porta a desiderare la conversione.

                    Dire “nemmeno Dio può cambiare il cuore degli uomini che decidono di dirGli di no” è sbagliato, perché diremmo tutti di no a Dio, se la Sua Grazia non attuasse la nostra volontà verso il Bene.

                    Quando l’uomo è raggiunto dalla Grazia efficace mantiene la libertà di ontologica di rifiutare il Bene. Eppure non lo farà.

                    Dismas non avrebbe mai chiesto perdono a Gesù, nè gli avrebbe chiesto di accoglierlo nel Suo regno, se Dio non gli avesse dato la Sua Grazia causando la sua conversione in punto di morte.

                    Riguardo al fatto che “Dio ci tiene alla nostra libertà”, non esiste libertà fuori dal Bene. Non confondere libero arbitrio con libertà.

                    • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Logica conclusione dei tuoi ragionamenti è che Dio non ama tutti gli uomini allo stesso modo:
                      – a Dimas dona la grazia «efficiente»,
                      – a Gestas non la dona la grazia «efficiente».

                    • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Grazia Efficace.

                      Desmas evidentemente era un reprobo, e San Tommaso dice questo sui reprobi

                      “Dio riprova alcuni. Infatti abbiamo già detto che la predestinazione è una parte della provvidenza. Si è anche dimostrato che la provvidenza può ragionevolmente permettere qualche deficienza nelle cose ad essa sottoposte. Dunque, siccome gli uomini vengono indirizzati alla vita eterna dalla provvidenza divina, appartiene ad essa il permettere che alcuni manchino di raggiungere questo fine (ut permittat aliquos ab isto fine deficere). E ciò si dice riprovare.
                      Quindi come la predestinazione è parte della provvidenza relativamente a coloro che da Dio vengono ordinati alta salvezza eterna; così la riprovazione è parte della divina provvidenza rispetto a coloro che non raggiungono tale fine.
                      Quindi la riprovazione non dice soltanto prescienza: (Aggiunta mia tra parentesi: e quindi non è solo “previsione” di chi rifiuterà la Grazia, che i molinisti erroneamente ritengono non sia mai intrinsecamente efficace ma che lo diventi per un atto totalmente libero dell’uomo, senza pre-mozione divina, cosa assurda perché rende l’uomo coautore con Dio alla pari della propria salvezza) ma vi aggiunge concettualmente qualche cosa. Difatti, come la predestinazione include la volontà di conferire la grazia e la gloria, così la riprovazione include la volontà di permettere che qualcuno cada nella colpa, e che cada nella pena della dannazione per il peccato” (Somma teologica, I, 23, 3).

                      Se Dio avesse donato a Gestas la Grazia efficace egli si sarebbe salvato per merito di Dio.

                      Esattamente come se avesse lasciato a Dismas la sola Grazia sufficiente Dismas si sarebbe certamente dannato per sua propria colpa (di Gestas).

                      Questo insegna il tomismo. Ed è il motivo per cui chi si danna si danna per propria colpa (perché non ha corrisposto alla Grazia sufficiente di Dio) e chi si salva si salva per Misericordia di Dio, perché la Grazia efficace è l’unica che salva, visto che l’uomo decaduto rifiuta sempre la Grazia sufficiente, che Dio dona a tutti secondo Giustizia altriemnti chiederebbe l’impossibile nell’osservare i comandamenti.

                      Dio deve essere Giusto, ovvero deve donare la Grazia sufficiente a tutti. Ma non “deve” essere Misericordioso e donare la Grazia salvifica, ovvero la Grazia intrinsecamente efficace; quando lo fa è una Sua scelta, che in nessun modo è costretto moralmente a fare.

                      Riguardo al perché Dio non dia a tutti la Grazia efficace infatti Sant’Agostino risponde come me, e cioè ” Quibus datur misericordia, gratis datur, quibus non datur, ex iustitia non datur”.

                      Ovvero che a chi viene data la Misericordia, e si salva (Grazia efficace), viene data gratuitamente (altrimenti non sarebbe Misericordia) e senza alcun merito antecedente (essendo la Misericordia la causa stessa dei nostri meriti e atti buoni), mentre quahdo ad alcuni la Misericordia è negata (e gli viene lasciata la sola Grazia sufficiente) viene loro negata per Giustizia.

                    • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a Vincent Vega

                      E che Dio non ami tutti allo stesso modo è evidente nel fatto che i nostri meriti (che sono doni di Dio) non sono uguali. A chi è dato di essere Santo e a chi è dato di vivere una vita intera nel peccato e salvarsi all’ultimo, infine c’è chi Dio permette che si danni.

                      Se fossimo tutti amati allo stesso modo saremmo tutti santi.

                      La Madonna è nata senza peccato non perché lo avesse “meritato” ma perché è stata amata di amore specialissimo da Dio da tutta l’eternità, che ha voluto persino preservarla dalla macchia del peccato originale.

                      Se io e te fossimo stati amati come la Madonna anche noi saremmo nati senza peccato, come lei; e anche noi saremmo Santi, come lei. Eppure solo a lei è stato concesso questo privilegio.

                    • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Ho scritto

                      “Esattamente come se avesse lasciato a Dismas la sola Grazia sufficiente Dismas si sarebbe certamente dannato per sua propria colpa (di Gestas)”.

                      Ovviamente tra parentesi il nome che volevo mettere era Dismas.

                  • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a Max

                    Quando ho scritto

                    “La nostra collaborazione è assolutamente necessaria, ma noi non collaboreremmo mai al Bene senza la Grazia efficace.

                    Nessuno si salva senza le opere e senza dire un “si” libero alla Grazia di Dio. Tuttavia è impossibile dire questo “si” senza la Grazia efficace.”

                    Intendevo dire per l’appunto che la nostra volontà è assolutamente necessaria ma sarebbe impossibile avere una volontà rivolta al Bene e alla conversione e alla salvezza se Dio non pre-muovesse, con la Sua volontà, la nostra volontà.

                    Ho cercato di spiegare la cosa in maniera più “organica” in questo https://www.uccronline.it/2017/02/05/le-conversioni-in-punto-di-morte-risposta-alle-obiezioni/#comment-185232 commento.

                    Riguardo al fatto che Dio decida che si salva, bisogna tenere a mente che Dio vuole la salvezza di tutti. Eppure non tutti si salvano.

                    Questo perché con alcuni Dio permette che la Sua volontà universale di salvezza non si compia, con altri invece agisce in maniera diversa.

                    Voglio farti due esempi classici che certo ti saranno noti: San Paolo e Giuda.

                    Dio ha voluto la salvezza sia di San Paolo che di Giuda.

                    Tuttavia la salvezza di San Paolo è stata voluta da Dio con volontà conseguente, assoluta ed efficace, predestinandolo alla Gloria da tutta l’eternità; la salvezza di Giuda, al contrario, è stata voluta da Dio con volonta antecedente, condizionale e inefficace. Questa è la riprovazione.

                    Riprovazione non significa che Dio predestini alla dannazione (DIO infatti predestina solo alla Gloria) ma che permetta la dannazione di alcuni (i reprobi) per un fine superiore, ovvero mostrare la Sua Giustizia.

                    Permettere non signiifca “causare”. Dio è il salvatore, cioè è l’autore della salvezza, ma la dannazione è opera e colpa dell’uomo.

                    Ecco perché chi si danna si danna per propria colpa e chi si salva si salva per Grazia di Dio.

                    Ti cito San Tommaso

                    “Dio riprova alcuni. Infatti abbiamo già detto che la predestinazione è una parte della provvidenza. Si è anche dimostrato che la provvidenza può ragionevolmente permettere qualche deficienza nelle cose ad essa sottoposte. Dunque, siccome gli uomini vengono indirizzati alla vita eterna dalla provvidenza divina, appartiene ad essa il permettere che alcuni manchino di raggiungere questo fine (ut permittat aliquos ab isto fine deficere). E ciò si dice riprovare.
                    Quindi come la predestinazione è parte della provvidenza relativamente a coloro che da Dio vengono ordinati alta salvezza eterna; così la riprovazione è parte della divina provvidenza rispetto a coloro che non raggiungono tale fine.
                    Quindi la riprovazione non dice soltanto prescienza: ma vi aggiunge concettualmente qualche cosa. Difatti, come la predestinazione include la volontà di conferire la grazia e la gloria, così la riprovazione include la volontà di permettere che qualcuno cada nella colpa, e che cada nella pena della dannazione per il peccato” (Somma teologica, I, 23, 3).

                    Ora, perché Dio è l’autore della salvezza mentre non è l’autore della dannazione?

                    Il motivo è semplice: perchè, se è vero che l’uomo non può fare positivamente il bene se non è spinto o ‘pre-mosso’ da Dio, al contrario può fare il male o “deficere” da sé, poiché il male è “privazione di bene” e la privazione o deficienza non hanno bisogno di un impulso divino. Un mancamento o privazione non richiede se non una causa deficiente. Il Creatore di ogni cosa e quindi anche della libertà umana può infallibilmente muoverla a determinarsi liberamente a fare un atto buono. Non la violenta, togliendole la libertà, ma la pre-muove a determinarsi liberamente. Infallibilità, efficacia, pre-mozione a determinarsi non significano violenza o necessità. Allo stesso modo, coi reprobi, semplicemente non la pre-muove (la loro volontà) a determinarsi a fare un atto buono ma, come spiegava San Tommaso, permette che cadano nella colpa e che muoiano in peccato mortale.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Max

            Perciò Max, semplificando:

            1) non esiste nessuno che muoia in Grazia senza essere pentito di eventuali peccati mortali (i veniali si scontano in Purgatorio, a meno che Dio non dia il dono della contrizione perfetta, che cancella anche i peccati veniali), come hai correttamente detto “il ladrone ha riconosciuto i propri peccati” ed è la stessa cosa che fa chiunque muoia in Grazia;

            2) tuttavia è impossibile riconoscere i propri peccati mortali, pentirsene (per i peccati mortali come detto il pentimento è assolutamente necessario) e morire in Grazia, se prima non si è stati raggiunti dalla Grazia efficace di Dio (Grazia Efficace che discende unicamente dalla Sua Misericordia);

            3) devozioni come la Coroncina, le orazioni di Santa Brigida, i nove venerdì del Sacro Cuore e cosi via sono devozioni alle quali Cristo ha legato proprio la promessa della perseveranza finale, ovvero che si morirà in Grazia e pentiti da eventuali peccati mortali, pentimento che è possibile solo per la Sua Misericordia. Tali Grazie vengono donate anche senza queste devozioni, ma a tali devozioni (che comunque sono del tutto facoltative per un cattolico) Cristo ha legato proprio delle promesse specifiche.

            Riguardo alla Grazia salvifica di Dio cito Padre Bellon, che è tomista come il sottoscritto http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=3014

            2. “Per grazia sufficiente s’intende l’impulso che Dio dà per accogliere la grazia.
            Questa grazia sufficiente la dà a tutti, perché vuole salvare tutti e per tutti Cristo è morto sulla croce.
            Tuttavia quando la grazia sufficiente è accolta, viene accolta per un’ulteriore grazia per la quale Dio aiuta la nostra volontà ad accoglierla.
            Questa ulteriore grazia viene chiamata grazia efficace.

            Con questo s’intende dire che anche il sì che diamo alla grazia di Dio è grazia di Dio: “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).

            3. Per cui la grazia sufficiente, se non è accompagnata dalla grazia efficace, non è ancora sufficiente a salvare, a portare in grazia.
            Si dice sufficiente perché in essa c’è la volontà di Dio di accordarla al singolo, ma il singolo la rifiuta.
            Quando la grazia rimane solo sufficiente è perché viene bloccata dalla cattiva volontà dell’uomo che non la vuole ricevere.

            4. Se invece questa grazia sufficiente viene accolta lo si deve al fatto che l’uomo non ha messo ostacolo e ha lasciato che la grazia sufficiente diventasse anche efficace.Ma, come ho detto precedentemente, l’uomo non può accordare questo consenso se non per un’ulteriore grazia di Dio.

            Se le mie parole non ti hanno convinto spero che Bellon lo abbia fatto, avendo lui spiegato ciò che ho detto io in modo molto più sintetico. 😉

          • Sophie ha detto in risposta a Max

            Sono delle preghiere che convertono gli agonizzanti, non è che si salvano senza alcun merito. Si va in Cielo per un atto di profonda contrizione, nessuno va in Paradiso se prima non si pente, questo è poco ma sicuro. Perchè non la ritieni possibile in punto di morte? Non credi che anche il peccatore più incallito che si pente abbia bisogno del perdono di Dio?

            • Vincent Vega ha detto in risposta a Sophie

              Per l’appunto, Sophie, convertono

              Nessun assassino fiero di essere tale e in peccato mortale entrerà in cielo, come nessuno che abbia sulla coscienza dei peccati mortali di cui non si è pentito.

              Però, per l’appunto, la Misericordia di Dio causa la conversione di queste persone,, facendo sì che, ad esempio, l’assassino o lo squalo della finanza o il puttaniere incallito o lo spacciatore che era fiero di essere tale muoia pentito rinnegando i suoi atti, come il buon ladrone.

              Hai centrato magnificamente il punto. E noi questa Misericordia possiamo impetrarla per noi stessi e per gli agonizzanti con i doni che ci ha fatto Cristo, che essendo un buon Padre non si è limitato a lasciarci la Legge ma ci ha dato doni sovrabbondanti per morire in Grazia e aiutare gli altri a raggiungere la salvezza.

              Sia lodato Gesù Cristo.

            • Max ha detto in risposta a Sophie

              Non solo il peccatore piu’ incallito, nessuno entra in Cielo se non per Grazia di Dio, perche’ neppure l’uomo piu’ buono del mondo non merita questo dono di Dio.

              Ovviamente e’ possibile pentirsi in punto di morte ed andare in Cielo. Contesto il fatto che basti recitare la Coroncina, anche solo per uno scherzo tra gli amici, per avere questo tipo di conversione. Se non c’e’ la nostra volonta’, NOSTRA non di Dio, non si va da nessuna parte.
              Altrimenti avrebbe fatto solo dei fantocci, delle bambole senza volonta’, e non credo che un Dio d’amore possa mia fare una cosa del genere.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Max

                Ma è premio qui l’errore, Max.

                “Ovviamente e’ possibile pentirsi in punto di morte ed andare in Cielo. Contesto il fatto che basti recitare la Coroncina, anche solo per uno scherzo tra gli amici, per avere questo tipo di conversione. Se non c’e’ la nostra volonta’, NOSTRA non di Dio, non si va da nessuna parte”

                Come ti ho scritto sopra, in genere chi fa certe devozioni ha quel minimo di Fede che gli si fa desiderare la conversione per se o per altri, perciò il caso di cui hai parlato penso che sia inesistente o quasi.

                Riguardo alla nostra volontà, ciò che dici è vero, ma non esisterebbe una “nostra volontà” buona, tendente alla conversione, se Dio non la causasse con la Sua Grazia.

                Il concorso divino non è simultaneo o insieme alla creatura, come insegna il molinismo e come dici tu, perché in questo modo avremmo un assurdo parallelismo tra causa prima e causa seconda, tra volontà divina e libertà umana.

                Ma per S. Tommaso è una pre-mozione che mantiene l’ordine tra causa prima e seconda (S. Th., I, q. 105; De pot., q. 3, a. 7), nulla togliendo a quest’ultima, come invece fa l’occasionalismo, ma nulla sottraendo a Dio come fa il molinismo, che Lo rende co-autore alla pari con l’uomo della salvezza.

                Per sostenere la tesi molinista (cioè che l’uomo possa volersi salvare, desiderare la conversione e morire in stato di Grazia senza la pre-mozione divina, ma con un atto totalmente originato dalla propria volontà e solo dalla propria volontà) bisognerebbe ammettere delle eccezioni al principio di causalità universale di Dio ed ammettere che l’essere dei nostri atti liberi non venga da Dio come da causa prima. Ora tra la volontà di Dio e la nostra vi è un’analogia di attribuzione intrinseca per cui la libertà è predicata per prius et causaliter di Dio (analogato principale) e per posterius et effectualiter delle creature (analogati secondari).

                Quindi la volontà di Dio, Max, è prima e “primo-muove” la nostra (“agere sequitur esse”). Il nostro libero arbitrio è causa reale del suo atto (contro l’occasionalismo), ma non ne è la causa prima o concomitante (contro il molinismo, che poi è ciò che stai sostenendo tu): Dio è la causa prima che crea, conserva nell’essere e muove le cause seconde (S. Th., I, q. 83, a. 1, ad 3).

                S. Tommaso definisce l’essenza di libertà (libertà di esercizio) come “poter agire o non agire” (In I Sent., d. 33, q. 21). Ora “Dio agisce sulle creature secondo la loro natura e non contro essa” (S. Th., I-II, q. 10, a. 4). Perciò siccome la libertà è ordinata per natura al bene, la pre-mozione divina non violenta e non distrugge la libertà dandole un movimento contrario alla sua inclinazione naturale al bene, ma “est maxime naturalis” (S. Th., I-II, q. 10, a. 4) portando la libertà dalla sua tendenza al bene all’azione perfetta o buona.

                Infatti, come ti scrivevo sopra, la Grazia efficace attua la volontà umana, non la violenta p.

                Il tomismo, quindi, si erge come una vetta tra i due errori opposti del molinismo e dell’occasionalismo senza sopprime la causalità seconda (come fa l’occasionalismo, che spinge verso il quietismo) e senza considerare la causa seconda alla pari o concomitante con la causa prima (come fa il molinismo spingendo ad una sorta di volontarismo naturalista, è come purtroppo stai facendo tu, sostenendo inconsapevolmente il Molinismo -grave errore fu non condannare questa forma di pelagianesimo, perché tale è), ma insegnando che causa prima e seconda sono reali e cooperano in gerarchia di subordinazione del creato all’Increato.

                La Ventiquattresima ed ultima proposizione delle XXIV Tesi del Tomismo insegna: “Nessun agente creato influisce nell’essere di qualsiasi effetto, se non in forza di una mozione ricevuta dalla causa prima”. Vale a dire l’uomo NON PUÒ produrre un atto buono se prima non è stato mosso dalla causa prima che è Dio. (Chiaro?). Essa è l’ultima conclusione della Prima delle XXIV Tesi del Tomismo, la quale distingue potenza da atto e afferma che la potenza non passa all’atto da sé ma solo se “pre-mossa” da un ente già in atto.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Max

                Proprio qui, volevo scrivere, non “premio”.

              • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a Max

                Proprio qui, volevo scrivere, non “premio”.

            • Max ha detto in risposta a Sophie

              Comunque basta cosi’. Ora e’ meglio tornare a lavoro, non passo tutte le mie giornate a scrivere centinaia di commenti con lo stesso animo di Lutero in tutti i siti cattolici d’Italia.
              Ovviamente non parlo di te Sophie.

              • Sophie ha detto in risposta a Max

                Buon lavoro Max, Dio ti benedica.

                • lorenzo ha detto in risposta a Sophie

                  Non lasciarti traviare dimenticando che, pur essendo vero che nessuna nostra buona azione sarebbe tale se non per merito di Dio, pur tuttavia noi restiamo sempre liberi di rifiutare Dio: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.” (Ap 3.20)

                  Se ci salviamo, ci salviamo per merito di Dio.
                  Se ci danniamo, ci danniamo per demerito nostro.

                  Non dimenticare inoltre che la “presunzione di salvarsi senza merito” è un peccato contro lo Spirito Santo e che i peccati contro lo Spirito Santo sono gli unici peccati che saranno mai perdonati.

                  • Sophie ha detto in risposta a lorenzo

                    Non ho capito il tuo commento sotto il mio post.

                  • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a lorenzo

                    Per Lorenzo

                    “Non lasciarti traviare dimenticando che, pur essendo vero che nessuna nostra buona azione sarebbe tale se non per merito di Dio, pur tuttavia noi restiamo sempre liberi di rifiutare Dio: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.” (Ap 3.20)”

                    Sui nostri meriti cito Sant’Agostino http://www.augustinus.it/italiano/grazia_libero_arbitrio/index2.htm che poi ha la stessa dottrina tomista (che è sempre stata prediletta dal Magistero)

                    6. 15. “Ma i pelagiani dicono che la sola grazia non concessa secondo i nostri meriti è quella per la quale si assolvono all’uomo i peccati; invece quella che è data alla fine, cioè la vita eterna, è concessa in base ai nostri meriti precedenti. Rispondiamo dunque a costoro. Se infatti essi concepissero i nostri meriti riconoscendo che anche questi stessi sono doni di Dio, il loro concetto non sarebbe da respingere; ma poiché esaltano i meriti umani a tal punto da sostenere che l’uomo li possiede di per se stesso, senz’altro con piena ragione risponde l’Apostolo: Chi infatti ti distingue? Cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se non lo avessi ricevuto? 83. A chi pensa così, con la massima verità si può rispondere: Dio corona non i tuoi meriti, ma i suoi doni, se i tuoi meriti ti provengono da te stesso e non da lui. Se questi infatti provengono da te, sono nel male e Dio non li corona; ma se sono nel bene, sono doni di Dio, perché, come dice l’apostolo Giacomo: Ogni concessione ottima e ogni dono perfetto viene dall’alto, discendendo dal Padre della luce 84. Per questo dice anche Giovanni, precursore di Gesù: L’uomo non può ricevere alcunché, se non gli viene dato dal cielo 85 : sì, dal cielo, da cui venne anche lo Spirito Santo, quando Gesù ascese in alto, catturò la cattività, dette doni agli uomini 86. Se dunque i tuoi meriti nel bene sono doni di Dio, Dio non corona i tuoi meriti come tuoi meriti, ma come suoi doni.”

                    La stessa cosa detta anche qui http://www.augustinus.it/pensiero/teologo/vpsa_5_05_testo.htm

                    La grazia è un dono gratuito della divina benevolenza: questa è un’altra dottrina che Agostino difende contro i pelagiani 85, i quali sostenevano invece che ci viene data secondo i nostri meriti (Che poi è la stessa cosa che viene detta in questo topic, dove si insinua che l’uomo possa dire Si alla Grazia -e dire Si è un atto meritorio- senza che questo atto buono della volontà sia stato causato dalla Grazia Efficace di Dio) 86. Dono di Dio l’inizio della fede 87 – su questo punto riconosce di aver errato anch’egli un tempo 88 -, dono di Dio la perseveranza finale 89.

                    Ciò non esclude i meriti dell’uomo, ma li rende dipendenti dal dono della grazia: ” Non esistono dunque i meriti dei giusti? Esistono senza dubbio, perché sono giusti. Ma non sono esistiti perché diventassero giusti “. Perciò, ” quando Dio corona i nostri meriti non corona altro che i suoi doni ” 90; ” I meriti stessi sono un dono gratuito ” 91.”

                    Perciò, con buona pace di tutti i pelagiani, senza buone opere non ci si salva, ma è impossibile compiere buone opere e, ancora più impossibile, morire in Grazia, se Dio non usa la Sua Grazia efficace, l’unica salvifica. Se ci da la sola Grazia sufficiente moriremo sicuramente in peccato mortale, per nostra colpa, se ci da la Grazia efficace moriremo sicuramente in Grazia, per Suo merito.

                    Sulla Grazia efficace in quel testo che parla di Sant’Agostino si dice

                    ‘Dagli stessi principi dipende l’interpretazione esegeticamente restrittiva che negli ultimi anni dà del testo paolino 1 Tim 2, 4, particolarmente nell’ultimo anno 106, che svela l’aspetto più profondo del mistero. Dio infatti ha in serbo sempre una grazia che nessun cuore, per quanto duro, respinge; perché è data per togliere appunto la durezza del cuore 107.”

                    E questa è la Grazia efficace, che discende dalla Misericordia divina.

                    Poi Sant’Agostino si chiede

                    “Perché non la usa per tutti, ma permette che alcuni si perdano?”

                    E a questo ha risposto San Tommaso: per mostrare la Sua Giustizia. È per mostrare la Sua Giustizia che ad alcuni lascia la sola Grazia sufficiente, come ho cercato di spiegare qui https://www.uccronline.it/2017/02/05/le-conversioni-in-punto-di-morte-risposta-alle-obiezioni/#comment-185238

                    Oggi molti cattolici sono pelagiani e credono di essere co-autori della salvezza insieme a Dio, ecco perché la Misericordia di cui parla Papa Francesco non è capita da molti; perché non si capisce che è del tutto gratuita e totalmente antecedente a qualunque nostro merito, essendo anzi essa stessa causa e motivo dei nostri meriti.

                    Perciò quando scrivi

                    “pur tuttavia noi restiamo sempre liberi di rifiutare Dio”

                    Dici il vero. Epperò, se Dio usa la misura della Misericordia dandoci da la Sua Grazia efficace, attuando la nostra libertà nella sua tendenza naturale al Bene, noi non lo rifiuteremo mai, pur mantenendo la libertà ontologica di farlo. Allo stesso modo, se usa la Misura della Giustizia, dandoci la sola Grazia sufficiente, certamente moriremo in peccato mortale, perché per colpa nostra la rifiuteremo rendendola sterile.

  5. Vincent Vega ha detto

    Rispondo qui a Lorenzo che mi scrive, nell’altro topic https://www.uccronline.it/2017/02/04/massimo-gandolfini-non-accetto-nessuna-critica-verso-il-papa/#comment-185195

    “E’ tuttora dottrina di fede che chi si ostina a vivere in peccato mortale non si accosti all’Eucarestia”

    Come hai visto non è così, perché la Chiesa ammette già gli scismatici ortodossi ai Sacramenti, e lo scisma è peccato grave contro il primo comandamento.

    Vivere in stato di peccato grave oggettivo non implica il peccato mortale. Il peccato grave è una cosa, il peccato mortale un’altra.

    Se si escludono i divorziati risposati sempre e comunque; senza nemmeno fare discernimento, bisogna necessariamente tornare ad escludere anche gli scismatici, perché vivere in scisma non è materialmente meno grave che vivere in adulterio.

    ” il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha infatti recentemente ribadito:
    – «L’impegno del vivere in continenza per i divorziati risposati che vogliono accedere ai sacramenti non è superabile perché è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti».
    – «Non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce peccato mortale».”

    Ovviamente Müller non può aver fatto un errore così pacchiano come confondere la gravità del peccato in se (che nel caso di adulterio c’è sempre) con il peccato mortale (che c’è solo quando non ci sono attenuanti e vi è piena avvertenza e deliberato consenso).

    Infatti anche su un altro blog, dove ho commentato quella espressione infelice di Müller, essendo che il proprietario del blog la dottrina la conosce, si è rifiutato di leggere Müller come lo leggi tu, perché non può aver fatto un errore simile. Leggi
    Da qui https://pellegrininellaverita.com/2017/02/01/card-muller-conferma-croce-via/comment-page-1/#comment-29603 in poi i vari commenti.

    In ogni caso, se per assurdo fosse come ha detto Müller, è chiaramente non è così ma ammettiamolo un attimo for the argument’s sake, allora lo stesso discorso varrebbe per tutti gli altri peccati gravi, compresi gli scismatici impenitenti.

    • lorenzo ha detto in risposta a Vincent Vega

      L’autorità con la quale correggi gli errori del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ti è stata data dall’alto o te la sei auto attribuita?

      • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a lorenzo

        Non esiste peccato, per quanto grave, che privi della Grazia santificante e metta a rischio di dannazione, se non è commesso con piena avvertenza e deliberato consenso; basta che manchi una delle due e il peccato non è mortale; se è un atto intrinsecamente malvagio rimane grave materialmente (infatti non esistono situazioni nelle quali l’adulterio sia “buono” o giustificabile, invece l’omicidio ad esempio è un atto estrinsecamente malvagio, visto che uccidere per legittima difesa o in guerra giusta è lecito) ma il peccatore, se mancano o piena avvertenza o deliberato consenso, non è imputabile a colpa mortale; questa è una verità di Fede.

        Inoltre Müller ha parlato in quanto “Müller”, non in quanto prefetto della congregazione per la dottrina della Fede; stando così le cose, trovandoci di fronte all’opinione del Papa come dottore privato su come interpretare Al nella lettera ai vescovi argentini e all’opinione di Müller come dottore privato, per me fa Fede quanto ha detto il Papa; di fronte a due pronunciamenti non ufficiali e non Magisteriali fa Fede quello proveniente dalla persona più autorevole.

        Ricordo infine che Müller non è nuovo a scivoloni quando si esprime da dottore privato, basti pensare
        a cosa ha scritto nel suo libro “Dogmatica cattolica: studio e pratica della teologia” (Freiburg 2003, 5° edizione), dove nega il dogma della verginità di Maria. Per lui, lo cito, la verginità non ha a che fare con le “caratteristiche fisiologiche nel processo naturale della nascita di Gesù (come la non-apertura della cervice, l’incolumità dell’imene o l’assenza di doglie), ma con l’influsso salvifico e redentore della grazia di Cristo per la natura umana.”
        Ora, questa è una proposizione che in ambito teologico verrebbe definita haeretica, prava, scandalosa, perversa. Infatti il Catechismo dice chiaramente che
        499 “L’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria 160 anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. 161 Infatti la nascita di Cristo « non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l’ha consacrata ». 162 La liturgia della Chiesa celebra Maria come la •,4B”D2X<@H, « sempre Vergine ».163"

        Perciò la verginità di Maria è perpetua e integrale, riguarda cioè anche la verginità fisica. Dire il contrario è abbietta eresia.

        Vogliamo parlare poi della transustanziazione?

        Nel 2002, Müller pubblicò il libro "La Messa, fonte della vita cristiana" (St. Ulrich Verlag, Augsburg) in cui parla del Santissimo Sacramento. Sconsiglia però l’uso dei termini "corpo e sangue" per i doni eucharistici. Secondo Müller, questi termini potrebbero produrre dei "malintesi" e dice:

        "Corpo e sangue di Cristo non significano le parti fisiche dell’uomo Gesù durante la sua vita o nel suo corpo glorificato", il vescovo spiega: "Corpo e sangue significano qui piuttosto una presenza di Cristo nel segno mediato dal pane e del vino".
        La Santa Comunione esprime secondo Müller "la comunione con Gesù Cristo, mediante la consumazione di pane e vino."
        Egli paragona questo con una lettera che può significare un’amicizia fra due persone: "Presso il destinatario può, per così dire, rappresentare ed incarnare l’affetto del mittente". Müller spiega il pane ed il vino eucaristico come semplici "segni della presenza salvifica di Gesù."
        Monsignore Müller illustra il concetto di "transustanziazione" così: "L’essenza del pane e del vino deve essere definita in un senso antropologico. Il carattere naturale di questi doni [pane e vino] come frutti della terra e del lavoro umano, come prodotti naturali e culturali, consiste nella designazione del cibo e del ristoro delle
        persone e della comunità umana nel segno del pasto comune […].
        L’essere naturale del pane e del vino è trasformato da Dio nel senso che questo essere ora dimostra e realizza la comunione salvifica."

        Ora, anche questa è abbietta eresia, infatti il Concilio di Trento afferma, nel decreto sull'Eucaristia, che https://introiboadaltaredei.files.wordpress.com/2007/03/eucar1.pdf
        "Poiché, poi, Cristo, nostro redentore, disse che era veramente il suo corpo ciò che dava sotto la specie del pane (216), perciò fu sempre persuasione, nella chiesa di Dio, – e lo dichiara ora di nuovo questo santo concilio – che con la consacrazione del pane e del vino si opera la trasformazione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo, nostro signore (217), e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue.
        Questa trasformazione, quindi, in modo adatto e proprio è chiamata dalla santa chiesa cattolica transustanziazione."

        Questo significa che la sostanza è realmente quella del corpo e sangue di Cristo, e che solo gli accidenti rimangono immutati, cosa ribadita anche nell'Enciclica

        Mysterium fidei di Paolo VI (3 settembre 1965):
        « Avvenuta la transustanziazione, le specie del pane e del vino senza dubbio acquistano un nuovo fine, non essendo più l'usuale pane e l'usuale bevanda, ma il segno di una cosa sacra e il segno di un alimento spirituale; ma intanto acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una nuova "realtà", che giustamente denominiamo ontologica. Giacché sotto le predette specie non c'è più quel che c'era prima, ma un'altra cosa del tutto diversa; e ciò non soltanto in base al giudizio della fededella Chiesa, ma per la realtà oggettiva, poiché, convertita la sostanza o natura del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, nulla rimane più del pane e del vino che le sole specie, sotto le quali Cristo tutto intero è presente nella sua fisica "realtà" anche corporalmente, sebbene non allo stesso modo con cui i corpi sono nel luogo. »

        E tutti questi dogmi, verità di Fede, sono negate da Müller quando scrive

        "Corpo e sangue di Cristo non significano le parti fisiche dell’uomo Gesù durante la sua vita o nel suo corpo glorificato".

        Per l'appunto; si tratta di un'altra abbietta eresia di Müller.

        Perciò sinceramente do il peso che merita alla sua dichiarazione secondo la quale non ci sarebbero circostanze nelle quali l'adulterio non sia peccato mortale, perché è una dichiarazione materialmente eretica anch'essa, non esistendo alcun peccato mortale senza piena avvertenza o deliberato consenso.

        Per concludere, ripeto che se non è possibile ammettere in nessun caso i divorziati risposati all'Eucaristia perché vivono in situazione oggettiva di peccato grave, coi loro rapporti sessuali, nemmeno dove vi siano attenuanti che limitano la loro colpevolezza rendendo il loro peccato non mortale, allora la stessa esclusione deve essere fatta nei confronti dei cristiani ortodossi, che vivendo in scisma vivono in una situazione oggettiva di peccato grave tanto quanto i divorziati risposati.

        Lo scisma infatti è peccato grave contro il primo comandamento, i rapporti sessuali nel secondo matrimonio sono peccato grave contro il sesto comandamento. Se le attenuanti, anche quando presenti, non possono permettere l'accesso ai Sacramenti dei divorziati risposati, allora lo stesso deve dirsi per i cristiani ortodossi.

        E nemmeno si può tirare fuori la storia della contro-testimonianza sul matrimonio, che è figura dello sposalizio tra Cristo e la Chiesa, posta in essere dai divorziati risposati, poiché:

        1) se vanno a comunicarsi in un'altra parrocchia dove non sono conosciuti il pericolo di scandalo non sussiste;

        2) se i divorziati risposati devono essere esclusi anche quando soggettivamente non colpevoli di peccato mortale, in quanto contro-testimonianza del matrimonio sacramentale che è figura dello sposalizio tra Cristo e la Chiesa, la stessa esclusione deve essere imposta agli scismatici eterortodossi orientali, perché essi sono contro- testimonianza, col loro scisma impenitente, dell'unità del corpo mistico della Chiesa per la quale Cristo che pregato il Padre in Giovanni 17,21.

        Penso di aver finito.

      • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a lorenzo

        Non esiste peccato, per quanto grave, che privi della Grazia santificante e metta a rischio di dannazione, se non è commesso con piena avvertenza e deliberato consenso; basta che manchi una delle due e il peccato non è mortale; se è un atto intrinsecamente malvagio rimane grave materialmente (infatti non esistono situazioni nelle quali l’adulterio sia “buono” o giustificabile, invece l’omicidio ad esempio è un atto estrinsecamente malvagio, visto che uccidere per legittima difesa o in guerra giusta è lecito) ma il peccatore, se mancano o piena avvertenza o deliberato consenso, non è imputabile a colpa mortale; questa è una verità di Fede.

        Inoltre Müller ha parlato in quanto “Müller”, non
        in quanto prefetto della congregazione per la dottrina della Fede; stando così le cose, trovandoci di fronte all’opinione del Papa come dottore privato su come interpretare Al nella lettera ai vescovi argentini e all’opinione di Müller come dottore privato, per me fa Fede quanto ha detto il Papa; di fronte a due pronunciamenti non ufficiali e non Magisteriali fa Fede quello proveniente dalla persona più autorevole.

        Ricordo infine che Müller non è nuovo a scivoloni quando si esprime da dottore privato, basti pensare
        a cosa ha scritto nel suo libro “Dogmatica cattolica: studio e pratica della teologia” (Freiburg 2003, 5° edizione), dove nega il dogma della verginità di Maria. Per lui, lo cito, la verginità non ha a che fare con le “caratteristiche fisiologiche nel processo naturale della nascita di Gesù (come la non-apertura della cervice, l’incolumità dell’imene o l’assenza di doglie), ma con l’influsso salvifico e redentore della grazia di Cristo per la natura umana.”

        Ora, questa è una proposizione che in ambito teologico verrebbe definita haeretica, prava, scandalosa, perversa. Infatti il Catechismo dice chiaramente che
        499 “L’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria 160 anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. 161 Infatti la nascita di Cristo « non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l’ha consacrata ». 162 La liturgia della Chiesa celebra Maria come la •,4B”D2X<@H, « sempre Vergine ».163"

        Perciò la verginità di Maria è perpetua e integrale, riguarda cioè anche la verginità fisica. Dire il contrario è abbietta eresia.

        Vogliamo parlare poi della transustanziazione?

        Nel 2002, Müller pubblicò il libro “La Messa, fonte della vita cristiana” (St. Ulrich Verlag, Augsburg) in cui parla del Santissimo Sacramento. Sconsiglia però l’uso dei termini “corpo e sangue” per i doni eucharistici. Secondo Müller, questi termini potrebbero produrre dei “malintesi” e dice:

        Corpo e sangue di Cristo non significano le parti fisiche dell’uomo Gesù durante la sua vita o nel suo corpo glorificato“, il vescovo spiega: “Corpo e sangue significano qui piuttosto una presenza di Cristo nel segno mediato dal pane e del vino”.
        La Santa Comunione esprime secondo Müller “la comunione con Gesù Cristo, mediante la consumazione di pane e vino.”
        Egli paragona questo con una lettera che può significare un’amicizia fra due persone: “Presso il destinatario può, per così dire, rappresentare ed incarnare l’affetto del mittente”. Müller spiega il pane ed il vino eucaristico come semplici “segni della presenza salvifica di Gesù.”
        Monsignore Müller illustra il concetto di “transustanziazione” così: “L’essenza del pane e del vino deve essere definita in un senso antropologico. Il carattere naturale di questi doni [pane e vino] come frutti della terra e del lavoro umano, come prodotti naturali e culturali, consiste nella designazione del cibo e del ristoro delle
        persone e della comunità umana nel segno del pasto comune […].
        L’essere naturale del pane e del vino è trasformato da Dio nel senso che questo essere ora dimostra e realizza la comunione salvifica.”

        Ora, anche questa è abbietta eresia, infatti il Concilio di Trento afferma, nel decreto sull’Eucaristia, che https://introiboadaltaredei.files.wordpress.com/2007/03/eucar1.pdf
        “Poiché, poi, Cristo, nostro redentore, disse che era veramente il suo corpo ciò che dava sotto la specie del pane (216), perciò fu sempre persuasione, nella chiesa di Dio, – e lo dichiara ora di nuovo questo santo concilio – che con la consacrazione del pane e del vino si opera la trasformazione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo, nostro signore (217), e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue.
        Questa trasformazione, quindi, in modo adatto e proprio è chiamata dalla santa chiesa cattolica transustanziazione.”

        Questo significa che la sostanza è realmente quella del corpo e sangue di Cristo, e che solo gli accidenti rimangono immutati, cosa ribadita anche nell’Enciclica

        Mysterium fidei di Paolo VI (3 settembre 1965):
        « Avvenuta la transustanziazione, le specie del pane e del vino senza dubbio acquistano un nuovo fine, non essendo più l’usuale pane e l’usuale bevanda, ma il segno di una cosa sacra e il segno di un alimento spirituale; ma intanto acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una nuova “realtà”, che giustamente denominiamo ontologica. Giacché sotto le predette specie non c’è più quel che c’era prima, ma un’altra cosa del tutto diversa; e ciò non soltanto in base al giudizio della fededella Chiesa, ma per la realtà oggettiva, poiché, convertita la sostanza o natura del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, nulla rimane più del pane e del vino che le sole specie, sotto le quali Cristo tutto intero è presente nella sua fisica “realtà” anche corporalmente, sebbene non allo stesso modo con cui i corpi sono nel luogo. »

        E tutti questi dogmi, verità di Fede, sono negate da Müller quando scrive

        “Corpo e sangue di Cristo non significano le parti fisiche dell’uomo Gesù durante la sua vita o nel suo corpo glorificato”.

        Per l’appunto; si tratta di un’altra abbietta eresia di Müller.

        Perciò sinceramente do il peso che merita alla sua dichiarazione secondo la quale non ci sarebbero circostanze nelle quali l’adulterio non sia peccato mortale, perché è una dichiarazione materialmente eretica anch’essa, non esistendo alcun peccato mortale senza piena avvertenza o deliberato consenso.

        Per concludere, ripeto che se non è possibile ammettere in nessun caso i divorziati risposati all’Eucaristia perché vivono in situazione oggettiva di peccato grave, coi loro rapporti sessuali, nemmeno dove vi siano attenuanti che limitano la loro colpevolezza rendendo il loro peccato non mortale, allora la stessa esclusione deve essere fatta nei confronti dei cristiani ortodossi (che in realtà non sono “ortodossi” manco un po’, avendo diverse eresie nella loro dottrina), che vivendo in scisma vivono in una situazione oggettiva di peccato grave tanto quanto i divorziati risposati.

        Lo scisma infatti è peccato grave contro il primo comandamento, i rapporti sessuali nel secondo matrimonio sono peccato grave contro il sesto comandamento. Se le attenuanti, anche quando presenti, non possono permettere l’accesso ai Sacramenti dei divorziati risposati, allora lo stesso deve dirsi per i cristiani ortodossi.

        E nemmeno si può tirare fuori la storia della contro-testimonianza sul matrimonio, che è figura dello sposalizio tra Cristo e la Chiesa, posta in essere dai divorziati risposati, poiché:

        1) se vanno a comunicarsi in un’altra parrocchia dove non sono conosciuti il pericolo di scandalo non sussiste;

        2) se i divorziati risposati devono essere esclusi anche quando soggettivamente non colpevoli di peccato mortale, in quanto contro-testimonianza del matrimonio sacramentale che è figura dello sposalizio tra Cristo e la Chiesa, la stessa esclusione deve essere imposta agli scismatici eterortodossi orientali, perché essi sono contro- testimonianza, col loro scisma impenitente, dell’unità del corpo mistico della Chiesa per la quale Cristo ha pregato il Padre in Giovanni 17,21.

        Penso di aver finito.

  6. Pippo ha detto

    sulla base di cosa si afferma che Mitterand si sia “convertito” in punto di morte? Dalla testimonianza del suo medico pare abbia scelto l’eutanasia.

  7. Fabio ha detto

    Io tengo esposta nella mia stanza una piccola immagine di Gesù Cristo, quella come Egli si presentò a Santa Faustina Kowalska, per intenderci.
    Almeno una volta al giorno m’inginocchio dinanzi ad Essa e mi faccio il segno della croce.
    Sono particolarmente devoto alla coroncina della Divina misericordia, più del rosario.
    Spesso, per i casi più disperati, l’ho usata nelle mie preghiere, sia per le persone viventi, sia per quelle defunte, talvolta ho pregato anche per le anime di noti personaggi del passato, (di cui non faccio i nomi), morti in circostanze drammatiche o mai chiarite del tutto, oppure dal passato moralmente eccepibile, fiducioso di ottener ascolto da Gesù Cristo, indipendentemente dal luogo dove potessero trovarsi quelle anime.
    Dio governa ogni cosa e ha potere anche sull’inferno. La Sua Misericordia è Grande, ed io ho fiducia che se un vivente si sente in cuor suo di pregare per un’anima potenzialmente all’inferno, Egli ne tenga conto.
    Gesù Cristo disse infatti a Santa Faustina Kowalska testuali parole: “Parla al mondo della mia infinita misericordia. Dì loro che desidero salvarli tutti.”
    Ed è proprio quel “salvarli tutti”, che mi indusse non poche volte a pregare per anime potenzialmente dannate.
    Quanto è Grande la Misericordia di Dio e di Gesù verso gli uomini, così altrettanto dovrebbe essere il nostro desiderio di non sapere di anime all’inferno.
    Se il Signore vuole, può afferrare per un braccio l’anima di una persona finita all’inferno e strapparla via da quel luogo di dolore. Egli lo può fare nel momento in cui l’anima di un vivente prega con smisurato abbandono e fervore compassionevole per quell’anima defunta.
    Io non ho la certezza teologica che sia così, ma è la mia fiducia nell’infinita Misericordia di Cristo, che mi porta a scrivere così.
    Personalmente, prima di recitare la coroncina in questione, mi aspergo con dell’acqua santa che tengo in casa, inoltre confesso a Dio le mie eventuali colpe o peccati, come lo farei col sacerdote.
    A Dio nulla deve essere tenuto nascosto, anche la cosa più vergognosa va confidata a Lui.

    • lorenzo ha detto in risposta a Fabio

      Non scrivere: “Se il Signore vuole, può afferrare per un braccio l’anima di una persona finita all’inferno e strapparla via da quel luogo di dolore.”

      Infatti: “… Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te.” [Sant’Agostino, Sermo CLXIX, 13].

      • Fabio ha detto in risposta a lorenzo

        Caro Lorenzo, mi complimento con te, se tanta è la tua sapienza teologica che ti permette di redarguirmi come lo farebbe un anziano sacerdote con un adolescente, ma io, nella mia ignoranza in materia teologica, mi limito a riportare le emozioni e i sentimenti che suscitano nel mio animo le parole di Gesù Cristo.
        Poi, sarà forse un mio difetto che mi porto appresso dall’adolescenza, ma in ogni mia scelta importante della vita e, non necessariamente attinente alla Fede, son sempre stato solito dire “se Dio vuole”, allo stesso modo di come i musulmani proferiscono “Inshallah”, ossia mi rimetto nelle Sue mani, indipendentemente da ciò che desidererei io.
        Sia fatta cioè la Sua volontà, prima della mia. Anche Gesù Cristo disse questo, nell’orto degli olivi.

    • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a Fabio

      Fabio, purtroppo è impossibile tirare fuori le anime dall’inferno. L’apocatastasi è stata condannata al Concilio di Costantinopoli.

      E credimi, piacerebbe anche a me che si potesse svuotare l’inferno (dopotutto in Purgatorio si possono scontare le pene anche dei peccati peggiori) ma purtroppo la Chiesa ha condannato questa possibilità. Come ha condannato l’idea che non esistano i dannati (cioè che, de facto, Dio salvi tutti).

      Innanzitutto il secondo Concilio di Costantinopoli condanna la dottrina secondo la quale la pena dei dannati potrà avere fine, stabilendo dogmaticamente che

      “Se qualcuno dice che il castigo dei demoni e degli uomini empi è temporaneo o che esso avrà fine dopo un certo tempo, cioè ci sarà un ristabilimento (apocatastasi) dei demoni o degli uomini empi, sia anatema” (cito il Denzinger 411).

      Per quanto riguarda la possibilità che nessuno ci finisca all’inferno; e che tutti siano salvati almeno in punto di morte, prima della morte vera e propria, cito il IV Concilio Lateranense (purtroppo ce l’ho a disposizione solo in inglese) http://www.documentacatholicaomnia.eu/03d/1215-1215,_Concilium_Lateranum_IIII,_Documenta_Omnia,_EN.pdf

      “He will come at the end of time to judge the living and the dead, to render to every person according to his works, both to the reprobate and to the elect. All of them will rise with their own bodies, which they now wear, so as to receive according to their deserts, whether these be good or bad; for the latter perpetual punishment with the devil, for the former eternal glory with Christ”.

      La Chiesa quindi insegna infallibilmente che Cristo ricompenserà ogni persona secondo le sue opere, i reprobi con una pena eterna, gli eletti (predestinati alla gloria) con una eterna ricompensa. I primi con una resurrezione di gloria, i secondi con una resurrezione di condanna.

      Questo implica che, necessariamente, esistano dei reprobi, ovvero dei dannati. Purtroppo.

      Il Concilio di Firenze ha insegnato la stessa cosa

      ” Thence he shall come to judge the living and the dead. At his coming all shall rise again with their bodies, and shall give an account of their own deeds. Those who have done good shall go into eternal life, but those who have done evil shall go into eternal fire”.

      E cioè che la Resurrezione includerà gli eletti e i reprobi, coloro che hanno fatto il bene e coloro che hanno fatto il male, questi ultimier essere puniti col demonio nel fuoco eterno.

      E anche il Concilio di Trento, sessione VI, capitolo III, conferma

      “Ma benché egli sia risorto per tutti (57), tuttavia non tutti ricevono il beneficio della sua morte, ma solo quelli cui viene comunicato il merito della sua passione. Come infatti gli uomini, in concreto, se non nascessero dalla discendenza del seme di Adamo, non nascerebbero ingiusti, proprio perché con questa propagazione, quando vengono concepiti, contraggono da lui la propria ingiustizia: cosí se essi non rinascessero nel Cristo, non potrebbero mai essere giustificati, proprio perché con quella rinascita viene attribuita loro, per il merito della sua passione la grazia per cui diventano giusti. Per questo beneficio l’apostolo ci esorta a rendere sempre grazie al Padre, che ci ha fatti degni di partecipare alla eredità dei santi nella luce, che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del Figlio del suo amore, nel quale abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati (58).”

      Questo fermo restando che sarebbe bello poter credere che tutti si salvino. Ma con i doni che ci ha fatto Cristo oossiamo impetrare la Grazia della conversione per moltissime persone.

      • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a Ghigo Renzulli

        Possiamo impetrare, volevo scrivere.

        Riguardo a questo

        “La Chiesa quindi insegna infallibilmente che Cristo ricompenserà ogni persona secondo le sue opere, i reprobi con una pena eterna, gli eletti (predestinati alla gloria) con una eterna ricompensa. I primi con una resurrezione di gloria, i secondi con una resurrezione di condanna.”

        Volevo scrivere “I primi con una resurrezione di condanna, i secondi con una resurrezione di gloria.” visto che i “primi” di cui si è parlato li erano i reprobi, che ovviamente non possono avere una resurrezione di gloria.

        • Fabio ha detto in risposta a Ghigo Renzulli

          Ciao Ghigo, grazie delle informazioni teologiche che mi hai riportato, le quali mi erano pressoché ignote.
          Emotivamente, se dipendesse da me, credimi, terrei all’inferno solamente le anime degli assassini o dei mostri recidivi, ossia quelle anime che in vita ripeterono più volte la stessa grave colpa e che non furono mai mosse da un sentimento di rimorso per il male fatto, tanto meno dall’istinto di chiedere perdono a Cristo.
          Tutte le altre le salverei, ma purtroppo non dipende da me.
          Anzi, per questo mio istinto di pietà, rischierei pure l’anatema dalla Chiesa, stando alle fonti che mi hai riportato tu.

  8. Fabio ha detto

    Caro Steve, i tuoi quesiti sono più che legittimi e analitici.
    Molte volte anch’io, pur se credente, mi sono posto il tuo stesso quesito: perché mai un ateo dovrebbe finire condannato da Dio, in quanto reo della sua condizione di non credente?
    Io non sono un sacerdote o un teologo, quindi non ho una risposta intellettualmente certa da poter dare alla tua e mia domanda, ma pur senza cadere in quella che tu ritieni banalità o macchinazione, da semplice uomo credente in Dio, la sola cosa che mi sento di rispondere è che non si vada affatto all’inferno in quanto atei, ma come si è vissuta la condizione di atei.
    Credo che un tiepido credente o un apostata, abbia molte più probabilità di dannarsi, rispetto ad un ateo recidivo, ma mosso da grandi slanci di benevolenza verso il prossimo.
    Non dimenticare quello che Gesù disse alle genti: “Il comandamento più grande è quello di amare Dio con tutto il cuore, la mente e l’anima, ma ora io ve ne do un altro importante, ed è quello che viene subito dopo, ossia di amarvi fra di voi.”

    Se si è atei, ma si è messo in pratica almeno il secondo comandamento datoci da Cristo, credo ci si possa salvare.

  9. sara ha detto

    Hmmm….un piccolo appunto…

    Molto molto bello sarebbe se sapessi di morire di morte naturale, un privilegio, oggi concesso a pochi, forse valeva per altri tempi…

    A volte penso, forse Che Dio non ha cuore la morte dei suoi figli?…e le morti tragiche? Quelle dove il tempo di pensare non ce l’hai?…o i suicidi per malattie mentali dove la capacita’ di comprendere non ce l’hai….bello sarebbe credere alla morte come un passaggio sul tuo letto in cui sai esattamente quando stai per trapassare.

    Gli ebrei consideravano le morti tragiche, una maledizione.

    Io non lo so, a volte mi chiedo forse se li e’ portati via nel momento ” migliore”.. della loro vita, avesse aspettato qualche giorno in piu’ o minuto in piu’ si sarebbero dannati. Per altri non so, forse semplicemente e’ andata cosi’ e saranno giudicati per le loro opere..

    E mi chiedo dunque se e’ vero che in punto di morte a qualcuno e’ concesso di convertirsi perche’ ad altri non e’ dato tale privilegio.

    La cosa mi spinge a pensare a non tranquillizzarmi affatto sul ” punto di morte” perche’ per me forse non ci sara’ mai un punto di morte e per cui la chiesa mi insegna a vivere da cristiano l’ oggi e da convertita, sempre, che ogni attimo e’ buono per dannarmi, poiche’ non so’ ne’ l’ora ne’ il giorno, la mia vita e’ il presente, sperando di chiudere gli occhi in grazia io mi metterei comunque all’inferno, il resto non e’ che manna dal cielo.

    • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a sara

      Per Sara

      “Io non lo so, a volte mi chiedo forse se li e’ portati via nel momento ” migliore”.. della loro vita, avesse aspettato qualche giorno in piu’ o minuto in piu’ si sarebbero dannati. Per altri non so, forse semplicemente e’ andata cosi’ e saranno giudicati per le loro opere..”

      Dipende. Dio se vuole può convertire anche una persona morta di morte improvvisa in peccato mortale, infatti negli istanti che precedono la separazione dell’anima dal corpo Egli può concedere la Grazia della perseveranza finale, cosa che ha promesso senza eccezioni ad esempio a chi fa alcune devozioni che ha donato a certi Santi.

      Supponiamo che oggi Gianni, che ha appena commesso peccato mortale, esca di casa e, con questo peccato mortale sulla coscienza, faccia un incidente e muoia. Ebbene Dio può dargli, prima che l’anima si separi dal corpo (nel passaggio tra la morte apparente e la morte reale), la Grazia efficace tramite la quale questa persona certamente si convertirà, essendo la Grazia efficace intrinsecamente efficace (dato che attua la volontà verso il Bene), è la stessa Grazia di cui Sant’Agostino diceva che “nessun cuore, per quanto indurito, rifiuta, perché è data proprio per togliere la durezza di cuore”).

      Riguardo a questo

      “E mi chiedo dunque se e’ vero che in punto di morte a qualcuno e’ concesso di convertirsi perche’ ad altri non e’ dato tale privilegio.”

      È il mistero della Giustizia e della Misericordia di Dio: ad alcuni lascia solo la Grazia sufficiente, che è veramente sufficiente per salvarsi ma che l’uomo rifiuta sempre per la propria cattiva volontà; la Grazia sufficiente discende dalla Giustizia di Dio, e per Giustizia la da a tutti (altrimenti comanderebbe l’impossibile). Poi c’è la Grazia efficace, che discende unicamente dalla Misericordia di Dio, e questa Grazia è l’unica salvifica.

      Se vuoi avere la certezza di morire in Grazia ti consiglio di fare quelle devozioni di cui abbiamo parlato sopra io e Sophie, che sono state volute da Nostro Signore proprio per questo; ovviamente sei libera di non farle, la Sua promessa rimane per chi sceglie di farne tesoro. 🙂

      • sara ha detto in risposta a Ghigo Renzulli

        Nn credo sia come Dici tu VINCENT, non credo bastino formulette,non credo Dio faccia favoritismi, ne’ credo che dopo aver commesso atrocita’ basti una piccola esperienza premorte per mettere i conti a posto.

        Io per ora credo meno alle storie, seppur speranzose e belle, e molto al Vangelo. Che e’ e rimane PAROLA DI DIO.

        • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a sara

          Ma non sono formulette, sono preghiere. Che servono per la conversione. Chi non vuole farne tesoro non lo faccia, non è un obbligo.

          • sara ha detto in risposta a Ghigo Renzulli

            Preghiere da prendere con le dovute precauzioni.

            Non sia mai che si finisca col credere che Bastino a para()ularsi per tutto cio’ che si e’ compiuto o si fara’. Certo aiutano ma poi ci si fossilizza e si perde di vista il resto…

            Sara’ che non mi piacciono le preghiere pre impostate, specie se promettono qualcosa…mi sembra di farle solo ad uno scopo per stare piu’ tranquilla, mi sembra di trattare Dio come un bancario…bu?..

            Una volta ho fatto quella dei 12 mesi di Santa Brigida mi pare, che prometteva tutta una serie di Grazie…andava recitata tutti i giorni..be’ morale…

            L’ultima settimana l’ho saltata…hahahha….non ce l’ho fatta. Ho sta pecca.

            Odio le formule,le ricette, non sopporto il vincolo, o sentirmi una pressione, per questo in tutto ci lascio un pezzo di imperfezione creativa.

            Per questo adoro le preghiere spontanee, ma haime’ ci son cose che non possono esulare la ritualita’ in preghiere preimpostate( salmi) che sono canti e inni di lode in comunione con la Santa Chiesa.

            Diciamo che c’e’ bisogno di entrambi. Ridursi a fare solo uno dei due cade nel lassismo o nel rigorismo…

        • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a sara

          Anche per i nove venerdì del Sacro Cuore Gesù ha fatto la stessa promessa (cioè per chi si comunicherà per nove mesi consecutivi al primo venerdì del mese con l’intento di onorare il Suo Sacro Cuore)

          Ha detto a Santa Margherita Alocoque
          http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/g-i-primi-venerdi-del-mese.asp

          “A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d’ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.”

          Cioè la stessa promessa che ha fatto riguardo alla Coroncina della Divina Misericordia. http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/coroncina-della-divina-misericordia.asp

          “Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola….(Quaderni…, II, 122)

          2)Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 – 205)

          3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell’ultima lotta (Quaderni…, V, 124).

          Questi sono doni della Misericordia di Dio, non “formulette” come le chiamate tu e Max.

          Santa Faustina scrive, nel suo diario, di questa esperienza, cito da qui http://www.santorosario.net/santafaustina.htm

          “La prima anima salvata. — Mi trovavo in sanatorio a Pradnik. In piena notte, venni svegliata all’improvviso. Compresi che un’anima si trovava nella necessità urgente che qualcuno pregasse per lei. Mi recai in corsia e vidi una persona già entrata in agonia. All’improvviso, udii interiormente questa voce: «Recita la coroncina che ti ho insegnato». Corsi a prendere il rosario e, in ginocchio accanto all’agonizzante, recitai la coroncina con tutto il fervore di cui ero capace. A un tratto, l’agonizzante aprì gli occhi e mi guardò. La mia coroncina non era ancora terminata e già quella persona era spirata con una singolare serenità dipinta sul volto. Avevo chiesto ardentemente al Signore di mantenere la promessa fattami a proposito della coroncina, ed egli mi fece conoscere che, in quell’occasione, l’aveva mantenuta. Fu la prima anima salvata grazie a questa promessa del Signore.
          Rientrata nella mia stanzetta, udii queste parole: «Nell’ora della morte, difenderò come mia gloria ogni anima che reciterà la coroncina. Se un’altra persona la reciterà presso un moribondo, otterrà per lui il medesimo perdono».

          “La morte di un giovane uomo. — Questa sera vidi morire un uomo ancora giovane. La sua agonia fu straziante e prolungata. Incominciai per lui la coroncina. Giunta alla fine, l’agonia di quell’uomo continuava. Udii dentro di me: «Prosegui a recitare la coroncina». Tutto a un tratto, sperimentai la grande maestà di Dio e la sua giustizia. Tremavo di spavento per quel giovane, ma non cessavo di implorargli misericordia dal Signore. Mi tolsi dal petto la piccola croce consegnatami nel giorno in cui pronunciai i miei voti e la posai sul petto dell’agonizzante. Dicevo: «Gesù, guarda quest’anima con lo stesso amore con il quale guardasti me nel giorno dei miei voti religiosi e non dimenticare la promessa che facesti in favore di coloro che, mediante questa coroncina, invocheranno la tua misericordia sui morenti». Mentre pregavo in questo modo, il moribondo cessò di soffrire e spirò in pace. Non è mai il caso di stancarsi quando si prega per gli agonizzanti!”

          “In una casa sconosciuta. — Oggi il Signore entrò nella mia stanza d’ospedale. Disse: «Ti porterò presso un peccatore agonizzante, e lì reciterai la coroncina. Devi ottenere per lui la fiducia nella mia misericordia, perché sta morendo disperato». Di colpo, mi trovai in un’abitazione sconosciuta. Un uomo attempato agonizzava e soffriva in modo atroce. La sua famiglia era nel pianto. Attorno a lui, scorsi demoni in grande numero. Avevo appena cominciato a pregare, quando essi si dispersero sibilando e lanciando minacce su di me. L’anima del morente si rasserenò. Riacquistò la pace e la fiducia. S’addormentò in Dio. Immediatamente, mi ritrovai nella mia stanza. Come possano avvenire queste cose, non lo so.”

          Ripeto, siete liberissimi comunque di non farne tesoro e/o di credere che queste sante canonizzate (di cui la Chiesa ha autenticato la rivelazione) si siano inventate tutto o abbiano avuto allucinazioni. Gli atei ragionano allo stesso modo.

          Io ai Santi e alle rivelazioni approvate dalla Chiesa ci credo e ritengo che questi siano doni inestimabili per la salvezza di innumerevoli anime, doni che Cristo ci ha fatto.

          Ripeto, chi non ne vuole farne tesoro non lo faccia; non è obbligatorio.

          • Fabio ha detto in risposta a Ghigo Renzulli

            Ghigo, hai omesso un’altra promessa importante che Gesù fece a Santa Faustina Kowalska, in merito alla coroncina della Divina Misericordia, ossia questa, forse la più importante:

            “Desidero che la prima domenica dopo Pasqua, sia dedicata alla mia misericordia. Chi in quel giorno si sarà confessato e comunicato, otterrà piena remissione di colpe e peccati.”

      • Ghigo Renzulli ha detto in risposta a Ghigo Renzulli

        Quando ho scritto

        “Se vuoi avere la certezza di morire in Grazia ti consiglio di fare quelle devozioni di cui abbiamo parlato sopra io e Sophie, che sono state volute da Nostro Signore proprio per questo; ovviamente sei libera di non farle, la Sua promessa rimane per chi sceglie di farne tesoro. ”

        Ovviamente non volevo dire che chi non ne fa tesoro sia condannato. Le devozioni, anche quelle volute da Cristo stesso, son del tutto facoltative. Però per l’appunto il Signore ha promesso con certezza la Grazia della perseveranza finale per chi ne farà tesoro.

        È possibile la grazia della perseveranza finale per chi non ne fa tesoro? Ovviamente si.

        Però per l’appunto si vivrà sempre con la paura di dannarsi o di non sapere in che stato si sarà al momento della propria morte.

  10. Fabio ha detto

    Sara, che bel nome hai, compare molte volte anche nella Bibbia; i nomi di origine ebraica mi son sempre piaciuti, nobili e altrettanto umili.
    Tante volte mi son posto anch’io la tua domanda, ma non sono mai riuscito a trovare delle risposte soddisfacenti.
    C’è tuttavia una frase emblematica presente nella Bibbia, dove si racconta che Dio parlò a Mosè in questo modo: “Avrò pietà di chi vorrò aver pietà, ed avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia.”

    Dio è un grande mistero, Sara, anche per i pontefici.

    Considerando come è stata finora la mia vita, sebbene abbia sperimentato il dolore fin dalla prima adolescenza, (quindi potrei chiedere disperatamente al Cielo: “Padre, perché?), confesso pubblicamente di aver evitato la morte più volte nella mia vita, quindi, anche in questo caso, potrei chiedere al Cielo: “Padre, perché mi ami così tanto?”

    Io potevo odiare Dio, per quello che mi tolse, invece son qui a ringraziarlo di avermi sempre salvato da tante circostanze potenzialmente mortali.
    Io amo Dio, Sara. Lo sento davvero come mio padre, ma lo immagino anche come un dolcissimo nonno che veglia su di me, ma quello che non mi so spiegare è perché piango sempre come un bambino, anche ora, quando penso a Lui.

    Dio è un mistero, almeno per me, ma gli voglio veramente bene.

    • sara ha detto in risposta a Fabio

      Sono molto molto contenta per te.

      Poiche’ chi ha tanto sofferto ha due strade sicure: L’odio verso Dio o una forte e profonda ricerca verso Lui. E quando la ricerca e’ cosi’ forte Dio si fa’ trovare con segni forti. Lo so per esperienza.

      Mi fa molto piacere tu abbia scelto la seconda e non abbia fatto della tua sofferenza un ” vittimismo di comodo”.

  11. Ghigo Renzull ha detto

    ASSOLUTAMENTE straordinario questo articolo di Buttiglione http://www.lastampa.it/rw/Pub/Prod/PDF/Approccio%20di%20Giovanni%20Paolo%20II%20e%20di%20Francesco.pdf . Da leggere, meditare e ri-meditare.

    Tra l’altro ha parlato anche del Vademecum per confessori del 1997 sulla contraccezione facendo un parallelismo con Amoris Laetitia, cosa che, quando è stata fatta da me in passato, è stata criticata, sebbene avessi portato gli stessi suoi argomenti in questo articolo.

    Leggetelo tutto, spiega perfettamente la questione.

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