Il cammino di Albert Camus verso il Senso della vita, proprio come fecero i Magi

La conversione di Camus come i re MagiL’analogia del cammino dei Magi verso la capanna come un simbolo dell’uomo moderno che si mette in cammino per una risposta, per andare ad accogliere Colui che offre senso alla vita, è davvero azzeccata.

L’ha proposta oggi Papa Francesco nell’omelia dedicata alla festa dell’Epifania. «Questi uomini hanno visto una stella che li ha messi in movimento», ha detto. «Avevano il cuore aperto all’orizzonte e poterono vedere quello che il cielo mostrava perché c’era in loro un desiderio che li spingeva: erano aperti a una novità. I magi riflettono l’immagine di tutti gli uomini che nella loro vita non si sono lasciati anestetizzare il cuore. In tal modo, esprimono il ritratto dell’uomo che ha nostalgia di Dio».

Viene in mente il percorso esistenziale del filosofo Albert Camus, proprio due giorni fa è stato il suo anniversario di morte. Un esponente di quel profondo esistenzialismo ateo, lontano anni luce dal bambinesco laicismo di oggi, che si autogiustifica con gli scandalucci dei preti o sulle percentuali di scienziati atei. Per lui il problema era l’assoluta indifferenza del cosmo alla sua radicale domanda di senso, di significato della vita, al problema del male, ben descritto nel suo Il Mito di Sisifo. Non c’è giustizia, non c’è di che cercare e tutto è irragionevolezza: la natura umana chiede un significato che la realtà nasconde. Una visione tragica che però non lo portò mai nelle grossolane reti del materialismo storicista. Anzi, evidentemente non si chiuse nemmeno al pregiudizio, al “non c’è” risposta.

Solo chi cerca, trova. Come insegna il Papa, i Magi videro la stella perché cercavano, scrutavano il cielo, aspettavano una risposta più grande. Infatti tutta la tensione scientifica -lo ha ben spiegato l’astrofisico dell’Università di Milano, Marco Bersanelli-, altro non è, a suo modo, che «una manifestazione di quella inguaribile tendenza dell’essere umano a domandarsi il perché delle cose, mai sazio di risposte parziali. La ricerca scientifica mostra di avere il suo seme e le sue radici profonde proprio nel terreno dell’esigenza umana di soddisfazione e di senso» (M. Bersanelli e M. Gargantini, Solo lo stupore conosce, Rizzoli 2003, p. XII).

Proprio nel libro già citato, del 1942, Camus riconosce la tragicità di una vita ridotta al sopravvivere, vedendo il suicidio come l’unica risposta, nonché il problema fondamentale della filosofia. «La levata, il tram, le quattro ore di ufficio o di officina, la colazione, il tram, le quattro ore di lavoro, la cena, il sonno e lo svolgersi del lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato sullo stesso ritmo…Soltanto che, un giorno, sorge il “perché?”». Questo “perché” non è scontato, è già tanto se gli uomini moderni arrivano a percepire l’effemericità della vita che vivono. Proprio questa onestà intellettuale, l’ammettere che non siamo fatti per una risposta che non c’è, gli ha permesso di lasciare aperta la ragione: la natura non può esser un inganno! «O il mondo ha un senso più alto, o nulla è vero fuori di tali agitazioni».

Così Camus si mise in “cammino” e su di esso incontrò il pastore metodista Howard Mumma con cui strinse amicizia, diventando suo confidente. Nel 1956, un anno prima del Nobel, rivelò un suo cambiamento nel libro The fall, ringraziando infatti «numerose anime pie». Il critico francese Alain Costes fu il primo a parlare della sua conversione. Frequentava la messa a Parigi, lesse per la prima volta i Vangeli e interpretò il racconto della Genesi come una parabola dell’origine della coscienza umana: il tentativo dell’uomo di essere un dio, restando infelice perché non ha risposte da darsi. Arrivò così a chiedere il battesimo al reverendo Mumma: «Cosa significa nascere di nuovo? Cerco qualcosa che il mondo non mi sta dando», E, al termine della spiegazione: «Howard, io sono pronto». Camus era già battezzato come cattolico ed inoltre non desiderava appartenere ad una chiesa, così Mumma prese del tempo per rifletterci. Seppe però della morte improvvisa del filosofo in un incidente stradale, il 4 gennaio 1960. Ricordò le ultime parole che Camus gli disse, salutandolo: «Amico mio, io nel frattempo continuo a lottare per la fede». I dialoghi tra Mumma e Camus, citati in questo articolo, sono stati pubblicati da quest’ultimo in Albert Camus & the Minister (Paraclete Press 2000).

Ecco un esempio di uomo che, come i Magi, si è messo in cammino perché «sente la mancanza della propria casa, la patria celeste», come ha detto stamattina Francesco. «La santa nostalgia di Dio scaturisce nel cuore credente perché sa che il Vangelo non è un avvenimento del passato ma del presente. La santa nostalgia di Dio ci permette di tenere gli occhi aperti davanti a tutti i tentativi di ridurre e di impoverire la vita. La santa nostalgia di Dio è la memoria credente che si ribella di fronte a tanti profeti di sventura. Questa nostalgia è quella che mantiene viva la speranza della comunità credente che, di settimana in settimana, implora dicendo: “Vieni, Signore Gesù!”».

La redazione
(articolo inserito nell’archivio dedicato alle conversioni)

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9 commenti a Il cammino di Albert Camus verso il Senso della vita, proprio come fecero i Magi

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  1. Norberto ha detto

    Bellissimo! Complimenti!

  2. lorenzo ha detto

    “L’episodio dei magi ci descrive la vicenda spirituale degli uomini di cultura…”, lo aveva già scritto il cardinale Giacomo Biffi in una “rivisitazione ironica del politicamente corretto ecclesiale” degli anni 60.

    http://www.lanuovabqit/it/articoli-l-epifania-secondoil-quinto-evangelo-18562.htm

    • Domenico M. ha detto in risposta a lorenzo

      Ti ringrazio per aver portato alla mia conoscenza il libro del Cardinale Biffi, che sto leggendo con grandissimo gusto visto che è stato caricato online. Del prolifico e arguto Cardinale, se già non li conosci, ti consiglio sia una bellissima trattazione sull’aldilà che ha risolto molti miei dubbi in materia che la rivisitazione cristiana del libro “Pinocchio”.

  3. Francesco ha detto

    Proprio una cosa che avevo letto su Camus 2 giorni fa (coincidenza?!?!) mi aveva fatto venire dei dubbi.
    Oggi li avete dissipati!
    Grazie Mille!!!!

  4. Max ha detto

    Camus, proprio lui, si converti’ verso la fine dei suoi anni, dopo una vita passata a pensarci su. Che bello.

  5. andrea g ha detto

    Articolo bellissimo e commovente; Albert Camus è stato tra i più grandi
    scrittori del novecento, la sua “predisposizione” ad aprirsi alla fede
    stà alla base della monografìa che Charles Moeller gli dedicò nel suo
    monumentale (e splendido) “Letteratura moderna e Cristianesimo”.
    Ricordo anche la sua lucidità nella critica del sistema sovietico, in
    un tempo in cui il mito comunista prevaleva tra gli intellettuali.
    Un’onestà intellettuale che, probabilmente, gli costò la vita.
    corriere.it/cultura/11_agosto_01/fertilio-giallo-camus_cf79d8d0-bc46-11e0-9ecf-692ab361efb9.shtml

  6. Domenico M. ha detto

    Bellissimo articolo e bellissime riflessioni, complimenti!
    Aggiungo che per uno straordinario caso di sincronicità, questo medesimo concetto l’ho ascoltato un paio d’ore fa in un video del 2009 dell’oggi vescovo statunitense Robert Barron, uno straordinario divulgatore americano, e come voi anche lui contrasta la profondità dell’esistenzialismo con il becero edonismo del New Atheism (goditi la vita finché puoi).
    https://www.youtube.com/watch?v=Xe5kVw9JsYI&t=140s

    Io non posso pretendere di conoscere il metro di giudizio di Dio. Però mi piace immaginare che accetti ben volentieri la sofferenza della ricerca spirituale di chi Dio lo cerca come Camus, anche se magari non conduce all’accettazione completa della fede, anche se magari finisce in un agnosticismo, e accolga con amore i suoi figli che l’hanno cercato ma, per le circostanze imperscrutabili della vita, non l’hanno trovato in pieno sulla terra. Cercare la Giustizia con la G maiuscola, l’Amore, l’Assoluto insomma, mi piace pensare rispetti pienamente quel comandamento di amare Dio con tutta la mente, il cuore e lo spirito. Anche Anthony Flew, il famoso filosofo ateo, nella sua ricerca esistenziale non arrivò mai al Dio cristiano ma ad un Dio aristotelico e geometrico, non riesco proprio a non credere che Dio non l’abbia accolto con amore. Anche nella Bibbia ci sono testi che danno voce ad una “ricerca” di questo genere: mi viene in mente lo stupendo Qohelet ora…

    Invece non approvo per nulla l’atteggiamento dei vari Dawkins, Odifreddi e compagnia cantante con il loro epicureismo da quattro soldi. È un’idea infantile. È l’idea della vita che può avere un animale: mangiare bene, dormire al caldo, accoppiarsi, circondarsi di beni terreni e comfort… Se il senso della vita è da cercarsi solo nel piacere e nelle vanità terrene, sarebbe davvero il caso di valutare il suicidio. Naturalmente anche per loro mi auguro la salvezza, come per tutta l’umanità, però proprio al di là di ogni riflessione spirituale mi sembra una “filosofia” molto povera e patetica.

    • Max ha detto in risposta a Domenico M.

      No be’, ti risponderebbero che avallano la ricerca scientifica, l’arte, i rapporti umani, ecc.. lo so perche’ se uno gratta un po’ in profondita’ Dawkins & co sono meno brutali di quanto sembra all’inizio.

      Ma il discorso di fondo non cambia: quella famosa campagna “probabilmente Dio non esiste, ora goditi la tua vita” era una stupidaggine. Come ha detto bene Robert Barron, una delle piu’ importanti questioni esistenziali dell’umanita’ non puo’ essere risolta con una scrollata di spalle ed un invito a godersi la vita, come se nulla fosse. Sartre diceva che se manca Dio la vita e’ assurda.

      Grazie anche per la citazione del Qohlet, l’esistenzialista dell’Antico Testamento. Uno dei miei autori preferiti. Domenico, su Youtube si trova il commentario di G. Ravasi sul Qohlet.

      [2]Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
      vanità delle vanità, tutto è vanità.

      [3]Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno
      per cui fatica sotto il sole?

      [4]Una generazione va, una generazione viene
      ma la terra resta sempre la stessa.

      [5]Il sole sorge e il sole tramonta,
      si affretta verso il luogo da dove risorgerà.

      [6]Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
      gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna.

      [7]Tutti i fiumi vanno al mare,
      eppure il mare non è mai pieno:
      raggiunta la loro mèta,
      i fiumi riprendono la loro marcia.

      [8]Tutte le cose sono in travaglio
      e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
      Non si sazia l’occhio di guardare
      né mai l’orecchio è sazio di udire.

      [9]Ciò che è stato sarà
      e ciò che si è fatto si rifarà;
      non c’è niente di nuovo sotto il sole.

      [10]C’è forse qualcosa di cui si possa dire:
      «Guarda, questa è una novità»?
      Proprio questa è gia stata nei secoli
      che ci hanno preceduto.

      [11]Non resta più ricordo degli antichi,
      ma neppure di coloro che saranno
      si conserverà memoria
      presso coloro che verranno in seguito.

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