Caro Boncinelli, l’affidarsi al sacro è una scelta di salutare realismo

 

di Maria Beatrice Toro
*docente di Psicoterapia e Psicologia presso l’Università “La Sapienza” e l’Università “LUMSA” di Roma

 

Come abbiamo avuto occasione di scrivere, la persistenza della religiosità e della spiritualità, sopravvissute al processo di secolarizzazione caratteristico dell’epoca moderna, costituisce una delle sfide a quella corrente di pensiero che identifica tout court il senso del sacro come una forma di residuale irrazionalità sul cammino della mente positiva.

Con grande meraviglia rispetto alla inesauribile persistenza del senso del sacro nella mente umana, che è presente in tanti diversi contesti, di semplicità, ma anche raffinatezza culturale (mi riferisco a scienziati, filosofi, intellettuali credenti), Richard Dawkins, Lewis Wolpert ed altri numerosi autori, italiani e stranieri, hanno scritto saggi e riflessioni, a cui oggi si va ad aggiungere il libro Contro il sacro, di Edoardo Boncinelli

Ognuno con un suo ragionamento e con declinazioni differenti, essi sostengono che, cercando riferimenti e appigli per i suoi ragionamenti sulla causa dell’esistenza, l’essere umano tenda erroneamente a esportare categorie fisiche quali quelle di causa ed effetto anche in ambiti più ampi, inventando una dimensione trascendente che non ha altre ragioni d’essere che non siano l’errore e la paura. Chi rifiuta la posizione per cui la matrice della vita sia il caso, invoca il sacro, ovvero qualcosa di separato dalla nostra dimensione umana, come principio e senso ultimo della vita. Si può pensare che questo ci “deresponsabilizzi” supponendo che non tutto sia in nostro potere?

A livello psichico il riconoscimento di un limite, lungi dal rendere più irresponsabili, mi sembra invece che ponga un freno a un grave “guaio”, ovvero il sentirsi completamente autodeterminati, quasi onnipotenti nel decidere di noi stessi e del nostro destino. Cito, a tale proposito, un’interessante visione, ben espressa dal libro La caduta dell’angelo: sacro e tossicomania nella modernità, scritto da Mario Pollo nel 2012. Tra lo stimolo e la risposta, a differenza di ciò che accade negli animali, Homo sapiens ha la possibilità di interporre ragionamenti e scelte, in una ricerca di significato della propria vita che porta a farsi domande profondissime e a rispondere dopo un’imponente rielaborazione simbolica in cui nasce e trova spazio ciò che chiamiamo “cultura”.

Il senso del sacro potrebbe nascere in reazione alla vertigine per cui ci rendiamo conto di non riuscire ad abbracciare con la mente la totalità della realtà: affossare questa dimensione di trascendenza, più che liberare l’uomo dalle pastoie dell’irrazionalità, potrebbe significare consegnarsi a un narcisismo distruttivo che rifiuta completamente l’alterità, e, infine, anche quel nucleo dell’esperienza che, in qualche modo, è altro a noi stessi, perché non riusciamo a determinarci completamente. Rendersene conto non ci rende meno liberi, perché la dimensione della scelta responsabile è la più importante prerogativa dell’umano, ma ci rende consapevoli dei limiti della nostra condizione, in modo psichicamente non malato, ma, direi, sottilmente salutare.

La vita umana, infatti, è sempre a contatto con i propri limiti (corporei e temporali, fino al limite dei limiti, ovvero la morte). Si può pensare che, proprio perché siamo limitati siamo unici e irripetibili, e possiamo passare attraverso i nostri limiti tramite la dimensione vitale del cambiamento. Solo ciò che è limitato può avere una forma e solo ciò che è potenzialmente qualcosa di più dei suoi limiti può cambiare, evolvere, non negando il limite ma accettandolo. In psicologia stiamo sempre più diventando coscienti di quanto sia importante la dimensione dell’accettazione e, non a caso, accanto all’importante concetto di autostima abbiamo posto quello, più importante ancora, dell’auto accettazione, o (auto compassione).

Non è per fermarsi a ciò che si è, “rassegnandosi” al limite, ma per orientarsi al cambiamento senza rinnegare ciò che siamo, o siamo stati. Il limite, senza il suo opposto, l’illimitato, “non produce storia ed evoluzione” (M. Pollo, La caduta dell’angelo, Franco Angeli 2012). Nell’incontro/scontro tra queste due dimensioni si gioca la vita umana, una realtà in bilico tra se stessa e il suo auto trascendersi, o, se preferiamo, tra finito e infinito, limitato e illimitato, profano e sacro.

 
Altri articoli dell’autrice:
La fede come espressione di una mente adulta (agosto 2013)
Nati per credere, risposta a Giorgio Vallortigara (aprile 2013)
La fede e il benessere psicofisico: distinzioni dall’“effetto placebo” (gennaio 2012)
 

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32 commenti a Caro Boncinelli, l’affidarsi al sacro è una scelta di salutare realismo

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  1. Gennaro ha detto

    Ottima risposta, Boncinelli oltre ad essere illeggibile è anche molto presuntuoso, ricalca un tipo di ateismo volgare molto in voga fino a poco tempo fa….non ha capito che deve godersi la pensione?

    • Vincent Vega ha detto in risposta a Gennaro

      E come può “godersi la pensione” se l’unica prospettiva che ha, ormai, è la fredda fossa e il nulla che avanza?
      Una persona che ha una prospettiva del genere difficilmente potra “godersi qualcosa”, specie ad età avanzata.

      Cristo è l’unica speranza e l’unica salvezza, di questa nostra vita, che altrimenti non avrebbe alcun senso, nè tantomeno avrebbe senso la vecchiaia, con le sue miserie, i sorrisi sdentati, l’impotenza, la calvizie, la sordità, la perdita della bellezza, il rapporto col coniuge che diventa, se va bene, amicizia, la perdita di genitori, amici e fratelli, la malattia, il dolore e la morte. Tutti quegli orrori (dei quali non faccio fatica ad immaginare la sofferenza, nonostante abbia solo 26 anni, sarà perché lavoro con gli anziani: audioprotesista) hanno senso solo in prospettiva escatologica, nella speranza dell’immortalità dell’anima e della Resurrezione della carne. Altrimenti mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.

      Cit . “L’infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai.
      dal film “Il corvo”

      • fra' Centanni ha detto in risposta a Vincent Vega

        Sono d’accordo quasi su tutto. Solo su una cosa mi sento di poterti smentire: Il rapporto d’amore con il coniuge, se ben fondato sulla volontà (e non su sentimento e passione), non è affatto destinato a diventare amicizia, ma ad evolversi in amore capace di vivere anche senza le stampelle corporali della sessualità (sentimento e passione).

  2. Andrea ha detto

    Volendo scadere al livello del sig. Bonicelli si potrebbe ridurre l’ateismo al delirio di onnipotenza ed all’incapacità di accettare i propri limiti… giusto “per vedere di nascosto l’effetto che fa”.
    Viva Cristo Re

    • andrea g ha detto in risposta a Andrea

      “si potrebbe ridurre l’ateismo al delirio di onnipotenza ed all’incapacità di accettare
      i propri limiti”-

      Assolutamente sì, Andrea, siamo nel campo dell’orgoglio originale, il piccolo io che si
      crede ‘vivo’ nell’autonomìa da Dio…più passa il tempo e più -va da sè- la cosa gli si
      ritorce contro: progressivamente emerge che, “ucciso” Dio, non capisce più niente…
      ma, e questo è il vero dramma, la fissazione orgogliosa (delirante) gli impedisce di
      ammetterlo.
      E muore così nel proprio rifiuto a Dio.

  3. nicola ha detto

    Assolutamente d’accordo: come non declinare “il peccato di Adamo” con narcisismi, megalomanie e onnipotenze (disturbi e tratti di personalità) tanto diffuse nell’età della tecnica. La “felix culpa” diventa allora farmaco potente proprio per l’uomo della tecnica…

  4. Davey ha detto

    Credo che la ricerca dello spirituale e di ciò che va oltre la ragione sia qualcosa di innato e qualcosa da cui non si deve scappare, anzi. Il razionalismo a tutti i costi non serve a nulla e rende le persone aride d materialiste… e lo dico da agnostico tendente all’ateismo. Non credo sia appunto la ricerca del sacro e dello spirituale ciò che gli anti teisti insultano e denigrano, ma sia la dottrina morale, sessuale e comportamentale del cattolicesmo. Il concetto stesso di peccato agli occhi di chi non crede è qualcosa ormai di arcaico, dissonante in maniera abissale con la nostra società. Effettivamente, quando leggo da un sacerdote (Bellon) che il bacio o un ballo passionale sono “sicuramente peccati” e che un ragazzino di 14 anni che si masturba è praticamente trattato come un peccatore mortale alla stregua di un serial killer pedofilo, capisco perché nel nostro tempo vige un odio feroce per la religione.

    • fra' Centanni ha detto in risposta a Davey

      L’esigenza morale è conseguente all’idea di Dio. Non puoi cercare Dio se rifiuti l’idea di bene e di male.

      • Davey ha detto in risposta a fra' Centanni

        Quindi baciare e ballare sono il male? Uno di 14 anni che si masturba è il male? E i 3 che ti hanno messo voto positivo la pensano uguale? Mamma mia.

        • Dan ha detto in risposta a Davey

          Non è questo il punto,il punto è il mio corpo deve obbedire a me non il viceversa,e si deve sottomettere alla mia volontà.E questo è quello che non comprenderanno gli psicologi,nè gli atei, e chi è in preda solo delle passioni:il cristiano arriva a padroneggiare anche se stesso fino a essere un individuo incontrollabile:dalle mode,dai vacui sentimenti,e dalle pulsioni del suo corpo medesimo,in realtà questo pensiero era presente pure in alcuni filosofi antichi,la padronanza totale del sè passa prima dalla padronanza del proprio corpo,poi al controllo dell’emozione,e infine al controllo di se stessi.

          Padrone su me stesso,e non schiavo di me stesso.Ed è questo la differenza:tu pensi di liberarti liberandoti della mente,della psichè,dell’anima dal trascendente, invece quei folli dei monaci provano a sottomettere il corpo e la materia alla psiche , alla volonta e al trascendente.

          Lo fanno perchè seguono anche questa idea:padronanza assoluta di se stessi,non ho mai trovato ragione di irriderli per questo,dopotutto potrebbero essere anche più liberi di quella che tu chiami libertà per te stesso.

          • Vincent Vega ha detto in risposta a Dan

            Concordo Dan, tuttavia maggiori distinzioni in materia sessuale non farebbero male. Lo diceva anche Vittorio Messori che è esagerato che per quanto riguarda il sesso ogni infrazione sia peccato mortale, ivi compreso un bacio o un petting tra ragazzini, che sarebbero formalmente dei peccatori mortali degni dell’inferno.

            Diciamo che un maggiore sviluppo della dottrina, su questo, non farebbe male.

            • SynysterGates ha detto in risposta a Vincent Vega

              Mi fa piacere questo tuo intervento. Da lettore “esterno” ho sempre trovato le tue risposte stimolanti e costruttive, e il fatto che sottolinei questo punto.

              Personalmente la morale sessuale è uno dei principali motivi che mi allontana dalla fede, se Dan ha cercato di metterla sul piano “bisogna fare sacrifici e non essere schiavi dei proprio stimoli, avere padronanza del proprio corpo e quindi delle proprie pulsioni” io personalmente non condivido per niente. Le pulsioni sono umane, sono date da ormoni, non vanno represse. Non devono certamente diventare l’unico impulso della tua vita, ne arrecare danni fisici e morali al prossimo… ma per il resto anche no.

              Poi certo, quando mi sento dire che morale, concezione di peccato, ecc, sono “dogmi umani” e la fede è una cosa personale, allora interviene il discorso della fede fai da te così disprezzato dai cattolici, e quindi mi allontano anche da quella, per coerenza.

              • Vincent Vega ha detto in risposta a SynysterGates

                Per Sinyster Gates

                “Poi certo, quando mi sento dire che morale, concezione di peccato, ecc, sono “dogmi umani” e la fede è una cosa personale, allora interviene il discorso della fede fai da te così disprezzato dai cattolici, e quindi mi allontano anche da quella, per coerenza.”

                Il peccato non è affatto un dogma umano, Cristo stesso ne ha parlato più e più volte. Semmai occorrerebbe una maggiore distinzione tra peccati veniali e mortali nell’ambito sessuale, come ho scritto.
                Ma il peccato esiste, altroché concetto umano.

                Basta pensare all’aborto, crimine terribile ma che oggi molti considerano moralmente lecito.

            • Dan ha detto in risposta a Vincent Vega

              Bhè ovviamente non è che tutti possono essere monaci,sono loro specifiche scelte di vita.
              Nota che comunque quella idea non è solo propria dei monaci cattolici.

              Un uomo ha una pulsione sessuale è sposato,la ascolta e tradisce la moglie,questo lo conduce a separarsi e a divorziare ha provare dolore e sofferenza.Non sarebbe stato meglio se non le avesse ascoltate?

              Umano non implica animale,le pulsioni sono ISTINTO,perchè è razionale seguire solo i propri istinti?

              Perchè per loro in effetti non puo che essere questo: l’uomo è un animale.

              Non ci siamo capiti chi lo dice che se è vero che uno deve seguire tutte le sue pulsioni e non reprimerle appunto per coerenza bisognerebbe dire che anche le pulsioni che arreccano danni al prossimo vanno ascoltate perchè cio sarebbe “razionale”.Ma a parte gli altri ci sono pulsioni che danneggiano pure se stessi il proprio ambito lavorativo e familiare.

              • Dan ha detto in risposta a Dan

                Non è che bisogna fare sacrifici:

                C’è chi padroneggia l’istinto chi da esso è padroneggiato.

                • Dan ha detto in risposta a Dan

                  E non mi aspetto nemmeno che un ragazzino sappia farlo,è ovvio,visto che è per imparare a controllare se stessi è necessario tempo,conoscenza di se stessi,riflessione sul proprio pensiero,e anche esperienze di vita.

                  Ma senza questo l’uomo non avrebbe creato nessuna civiltà,se bastavano gli ormoni per vivere da uomini,allora non saremmo dovuti uscire dallo stato di natura.

                  Però è sempre divertente vedere molti antropologi che mi dicono:bisogna agire cosi e cosa,perchè in Africa c’è una tribù di bonobo che lo fa,lo fa la tribù di bonobo dunque è razionale farlo.x)

                  “L’uomo di istinto è preda dei leoni e delle sue emozioni,l’uomo di ragione sottomette pure i leoni controllando anche le sue emozioni”

                  E quindi quello che fanno i branchi di bonobo in Africa,abbiate pazienza sig antrpologi mi lascia indifferente del tutto.

                • hicetnunc ha detto in risposta a Dan

                  assecondare un desiderio non è altrettanto razionale che non assecondarlo?
                  questo fanno gli sposi nel talamo, e sono razionali… pur assecondando…
                  o viceversa:
                  non assecondare non è altrettanto irrazionale che assecondare? questo fa chi teme, senza ragione (per esempio nella paranoia), una conseguenza negativa dalle sue azioni… pur non assecondando i desideri asseconda le sue paure…

                  o il masochista: questo non asseconda i suoi desideri solo perché asseconda un desiderio diverso che quasi d’istinto lo obbliga a rinunciare. Si prende delle frustate e non asseconda il desiderio di sottrarvisi, perché c’è un desiderio più forte che lo rende quasi stoico. E chi conosce gli insondabili piaceri di un fachiro sul suo letto di chiodi?
                  e una persona comune? è un aspirante monaco che abdica alla sua razionalità o è invece un doppio masochista, ancora più radicale, che non assecondando la sua voluttà masochistica si dà al piacere più comune per assecondare un piacere ancora più perverso? (uno per esempio che da masochista amasse la castità ma per essere ancora più radicalmente masochista si abbandonasse al semplice libertinaggio o perfino a condurre una vita normale, che ne sublimerebbe o pervertirebbe del tutto i desideri, diventando come un giornalista sportivo o come uno psicanalista, un amante degli animali o un culturista, o altro… sto scherzando nessuno si offenda)

                  La razionalità allora forse non dipende direttamente dall’assecondare o non assecondare… essa consiste forse nel distinguere le ragioni valide da quelle invalide.

                  tutto espresso come mera opinione

              • Vincent Vega ha detto in risposta a Dan

                Sull’adulterio siamo perfettamente d’accordo, ma il discorso è, evidentemente, più complesso di così, nel senso che qualunque manifestazione sessuale di qualunque tipo prima del matrimonio non è accettata, compresi baci e petting, che non sono solo peccato, ma peccato mortale, quindi passibili di dannazione.

                Non solo: ipotizziamo che una coppia giovane si sposi, hanno più o meno 30 anni. Lui è un bastardo che dopo un anno la lascia per andarsene in Sudamerica (o viceversa) a fare la bella vita con una cubana.

                Ebbene, lei, la ragazza, sarebbe costretta a passare tutto il resto della sua vita in castità totale, perché se trovasse un altro uomo di cui innamorarsi (magari un uomo veramente degno, stavolta) potrebbe viverci si, ma solo castamente. Tutto questo a 30 anni, e per tutto il resto della sua vita, altrimenti va in peccato mortale.

                Lo stesso vale per qualunque tipo di rapporto prematrimoniale. Oggi molti arrivano ad avere le possibilità economiche MINIME per sposarsi ben dopo i 30 anni (io sono fortunato, ho 26 anni e tra un anno e mezzo, a Dio piacendo, mi sposo), ho molti amici dai 35 ai 40 anni che si sono sposati quest’anno e l’anno scorso perché prima non potevano, ebbene queste persone avrebbero dovuto arrivare a quasi 40 anni in assoluta castità.

                E attenzione: non si può nemmeno dire che avrebbero potuto sposarsi e aspettare a fare i figli quando avrebbero potuto mantenerli, perché la contraccezione è assolutamente proibita, anche all’interno del matrimonio, pertanto non si può fare il discorso “si, potevano sposarsi a 35 anni e mettere su famiglia 10 anni dopo, quando potevano mantenere i figli”.

                Insomma, come dici tu “non tutti possono essere monaci”, ma la nostra morale sessuale, de facto, impone una vita ascetica anche a noi che siamo semplici fedeli. Io e la mia ragazza lottiamo contro le nostre pulsioni e cadiamo spesso, per fortuna che ci sposiamo presto.

                Quello che voglio farti capire, è che la posizione della Chiesa sull’adulterio, l’aborto, il gender, l’utero in affitto, le adozioni omosessuali eccetera è totalmente condivisibile e da me condivisa senza riserve, ma sulla morale sessuale siamo decisamente troppo repressivi.

                Stando al Catechismo, infatti, anche il 99,99 per cento dei cattolici sarebbero dannati per i “peccati de sextu”, del sesto comandamento, che dal comando di Gesù sull’adulterio è passato ad inglobare tutta la sessualità umana.

                • Dan ha detto in risposta a Vincent Vega

                  E questo perchè più che costruire se stessi,si vede la questione solo in termini di giustizia:peccato non peccato.Il punto è che io sono dell’idea mica devono sposarsi se non lo vogliono ,d’altronde se sposarsi era questione di sola sessualità, non mi sposo (che forse c’è la necessità di sposarsi per questa ragione?)
                  Molti di quei problemi sono questioni politico economiche sociali ,che la chiesa non può risolverli che si rivolgano allo Stato,cioè pensano che spostando la dottrina della chiesa risolveranno il problema?Nè dubito,nel momento stesso in cui hanno scelto molti hanno scelto il relativismo, hanno scelto lo stato di natura, e la legge del più forte,quando hanno scelto di relativizzare anche tutte le sovrastrutture adesso non si torna indietro,adesso vediamo se sono forti da competere con il più forte,o se invece postuleranno le loro lamentale alle multinazionali.
                  La hanno scelta anche per i loro figli,purtroppo in una società relativista è cosi.Con tutto rispetto avessero il coraggio di dire allo Stato quello che devono dire,piuttosto che dire ai cattolici come devono vivere.Affari loro se prima allegramente scelgono il relativismo e poi dopo capiscono che sono troppo deboli in realtà per vivere allo stato di natura e di lotta economica e competizione imposta nell’anarco liberismo.

                  Veramente hanno scelto di distruggere la famiglia,distruggere i valori,relativizzare l’etica anche comportandosi con indifferenza rispetto a simili questioni :i risultati sono già e saranno devastanti dal punto di vista sociale,per loro e per i loro figli in futuro.

                  —-

                  Rispetto alla dannazione non dannazione,non è che o sei perfetto o non sei cristiano,ma semplicemente è un continuo provar a essere cristiani.

                  • Vincent Vega ha detto in risposta a Dan

                    Dan, pure io avverso il relativismo, così come la mancanza di valori, ma il mio discorso qui verteva su altre questioni, rileggi bene il mio post. 🙂

                    • Dan ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Si e perchè non si sposano prima,per me non c’entra nulla la sessualità:

                      a)Paura di avere più responsabilità.
                      b)Condizioni economiche.
                      c)non vogliono.

                      Insomma o sono dominati dalla paura o non ci sono le condizioni economiche per tenere una famiglia.Quello che sto dicendo è : non è che se anche modifichi il catechismo o postuli una qualunque morale sessuale pure quella libertina alla De Sade cambi qualcosa.Comunque i problemi permangono, perchè comunque se uno non impara a prendersi le sue responsabilità di vita come se fosse un eterno adolescente non cambierà il problema, o cambia le teorie economiche vigenti,ma,indipendentemente dalla sessualità questo non cambierà maggiormente,anzi non cambierà di una virgola, i loro problemi rimangono inalterati:sono dominati dalla paura della responsabilità di una famiglia,non riescono a avere un posto di lavoro per avere una famiglia stabile o non la vogliono.Ma è ovvio che nessuno si aspetta la castità assoluta prematrimoniale,ma a prescindere da questo:non cambi affatto nè risolvi i problemi sia sul piano delle assunzioni individuali,sia sul piano economico.

                    • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Aspetta Dan, in realtà il punto è proprio questo. Sposarsi per molti non sarebbe nemmeno un problema, il problema, a livello economico, è mantenere dei figli, e spesso oggi si arriva (ripeto, io in questo sono fortunato, avendo un’azienda mia) a quelle possibilità ben dopo i 30 anni, spesso dopo i 35.

                      Perciò il problema rimane, perché non è affatto permesso sposarsi e rimandare la genitorialità fino a quando non si hanno le possibilità economiche adatte, perché servirebbe la contraccezione (sia chiaro, l’aborto rimane comunque fuori discussione, nel senso che è ovviamente del tutto inaccettabile, e ci mancherebbe), che anche all’interno del matrimonio è peccato mortale, non so se mi spiego, mortale implica l’inferno in caso di non pentimento.

                      Questo è un problema reale. Parimenti, è un problema reale la questione dei divorziati. Ti ho fatto l’esempio di una che viene lasciata dal marito a 30 anni che se ne va con una cubana, ebbene questa poveretta, anche dopo che sono passati 6/7 anni e il marito non è tornato, è costretta a non avere nessun tipo di relazione, oppure ad averla ma a vivere come fratello e sorella, senza congiungersi carnalmente. Anche questo è un altro problema reale.

                      Inoltre quando scrivi “nessuno si aspetta la castità completa prematrimoniale”, vorrei darti ragione, ma purtroppo non è affatto così. Calcola che se uno ha una ragazza, e non è ancora sposato, non può manco averci rapporti incompleti (baci, petting eccetera) perché sono considerati anch’essi peccato mortale.

                      Attenzione, non sto dicendo che la Chieda dovrebbe avallare una morale “libertina alla De Sade” eh, però queste mi sembrano evidenti esagerazioni.

                      Io sto totalmente dalla parte della mia Chiesa su aborto; eutanasia; adozioni gay, utero in affitto e tutto il resto, ma su alcune cose un leggero avanzamento della dottrina non potrebbe che fare bene.

                    • hicetnunc ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Il papa, se vuole, può aprire al libertinaggio? Se egli può sciogliere e legare… Chiedo.

                    • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

                      Io non parlato di libertinaggio, Hicetnunc, ma di problemi reali. Ho fatto l’esempio di due ragazzi giovani che si sposano, lui lascia lei, e questa si ritrova già a 30 anni, per esempio, nell’impossibilità assoluta di avere per il resto della vita una qualsiasi relazione che non si riduca ad un amore da “fratello e sorella”.

                      Se trovasse un altro uomo che la ami, non potrebbe farci l’amore perché sarebbe peccato mortale, e quindi degno dell’inferno. Sono questi i problemi che dobbiamo risolvere.

                • Vincent Vega ha detto in risposta a Vincent Vega

                  Ho scritto “E attenzione: non si può nemmeno dire che avrebbero potuto sposarsi e aspettare a fare i figli quando avrebbero potuto mantenerli, perché la contraccezione è assolutamente proibita, anche all’interno del matrimonio, pertanto non si può fare il discorso “si, potevano sposarsi a 35 anni e mettere su famiglia 10 anni dopo, quando potevano mantenere i figli”.”

                  Intendevo 25 anni.

                  Ad ogni modo penso che il discorso si sia capito, nel complesso. 🙂

    • Dan ha detto in risposta a Davey

      Veramente è il contrario è l’assenza di Ragione genera l’irrazionalismo contemporaneo.Il materialismo infatti non è che irrazionalismo in se stesso.Non è che le persone non diventino infatti a furia di seguire il sentimentalismo poco più che credulone,credulone per non essere credenti.

      Il punto è che l’unica cosa razionale è equilibrare logica e sentimento,senza mettersi a pensare a dicotomie tipo “o sentimento o razionalità.”

      Non è di certo la razionalità che infatti ha portato alle dittature, agli eccidi di massa, alla schiavizzazioni alle guerra:ma sono le passioni e i sentimenti umani non le ragioni.Ribadisco,quindi che:le passioni sono positive e negative,e sono anche distruttive quando si sostituiscono alla razionalità.

      • Dan ha detto in risposta a Dan

        Se è dissonante con una società con sempre più depressi che fanno la fila degli psicologi,famiglie che crollano,illusi dal consumismo di massa che oramai lavorano per il tozzo di pane da un lavoro all’altro,dove le banche sono il tuo migliore amico dopo ronald mcdonald,che e dalla televisione che sostituisce la cultura,dove in effeti una persona non avrà una famiglia e una stabilità,con una grandissima felicità arrivata ai 50 sola,perchè il resto del tempo lo passava borderline dico:guarda pazienza proprio se non si adeguano,e che non chiedano agli altri di adeguarsi,anche perchè preferisco la felicità ai depressi moderni,l’amicizia all’opportunismo,la serenità all’agitazione dell’ego degli arrampicatori sociali.

        • Andrea ha detto in risposta a Dan

          Guarda che tutto ciò che critichi è pattume ateo-materialista… non a caso noi cattolici (quelli veri, non quelli “adulti”) siamo, statisticamente, meno depressi e più felici dell’occidentale medio!
          Qui su UCCR puoi approfondire l’argomento, guarda gli articoli precedenti…
          Viva Cristo Re

  5. andrea g ha detto

    La presuntuosità barra arroganza del Boncinelli è parte inesorabilmente integrante dell’irrazionale
    pensiero ateistico.
    Esso sà di non poter giustificare in alcun modo l’esistenza -escludendo senza motivo
    logico l’Essere trascendente-, e nello stesso tempo non sopporta (proprio non può
    sopportare) che si continui a credere in Dio, a sapere che Egli esiste.
    Sarebbe interessante conoscere quale sia stato il percorso intellettuale di Boncinelli,
    cosa insomma lo abbia condotto all’assurdità ateistica.

  6. GianFrancesco ha detto

    Il caso non è un argomento a sfavore di Dio ma proprio a favore di Dio: che qualcosa avvenga per caso significa che c’è al di la di esso qualcosa che caso non è. A causa di Dio noi crediamo nel caso cioè in quel fatto al di fuori della normalità delle cose che ci sorprende facendo appunto parte dell’illimitato. Si legga a tal proposito il filosofo Emanuele Severino che su questa interpretazione della realtà ha fondato una teoria del tutto e si vada a vedere proprio il significato dell’essere che colà viene descritto come l’entrare e il ritornare nel nulla ove per nulla si intende l’al di là di Dio. Il caso non esiste non perchè esiste Dio ma proprio perchè non esiste la condizione che fa sì che esista. Non si creda che la Religione dia conto dell’esistenza del limite alle conoscenze umane, anzi essa storicamente si è posta in modo assoluto rispetto a queste togliendo significato all’infinito.

  7. hicetnunc ha detto

    Il caso non esiste non perchè esiste Dio ma proprio perchè non esiste la condizione che fa sì che esista

    che esista Dio o il caso?

    • Klaud. ha detto in risposta a hicetnunc

      È ovvio che qualsiasi cosa succeda abbia una causa; l’uomo chiama ”caso” ciò che non può essere previsto.
      Si può prevedere l’esistenza di un pianeta invisibile ma non su quale lato cadrà una foglia dall’albero. Per le fette di pane imburrato il problema è stato risolto da tempo… 🙂

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