Quando la “tolleranza laica” censurò Benedetto XVI
- Ultimissime
- 02 Apr 2014
Ricordate quando la tolleranza laica scelse di chiudere le porte dell’università “La Sapienza” di Roma a Benedetto XVI, ateneo fondato da Papa Bonifacio VIII nel 1303? La censura di un pensiero diverso dal proprio, che acquistò rilievo internazionale, arrivò nel gennaio 2008.
Sei anni dopo, cioè oggi, esce il libro “Sapienza e libertà. Come e perché papa Ratzinger non parlò all’Università di Roma“ (Donzelli editore 2014) scritto dal giornalista Pier Luigi De Lauro con prefazione di Walter Veltroni. Il volume contiene, oltre al testo dell’intervento che avrebbe dovuto tenere Papa Ratzinger, anche interviste all’allora rettore Renato Guarini, a padre Vincenzo D’Adamo, cappellano dell’università, a Carlo Cosmelli, uno dei docenti di Fisica che ne contestarono la presenza, e a Gianluca Senatore, allora rappresentato degli studenti nel Consiglio accademico.
Come descrive il libro, era stato il rettore Guarini ad invitare il Papa all’inaugurazione dell’anno accademico, nei mesi precedenti aveva comunicato la sua decisione al Senato accademico, ben felice di accoglierlo (così come avevano fatto Paolo VI nel 1964 sempre a “La Sapienza” e Giovanni Paolo II a Roma Tre nel 2002). Ratzinger avrebbe dovuto svolgere semplicemente un discorso al termine della cerimonia, non una lectio magistralis come erroneamente fu riportato.
Ma l’intolleranza laica (o laicista, meglio) scattò ugualmente (sarebbe lo stesso oggi con Papa Francesco?), prima con un intervento di Marcello Cini (militante di SEL, oggi deceduto) sul quotidiano di estrema sinistra “Il Manifesto” in cui si denunciò l’ingerenza religiosa del Papa, poi con una lettera firmata da 67 docenti della facoltà di Fisica, rilanciata dal quotidiano di punta del laicismo intollerante, “La Repubblica” (non a caso l’editorialista principale era, ed è, il teologo Vito Mancuso). Benedetto XVI rinunciò immediatamente e si limitò ad inviare il testo del suo intervento che venne letto dal prorettore.
A Ratzinger vennero contestate due questioni, entrambe false: la prima il suo presunto appoggio all’Intelligent Design, quando dal 1969 parlava chiaramente di conciliazione tra evoluzione, darwinismo e fede cristiana. La seconda accusa fu un riferimento ad una citazione di Feyerabend su Galilei fatta nel 1990, ma che il card. Ratzinger si limitò a citare senza sostenerla, come confermò lo stesso Feyerabend e come è stato giustamente spiegato da Antonio Carioti sul “Corriere della Sera”.
Nel libro lo studente Gianluca Senatore (oggi ricercatore), intervistato, ha spiegato che fino ad allora non aveva mai letto nulla degli scritti di Ratzinger e fu proprio quell’episodio ad avvicinarlo alla sua produzione intellettuale. La sua conclusione è che se i professori, soprattutto Cini, avessero fatto lo sforzo di non fermarsi ai loro pregiudizi ma avessero letto il testo di Ratzinger, vi avrebbero trovato molti spunti di approfondimento critico sulla deriva della tecnologia (tesi condivise, oltretutto, da Cini stesso e da molti docenti firmatari).
Ma il pregiudizio, purtroppo si sa, è il pane quotidiano dell’anticlericalismo.
La redazione
20 commenti a Quando la “tolleranza laica” censurò Benedetto XVI
Spiace che molti fisici assomigliano, come diceva Einstein, a persone che hanno visto molti alberi, ma mai una foresta.
Bravi nei loro settori di competenza, ma incapaci di guardare il resto.
Non è solo tra i fisici, ma anche tra molti altri uomini di cultura.
Credo che sia “Cini”, non “Sini”.
La faccenda dell’ università “La Sapienza”,culminata con la patacca firmata dai 67 cazzari ha indubbiamente rafforzato,agli occhi del mondo, il prestigio dell’ ateneo, del suo corpo accademico e dei suoi studenti.
La presenza di un intellettuale della profondità e dello spessore di Joseph Ratzinger sarebbe stata, al di là di ogni appartenenza politica o di credo religioso, una ghiotta occasione di confronto per qualsiasi studente o professore di livello universitario.
Dal momento però che ,almeno in quel periodo, a frequentare ” La Sapienza” non erano gli studenti e i professori ma i Maramao con l’ anello al naso e la sveglia al collo le cose sono andate come sono andate…
L’ accusa poi, fondata su una “citazione”di Feyerabend a sua volta ” citata ” da Ratzinger dimostra che questi poveretti non conoscevano ( e dubito che ore la conoscano) la differenza fra un’ affermazione e una citazione, non conoscevano( e ridubito che ora lo conoscano )nè Feyerabend nè il suo pensiero ( coplimenti per gli studenti ed i docenti della facoltà di filosofia!).
Ed ora lasciamo i ” fenomeni” della ” La Sapienza” a macerare nel brodo della loro ignoranza e facciamo alcune considerazioni:
Ritengo che il fattaccio sia , anche se può sembrare un paradosso, positivo, e non poco!
Vogliono rimanere somari? ma benissimo! restino somari!!!
Rifiutano un costruttivo confronto con un uomo dalla levatura morale e intellettuale di Ratziger? ma benissimo! Invitino nella loro aula magna per una lectio magistralis fonti di saggezza e sapienza come Luxuria Vladimiro o qualche altro dal cervello fulminato che li convica che le droghe leggere fanno bene alla salue ( così almeno diventano più deficienti ancora)
Se q
Complimenti, signor dottor Gladio.
Apprezzo molto il linguaggio pittoresco ed espressivo, con i Maramao e i cervello fulminato.
Io penso che il loro cervello sia intasato di fulminato di mercurio.
Infatti, sono scoppiati.
Quel che lascia perplesso, è che sono convinti di essere dei mostri di comprendonio.
Complimenti ancora per il linguaggio naif, ma efficace.
Del resto, è da Facoltà così che viene sfornata gente convinta che coi pannelli solari si possa soddisfare il fabbisogno energetico di una Nazione di 60 milioni di utenti, o che l’arsenico nelle acque sotterranee laziali sia stato disperso nelle falde per risparmiare sullo smaltimento da industriali Ciellini, idem per il fondo naturale di radioattività del Lazio, uranio impoverito interrato dai Ciellini. (Ho sentito queste sciapate da circo equestre da gente della Sapienza).
Grazie mille a te, Menelik, per l’aneddotica esilarante! 🙂
Sarebbe interessante sapere se tra i 66 c’è almeno qualche pentito… Voglio sperarlo!
La faccenda dell’ università “La Sapienza”,culminata con la patacca firmata dai 67 cazzari ha indubbiamente rafforzato,agli occhi del mondo, il prestigio dell’ ateneo, del suo corpo accademico e dei suoi studenti.
La presenza di un intellettuale della profondità e dello spessore di Joseph Ratzinger sarebbe stata, al di là di ogni appartenenza politica o di credo religioso, una ghiotta occasione di confronto per qualsiasi studente o professore di livello universitario.
Dal momento però che ,almeno in quel periodo, a frequentare ” La Sapienza” non erano gli studenti e i professori ma dei Maramao con l’ anello al naso e la sveglia al collo le cose sono andate come sono andate…
L’ accusa poi, fondata su una “citazione”di Feyerabend a sua volta ” citata ” da Ratzinger dimostra che questi poveretti non conoscevano ( e dubito che ore la conoscano) la differenza fra un’ affermazione e una citazione, non conoscevano( e ridubito che ora lo conoscano )nè Feyerabend nè il suo pensiero ( un complimento particolare per gli studenti ed i docenti della facoltà di filosofia!).
Ed ora lasciamo i ” fenomeni” della ” La Sapienza” a macerare nel brodo della loro ignoranza e facciamo alcune considerazioni:
Ritengo che il fattaccio sia , anche se può sembrare un paradosso, positivo, e non poco!
Vogliono rimanere somari? ma benissimo! restino somari!!!
Rifiutano un costruttivo confronto con un uomo dalla levatura morale e intellettuale di Ratziger? ma benissimo! Invitino nella loro aula magna per una lectio magistralis fonti di saggezza e sapienza come Luxuria Vladimiro o qualche altro dal cervello fulminato che li convica che le droghe leggere fanno bene alla salute ( così almeno diventano più deficienti ancora)
Queste, ragazzi, sono le colonne e le nuove leve del ” laicismo ” italiano.
E questo è un bene, perchè più son somari e più facilmente li si combatte.
Vero Gladio, più sono somari più facilmente si smontano le loro affermzioni. Ma è anche vero che più sono somari, più sono ottusi.
Purtroppo, devo dare anche ragione a SaBer…
Se si pensa che sia facile combattere certi laicisti, basta fare una capatina in certi blog del Corriere della Sera o di Repubblica, del Messaggero e della Stampa dove troverai commentatori che applicano con grande devozione l’idea di combattere la religione e la Chiesa Cattolica in particolare.
Veramente il pregiudizio è solo legato all’anticlericalismo? Magari è più vasta la cerchia?
Dubbio x Dubbio:
1)Dubito che abbiano letto il libro.
2)Dubito della locuzione “vasta” ,se lo e’ rimane un pregiudizio se non lo e’ rimane un pregiudizio.Salvo dimostrazioni che 10000 forcaioli sono meglio di 1 forcaiolo o il contrario,specie se sei innocente.
3)Dubito che nella maggioranza dei casi non sia legato all’anticlericalismo e se lo fosse?
4)Un po come Hollande e se la maggioranza ci sostensse?Non e’ nemmeno necessario il dato meramente statistico per stabilerecosa e’ pregiudizievole o cosa no.Impedire a chiunque sia anche solo di parlare difficilmente non e ‘ pregiudizio.
Riguardo al dubbio numero 1, quello che mi colpì della vicenda, una volta placatosi il furore degli imbecilli matricolati, è che non è vero che nessuno dei 67 non avrebbe mai letto Feyerabend. In realtà, il boss dei 67, il Marcello Cini citato anche dall’articolo, ha avuto addirittura il merito di aver diffuso in Italia una parte della letteratura dello stesso Feyerabend! Infatti, il buon Cini non fece riferimenti a quella citazione di Ratzinger quando espresse la propria contrarietà alla visita del Papa, ma si limitò ad accusarlo di essere un bieco inquisitore (insistendo sulla sua carica all’interno del “Sant’Uffizio”), di voler castrare la ragione e di scontentare gli islamici con i discorsi di Ratisbona ed essere perciò un istigatore d’odio etnico e religioso. Furono altri colleghi a delirare con la citazione di Feyerabend, e quello che mi ha sempre lasciato interdetto è che Cini in quei giorni non mosse un dito per correggerli o, nel caso si fosse dimenticato il contesto delle parole, per controllare meglio il significato del discorso pronunciato da Ratzinger diciotto anni prima e quindi correggere i colleghi… accidenti, sta parlando di uno dei filosofi da lui più amati, avrà letto l’intero discorso, voglio sperare!
Invece il Cini non volle correggerli. Nulla fa pensare che fosse in buona fede. Uno dei più celebri ammiratori di Feyerabend che per opportunismo lascia che dei colleghi strumentalizzino il suddetto filosofo per ottenere il risultato voluto, tra i più bassi della storia accademica italiana, spacciato per conquista di libero pensiero!
Forse un aspetto positivo della vicenda è che ci ha mostrato il fondo (almeno temporaneo: si può scavare ancora più a fondo, secondo me) della cultura sinistroide.
Già,è dura per i positivisti leggere Fayerebend,forse è uno dei peggiori demolitori delle mentalità scientiste o da darwinisti sociali o peggio ancora le mirabili uscite di socio/biologia alla Dawkins (la “meme” non è scientifica,è un’affare di sociobiologia) .La cultura sinistroide, almeno quella italiana, pre Renziana,si è nella maggioranza dei casi basata su attacchi alla persona,sempre li a sottintendere la contrapposizioni retoriche del tipo: “noi liberatori socialisti/voi oppressori fascisti”, “noi progressisti/ voi antichi tradizionalisti”,mi fanno ridere queste improbabili dicotomie,perchè non ci sono molti fascisti o nazisti che non hanno portato avanti retoriche socialiste e di classe,per non parlare del “grandissimo religioso” Mussolini.
Della serie “Hitler fumava il sigaro,Churchill fumava il sigaro quindi Churchill era nazista.”(non fa una piega)
Per quel che mi riguarda la vicenda della Sapienza è nel suo complesso è miseranda sia culturalmente che educativamente,io sono uno di quelli che se fosse il Papa,se Fosse il capo della comunità ebraica,o altri,avrei tranquillamente lasciar parlare,poi si poteva contestare e quant’altro se lo si reputava congruo,ma parlare non è reato,e se pure loro reputassero che lo è,e perchè mai lo è?
E reato a questo punto anche difendersi in un vero e proprio tribunale,visto che comunque devo parlare,o fanno processi addirittura senza tribunali?Anzi non esiste presunzione di innocenza si è colpevoli a priori:vergogna.
Perché sul sito UCCR viene dato spazio a chi si dissocia dal “pensiero” (pensiero?) della redazione?
Signor Cuzzi, nessuno l’ha invitata a parlare. Se la redazione avesse pensato (sì, pensato) di farlo, nessuno di noi avrebbe avuto problemi ad ascoltarla.
E il suo, professor Cucci (professore? È quel Cucci?), di pensiero?
Per ora c’è solo una provocazione… Un po’ pochino per un professore associato di storia contemporanea (sempre che sia lei, e non un omonimo o uno pseudonimo), che decida di intervenire.
In attesa di un suo pensiero, cordiali saluti!
Posto che su qualsiasi blog esistente possono cancellare commenti e li cancellano per esempio per insulti,l’affermazione non e’ distante dall’infantilismo.Infantilismo che non le e’ stato censurato,in secondo luogo l’esordio argomentativo e’ il massimo:
Stato al cittadino:Non bisogna evadere perche’ cosi’ stai rubando
Cittadino:ma tu sei ladro quindi rubo anche io.
Fumatore:Non fumare come me,hai solo svantaggi in salute e in economia
Aspirante fumatore:E si ma tu fumi quindi e’ un bene fumare per la salute e per l’economia.
Tu quoque Cuzzi!
Tutto sommato Benedetto XVI,se questo e’ il livello ,si e’ perso ben poco.
I nostri cari “intellettuali” decisero di non far parlare un uomo di cultura. Si tratta di capire se la decisione venne presa in base a valutazioni ideologiche o a valutazioni di convenienza (sicuramente l’intervento non poteva essere considerato lesivo e diffamatorio di una visione laica della vita e dell’attività speculativa tipica della scienza). Che sia ideologia o che sia convenienza la questione non cambia: i professoroni “intellettuali” la figuretta l’anno fatta. Dico solo due cose: 1) un comportamento del genere non l’avrebbero tenuto neanche i docenti di una scuola media e 2) va ricordato che l’università é e rimane uno spazio pubblico (ed é inutile rimancare da dove salta fuori la “pagnotta” per mantenerlo) e quando l’utilizzo dello spazio pubblico é impedito senza solide motivazioni siamo alla presenza di intolleranza, supponenza, ignoranza, prevaricazione e soprattutto mancanza di rispetto verso quel minimo di regole democratiche che ci tengono insieme.
Tenuto conto dell’importanza dell’Uomo per milioni di persone e tenuto conto che la produzione intellettuale di papa Ratzinger non é certamente di trascurabile spessore resto anche dell’idea che quella vergognosa caciara di media e professoroni “intellettuali” non avrebbe dovuto andare a ruolo neanche nel caso le due famose questioni contestate fossero state vere (se non altro per la dimostrata insopportabile assenza di approfondimento – voluta? – che ha caratterizzato le vergognose prese di posizione che hanno portato all’implicito “divieto”).
Ma poi: ci sarà stato qualcuno nell’università che voleva ascoltare il povero Ratzinger?
Le idee di costoro sono “state sacrificate per il bene della Rivoluzione”?
Nel sito della casa editrice, la Donzelli Editore, oltre alla seguente sinossi:
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Sinossi
«Può sembrare un paradosso: ma la lettera dei sessantasette docenti che si dichiararono contrari alla visita del papa, oltre che contraddire le regole di governo dell’Università, ha offeso proprio la laicità. Occorre chiedersi cosa possa aver indotto questi docenti – tutti rispettabili studiosi, e alcuni davvero grandi maestri di scienza – a un passo che appare così contrario ai principî del libero confronto intellettuale, da loro stessi sempre professato».
Sono passati alcuni anni e molte cose sono cambiate da quando Benedetto XVI non poté parlare all’apertura dell’anno accademico 2007-2008 della Sapienza dove avrebbe dovuto tenere la lezione inaugurale, su invito dell’allora rettore Renato Guarini. Il tema avrebbe dovuto essere la moratoria della pena di morte. L’invito scatenò un’aspra polemica, alimentata da alcuni collettivi studenteschi e da un gruppo di docenti di Fisica che contestavano le posizioni di Ratzinger sul rapporto tra scienza e religione, tirando in ballo il processo a Galileo Galilei. La vicenda ebbe un forte risalto mediatico e politico; in quegli anni il governo, guidato da Romano Prodi, era sostenuto da una traballante maggioranza di centrosinistra, che tra l’altro si scontrava al suo interno e con l’opposizione di centrodestra proprio sui temi etici. Anche in Vaticano l’avvenimento fu occasione di scontro tra le diverse anime presenti nella curia. Alla fine il papa non parlò, ma il rettore volle che il suo intervento fosse letto nel corso della cerimonia, per ribadire così il principio che è proprio l’università l’ambito nel quale tutti possono esprimere liberamente le proprie idee. Questo libro, che contiene un ampio e documentato resoconto dei fatti e una lunga intervista a Renato Guarini, accanto ai contributi di altri protagonisti della vicenda (padre Vincenzo D’Adamo, cappellano della Sapienza, Carlo Cosmelli, uno dei docenti di Fisica che contestarono la presenza del papa, e Gianluca Senatore, allora responsabile dell’organizzazione più rappresentativa degli studenti), tenta di dare una risposta ai vari interrogativi posti dopo l’accaduto: fu il clima politico di allora a determinare l’insuccesso dell’iniziativa proposta dal rettore? Quanto influirono le divisioni interne al Vaticano? Quale fu il ruolo dei mass-media? I docenti di Fisica compresero fino in fondo le parole di Ratzinger sul processo a Galilei?
http://www.donzelli.it/libro/2537/sapienza-e-liberta
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Anche 3 brevi recensioni:
http://www.donzelli.it/recensioni/2537/2670 – Marzia Apice per l’ANSA
http://www.donzelli.it/recensioni/2537/2669 – ANSA
http://www.donzelli.it/recensioni/2537/2665 – Alessandro Zaccuri per Avvenire