Premiata suora cattolica per aver sconfitto l’AIDS in Uganda (senza condom)

L’University College di Cork (Irlanda) ha premiato suor Miriam Duggan per la sua dedizione ai malati di Aids/Hiv e per l’impegno nella lotta alla pandemia in Africa. Il suo metodo, basato su fedeltà nel matrimonio ed astinenza (senza condom), ha avuto successo.

Laureata in medicina e missionaria francescana delle Sisters for Africa, la religiosa ha lavorato in Uganda come responsabile medico del St. Francis’ Hospital, Nsambya, a Kampala. Nel 1987, ha lanciato il programma di prevenzione Youth Alive, per affrontare le cause principali della diffusione dell’HIV e aiutare i giovani a fare scelte responsabili per non contrarre l’AIDS, basate su fedeltà al matrimonio e astinenza.

Grazie a questo programma, il numero dei contagi in Uganda è diminuito. Il progetto, riferisce l’agenzia Fides, è stato promosso anche in altri 21 Paesi africani. In Uganda (paese in grande maggioranza cattolico), tra il 1991 e il 2001, si è riusciti a ridurre del 10% il numero di persone infette (unico stato africano), mentre nel 2002 il tasso di prevalenza di Aids ha fatto registrare un calo dal 28,9% al 9,8%. Nel 2006 suor Miriam è stata premiata dall’Università di Harvard e dall’Holy Cross College degli Stati Uniti, e nel 2008 ha ricevuto un premio di riconoscimento per la sua opera dal Presidente e dal Parlamento dell’Uganda.

Ricordiamo che proprio a febbraio di quest’anno, un ricercatore di Harvard, Daniel Halperin, ha dato pieno appoggio alle dichiarazioni di Benedetto XVI suggerendo che effettivamente è la «riduzione nei partner sessuali» a condurre «a una decrescita delle nuove infezioni da Aids», e non una massiccia diffusione del condom. Anzi, uno studio dell’Università di Navarra ha proprio concluso che il tentativo di fermare la diffusione dell’Hiv in Africa ha avuto così poco successo anche a causa dell’insistenza sulla diffusione massiccia del preservativo, dato che esso ha solamente incoraggiato un numero significativo di persone ad intraprendere rapporti sessuali multipli, aumentando le probabilità di infezione.

Il tutto è stato confermato da Edward C. Green, direttore dell’AIDS Prevention Research Project al centro Harvard per gli Studi su Popolazione Sviluppo, il quale ha apertamente sostenuto la visione del Papa: «Il Papa è corretto, o per metterlo in un modo migliore, la migliore evidenza che abbiamo è di supporto alle dichiarazioni del Papa. C’è un’associazione costante, dimostrata dai nostrl migliori studi, inclusi i “Demographic Health Surveys”, finanziati dagli Stati Uniti, fra una maggior disponibilità e uso dei condoms e tassi di infezioni HIV più alti, non più bassi. Questo può essere dovuto in parte a un fenomeno conosciuto come “compensazione di rischio”, che significa che quando uno usa una ‘tecnologia’ a riduzione di rischio come i condoms, spesso perde il beneficio (riduzione di rischio) “compensando” o prendendo chances maggiori di quelle che uno prenderebbe senza la tecnologia di riduzione del rischio». E infatti lo stesso Green ha cambiato completamente posizione dichiarando nel 2009: «Diffondevo contraccentivi in Africa. Oggi dico che solo la fedeltà coniugale batterà l’Aids».

La redazione

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34 commenti a Premiata suora cattolica per aver sconfitto l’AIDS in Uganda (senza condom)

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  1. Panthom ha detto

    Quindi gli omosessuali ossessionati dal condom che hanno portato un profilattico gigante a Montecitorio sono completamente antiscientifici. Ancora una volta.

  2. gabriele ha detto

    in Africa sembra che la percentuale di popolazione infetta dall’aids è inversamente proporzionale alla percentuale di popolazione cattolica

    • Lucas ha detto in risposta a gabriele

      Basta guardare la sola Uganda, dove il 90% è cattolico ed è l’unico stato africano che è riuscito a sconfiggere l’AIDS, grazie ad una suora che non ha usato i profilattici. Pensate un po’ quante persone sono lontane dalla verità dei fatti.

      • MARCATEO ha detto in risposta a Lucas

        “grazie ad una suora che non ha usato i profilattici”. Tutte le altre, invece, li usano?

        • Lucas ha detto in risposta a MARCATEO

          Tutte le altre non hanno creato dei programmi anti-Aids in Uganda. Comunque riconosco che mi sono espresso in modo ambiguo e chiedo scusa.

          P.S. Marcateo tu sei lo stesso che si firma come Invasateo?

    • DSaeba ha detto in risposta a gabriele

      Specialmente quando, per aggiungere insulto all’offesa, si “regalano” preservativi senza supporto antibatterico alle popolazioni africane. La castità e il matrimonio sono sempre la soluzione.

  3. MARCATEO ha detto

    LUCAS, hai scritto . Perchè, tutte le altre li usano?

    • Lucas ha detto in risposta a MARCATEO

      Vuoi scriverlo una terza volta? Ossession-ateo? 🙂

      • luigi ha detto in risposta a Lucas

        nelle altre nazioni africane non c’è la cultura cristiana dell’astinenza e delle relazioni matrimoniali semplicemente perchè non a maggioranza cattolica e i missionari sono in forte difficoltà.

  4. Andrea ha detto

    Son Felice per la suora, e han fatto bene a premiarla, come dovrebbe essere premiato chiunque contribuisce a salvare vite umane.

    Personalmente ho questa visione.

    1) esiste un comportamento che riduce il rischio di contagio e che si chiama astinenza/monogamia, tale comportamento è in armonia con gli insegnamenti morali della Chiesa ma potrebbe essere in disarmonia con gli usi e i costumi nativi delle società in cui viene proposto.
    2) esistono altri comporatementi che riducono il rischio di contagio e non sono in armonia con gli insegnamenti morali della Chiesa, ma potrebbero essere in armonia con gli usi e i costumi delle società in cui si prevede di applicarli.
    (per carità liberi di definire barbari quelli che hanno più partner o quelli che mangiano i cani, ma vi sono società in cui saremmo considerati barbari noi per aver sostenuto tesi opposte)

    Dei due comportamenti sopra citati uno richiede una maggiore volontà e quindi maggior capacità di convincimento (bene scarso) e nessun mezzo a supporto, l’opposto è valido per l’altro (e i condom sono un bene scarso in africa).
    Da qui a definire dei criteri per cui uno dei due sia oggettivamente migliore (prescindendo da considerazioni di stampo religioso) credo ne corra.

    per chi è interessato ad una visione alternativa al problema consiglio questo video interessante. (sono disponibili sottotitoli in italiano)
    http://www.ted.com/talks/emily_oster_flips_our_thinking_on_aids_in_africa.html

    per la precisione dal minuto 13.33 la studiosa sostiene che la riduzione di infezioni in Uganda sarebbe avvenuta anche senza nessuna campagna (nè basata sul condom nè basata su altro) , la tesi è forse discutibile ma apre le porte a metodologie terze attualmente sottovalutate dai politici. (non è ovviamente colpa della suora in questione non averle applicate, visto che non sono nella sua sfera di competenza)

    • Nofex ha detto in risposta a Andrea

      Ancora nessuno ha risposto e allora rispondo io.

      1) Ammesso che questo fosse vero, anche l’utilizzo del condom potrebbe essere in disarmonia con gli usi, le religioni e i costumi nativi in cui viene imposto (non proposto, questo). Ma è la sua affermazione ad essere un po’ campata per aria: innanzitutto vediamo che sono gli stessi medici (il ricercatore di Harvard) a promuovere questo comportamento ed ogni comportamento portato dall’occidente potrebbe essere considerata in disarmonia. Si pensi ai sacrifici umani, al cannibalismo ecc… insomma, la disarmonia non è un motivo valido per evitare di aiutare un altro.

      2) Urge fare un esempio altrimenti si sta parlando in astratto.
      Non ho capito molto bene il ragionamento sul bene scarso.

      3) Video. Sinceramente non ho ben capito cosa dice, lei cosa ha capito? Faccio comunque una riflessione: la signora è una economista che tratta questioni mediche. I medici hanno già stabilito che il merito della sconfitta dell’AIDS in Uganda (solo in Uganda, lo ricordo) è bastato sul programma ABC promosso dalla suora, con il “C” (Condom) usato solo all’interno del matrimonio e in casi eccezionali. Questo è provato da studi scientifici e non da opinioni. Contrapporre un’opinione di un’economista americana non capisco quanto possa essere utile, anche ammesso di aver capito cosa sostiene. Capisco che è faticoso, ma bisogna prenderne atto in un modo o nell’altro, Andrea. Vogliamo affidarci all’Università di Harvard o passiamo in rassegna tutto il web a trovare una qualunque opinione contraria?

    • lorenzo ha detto in risposta a Andrea

      Grazie per l’indicazione del video: è veramente istruttivo sulla grande capacità di banalizzare e sminuire l’effettivo successo ottenuto in Uganda nella lotta contro L’AIDS.
      La Oster, dopo aver anestetizzato l’ascoltatore con delle verità parziali collegate tra loro in modo subdolo, prepara la stoccata finale: “…più esportazioni significa più AIDS… se raddoppiassimo il volume delle esportazioni, ciò porterà ad una crescita quadrupla delle nuove infezioni da HIV…”,
      ed infine sferra il colpo mortale: “…c’è stato un gran abbassamento del prezzo del caffè. Il caffè è la maggior esportazione dell’Uganda… e in realtà quel declino si allinea molto molto precisamente con questo declino delle nuove infezioni da HIV…” .
      Vedere il video per credere!!!!

      • Andrea ha detto in risposta a lorenzo

        Salve a tutti, non era mia intenzione prendere le parti di chicchessia, nè tantomento ho girato il web alla ricerca di informazioni in contrasto con quelle riportate qui, sono un fan di TED e conoscevo il video, volevo semplicemente portarlo all’attenzione, (e ho espresso io stesso delle riserve dicendo ” la tesi è forse discutibile”).
        Ritengo che sia sempre utile portare nuovi pareri e non mi ritegno depositario di nessuna verità.
        Mi sembrava logico mettere in discussione non tanto i risultati del programma coadiuvato dalla suora in questione, (che ha il mio massimo rispetto) quanto il fatto che la validità di un approccio non implica necessariamente l’invalidità di un altro, bisogna capire se vi sono correlazioni che non sono state ancora indagate (questo era lo scopo del tipo di analisi, discutibile o meno che sia) e se gli approcci alternativi sono effettivamente stati applicati coi criteri necessari a renderli efficaci.

        Tralascio considerazioni sulla mia eventuale incapacità di accettare qualcosa che sono fuori dal merito delle informazioni che ho messo sul tavolo in modo costruttivo, se ritenete che il mio contributo rafforzi la vostra posizione mi fa piacere lo stesso.

        Ora vengo ai punti sollevati da Nofex:

        1) E’ corretto bisogna capire se è più probabile che in una società in cui la poligamia o comunque dei costumi sessuali molto liberi venga vissuta come forte imposizione la monogamia o l’uso del profilattico (ovvio però che poi bisogna anche fornirlo il profilattico)

        2) il discorso del bene scarso era semplicemente questo, il programma della suora richiede impiego di risorse “di convincimento”, ossia di persona che dedichino il loro tempo a questa attività, il secondo di risorse materiali. Entrambe non sono impiegate a costo zero. Ho ovviamente ipotizzato che ci voglia meno tempo a convincere una persona ad usare il preservativo, che ad alterare in toto i propri costumi sessuali, ma su questo forse un psicologo sarebbe più titolato di me.

        3) il video ipotizza delle correlazioni tra diffuzione dell’AIDS ed aspetti dell’economia del Paese in cui questo avviene. Non l’ho girato io, l’economista non è mia sorella, non devo convincervi di un bel niente…Np lo ripeto ho passato in rassegna tutto il web. Il discorso della competenza dei medici rispetto agli economisti non mi sembra molto fondato, se una malattia avesse come prerequisito alla sua diffusione, aspetti legati alla situazione del mercato economico, non starebbe al medico individuarli, non è il suo mestiere.

        • Andrea ha detto in risposta a Andrea

          scusate ho pasticciato al punto 1) che va rifrasato così:
          E’ corretto, bisogna capire se è più probabile che in una società in cui la poligamia o comunque dei costumi sessuali molto liberi sono la norma, venga vissuta come maggiore imposizione la monogamia o l’uso del profilattico

        • Nofex ha detto in risposta a Andrea

          Bene ora è più chiaro, grazie.

          Sinceramente supererei la questione del video e l’opinione della signora poiché non mi pare possa dire molto di più di quanto si sa. Si tenga conto anche del commento di Lorenzo.

          L’errore che permane nel suo ragionamento è che basterebbe diffondere il condom. dato che è meno dispendioso. Tuttavia è dimostrato che senza un’educazione sessuale e dei comportamenti, la distribuzione del condom aumenti soltanto le infezioni. Lo dicono i medici sopra e i casi come la Cambogia: https://www.uccronline.it/2011/03/17/cambogia-altissimo-tasso-di-diffusione-aids-a-causa-di-condom-e-contraccettivi/. Credo che i missionari siano contenti di coinvolgersi con gli africani e non penso che abbiano bisogno di qualcuno che faccia risparmiare a loro del tempo.

          Concludendo: un’educazione sessuale basata su “A” (astinenza) e “B” (fedeltà al matrimonio) è sempre necessaria, anche con il condom. Si è dimostrato comunque che A e B sono molto più efficaci e sufficientemente efficaci da rendere non necessario il profilattico. Preferisco infine invadere i costumi locali (ammesso che ciò sia vero) piuttosto che lasciare che l’Aids ammazzi donne e bambini, e credo sia anche l’interesse degli africani stessi.

          • Andrea ha detto in risposta a Nofex

            non credo che la diffusione del condom (accompagnata dalle opportune indicazione sulle modalità d’uso) possa tecnicamente aumentare di per sè le infezioni, mi sembra un’ipotesi irragionevole. Perchè se questa ipotesi è scorretta nella nostra società (e lo è) non vedo come possa essere necessariamente scorretta in altre società a parità di altri fattori, se mai il problema è culturale ma non legato allo strumento in sè.

            riguardo alla tua frase: “Credo che i missionari siano contenti di coinvolgersi con gli africani e non penso che abbiano bisogno di qualcuno che faccia risparmiare a loro del tempo”. Ne sono convinto anch’io ma l’interesse qui va al benessere delle popolazioni target più che alla qualità di impiego del tempo dei missionari. Quindi per me se l’obiettivo è salvare vite, nel minor tempo possibile, a parità di altri fattori (e quindi nell’ipotesi su cui non concordiamo che vi siano più metodi ugualmente efficaci) , che siano i missionari ad impiegare il loro tempo o dei volontari qualunque a distribuire preservati e istruizioni è irrilevante.

            Riguardo alla necessità di un’educazione sessuale concordo pienamente, forse è in cosa debba consistere quest’educazione che non siamo d’accordo.

            L’astinenza è fuori ambito a mio avviso, come lo sarebbe sostenere cheil miglior modo per non farsi male in moto non sia usare il casco ma non prendere del tutto la moto. IL che è corretto, ma non è in ambito, perchè proprio una forma di necessità di prendere questa moto io la considero in input al nostro intero ragionamento.

            Per ciò che concerne la frase: “preferisco invadere i costumi locali”, la trovo un po’ pericolosa, partire dall’assunto che la nostra società sia la migliore possibile, richiede di avere esaminato tutte le altre, di aver dimostrato agli indiani che è corretto mangiare le mucche, e ai tailandesi che è scorretto mangiare i cani (difficile farlo su basi di una logica comune..)

            Comunque posto che per salvare vite umane il prezzo di un’invasione culturale di qualche sorta vada comunque pagato, continuo a ritenere che una corretta diffusione del profilattico sia meno lesiva (supposto che possa avvenire a parità di altri fattori).

            quindi abbiamo dimostrato che “condom senza educazione al’utilizzo” è peggio che “non condom con indicazione all’astinenza o monogamia..” Su questo concordo.

            Non abbiamo dimostrato secondo me che astinenza e monogamia siano peggio di utilizzo informato del condom, e ne è la prova la società in cui viviamo. Mi si potrà obiettare che monogamia e astinenza ridurrebbero comunque l’aids nella nostra società. Bisogna a questo punto capire se ognuno di noi è disposto a fare queste scelte limitanti della propria libertà e dei propri istinti, quando vi sono comunque alternative per ridurre il rischio senza cambiare le nostre abitudini.

            • Andrea ha detto in risposta a Andrea

              scusate riguardo alla mia frase: “Non abbiamo dimostrato secondo me che astinenza e monogamia siano peggio di utilizzo informato del condom, e ne è la prova la società in cui viviamo.”

              intendevo :”Non abbiamo dimostrato secondo me che astinenza e monogamia siano meglio di utilizzo informato del condom, a parità di altri fattori, e ne è la prova la società in cui viviamo.”

            • Nofex ha detto in risposta a Andrea

              Non capisco che tipo di competenze hai per sostenere certe opinioni. Io preferisco affidarmi a Matthew Hanley, ricercatore in Sanità Pubblica alla Emory University di Atlanta (USA), il quale dice: «Non nascondiamolo: le politiche di distribuzione del condom non sono riuscite a invertire il segno delle epidemie più gravi in ​​Africa, quello che è servito è stato cambiare i comportamenti. I funzionari della sanità pubblica dovrebbero riconoscere questo. Ma la maggior parte di essi rifiutano gli approcci basati sul comportamento e prediligono soluzioni tecniche, come il preservativo». Andrea, scommetto che non sei nemmeno mai stato in Africa, vero?

              Ti auguro di prendere atto il prima possibile di come è stata sconfitta l’AIDS in Uganda. Ti risparmieresti molto molto tempo.

              Tutto il tuo commento tralascia proprio che l’Aids è stata sconfitta senza Condom, eppure la realtà è molto più testarda delle opinioni sulla realtà e su come essa dovrebbe andare 🙂 Le opinioni su come Andrea salverebbe l’Africa preferirei ascoltare un’altra volta.

              • Andrea ha detto in risposta a Nofex

                Nofex non scadere nella qualità del tuo contributo, se non ti interessano le mie opinioni sei liberissimo di categorizzarmi come “non interessante..” 😉 non mi offendo, ritengo tuttavia corrette le obiezioni fatte a valle dall’utente Lucian, rispetto alle tare che devono essere applicate in merito al giudizio nell’applicazione corretta di questo o quel metodo. Io stesso ho sottolineato che non si tratta di una mera questione tecnica nei miei commmenti quindi l’obiezione di Hanley non si applica alla mia critica (che ho fatto anche al probabile modo in cui nella pratica lo strumento preservativo è stato utilizzato).

                In buona sostanza , se il preservativo non è stato diffuso nel modo corretto, non si può dare la colpa al preservativo ma se mai al meccanismo di diffusione, se poi nella pratica è impossibile diffonderlo in modo corretto questo è un altro problema, ed è di tipo culturale ed economico, ma non ha nulla a che vedere con la validità dell strumento. Mischiare concetti tecnici e morali ,definendo come moralmente corretto un metodo perchè l’altro fallisce tecnicamente non è un modo obiettivo di giudicare le possibili soluzioni ad un problema.

                Non ho mai negato il contributo dato dall’approccio cattolico alla situazione Ugandese, non mettermi in bocca cose che non ho detto, non ero affatto ironico nel complimentarmi con la suora in questione.

                La vita è fatta di alternative, se sei sicuro che non ve ne siano alle posizioni che sostieni, sei liberissimo di sostenere le tue certezze, in nessun momento ho desiderato ritenerti avventato nell’esprimere un giudizio.

                Credo che le mie esperienze africane siano fuori ambito, come lo siano le tue.

                • Nofex ha detto in risposta a Andrea

                  Ancora Andrea? Ma chi te l’ha detto a te che il condom non viene diffuso nel modo corretto? Capisci che è un classico “uomo di paglia”? Stai ipotizzando cose senza alcuna conoscenza diretta, scartando ogni riferimento che ti viene dato. Il ricercatore smentisce proprio quanto dici, ovvero che una la diffusione del condom senza educazione sessuale alla castità e alla fedeltà aumenta solo gli infetti. E si lamenta proprio di chi la pensa come te. Non riesco proprio a capire quale sia il senso del tuo tentativo.

                  Partiamo o no dal fatto che l’unico stato ad avere sconfitto l’AIDS è stata l’Uganda dove non è stato utilizzato il condom come invece nel resto dell’Africa? Abbiamo un esempio positivo, premiato dalle università occidentali e tu sei ancora a sostenere che è un metodo sbagliato, non applicabile, che non è stato quello ma ci sono altre vie, che ha successo solo perché nel resto dell’Africa viene usato male il condom ecc….e con quali competenze? Nessuna.

                  Se vuoi ci mettiamo a parlare anche della pastorizia del Guatemala, in fondo ci piace chiacchierare, no? 😉

                  • Andrea ha detto in risposta a Nofex

                    Tralasci che non ho mai detto che il metodo sia scorretto (spero non per la fretta di categorizzarmi in qualche altro modo: anticattolico, puttaniere o altro 😉 , ho solo sostenuto che a mio parere (cosa con cui tu puoi non essere d’accordo) vi sono metodi alternativi che non richiedono il lavaggio del cervello di persone che non hanno nessuna intenzione di essere caste e monogame. Dopodichè mi è chiaro che per te la poligamia sia un peccato mortale e quindi il combatterla sia innanzitutto doveroso, ma non è su questa base che devi obiettare ai miei ragionamenti…

                    non ho mai criticato questo esempio nè i premi che ha ricevuto, (per la miseria non ho forse fatto io stesso i complimenti alla suora nel primo post?).

                    Se ritieni che la libera espressione delle mia opinioni debba sentirsi vincolata alle opinioni degli esperti che tu citi, mi spiace non sono d’accordo, io ne cito il meno possibile e quando lo faccio, lo faccio senza costrizioni. Ritengo che gli strumenti con cui io giudico la correttezza del metodo di attuale applicazione della strategia di diffusione del preservativo non siano inferiori a quelli con cui tu estendi la validità di un caso a validità assoluta.
                    Ma se preferisci invece di discutere facciamo a gara a chi trova più link a supporto della sua tesi, non essere così sicuro di uscirne vincitore però…

                    • Nofex ha detto in risposta a Andrea

                      Eppure trovando continuamente scuse per sostenere che questo sia una caso isolato e che ci siano alternative migliori significa non voler accettare questo caso come significativo, criticando così gli scienziati che lo hanno invece ritenuto tale. Tant’è che -senza ascoltare la tua opinione- lo stesso metodo è stato applicato anche in Zimbabwe, ottenendo successo ancora una volta: http://www.plusnews.org/Report.aspx?Reportid=91901

                      Credo poi che dovresti avere più stima per gli africani, senza considerarli dei pervertiti. La poligamia è un’offesa innanzitutto per la donna (solo l’uomo può avere più mogli e non viceversa) e dunque sono le stesse donne, le femministe occidentali e i combattenti dei diritti umani i primi ad opporsi. Qualche approfondimento: http://lepersoneeladignita.corriere.it/2011/11/29/le-donne-libiche-in-piazza-contro-il-governo/ , http://www.loccidentale.it/autore/valentina+colombo/poligamia%3A+la+lezione+dei+paesi+islamici.001174, http://ilradicchioavvelenato.wordpress.com/2011/08/08/zimbabwe-molte-donne-subiscono-poligamia-e-poverta-2/
                      Ma anche la Croce Rossa combatte questa forma terribile di unione tra uomini dicendo che è il motivo principale per la diffusione dell’Aids, con o senza condom: http://foro.univision.com/t5/Panama/La-Poligamia-tribus-en-Africa-la-practican-la-sociedad-en/td-p/34940277
                      La Chiesa non lo considera un peccato mortale, ma un’offesa verso la donna

                      Tu puoi dire tutto quello che vuoi sull’Africa, come lo può dire mio fratellino di 10 anni e il suo amico di 7. A me piace però imparare da quello che dicono gli esperti, coloro che vivono in Africa, che hanno studiato il problema, che hanno fatto dei tentativi per migliorare la situazione. Chi vuole salvare l’Africa dalla sua cameretta davanti al PC ha tutta la mia stima, ma non può pretendere di essere preso sul serio. Ti inviterei ad ascoltare le parole di questa donna, infermiera ugandese che ha messo in piedi un ente caritativo per le donne malate di AIDS. Risponderà a tantissime tue questioni: http://www.ilfoglio.it/soloqui/2059 Ovviamente tu puoi continuare a pensare di saperne più di lei sul problema.

                    • Andrea ha detto in risposta a Andrea

                      Ok dopo avermi sepolto di link, mi darai il tempo di leggerli prima di accusarmi di non rispondere per mancanza di motivazioni? 😉

                      Non considero gli africani dei pervertiti sei tu che lo fai assolutizzando i tuoi valori morali.
                      Nè tantomeno sto dicendo necessariamente che la poligamia sia una qualità di una società, sto dicendo che le motivazioni per cui la combatti come tu stesso hai ammesso, non sono legate alla salvaguardia delle vite umane. In una società poligamica in cui i diritti della donna fossero preservati non è detto che debba essere obbligatorio essere poligami… Se tu conoscessi bene l’Africa come dici, sapresti che vi sono situazioni socio-economiche in cui la poligamia diviene una necessità per il sostentamento di fatto, a causa dello squilibrio tra la numerosità di maschi e femmine generata da alcuni conflitti. Ora non è una realtà perfetta? questa mi trovi d’accordo, ma è la realtà.

                      Se tuo fratellino di dieci anni si esprime con obiezioni del tono delle mie ti chiedo di presentarmelo al più presto, così otterremo un doppio risultato, entrambi avremo un interlocutore più stimolante 😉

                      Sul fatto che la Chiesa non la consideri un peccato mortale, ti chiedo scusa era una mia banalizzazione, legata a scarsa memoria dei precetti della Chiesa.

                      Non conoscendomi le tue deduzioni sul mio livello di conoscenza dell’Africa lasciano il tempo che trovano. ma sei libero di ritenerle valide.

                    • Nofex ha detto in risposta a Andrea

                      Prometto di non seppellirti più…però l’unico che contava era l’ultimo, quello della infermiera ugandese.

                      Le motivazioni per cui combatto la poligamia sono di ordine dei diritti della donna e successivamente della salvaguardia delle vite umane. Ogni unione di poligamia prevede la discriminazione della donna, mentre non ogni unione di poligamia prevede il contagio di Aids (seppure la probabilità è altissima).

                      Esiste il bene ed esiste il male, Andrea. Ti sei accorto anche tu di essere relativista, no? La poligamia non è mai bene, anche in una situazione difficile. Così come non è mai bene l’abuso di alcool anche se in una situazione tragica.

                      La questione del fratellino era solo per farti notare la poca rilevanza delle opinioni su come salvare il Continente nero dietro ad un pc.

  5. zil ha detto

    Ciao, conoscete Cesvi? È un’ organizzazione umanitaria italiana che dal 2001 è impegnata nella lotta all’AIDS nell’Africa subsahariana. Quest’anno il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere” compie dieci anni. Tramite l’SMS solidale al 45509, dal 27 novembre al 19 dicembre sarà possibile donare 2 euro.

  6. Lucian ha detto

    Gli studi africani sull’Aids sono poco significativi perchè in quasi tutti i paesi del terzo mondo la diffusione del preservativo è sotto i limiti di guardia e spesso gli aiuti che gli organismi internazionali destinano a questi programmi terminano nelle tasche dei politici locali, non si può infatti parlare di vere campagne di diffusione del preservativo.
    Statistiche affidabili su questo metodo di prevenzione si trovano nei paesi nordici, dove meglio sono state promosse queste campagne e dove i preservativi sono stati realmente usati.
    Ha anche poco senso evocare la differenza culturale tra popolazione africana ed europea perchè al giorno d’oogi tutti sono in grado di comprendere la pericolosità del virus e a proteggersi di conseguenza, è necessario però che la popolazione venga correttamente informata e correttamente assistita, cosa che purtroppo non avviene in Africa.

    • Andrea ha detto in risposta a Lucian

      Salve Lucian concordo in toto con la prima parte del ragionamento, sulla seconda i miei “timori culturali” erano legati al potenziale sconvolgimento che il passaggio ad un’approccio monogamico potrebbe introdurre a livello sociale piuttosto che alla capacità di comprensione del pericolo, ma credo che non fosse rivolto a me l’appunto.

      • Lucian ha detto in risposta a Andrea

        @andrea, volevo dire che non serve affermare che in Africa è meglio promuovere l’astinenza perchè in quelle culture il condom non funziona. Il condom funziona benissino anche lì ma bisognerebbe semplicemente usarlo. Basti ricordare che il governo Bush ha revocato i finanziamenti alle Ong che distribuivano condoms e che il Governo Berlusconi non ha versato i 260 milioni di euro che aveva promesso solo pochi mesi prima al Fondo Globale per la Lotta contro l’Aids, la Tubercolosi e la Malaria, senza ovviamente che la Chiesa dicesse nulla. Il Fondo globale, che garantisce assistenza a milioni di persone, ha raggiunto (anche senza l’aiuto dell’Italia) buoni risultati ed ha pubblicato dati importanti riguardo al progresso delle sue attività. Nell’ultimo anno infatti il numero delle madri curate contro la trasmissione del virus ai loro bambini è aumentata del 30% (da 1 a 1,3 milioni), test Hiv e sportelli informativi cresciuti del 27% (coinvolgendo da 150 a 190 milioni di individui) mentre registra +10% la quantità di pazienti che riceve il trattamento retrovirale (da 3 a 3,3 milioni).
        Il problema è quindi politico e non religioso, anche perchè gli operatori delle istituzioni religiose tendono a strumentalizzare il problema, come dimostrato dall’affermazione qui spesso ripetuta che in Uganda certi metodi sono riusciti a sconfiggere l’Aids, cosa ovviamente non vera.
        http://www.theglobalfund.org/en/

        • Nofex ha detto in risposta a Lucian

          Spero che lei si assuma la responsabilità di quanto sta dicendo.

          Sostiene che non bisogna strumentalizzare e poi dice che in Uganda non è stata la Chiesa a contribuire a sconfiggere l’Aids. Dunque in un colpo solo lei sta diffamando i ricercatori di Harvard e tutte le altre università che hanno premiato questa suora, responsabile del progetto.

          Le ricordo che l’Uganda è l’unico Stato in cui è stata sconfitta l’AIDS. Ne prenda atto con maturità.

    • Nofex ha detto in risposta a Lucian

      Nei paesi nordici, caro Lucian, non c’è la stessa diffusione dell’AIDS che c’è in Africa, dunque il paragone non è corretto. Inoltre l’uso del preservativo ha fatto innalzare il numero di aborti e di gravidanze nei minori. Basta una piccola ricerca online per capirlo. Dunque ha originato un altro problema.

      Rimane l’unica soluzione l’educazione sessuale basata su astinenza, metodi naturali e fedeltà.

  7. Paolo Cattani ha detto

    La “sconfitta dell’AIDS” in Uganda è cosa non vera (del resto è un titolo) ma l’impressionante riduzione del contagio sì. O è tutto inventato e allo “University College” di Cork sono tutti impazziti?

    • Nofex ha detto in risposta a Paolo Cattani

      Sconfiggere l’AIDS significa che oggi è sotto i livelli di guardia.

      • Paolo Cattani ha detto in risposta a Nofex

        Non so bene quali possano essere i livelli di guardia: in campo medico ed alle nostre latitudini avevo sentito parlare di sconfitta di malattie quali vaiolo, tisi, lebbra ed altre che mi sembrano -ma posso sbagliare- assai meno diffuse dell’AIDS in Uganda, comunque sono felice che si possa parlare di “sconfitta” anche in termini statistici; del resto, l’obiezione riprendeva qualla fatta da altri che contestavano non soltanto il titolo del post ma la sostanza, e la sostanza è tale da dover essere commentata in modo assai positivo e non certo con obiezioni di tipo metodologico-statistico paragonabili a vere arrampicate sugli specchi (delle quali si percepiscono tutti gli scricchiolii)

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