Il divorzio riesce a sciogliere la promessa “per tutta la vita”?

Valentina Sciubba
 
di Valentina Sciubba*
*psicologa e psicoterapeuta

 

Nelle società occidentali separazioni e divorzi sono aumentati negli ultimi 40 – 50 anni. In Italia “i tassi di separazione e di divorzio totale sono in continua crescita. Nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2011 si arriva a 311 separazioni e 182 divorzi”.

Se ci sono persone che, una volta sciolto il vincolo matrimoniale, riescono a trovare una situazione di stabilità e di equilibrio grazie ad un più confacente legame sentimentale, ce ne sono molte altre che non ci riescono e che spesso vanno incontro a convivenze non durature o che comunque non si trasformano in legami sanciti da norme civili o religiose. Vale la pena domandarsi in questi casi perché ciò avvenga e se la prima separazione sia stata veramente un atto ponderato.

Sorge il dubbio che molte coppie di fronte alle prime difficoltà di una certa entità, scelgano la strada per certi versi più semplice ed immediata della separazione piuttosto che intraprendere un percorso più impegnativo di crescita personale, di modificazione di atteggiamenti e comportamenti che potrebbe preservare la loro unione. Ritengo che la legge dovrebbe prevedere obbligatoriamente per ogni coppia che intende separarsi, non solo il tentativo di conciliazione del giudice, ma anche almeno 2-3 colloqui con uno psicoterapeuta di coppia. Ciò non deve sembrare strano se si pensa alle numerose visite psicologiche a cui sono chiamati coloro che intendono adottare un bambino; in molte coppie che si separano non ci sono forse dei minori che vanno salvaguardati? E la salute degli stessi membri della coppia non potrebbe essere a rischio? Le ricerche epidemiologiche ci dicono chiaramente che i coniugati godono di migliore salute rispetto ai separati e ai divorziati.

Che cosa rende “costitutivo” il matrimonio? Sia nel rito civile che in quello religioso è essenziale la presenza dei membri della coppia, di due testimoni e dell’incaricato dallo Stato o dalla Chiesa di accettare e iscrivere nella società civile o religiosa la nuova unione. I principali soggetti “attivi” del rito sono comunque i membri della coppia; sono essi che manifestano una volontà congiunta di assumere degli impegni di non poco conto. Nel rito civile viene chiesto agli sposi di manifestare la loro chiara volontà, che si suppone libera e consapevole, in merito all’assunzione dei diritti e doveri che la condizione matrimoniale comporta nell’ordinamento dello Stato. In particolare gli sposi assumono impegni di fedeltà, assistenza, convivenza, collaborazione. Nel rito religioso la necessità di una volontà libera e consapevole è esplicitata da apposita domanda del celebrante agli sposi. I diritti e i doveri derivanti dal matrimonio sono riassunti in una formula con cui gli sposi si impegnano alla fedeltà e ad amarsi e onorarsi “per tutta la vita”. Nel matrimonio religioso tali promesse vengono formulate nella “cornice” della religione cristiana. Si tralascia, per brevità, di menzionare i doveri derivanti dall’acquisizione di prole.

In ambedue i riti è indispensabile una chiara, libera e consapevole manifestazione di volontà degli sposi a contrarre matrimonio che appare come l’elemento principale che rende il matrimonio stesso effettivo e valido. In tal senso la libera volontà, ai fini della validità del matrimonio, è probabilmente molto più importante e necessaria di una travolgente passione.
Nel matrimonio civile nulla si dice in merito alla durata dell’impegno, in quello religioso gli sposi promettono di amarsi ed onorarsi per tutta la vita. Se la volontà è il principale elemento costitutivo del matrimonio, logica vuole che una volontà simile e contraria debba essere necessaria per il suo scioglimento, ma come sciogliere una libera promessa, davanti a testimoni, che si è fatta “per tutta la vita”?

Un detto recita che “ogni promessa è debito” e i ripetuti fallimenti di molti separati nel ricostituire un legame stabile sembrano testimoniare proprio una impossibilità a sciogliere una tale promessa. Si prescinde qui da ogni considerazione a carattere religioso; piuttosto, in quanto psicologa, prendo atto di una sorta di anello di congiunzione che su questo punto sembra intersecare psicologia e religione. Avviene così che quella di due soggetti liberamente sposati con rito religioso e successivamente separati diviene, a mio avviso, una “storia non chiusa” e che “non si può chiudere”. Quel vincolo che si vorrebbe sciogliere in realtà non è eliminabile e storie successive non possono avere pari valore e significato, né profondità di impegno personale.

Come in tutte le storie “non chiuse” il vincolo precedente, in questo caso il matrimonio religioso, diventa un ostacolo al ritrovamento di un legame sentimentale di pari profondità e impegno. Le storie successive alla separazione possono essere solo delle “convivenze”. Queste mie riflessioni si collegano ad un mio precedente articolo dove parlo della non rara eventualità di restare ancorati a storie sentimentali di forte impatto emotivo e che si sono interrotte senza sufficienti chiarimenti Le-storie-sentimentali-non-chiuse. Anche in quei casi la “volontà” mi risulta essere il principale e necessario elemento in grado di costituire e interrompere un legame, volontà che però nel matrimonio religioso, per i motivi già detti, mi appare incancellabile. Sono fatti salvi ovviamente tutti quei casi in cui i vizi della stessa volontà rendono nullo il matrimonio ed è mio parere anzi che dovrebbe essere reso più facile da parte della Chiesa Cattolica l’accertamento di tali condizioni, demandandolo anche a rappresentanti locali.

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23 commenti a Il divorzio riesce a sciogliere la promessa “per tutta la vita”?

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  1. MALTA1991 ha detto

    A Malta è possibile divorziare solamente da Luglio 2011, Jeffrey Pullicino Orlando colui che introdusse il Referendum (poi vinto dai divorzisti ) , si battè per il “Divorzio responsabile” , cioè divoziare solamente in casi necessari : marito alcolizzato che picchia la moglie , tradimenti ecc… , in modo da consentire alla parte lesa di potersi rifare una vita dignitosa.

  2. Alessandro ha detto

    Anche il contratto di lavoro (e ogni altro contratto, a dire la verità) è espressione di una libera volontà dei contraenti, per di più (sempre meno spesso ahime) a tempo indeterminato …quindi non mi posso licenziare (….e non posso essere licenziato)? In realtà in diritto (tranne qualche caso) tutte le promesse possono essere sciolte per mutuo dissenso e proprio quelle a tempo indeterminato possono essere sciolte ad nutum da una sola parte…. Per il resto anche il secondo matrimonio è un atto di volontà…quindi prevale sempre la volontà espressa per prima? Non so…mi sembra che nell’articolo qualcosa non torni, salvo dove si afferma che per la religione il matrimonio è indissolubile. Ma questo non solo e non tanto perchè c’è stata la volontà dei coniugi, i testimoni e altro, ma perchè si tratta di un sacramento: è Dio che unisce, non l’uomo: “non osi l’uomo separare ciò che Dio ha unito” o qualcosa del genere(ma su questo ne sapete più di me).

    • francesco russo ha detto in risposta a Alessandro

      Il matrimonio non è un contratto, ma un negozio giuridico. La differenza non è solo nominale, ma sostanziale, visto che i contratti riguardano relazioni patrimoniali, mentre il matrimonio no (o meglio, non solo). Quindi paragonare il matrimonio ai contratti di lavoro è un esercizio fallace.

      Inoltre, non c’è bisogno di tirare in ballo la religione per essere a favore dell’indissolubilità del matrimonio. Un’ unione completa (psichica, fisico/biologica, affettiva, spirituale e d’intenti) di un uomo e di una donna – cioè il matrimonio, nella visione coniugale – è necessariamente una unione esclusiva e permanente. A tal proposito, il seguente articolo è sempre un must read per quanto riguarda la definizione e le caratteristiche del matrimonio: http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1722155

      • Alessandro ha detto in risposta a francesco russo

        …no, non volevo aderire alle tesi contrattualistiche sul matrimonio (anche se paragonandolo al negozio giuridico anche tu sfumi molto la distinzione, poichè anche il contratto è un negozio giuridico). Volevo solo evidenziare come porre l’accento sulla volontà (come fa l’articolo) non dica nulla sull’indissolubilità del vincolo, giacché nel nostro ordinamento tutti i negozi – e, per vero anche gli atti, anche se per questi la volontà rileva diversamente – sono volontari, eppure tutti (o quasi) i negozi sono risolvibili. Ugualmente il richiamo alla religione non voleva essere provocatorio, ma intendeva evidenziare che anche per la religione cattolica l’indissolubilità del matrimonio non deriva dalla volontà dei coniugi (poichè se manca la volontà non c’è proprio matrimonio)ma dall’essere il matrimonio un sacramento. Insomma è la tesi volontaristica spesa nell’articolo per argomentare l’indissolubilità che non mi convince. Poi che il matrimonio debba essere un’unione “necessariamente esclusiva e permanente” è opinione che personalmente non condivido. Mi piacerebbe fosse così. Ma credo che quando venga meno quell’unione “psichica, fisico/biologica, affettiva, spirituale e d’intenti” di cui tu stesso parli il matrimonio sia di fatto finito e ha senso mantenerlo solo per chi lo ritiene, appunto, un sacramento. Quale motivo per gli altri?.

        • Paolo Viti ha detto in risposta a Alessandro

          C’è un po’ di confusione in quello che dici. Non è che qualcuno ritiene il matrimonio un sacramento e altri no…se il matrimonio si svolge in Chiesa e viene celebrato da un sacerdote allora è un sacramento, se invece questo non avviene non c’è il sacramento.

          Detto questo all’interno di un sacramento è Dio stesso che sostiene la coppia, se gli sposi ne sono consapevoli e Lo lasciano entrare tra loro si possono risolvere i più impossibili problemi, anche la presunta mancanza di amore. Dio scrive sulle righe storte, quanti matrimoni salvati ho visto quando i due sposi si sono ricordati che erano legati l’uno all’altro da un sacramento!

          Giustamente tu chiedi: bene, ma io non mi sposo in Chiesa perché dovrebbe essere indissolubile il mio matrimonio? La risposta è difficile da capire perché siamo immersi in una società secolarizzata e dunque profondamente individualista e narcisista, tuttavia ti consiglio di leggere questo articolo che lo spiega meglio di come potrei fare io in questo momento: http://quodlibetales.blogspot.it/2013/03/una-proposta-di-matrimonio.html

          • Alessandro ha detto in risposta a Paolo Viti

            Lo leggerò volentieri (insieme all’altro che mi avete suggerito) e spero (tempo permettendo) di avere il tempo di discuterne.

      • borg ha detto in risposta a francesco russo

        ma se ci si rende conto successivamente di aver sbagliato persona che suggerite? io conosco persone sposate che hanno poi realizzato la propria omossessualita’. che fare?

        • Paolo Viti ha detto in risposta a borg

          E se ti accorgi successivamente che il figlio che è nato non era quello che desideravi? Cambi anche lui? Nella vita si prendono delle scelte definitive, chi si accorge che ha sbagliato è perché non è riuscito a valutare bene la sua decisione.

          In ogni caso, se ci si sposa in Chiesa i due sposi sono legati da un sacramento indissolubile e, grazie all’aiuto di Dio è sempre possibile ricominciare, superare qualsiasi problema. Chi non crede in Dio è completamente inutile che si sposi in Chiesa, così come è inutile che faccia la Comunione.

        • Titti ha detto in risposta a borg

          Perfino il matrimonio in Chiesà può essere sciolto, lo fà la Sacra Rota, ovviamente ad alcune condizioni, e previo un processo in cui gli avvocati possono solo perorare la causa in latino, e con costi ingenti.

          • Kosmo ha detto in risposta a Titti

            Hai detto la tua solita sciocchezza.
            Il matrimonio semmai e’ NULLO, non sciolto. E’ tale sin dall’inizio (come se tu avessi firmato un contratto sotto minaccia di una pistola, gli effetti del contratto sono da ritenersi NULLI qualsiasi cosa tu abbia firmato. Naturalmente devi DIMOSTRARE in qualche modo che sei stata minacciata!)

            • Kosmo ha detto in risposta a Kosmo

              almeno questo redazione me lo fate passare, visto che mi cancellate sempre tutti i commenti (e invece mantenete sempre chi insulta!)? grazie 100000000

            • Titti ha detto in risposta a Kosmo

              Molto gentile e pacato, scusa se non mi sono addentrata nella terminologia esatta, d’altronde, al tuo contrario, non sono un avvocato divorzista, fai di più, alla prossima insultami direttamente, e pensa alle tue, di sciocchezze!

              • Titti ha detto in risposta a Titti

                Ah, per la cronaca, notizia odierna, anche se non vi è un’apertura alla comunione per i divorziati risposati, o conviventi, sia il Papa che un vescovo (guarda la Stampa per il nome), sono concordi nel dire che i matrimoni annullabili, sarebbero quasi la metà di quelli celebrati, ho usato il termine giusto?

  3. roberto biscaro ha detto

    Funziona proprio così
    con l’ ulteriore ostacolo che nei nuclei familiari le tre relazioni affettiva di base ovvero , amore (1) coniugale , amore (2) paterno / materno/(3) amore filiale , non sono sostituibili con altri affetti e relazioni psicologiche più deboli ( tipo legami affettuosi con i figli del convivente ) .
    Questo ancora le separazioni in una rete di relazioni dove l’equilibrio alla fine più sereno non è una nuova relazione forte ma la consapevolezza (spesso reciproca poichè spesso anche l’eventuale altro/a si trova in condizioni analoghe ) che nuove relazioni coniugali piene e complete non sono più possibili ( sopratutto per persone di una certa età) . Confermando come unica la promessa prima . Perchè tutti sappiamo che non si può promettere la stessa cosa a due persone diverse . Provare ( spero non vi troviate mai nella situazione di ….) per credere

    • Perplesso ha detto in risposta a roberto biscaro

      “non sono sostituibili”?!?
      “non sono più possibili”?!?
      Per poterlo affermare con certezza sarebbe necessaria una conoscenza invero ampia e totale del mondo
      Scit enim Deus quod in quocumque die comederitis ex eo aperientur oculi vestri et eritis sicut dii scientes bonum et malum…

      • Giacomot ha detto in risposta a Perplesso

        Può spiegarsi meglio ?

        • Perplesso ha detto in risposta a Giacomot

          Penso che bisognerebbe essere più prudenti nel fare certe affermazioni. Non credo che dare un fatto per scontato con le proprie parole lo renda di per sé vero. Purtroppo è un modo di procedere che qui si trova spesso. Cosa che di primo acchito non immaginavo.

          • Giacomot ha detto in risposta a Perplesso

            Ovvero ? Credo tu possa continuare con le spiegazioni .
            Perché credi che ”non sia sostituibile” ? O che ”non sia più possibile” ?
            Si spieghi caro Perplesso .

            • Perplesso ha detto in risposta a Giacomot

              Caro Giacomot, ci diamo del lei o del tu? Mi sfugge dal suo post.
              Comunque il mio pensiero è chiaro. Non si può affermare che certi legami non siano mai sostituibili, né si può affermare che nuove relazioni coniugali piene non siano possibili. Sono sufficientemente diretto? Il perché le è chiaro? Cordialità.

              • roberto biscaro ha detto in risposta a Perplesso

                Giusto
                sono genralizzazioni assolute e quindi improprie
                parlavo della mia esperienza
                ma so anche di altri
                Meglio dire ” molto difficili”
                Penso dipenda dalla percezione di validità e dalla consapevolezza di una promessa fatta liberamente
                ( ovviamente anche le questioni morali a contorno pesano , non è la stessa cosa se si rompe la promessa o se si subisce la rottura dela promessa )
                Resta comunque la difficoltà di sciogliere un vincolo , e non penso che questo c’entri con l’autonomia della persona .
                La difficlotà di scigliere un vincolo e di avere altre relazioni coniugali nel mio caso non si è tramutata in una minore serenità e / o riduzione / atrofizzazione di vita relazionale . Anzi , più di qualche volta mi sento più libero interiormente e tranquillo nei rapporti umani ( anche se a onor del vero può influire il fatto che ho 61 anni )

  4. Nullapercaso ha detto

    Mi sembra chiaro che sia una questione di maturità, non ci si sposa per gioco, non si divorzia per ogni piccola sciocchezza, non si resta uniti in matrimonio a tutti i costi.

    • Kosmo ha detto in risposta a Nullapercaso

      Con questo, e tutti gli altri tuoi commenti, hai dimostrato di essere un troll, non hai capito nulla del cristianesimo (come ti insegna “la Repubblica”)…

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