Il problema del liberalismo…

Liberalismo 

di padre Angelo Bellon*
*docente di Teologia morale

 

da “Amici Domenicani”, 18/09/13

 

Il liberalismo è una corrente di pensiero che si esprime in tanti rivi. Diversamente dal marxismo, che ha la sua radice nel pensiero di un uomo, il liberalismo va a toccare tutti gli ambiti della vita umana. Sul versante antropologico e filosofico indubbiamente figura Cartesio. Su quello sociale possiamo citare per tutti Hobbes e Rousseau. Su quello più strettamente economico Quesnay, Adam Smith, Ricardo.

Il liberalismo, più che un sistema ben definito, è un orientamento del pensiero, in cui convergono diverse idee e si manifesta in molteplici campi: religione, politica, economia… La sua idea fondamentale è quella della libertà. L’uomo per natura è libero e sufficiente a se stesso. Deve affidare le proprie risorse alla ragione (razionalismo) e alla sua buona volontà (naturalismo).

Ora non vi è alcun dubbio che l’uomo sia libero. La Chiesa ha difeso questa verità fondamentale anche con dogma di fede. Il Magistero, con la Bolla Exurge Domine (15.6.1520), ha condannato l’affermazione di Lutero secondo il quale “dopo il peccato il libero arbitrio è cosa di solo titolo” (DS 1486). Il Concilio tridentino ha rafforzato tale condanna con una definizione dogmatica, affermando in pari tempo che l’uomo è libero ed è rimasto libero anche dopo il peccato originale: “Se qualcuno dice che il libero arbitrio dell’uomo si è perso ed estinto dopo il peccato di Adamo, o che è cosa di solo titolo o nome o invenzione introdotta da Satana nella Chiesa, sia scomunicato” (can. 5) (DS 1555).

Il Concilio Vaticano II dice che “la libertà nell’uomo è segno altissimo dell’immagine divina. Dio volle lasciare l’uomo in mano al suo consiglio” (Sir 15,14) così che egli “cerchi spontaneamente il suo Creatore, e giunga liberamente, con l’adesione a Lui, alla piena e beata perfezione” (Gaudium et spes 17). S. Tommaso aveva affermato che “l’uomo è simile a Dio non per il corpo, ma per l’anima, che ha la volontà libera e incorruttibile” (Expositio in Symbolum Apostolorum, in Opuscula theologica, Marietti, II, n. 886) e che per la libertà egli è “principio delle sue opere… e potestativo sulle proprie azioni” (Somma teologica, I-II, prol.).

Ma il liberalismo ha esaltato la libertà umana come se questa non fosse la libertà di un determinato essere, e cioè la libertà di una determinata creatura che non si è elaborata da se stessa, ma si trova costituita in quel determinato modo e con obiettivi intrinseci ben precisi. Penso che avesse ragione Giorgio La Pira a dire che i massimi mali di cui soffre la società odierna derivano dal liberalismo. Nota bene: Giorgio La Pira stava parlando della società del XIX secolo travagliata da impostazioni liberiste e totalitariste (nazismo e comunismo). Il totalitarismo, secondo Giorgio La Pira, è una reazione alle derive liberiste.

Se guardiamo le cose dal punto di vista antropologico, e cioè a che cosa l’uomo pensa di se stesso e delle relazioni con gli altri uomini è facile vedere come il pensiero di Cartesio abbia enormemente influito. Cartesio aveva detto “Cogito, ergo sum” (penso, dunque sono). Da qui l’affermazione che l’uomo è una sostanza pensante (un essere spirituale) e che il corpo è un’altra sostanza (sostanza estesa) congiunto con la sostanza pensante per mezzo della famosa ghiandola pineale. Da qui la conclusione che il corpo non è elemento essenziale della persona e che si trova in zona pre-morale, quasi alla pari di tutte le cose che ci circondano, delle quali possiamo farne quello che vogliamo. Di qui anche l’affermazione che la buona intenzione renderebbe buone tutte le azioni che si compiono e che in definitiva ognuno può fare quello che vuole, salvo non ledere la libertà altrui.

Secondo l’antropologia cristiana invece il corpo è elemento essenziale della persona. E proprio nel corpo troviamo indicazioni preziose che ci dicono quali siano gli obiettivi della persona e le vie per perseguirli. Si pensi solo alla sessualità, ai suoi significati scritti nella sua stessa struttura. Sicché le leggi della persona costituita in anima e corpo non sono solo leggi manipolabili come si vuole, ma sono leggi che indicano l’orientamento che la persona è chiamata ad assumere. Inoltre non basta la buona intenzione per giustificare qualsiasi azione, ma è necessario che ogni azione sia buona in se stessa, rispettosa soprattutto della dignità di tutte le persone, di ogni persona (soprattutto delle più fragili e indifese) e di tutta la persona. Giovanni Paolo II, in Centesimus annus, denuncia che tanti mali del mondo contemporaneo derivano da errori di carattere antropologico.

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101 commenti a Il problema del liberalismo…

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  1. Alèudin ha detto

    non capisco perchè il liberista possa fare quello che vuole,
    salvo non ledere la libertà altrui.

    O tutto o niente, dove sta scritto che non si può ledere gli altri?
    Se sono liberista voglio esserlo fino in fondo e fare tutto ciò che
    accomoda le mie esigenze e/o desideri.

    Pochi però hanno questa coerenza.

    Grazie a Dio abbiamo la Buona Notizia, il Vangelo.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Alèudin

      Hai perfettamente ragione e osservo quanto segue.

      1) l’essenza dell’ideologia liberale è sintetizzabile nel motto: “la libertà prima della verità”, che è un principio di derivazione gnostica, poiché la gnosi può essere definita, dandone una definizione valida per ognuna delle sue innumerevolissime manifestazioni storiche, come il metodo che nella conoscenza (in genere) antepone la volontà alla verità (= volontarismo metodologico, che corrisponde alla ribellione contro l’autonomia della realtà dalla nostra volontà).

      2) Nella pratica il liberalismo ha sempre trovato il modo di aggirare quell’unico principio morale che sembra porsi (quello del non nuocere ad altri): basta dichiarare, ad esempio, che chi voglio assassinare non è una persona ed eccoti servito il sofisma che giustifica (con metodo perfettamente nazista) l’aborto.

      3) Il liberalismo è molto più subdolo di qualunque altra “rivoluzione” che si imponga con evidente violenza, proprio perché, specialmente nella sua forma politica della “democrazia assoluta”, auto-convince “il popolo” (ossia le amorfe masse democratiche) che ciò che è permesso o vietato lo stabilisce la maggioranza, in maniera completamente indipendente da “problemucci” come quello riguardante cosa è vero o falso. Una volta accettato questo diabolico meccanismo, non c’è più alcun limite alle barbarie che si possono raggiungere (tutti con la coscienza a posto, perché si tratta di decisioni “democratiche), superando anche quelli che fino ad ora ci sono sembrati i peggiori crimini (commessi da nazismo e comunismo).

      • Perplesso ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Mi perdoni se torno a importunarla, perché poi magari pensa che ce l’ho su con lei, e le assicuro che non è così, però… no, non ci siamo.
        Il liberalismo concerne i rapporti tra individui e stato, non ha nessun nesso con la verità e nessuna pretesa di averla e men che meno di legarla alla volontà. Non nega le verità altrui. Semplicemente indica una maniera in cui persone diverse possono convivere.
        E anche il riferimento allo gnosticismo per quanto evocativo e interessante non rende ragione di un pensiero nato in un preciso momento storico (il secolo XVIII) e in un preciso paese (l’Inghilterra) dopo che i puritani erano passati al potere tagliando la testa a un re assolutista e temendo ingerenze di cattolici continentali. Insomma alla fine delle guerre di religione.
        Il problema non è mai la libertà politica che abbiamo, ma l’uso che ne facciamo. Di questo passo sennò potremmo per fino arrivare a criticare Dio perché ci ha dato il libero arbitrio. Cordialità.

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Perplesso

          Posso rispondere solo velocemente, ora, su un punto.

          Sul fatto che il liberalismo politico di Locke e Pufendorf, costituisca l’inizio dell’accezione moderna del termine, lei ha ragione. E ha ragione anche sulle cause prossime: le guerre di religione.

          Ma dimentica alcune altre cose, ormai storiograficamente acclarate.

          1) Pufendorf e Grozio sono influenzati dalla tarda Scolastica spagnola, che a sua volta aveva ereditato (v. soprattutto Suarez) il volontarismo tardomedioevale della scuola agostiniana, che a sua volta dipendeva dal volontarismo (e se ne devono conoscere le dottrine e la storia proprio a livello antropologico, non solo teologico) francescano sulla linea che da Scoto giunge a maturazione finale con Hockham.

          2) Ci sono studiosi che collegano direttamente il volontarismo francescano a influenze cabalistiche e alle rielaborazioni sincretistiche che partono dalla corte De’ Medici con la scuola di Marsilio Ficino (dalla quale si diffusero in tutta Europa).

          3) La Cabala è un forma di gnosi (v. famosi studi di Gershom Scholem), come anche tutte le riprese sincretistiche fatte a Firenze.

          Ho iniziato dunque a studiare la possibilità di legare gnosi-liberalismo-relativismo. Il che è un campo di studi notevolmente esteso e, per tristi vicende, ora non posso occuparmene. Ma, nonostante le difficoltà, non si tratta di teorie completamente campate in aria (potrei riferirmi agli studi sulle forme secolarizzate di gnosi fatti da Del Noce o Eric Voegelin, che parla proprio del puritanesimo come forma di gnosi)….

          • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            Errata corrige: Ockham.

          • Perplesso ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            La sua dissertazione è dotta e affascinante. Prosegua. Voglio comprendere meglio come, trovandoci d’accordo sull’occasione storica dello sviluppo dell’idea liberale, le nostre visioni di quel pensiero si possano allontanare così tanto, solo sulla base di una ricerca storica che io trovo curiosa e antiquaria e lei probabilmente un po’ più che questo. Ho forse qualche idea, ma è ora il momento dell’ascolto.

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Perplesso

              Se mi scrive una mail (click sul mio nickname e arriva al mio sito), le spedisco lo studio parziale, molto parziale (ma ampiamente sufficiente per porre la questione in modo adeguato), che ho sviluppato fino ad ora.

              Sul piano dottrinale, due veloci appunti.
              1) Il liberalismo non coinvolge solo i rapporti tra stato e individui, in primo luogo perché dire questo significa già parlare della qualità delle relazioni tra cittadini e in secondo luogo perché sempre più, con l’emergere pratico delle contraddizione culturali e giuridiche che il liberalismo relativista implica (v. cosa ne dice Raimondo Cubeddu), tutto si trasforma in conflitto sociale e il momento legislativo ne è solo il risultato finale, quasi scontato, di una lotta tra gruppi di cittadini.

              2) Appunto, proprio il fatto che il liberalismo non abbia alcun nesso con la verità è il problema, non nascondiamoci dietro nominalismi o sofismi: cosa cambia all’atto pratico, quando si tratta di permettere o vietare, se oltre a concedere l’uno o l’altro, aggiungo che ciò che permetto o vieto corrisponde al vero, oppure se aggiungo che me ne frego di tali affermazioni di principio? Gli omicidi per aborto si faranno sia in un caso che nell’altro, proprio perché il problema alla fine è pratico, non teorico. Mi pare veramente il como che uno mi venga a dire: permetto a tua madre di assassinarti, ma stai tranquillo che con ciò non intendo affermare che lei abbia ragione di farlo in base alla verità, ma solo in base al fatto che glielo ha permesso la maggioranza… Discorsi più criminali e insieme insensati è difficile trovarne!

              3) In realtà il liberalismo indica il modo più infingardo attraverso il quale chi può farlo (legge della jungla) può fare quello che vuole di chi è dichiarato “non degno” di appartenere alla razza eletta, ossia alla razza di coloro che sono ammessi ad essere i “decisori” (v. aborto)…
              Cordiali saluti

              • andrea g ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                “proprio il fatto che il liberalismo non abbia alcun nesso con la verità è il problema”.

                Parole da incorniciare.
                Voler realizzare sistemi/ideologie senza tener conto della Verità
                -cioè DIO- è proprio l’errore di base, ciò che rende tutto malsano.

              • Perplesso ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                Mi premurerò di scriverle una mail in merito ai suoi appunti filosofici. Comunque grazie.

                Quanto al suo post, cercherò di trattarlo trasversalmente nel tentativo di rendere lo scambio di idee più snello e comprensibile per me e per chiunque ci legga.

                Del punto uno, però, non mi è assolutamente chiara la consequenzialità dei nessi logici che esprime. Comprendo che il tempo da dedicare a un post sia quello che sia, ma davvero temo abbia saltato qualche passaggio. In particolare mi sembra che lei ammassi troppa carne sullo stesso fuoco tutta in una volta. Tento di dipanare la matassa, anche se temo che vista l’ora mancherò l’obiettivo della chiarezza. Me ne scuso anticipatamente.

                Il conflitto tra individui è un dato di fatto. Non credo sia necessario scomodare Hobbes per constatarlo. E che lo Stato e le leggi abbiano proprio il compito di mediare tra cittadini è un punto di partenza assodato dai tempi che furono (ne cives ad arma ruant dicevano al primissimo esame di diritto). Se desidera andare oltre scomoderemo pure un po’ di teoria della scelta. Ma non mi pare ora il caso, perché il nostro discorso parte soprattutto da un fatto storico. O meglio, da una serie di fatti storici che hanno portato nel XVIII secolo a teorizzare una certa idea di libertà. Non che il concetto di libertà mancasse prima, ma è solo con la riforma protestante che viene a cadere in maniera abbastanza netta una forma di morale comune in Europa occidentale, per cui la libertà prende rilievo in senso moderno (penso anche a quel magnifico libretto di Lutero la libertà del cristiano che pur ancora in parte medievale ha passaggi eccezionalmente moderni), ed è solo con la maturazione del capitalismo inglese e con gli enclosures act che è nata una classe sociale capace di coniugare una certa idea di libertà al potere economico necessario per portarla avanti.

                Sto semplificando molto, lo so, ma se affrontiamo il liberalismo solo da un punto di vista astratto e non dal punto di vista delle esigenze umane che esso è andato a soddisfare (e ancora oggi soddisfa) rischiamo di fare un discorso dalla basi fragili.
                La sua preoccupazione per le conseguenze del liberalismo (ad esempio in campo abortivo) anziché per le sue motivazioni, mi appare come una forma di utilitarismo sulla base del quale giudicare o meno la bontà di una specifica visione del mondo. Mi perdoni, ma non lo trovo in sé né un modo utile per comprendere la bontà o meno di una forma di pensiero che dovrebbe essere al servizio dell’uomo e di cui l’uomo non dovrebbe essere servitore. E neppure lo trovo un modo di ragionare cristiano. Perché l’uomo è al centro del pensiero cristiano, non le idee astratte. Lei parla di verità. Da qualche parte ricorda giustamente che la verità rende liberi. Aletheia eleutherosei (non so dove sono i caratteri greci). Ma questa libertà per noi cristiano è una persona ben precisa che ha calcato la terra duemila anni fa. Non un concetto astratto.

                Ed è proprio questa non pretesa del liberalismo di avere la verità che lo rende compatibile col cristianesimo molto più di altre dottrine di pensiero. Certo il liberalismo non combatte necessariamente le battaglie del cattolico. Ma non è corretto pensare che le osteggi. E il caso dell’aborto è proprio uno dei casi in cui questo è più evidente. No, non si scandalizzi, ma che la vita umana sia un valore di cui gli altri non possono disporre è un’idea affermata in ambito liberale ben prima che la chiesa politica del papa re ne facesse pratica. Il problema è che sull’aborto non c’è intesa su qual è il principio della vita umana. Che al settimo mese sia infanticidio e quindi vietato è chiaro anche al liberale non cattolico. Che sia infanticidio anche al primo minuto dopo il concepimento è un problema su cui chiesa e scienza non sono ancora riuscite a trovare un accordo. Su cui cattolici e non cattolici sono in disaccordo. Il problema sta, quindi, lì, e non nel concetto di libertà. Il giorno in cui il fatto che la vita sia vita già umana fin dal momento del concepimento sarà condiviso da tutti verrà a cadere ogni posizione pro choice anche in ambito liberale.
                Se non distinguiamo correttamente gli ambiti del discorso rischiamo, a mio avviso, di attribuire a una forma di pensiero (il liberalismo) i problemi che sorgono altrove.
                Cordialmente

                • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Perplesso

                  Perplesso ha scritto: “La sua preoccupazione per le conseguenze del liberalismo (ad esempio in campo abortivo) anziché per le sue motivazioni, mi appare come una forma di utilitarismo sulla base del quale giudicare o meno la bontà di una specifica visione del mondo”.

                  Questa obiezione rivolta da un “cristiano” che afferma esplicitamente di trovare la propria concezione della libertà incarnata in Nostro Signore, mi pare frutto di un profondo fraintendimento.
                  Discorso della montagna, riguardo ai “falsi profeti“: “Dai loro frutti li riconoscerete. Si coglie forse dell’uva sui pruni, o fichi sui rovi? Così ogni albero buono dà buoni frutti, ma ogni albero cattivo dà frutti cattivi. Non può l’albero buono dare frutti cattivi, né l’albero cattivo dare frutti buoni. Ogni pianta che non porti buon frutto vien tagliata e gettata nel fuoco. Dai loro frutti dunque voi li riconoscerete” (Mt. 7, 16-29).

                  Dunque sulla questione di metodo per un cattolico (e per un qualsiasi uomo di buon senso) mi pare non ci debbano essere dubbi: la bontà di una dottrina (ossia la “falsità” dei profeti) si giudica dai frutti, poiché se vengono prodotti frutti cattivi non per accidens, diviene evidente che il cespite è cattivo per essenza. E’ proprio l’opposto dell’utilitarismo, che è invece un’invenzione dei filosofi liberali moderni (J. Bentham, J.S. Mill), poiché l’utilitarismo è un modo relativistico a posteriori di ricavare le norme morali, mentre ciò a cui si riferisce Nostro Signore è un giudizio dato a posteriori in base a principi etici già stabiliti. Attenzione!!!

                  • Perplesso ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                    Gentile a-theòs=a-éthos, il suo ragionamento apparentemente non sembra fare una grinza. E tuttavia a mio avviso contiene troppe semplificazioni per essere del tutto corretto una volta applicato alla realtà. Fosse il liberalismo una “dottrina” che produce esclusivamente o prevalentemente frutti cattivi, penso che il discorso della montagna si potrebbe ben adattare al caso senza alcun adattamento. Ma per forza di cose Gesù parlava di alberi che danno cose buone e di alberi che danno cose cattive. Non di alberi che danno sia cose buone, sia cose cattive, come nel nostro caso. Gesù indicava un metodo di discernimento del giusto e dell’ingiusto, ma sta a noi comprendere come e quanto il metodo da lui indicato vada adattato a situazioni molto più complesse di quelle esemplificative descritte nel passo evangelico da lei citato. Più sotto qualcuno ha sostenuto i frutti buoni del liberalismo, non sto a ribadirli per brevità. Mi limito a sostenere che la sua analisi per così dire univettoriale (per cui l’unico fenomeno di cui tenere conto è l’aborto e poco altro) non coglie l’intera realtà e la complessità dei problemi umani. Insomma offre una utile valutazione, ma parziale. Tanto più che dal punto di vista del metodo, per un cattolico, a me pare che, invece, i dubbi non vadano posti su questo: una dottrina politica è tanto più buona quanto più lascia l’uomo libero di cercare la verità. Perché Dio è sì verità, ma non è verità ottenuta per coercizione, ma per libera adesione dell’uomo. Non credo vi sia nessun pregio nel non peccare perché siamo incatenati e privi di scelta. Vi è pregio nel non peccare perché siamo consapevoli di poter scegliere e scegliamo il bene.
                    Quanto al problema dell’utilitarismo mi premuro di sottolinearle che anche in esso vi è già un principio etico stabilito prima ed è quello dell’utilità/piacere. Di stampo epicureo, concordo, ma tant’è. Cordialità.

                    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Perplesso

                      Mi perdoni, ma mi pare non colga il punto essenziale. Esso corrisponde a quella che più sotto ho definito la differenza tra “il poter implicare il male per accidens” e “il poter implicare il male di principio”. Un meccanismo di decisione puramente formale su questioni etiche gravi (ossia non sul problema di decidere se le divise di poliziotti devono essere gialle o blu) è già un male in sé, perché prendere decisioni che intrinsecamente ( di principio) prescindano dal vero è immorale. Tanto meno può accettare un tale metodo un cattolico, per il quale è la verità a fare liberi e non il contrario.

                    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Perplesso

                      Il resto del suo discorso è contraddittorio, per almeno due ragioni: 1) è ovvio che ciò che di principio prescinde dalla verità potrà per accidens dare anche risultati veri e buoni talvolta; 2) inoltre si tratta anche di comparare tra loro i vantaggi.

                      2.1) Quanto al secondo punto, in primo luogo penso che lei stesso ammetterebbe che, qualsiasi vantaggio o cosa buona possa essere stata fatta dal nazismo o dal comunismo, i crimini da tali ideologie perpetrati sono stati tale gravità, che rimane ben poco da discutere del resto. Stessa cosa vale a mio avviso per i risultati criminali del principio assolutizzato di maggioranza.

                      2.2) Inoltre i vantaggi dati dai sistemi democratici liberali, mi paiono del tutto relativi a vantaggi puramente materialistici (se veramente ci sono stati, perché il fatto che noi stessimo meglio spesso ha comportato che altri stessero peggio). La medicina, la nutrizione, la maggiore agiatezza, ecc. (che per di più ora stanno incominciando a sparire: chissà perché?) che cosa sono in se poi ci perdi dentro l’anima?

                • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Perplesso

                  1) Sul fatto poi che i frutti del liberalismo siano senza alcun dubbio pessimi, molto più che positivi (o positivi del tutto per accidens) è ovvio anche dal punto di vista teorico. Se, come lei stesso ha detto, il liberalismo non ha alcun legame con la verità, cosa accibercola vuole che ne derivi?

                  2) Le faccio notare che il Magistero della Chiesa ha combattuto aspramente il liberalismo, almeno altrettanto di quanto ha contrastato il socialismo. Soprattutto perché il liberalismo implica intrinsecamente il relativismo (proprio perché non ha alcun legame con la verità) e non a caso, il relativismo filosofico è la “filosofia della massoneria”, combattuta, appunto, dal Magistero fin dai suoi primordi “ufficiali” (dato che la massoneria esisteva già da ben prima del 1717). Non ho il tempo di ritrascrivere le citazioni, ma vada a vedersi: Giuliano Di Bernardo, Filosofia della massoneria, Marsilio 1996. Quanto il “venerabile maestro” dice è assolutamente chiaro e rende assolutamente impossibile concepire un cattolicesimo liberale per la “contraddizion che nol consente”.

                  3) Sul punto specifico dell’aborto, vada a leggersi l’articolo appena apparso su UCCR, dove si mette in luce come l’essenza teorica su cui si basano i pro-aborto sia il “funzionalismo”, che io definisco “efficientismo”, tipica dottrina ferocemente liberale e, anche se può sembrare paradossale (per chi non conosca ad esempio come siano nati i movimenti “verdi”), tipicamente nazista.

                  4) Ma i frutti marci del liberalismo sono tanti altri: divorzio, eutanasia, omosessualismo, ecc., ma, mi pare, anche quelli socio-economici attuali, derivati direttamente dalle deregolamentazioni finanziarie liberali degli anni Novanta.

                  • Perplesso ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                    1) Mi pare un po’ “manicheo” come modo di ragionare. Dal fatto che il liberalismo “non ha legami” con la verità concludere che ne abbia per forza con la menzogna comporta un bel salto logico. Il fatto che io abbia il fornello a induzione non ha legami con la bontà di ciò che io cucino, ma non comporta certamente che una bistecca cotta tramite fornello a induzione sia meno buona di una cotta tramite fornello a gas.

                    2) Il magistero della chiesa ha combattuto diverse cose, anche l’eliocentrismo. Siccome non mi risulta che si sia mai espressa in materia dal punto di vista dogmatico, può ben essere un punto di partenza interessante, ma non siamo obbligati a prenderlo per oro colato senza “storicizzarlo” adeguatamente. E, onestamente, ad allargare il discorso alla massoneria mi sembra che si metta un po’ troppa carne sul fuoco. Oltretutto il tema massoneria mi è sempre sembrato di una noia micidiale, per cui, ammetto che sono senz’altro meno preparato di lei in tema. Cavallerescamente me lo eviti se proprio non le è necessario.

                    3) non commento perché non ho ancora letto

                    4) sul divorzio aspettiamo la nuova pastorale prima di discuterne, potrebbe essere necessario aggiornare i termini 🙂 , sull’eutanasia direi che chiamata col suo nome “suicidio” non è affatto una novità dell’età liberale, da Catone e Cleopatra, ma anche prima, e onestamente non sono d’accordo sul dir male delle deregolamentazioni finanziarie degli anni Novanta. Che l’abolizione del Glass Steagall act abbia generato problemi può essere oggetto di discussione interessante. Ma non si può trattare un tema così complesso e tecnico come se fossero frutto di una visione morale del mondo piuttosto che di un’altra.

                    • Paolo Viti ha detto in risposta a Perplesso

                      Dire che la Chiesa ha combattuto l’eliocentrismo mi pare un’affermazione tanto grossolana e superficiale che mette in dubbio tutto il resto che scrivi che comunque, anche se concordo su poco dando ragione a a-theos, sembra ben argomentato.

    • Umberto P. ha detto in risposta a Alèudin

      Perchè quella è l’anarchia, cioè la legge della giungla. Il liberismo invece è quello che sostiene che tutti hanno diritto alla libertà, o almeno a cercarla, quindi devono avere garanzie che questa libertà sia garantita anche dagli altri.

      • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Umberto P.

        Infatti, vallo a dire al miliardo di bambini abortiti grazie alla vostra meravigliosa democrazia garantista…

        • Umberto P. ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

          Si, ma se mi rispondi sempre la stessa cosa, non posso che ripeterti anche io sempre la stessa replica. E’ per questo che ho perso interesse nelle discussioni su aborto ed eutanasia, ed evito di parteciparvi. La tautologia stanca, credo serenamente che su quei temi abbiamo raggiunto il punto di non-incontro.
          L’aborto non è omicidio, l’embrione non è una persona, dunque la tua osservazione non è pertinente, anche se per te lo è.

          • Panthom ha detto in risposta a Umberto P.

            Si arriva a questo punto quando non si vuole spiegare perché l’aborto non è omicidio. Finché ripeti questi slogan senza motivarli nessuno potrà mai farti notare che quanti dici è insostenibile, esattamente come chi continuasse a dire: “l’infanticidio non è omicidio e l’ebreo non è una persona”. Quando spiegherai i motivi che ti portano a dire questo sarà facile farti notare le infinite contraddizioni filosofiche e scientifiche.

      • Meister Eckhart ha detto in risposta a Umberto P.

        Si chiama liberalismo.
        Il liberismo è una teoria economica basata sui princìpi del liberalismo. Il liberalismo è il tutto e il liberismo una sua parte.

      • Emanuele ha detto in risposta a Umberto P.

        caro Umberto, definiere libertà ciò che non lede le libertà altrui è una bella frase, ma di fatto non porta a nulla…

        Ti faccio un esempio. Molti dicono che gli omosessuali devono essere liberi di sposarsi perché non danneggiano nessuno. Ma al contempo io sono libero di non riconoscere la loro unione… Arriviamo ad un assurdo: o neghiamo la libertà di sposarsi o si nega la mia libertà di non volere il matrimonio gay. Chi ha ragione?

        Inutile sottolineare che non ha senso limitarsi solo ai danni materiali… Infatti, se no sono libero di offendere ed infamare chiunque, visto che ciò non cagiona danni materiali.

        Per questo, come evidenziato da a-theos= a-ethos, la libertà va agganciata al principio di realtà. Come insegna Gesù, la verità rende liberi. Infatti, senza conoscere la verità non è possibile scegliere.

        • Umberto P. ha detto in risposta a Emanuele

          Naturalmente hanno ragione loro, fin quando il loro “sposarsi” non viene a lederti in qualcosa! Se avessero voluto adottare dei bambini, avresti ragione perchè lederebbero il diritto dei piccoli ad una famiglia normale.

          Non è una libertà, quella di volere che gli altri facciano quello che diciamo noi perchè a noi piace così.O almeno, è in contraddizione con il principio di non ledere la libertà degli altri. Sull’insultare chiunque: no, trovo anche io che insultare non sia una di quelle cose che non lede gli altri.

          Spero di aver chiarito meglio la mia posizione.

  2. francesco russo ha detto

    Mah, a me invece sembra che tra tutti gli “ismi” il liberalismo sia quello che ha fatto meno danni. Da un punto di vista prettamente politico e sociale, mi sembra anche che sia l’ “ismo” più a misura d’uomo, specialmente il liberalismo di impostazione giusnaturalista.

  3. Meister Eckhart ha detto

    Parlare di democrazia non ha senso. Ogni democrazia che conosca è in realtà una plutocrazia. Solo uno sciocco potrebbe non vederlo. Persino i regimi anti-democratici sono una forma perversa di plutocrazia: avete visto la foto di Kim Jong-un con il suo computer Apple?
    Allo stesso modo, tutte le cosiddette “libertà” di cui apparentemente godiamo in quest’epoca non sono altro che un raffinato sistema di indottrinamento delle masse, che sono tanto libere oggi quanto lo erano ai tempi degli antichi egizi!
    Beati i fessi che ancora ci credono.

    • andrea g ha detto in risposta a Meister Eckhart

      Grande post.

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Meister Eckhart

      Infatti, esattamente, quello era il secondo passo: fare in modo che la gente ragionante si renda conto che il meccanismo che porta a votare cose come divorzio, aborto, eutanasia, ecc. corrisponde a puro plagio propagandistico di massa.

      Non vi sembra vero? Vi paiono esagerazioni?

      Guardate il caso presente, proprio quello riguardante l’omosessualizzazione della cultura e delle menti. La potenza a senso unico della propaganda massmediatica, cosiddetta “libera o democratica”, è sotto gli occhi di tutti (quelli che vogliono aprirli).

      • MALTA1991 ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Contro Aborto ed Euthanasia sono con te , ma il divorzio almeno per i non credenti (coloro che si sono sposati con Rito Civile), penso debba essere un diritto, in quanto non ci si è giurati amore eterno dinanzi a Dio (cosa che invece succede quando ci si sposa in Chiesa).
        Qui a Malta il divorzio è diventato legale solamente dal 2011 dopo Referendum , prima che questo avvenisse anche i non credenti erano costretti a rimanere per tutta la vita con persone che non amavano più….
        Per il resto concordo pienamente con te .

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a MALTA1991

          Già, ma nota che ci si sposa non per godersela tra due individui che restano tali, ma per fondare una famiglia finalizzata al concepimento ed educazione morale dei figli. Questo è il motivo per cui il matrimonio deve essere indissolubile non sul piano religioso o di fede, ma su quello già solo della “legge o diritto naturale”. San Tommaso d’Aquino è molto chiaro al proposito.

          Ma tu sei maltese o italiano trapiantato nel 1991?

  4. Umberto P. ha detto

    Articolo interessante, ma da agnostico non mi sembrano ben spiegate la posizione di La Pira, e le conseguenze della sua interpretazione sulla società attuale.

    Non chiarissimo neanche il discorso della ghiandola pineale, una delle parti più misteriose del nostro encefalo, su cui i professori universitari vanno molto cauti nel decrivere le funzioni. Ma quale è il nesso col libero arbitrio?

    In definitiva, quello che non ho letto è il perchè non va bene se “ognuno può fare quello che vuole, salvo non ledere la libertà altrui”. Ci sarebbero motivi razionali, o sono legati alla dottrina cattolica, e dunque non affare dell’agnostico?

    • Claudio ha detto in risposta a Umberto P.

      Cosa non ti è chiaro nel passaggio sulla ghiandola pineale? In che senso i medici ci vanno cauti? L’atavico problema tra chi dice che l’anima non esiste e che invece tutto dipenda da questa ghiandola? Per favore dai…

  5. Vincenzo Farina ha detto

    Mi sembra che nei commenti sopra esposti si sia assunto un atteggiamento estremistico. Tacciare il liberalismo dei peggiori mali della società attuale non risponde a criteri di ragionevolezza, ma è il frutto di idee preconcette che non ammettono di essere sottoposte al vaglio di una serena discussione. Basta pensare che se in oggi possiamo liberamente scrivere e discutere su questo sito lo dobbiamo in buona parte alle idee liberali che si sono sviluppate da qualche secolo . Con ciò non voglio affermare che il liberalismo, senza necessari correttivi,non abbia fatto danni in passato e possa farne ancora, ma comunque non si può disconoscerne gli indubbi meriti. l

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Vincenzo Farina

      Prova solo a pensare alla distorsione mentale di massa che il liberalismo democratico è riuscito ad indurre riguardo al peggiore crimine che l’umanità abbia potuto inventarsi: l’aborto di massa (un miliardo di aborti per difetto, a livello mondiale dagli anni ’70: ti rendi conto?!?). E trovi tutte le ragioni per comprendere l’assurdità dei sofismi pro-aborto, proprio nell’ultimo articolo appena postato dalla Redazione.

      Ora, ANCHE SOLO PER QUESTO MOTIVO, bisognerebbe concludere che una società capace di tali immensi crimini, spacciandoli per il miglior approdo di civiltà, è una società completamente marcia e finita e, SOPRATTUTTO, completamente contraria al Vangelo.

      • Vincenzo Farina ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Sul problema aborto ne convengo. Per contro, occorre considerare, ad esempio, il grande contributo dato da un personaggio come Cesare Beccaria col suo “Dei delitti e delle pene” a rendere più umana la giustizia, con l’abolizione della tortura e della pena di morte.

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Vincenzo Farina

          A parte che la tortura, facendo naturalmente finta di niente, la praticano tutti i servizi segreti dei paesi democratici (v. Guantanamo), sulla pena di morte non sono d’accordo per motivi teorici e teologici ben precisi.

          Ossia: è pura illusione pensare di vivere in un mondo più sicuro e civile, appena la fai fuori dal vaso, ti vengono a prendere, ti incaprettano e ti risvegli in un fetida prigione in un posto qualunque del globo, interrogato (= torturato) dai servizi segreti dei governi che noi vogliamo continuare a credere espressione della migliore civiltà. E non si tratta di complottismo, ma di quanto ci sta sotto gli occhi.

          Lo stesso vale per tutte le guerre che dagli anni Novanta stanno lì a testimoniare di come sia assurdo (di principio e nei risultati) credere come dei beoni che sia possibile esportare la democrazia a suon di bombe sui bambini…

      • francesco russo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        scusami, però mi sembra questo abbia a che fare più con la democrazia che con il liberalismo…

        Inoltre, a uno che afferma “l’embrione non è persona quindi non danneggio la sua libertà se lo uccido” non si risponde “lasciarti libero è dannoso, quindi sia maledetto il liberalismo” , ma piuttosto si risponde “guarda che sbagli, l’embrione è persona”.

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a francesco russo

          1) Democrazia e liberalismo sono strettissimamente connessi nella versione moderna della democrazia (quella nata con la rivoluzione francese), che può denominarsi “democrazia assoluta”, nel senso che il criterio della maggioranza non ha alcun limite reale (le costituzioni si aggirano – v. caso dello “abtreibung” = aborto in Germania -, si cambiano e in realtà sono poco più che carta straccia).

          2) Quanto alla tua seconda argomentazione, prova a darne la versione ipotizzando di parlare con un nazista. Dubito ti convincerebbe. Quella che è sbagliata è l’esistenza di un sistema politico (la democrazia assoluta) da cui possano derivare crimini assoluti come l’aborto, esattamente come diresti nel caso del nazismo (mi auguro). Costruire una forma statuale sul principio che in pratica non c’è limite a ciò che decide la maggioranza è un concezione assurda della politica e deriva tutta dal “disimpegno” assoluto nei confronti della questione intorno alla verità delle cose, cioè dal relativismo etico (e tendenzialmente assoluto) intrinseco al meccanismo puramente formale (conteggio delle teste) utilizzato dalla democrazia moderna.

          • andrea g ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            Una domanda, a-theòs: è corretto identificare (almeno storicamente) il liberalismo con l’illuminismo?
            L’illuminismo nasce con parole affascinanti, libertà-uguaglianza-
            fraternità (luccicante apparenza) ma con le mani lorde di sangue del genocidio vandeano, migliaia di donne, uomini, vecchi e bambini massacrati perchè
            “ignoranti che non capivano la bellezza della rivoluzione in atto”.
            Ecco, il liberalismo è ‘figlio’ dell’illuminismo, o sono la stessa cosa?
            Thanks.

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a andrea g

              Come si dice nell’articolo il liberalismo è sfuggente, perché ha molti filoni, non solo in politica, ma anche in economia.

              Inoltre non si può identificare l’illuminismo con il liberalismo, a mio avviso, almeno per due ragioni: l’illuminismo è stato anche socialismo (v. Gracchus Babeuf, socialista utopista, che fu quello che denunciò i crimini contro i vandeani alla convenzione) e tante altre cose (ad esempio fideismo e razionalismo); 2) la prima rivoluzione liberale è stata quella luterana (sola scriptura, senza intermediari istituzionali). Secondo me il liberalismo è sintetizzabile nel “non serviam”, che ha, appunto, valenza larghissima: nono si vuole essere sottomessi alla realtà e alla verità, ma si adotta un atteggiamento metodologico di tipo volontaristico, ossia “voglio che le cose stiano così”. Ma siccome per stare come non stanno, bisogna mettere la libertà di fronte alla verità, ecco l’intrinseca vena relativistica, di cui poi si tenta di avvantaggiarsi retoricamente dicendo: “ma non non imponiamo niente a nessuno, noi siamo i paladini dell a libertà”.

          • Perplesso ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            1) Che la visione moderna della democrazia sia derivata essenzialmente dalla rivoluzione francese mi pare oltremodo riduttivo. Dalla rivoluzione francese viene una certa tradizione democratica moderna, ma vengono anche i totalitarismi del XX secolo. Sarebbe quindi opportuno affiancare anche gli altri filoni. Ad esempio quello minoritario che prende i passi dal modello federativo e delle autonomie locali svizzero, incluse le forme di democrazia diretta alla landesgemeide. Ma soprattutto quello maggioritario di matrice anglosassone. Che è ben altra cosa e molto di più rispetto al modello francese e, soprattutto, non ha alcuna parentela coi totalitarismi. Anche perché “the pursuit of happiness” fa a pugni con qualsiasi forma di dittatura.

            2) Al punto due mi sembra teorizzare uno stato autoritario/teocratico come forma ideale. Visto che non vi è alcuna alternativa alla democrazia liberale che non sia una soluzione autoritaria. Onestamente lei fa una pesante confusione tra la morale (il relativismo etico) e una maniera di organizzare in maniera efficiente la società perché ognuno abbia la possibilità di realizzare se stesso (la moderna democrazia liberale). E una volta che abbiamo teorizzato lo stato etico nulla ci garantisce che non sarà improntato al mein kampf anziché al Vangelo.

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Perplesso

              In assoluto niente garantisce che un uomo, anche di fronte alle verità più evidenti, non le rifiuti, ma la garanzia migliore che abbiamo è che si ponga la verità a fondamento di tutto, certamente anche della politica. Non esistono azioni che di diritto si affranchino da valenze etiche (anche se in dipendenza dalla materia, dalle intenzioni e dalle circostanze, alcune azioni sembrino essere moralmente del tutto irrilevanti).

          • francesco r. ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            1) saranno anche connessi, ma non sono la stessa cosa. E i pericoli del dispotismo della maggiornaza sono stati denunciati anche da liberali del calibro di Toqueville. Ripeto, mi sembra tu stia descrivendo i problemi della democrazia assoluta e non del liberalismo. Simili problemi della democrazia sono denunciati – da un punto di vista economico, più che morale – anche da un famoso LIBERTARIO – Hans Hermann Hoppe – nel suo libro “Democrazia il dio che ha fallito”. Libertario, eh. Nemmeno liberale.
            Come diceva qualcuno più sotto, si citano Hobbes e Rousseau come paladini del liberalismo e ci si dimentica di Locke e Toqueville? Andiamo…

            2) noto che anche qui stai parlando di democrazia assoluta, mentre il tema dell’articolo è il liberalismo. C’è, inoltre, una differenza con il nazismo: in democrazia abbiamo sempre la possibilità di convincere la maggioranza che l’embrione è persona e l’aborto è omicidio.

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a francesco r.

              1) Tutto si gioca sul principio essenziale in questione: se qualcuno si dice liberale, ma esplicitamente afferma il principio secondo cui la libertà è SEMPRE subordinata alla verità, mi va bene il liberalismo, ma temo che questo non sia mai stato, né mai potrà essere, perché la verità mi dice infinitamente di più che il solo (e in pratica finto e anche contraddittorio) principio del: “la mia libertà di fare quello che voglio, salvo non nuocere alla libertà altrui”. Si tratta proprio di un’altra qualità nella visione delle cose, che un liberale, proprio in quanto tale, non può avere. Infatti Locke, che tu citi, aveva ridotto i dogmi necessari a potersi dire cristiano, al solo: “professo che Gesù Cristo è il figlio di Dio”…; proprio perché la sua prima preoccupazione non era la verità, ma la pace (delle armi) e, anche se dal punto di vista della sua vita lo si può in parte capire, dal punto di vista teorico tutto ciò corrisponde ad una completa inversione della filosofia classica e di quella autenticamente cristiana.

              2) Ti ripeto: se potesse esserci un liberalismo, che rinunciasse al relativismo e al principio assoluto della maggioranza, ponendo la legge naturale come fondamento “non-negoziabile” della giurisprudenza, allora andrebbe bene, ma temo proprio non si tratterebbe più di liberalismo, bensì di una forma di democrazia molto più simile all’ideale del “regime misto”, che aveva San Tommaso e che la Chiesa ancora ha (monarchia elettiva).

              3) francesco r. ha scritto: “in democrazia abbiamo sempre la possibilità di convincere la maggioranza che l’embrione è persona e l’aborto è omicidio”.
              Non ti rendi conto che proprio questa è la prigione mentale in cui ti ha rinchiuso il liberalismo-relativista? Cose come la possibilità di lasciare abortire legalmente (anche in un solo caso o anche solo per un certo periodo) sono proprio ciò che non deve poter avvenire mai in un sistema politico giusto, ossia che rispetta e non viola mai il diritto naturale e la verità. Perché altrimenti dai perfettamente ragione a Hitler, per fare un esempio, dato che lui aveva convinto la maggioranza (che poi lo aveva eletto) che il razzismo era cosa giusta.
              Allora i casi sono due: o rinunci all’idea che in un qualsiasi modo il potere possa essere gestito esclusivamente in base alle maggioranze (ossia che anche quando una maggioranza si esprimesse contro un principio del diritto naturale, tale votazione non avrebbe valore), oppure basta che la maggioranza decida una qualsiasi cosa e tu non potrai mai dire che la maggioranza non ha il diritto di mettere in pratica ciò che ha votato (di qualunque possibile aberrazione si tratti).

              • francesco russo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                Non siamo così lontani, in fondo. Il liberalismo di impostazione giusnaturalista prevede che vi sia un diritto naturale antecedente al diritto positivo e a cui quest’ultimo dovrebbe conformarsi.

                Quale sia poi il modo in cui questo liberalismo giusnaturalista possa essere applicato nella realtà è difficile a dirsi:
                – in una democrazia? Ma la democrazia ha dei limiti perché la maggioranza potrebbe votare leggi ingiuste e contrarie al diritto naturale.
                – in un Stato autoritario? Ma a quel punto bisogna davvero confidare in un dittatore benevolente e illuminato.
                – in una monarchia? Idem con patate.
                – in una anarchia? Beh, c’è chi dice di sì – come il già citato HHH – ma lasciamo perdere.
                – e così via, con oligarchie e chi più ne ha più ne metta: ogni sistema ha i suoi pro e i suoi contro.

                Lascio a te la risposta. Ma si potrebbe (in teoria) avere il liberalismo in tutte queste configurazioni. Per questo ti dicevo che non bisogna confondere liberalismo e democrazia: si può avere l’uno senza l’altro. Peraltro oggi viviamo in Stati che assomigliano più a socialdemocrazie che a democrazie liberali…

                • francesco russo ha detto in risposta a francesco russo

                  Sul punto 3 intendevo dire che se in una democrazia c’è una legge ingiusta io posso sempre lottare, democraticamente, per cambiare quella legge. In uno stato autoritario invece molto probabilmente no.

                  Altri pro e contro dei diversi sistemi di governo. Quello perfetto non è di questo mondo, ci dobbiamo accontentare di un second (o third) best.

                  • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a francesco russo

                    Ma è un falso dilemma, perché assenza di democrazia liberale non implica dittatura, ma semplicemente un sistema politico dove la verità ha rilevanza fondamentale. E, certamente, ciò che è “veramente un male (grave)” non potrà mai essere reso “disponibile” in un tale sistema, ma, appunto, questo non è autoritarismo o dittatura, ma semplicemente l’unico modo di amministrare vera giustizia.

                    • francesco russo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                      e mi aiuteresti a descrivere questo “sistema politico dove la verità ha rilevanza fondamentale”? Cos’è? Come lo intendi? Esempi storici? Stiamo parlando di realtà o di utopia?

                    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                      Semplicemente un sistema, come indicato dalla dottrina sociale della Chiesa, in cui, dicendolo con espressione alla moda, i principi morali fondamentali (quelli della “legge naturale”) sono “non negoziabili”, ossia non sottoponibili a voto maggioritario. Poi su tutto il resto si può e si deve discutere.

                • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a francesco russo

                  Il giusnaturalismo razionalista moderno-liberale, quello dei cosiddetti “Natural Rights”, non va confuso con la tradizione cattolica della “legge naturale” (Natural Law):
                  http://www.cattolici-liberali.com/pubblicazioni/libri/QuaderniDiTeoria/Raccolte/Quad3_4_filos.pdf
                  Saggio molto interessante, scritto da un liberale onesto che ragiona.

                • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a francesco russo

                  Quanto alla forma tecnica del governo politico San Tommaso parteggiava per un sistema misto tra monarchia e democrazia, analogo a quello tuttora presente nella Chiesa. Io concordo.

                  • francesco russo ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                    e cosa garantisce che anche un tale sistema non possa discostarsi – temporaneamente o definitivamente – dalla legge naturale?

                    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a francesco russo

                      Bisogna rendersi conto che questa valle di lacrime non è il paradiso, dunque: 1) non esiste costruzione giuridica che possa garantire in assoluto che l’uomo rimanga buono e non possa frodare il sistema inteso a garantire il maggiore “bene comune”; 2) la difesa più efficace è l’educazione fatta bene delle persone (niente è più forte di una maturazione morale, critica e intellettuale fatta come Dio comanda). Naturalmente tra le due cose (forma giuridica e educazione etica dei singoli) c’è una relazione, poiché istituzioni e regole migliori contribuiranno a mantenere nel bene maggior quantitativi di individui e più a lungo. Ma la battaglia si gioca in primo luogo a livello personale, per questo è tanto importante e affascinante cercare di mettere vere e buone idee in testa alla gente.

                    • francesco russo ha detto in risposta a francesco russo

                      su questo siamo d’accordo.
                      non capisco come mai, quindi, non siamo concordi sul resto. Ma ho appena bevuto uno spritz e l’alcool lo reggo davvero pochissimo. ci ripenserò domani, ciao!

                    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a francesco russo

                      Credo che per concordare manchi il tuo assenso al punto essenziale, che maieuticamente ti ripropongo: un meccanismo di decisione puramente formale utilizzato a proposito di questioni etiche gravi è già un male in sé, perché prendere decisioni che intrinsecamente (di principio) prescindano dal vero è immorale. Tanto meno può accettare un tale metodo un cattolico, per il quale è la verità a fare liberi e non il contrario.

                  • andrea g ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

                    “Ma la battaglia si gioca in primo luogo a livello personale, per questo è tanto importante e affascinante cercare di mettere vere e buone idee in testa alla gente”-

                    Straquoto.

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a francesco r.

              Aggiungo che dire (come fanno i liberali quando hanno le spalle al muro): tanto le peggiori aberrazioni che posso immaginarmi non verranno mai di fatto votate; ebbene questo è proprio il punto centrale del sofisma liberale.
              Infatti sotto l’aspetto teorico il problema è proprio costituito dal quel di fatto che implica non esserci limite teorico, ossia in teoria una democrazia basata sulla maggioranza non ha alcun limite. Ma se non c’è limite teorico, non ci sarà neanche quello pratico e infatti la storia della modernità è uno scarroccio continuo e (ancora) inarrestabile verso le peggiori barbarie (legalizzate, il che le rende veramente il massimo del peggio).

  6. J.B. ha detto

    Sono costretto a bocciare l’articolo, ma non per quello che contiene, ma perché, a mio avviso CI tira la zappa sui piedi. Credo fermamente che, teoricamente, il miglior liberale ce ci possa essere sia proprio un cattolico.

    Se il Comunismo ha il suo manifesto nel “Manifesto del Patito Comunista”,
    credo che il Liberalismo possa avere il suo manifesto nella “Rerum Novarum”, nella Dottrina Sociale della Chiesa, che certo non rappresenta un’ideologia ne le sposa, ma proprio perché si occupa di morale, insegnando i principi non negoziabili da rispettare anche in società, credendo nella intangibile libertà di cui è fatta la persona umana, costituita a immagine e somiglianza di Dio, lascia l’uomo agire: Crede nell’uomo, nelle sue capacità e nella sua bontà, da lasciarlo fare. L’ABC della laicità genuina insomma. E può a pieno titolo rappresentare, in forma scritta, al meglio i principi cardine del liberalismo.

    L’importante è che l’etica sia rispettata, che la la morale non sia tradita.
    Ciò che la dottrina sociale stigmatizza è infatti ciò che produce il contrario.

    Per questo dico che, teoricamente, i migliori liberali sono i cattolici.
    Se bisogna sposare per forza un’ideologia, il cattolico si trova a sua agio proprio nel liberalismo, proprio perché possiede nel suo bagaglio culturale la Dottrina Sociale della Chiesa.

    Posizioni che i liberali sposano perfettamente, il problema è che il mondo cattolico italico, dopo le grandi menti e figure di Don Sturzo e De Gasperi, si è dilettato ad un’ interpretazione ed applicazione diciamo “comunista e socialista” della Sottrina Sociale (vedi Aldo Moro e Amintore Fanfani); ecco spiegato il perché del disastro economico dei paesi “cattolici”, accaduto non perché il cattolicesimo non va bene, ma perché non si sono seguiti nel modo migliore i principi che meglio lo rappresentano: libertà e dignità della persona umana, sussidiarietà, carità (che è il vero nome della solidarietà), creatività, mentre in economia, se per la Dottrina Sociale deve trionfare quello che funziona meglio, producendo bene maggiore, e all’uomo sta vedere come, da noi abbiamo seguito l’esatto opposto, seguendo modelli economici per loro natura inefficienti e diseguali (vedi i diffusi monopoli che contraddistinguono la nostra economia).

    • francesco russo ha detto in risposta a J.B.

      100% d’accordo!!!

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a J.B.

      Evidentemente c’è qualcosa che non funziona: i principi non negoziabili sono proprio quelli che la democrazia liberale ha negoziato e continua a negoziare (divorzio, aborto, ecc.). Oppure Pannella e i radicali non sono i campioni del liberalismo-libertario?

      • J.B. ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

        Ma per questo che io insisto nel dire che il manifesto del liberalismo è la Rerum Novarum.
        Comunque il liberalismo riconosce il diritto alla vita. Certo Lei fa riferimento ad una corrente liberista che comunque è sempre stata orientata a sinistra, molto vicina a una mentalità relativista, per cui è chiaro che giungano a quelle conclusione.
        I radicali sono liberisti la dove interesse loro, per esempio sono anticlericali, e un liberista non può essere anticlericale.

        Un liberista deve comunque riconoscere il diritto di manifestare la propria opinione, sempre, ma bisogna comunque tenere presente il confine tra gli atti e le idee, censurando i primi (quando lesivi dei diritti altrui) e tollerando le seconde.

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a J.B.

          Ma non si rende conto che lei sta enunciando esclusivamente principi che sono pure regole formali (ossia intrinsecamente slegate dalla questione intorno alla verità o falsità dei contenuti)? Questo non può assolutamente essere Cattolicesimo (“la verità vi farà liberi”, non “la libertà vi farà scoprire il vero”), né vera filosofia.

          E’ solo sofisma e per giunta contraddittorio, come dimostra sempre più la nostra società: rendere liberi tutti, significa rendere ineludibili le contraddizioni sociali e giuridiche. Come fa a regolare per legge cose che si contraddicono? Esempio: riconoscere l’omosessualità come normale, implica il diritto di adozione. Come la mettiamo con chi ritiene che per il bene dei bambini (che sono un’entità terza rispetto alla coppia gay) ciò non debba assolutamente avvenire? Si tratta di posizioni contrarie…

          Come l’esempio dimostra, se il principio non è più il riferimento al vero, ma la libertà per tutti, si arriva all’impossibilità stessa di praticare tale principio senza imporre la libertà di qualcuno a qualcun altro (ma in maniera intrinsecamente ingiusta, in quanto completamente slegata dalla verità).

          • J.B. ha detto in risposta a a-theòs=a-éthos

            Il Liberalismo si conforma alle regole del Diritto, in cui una delle regole fondamentali è quella che non si possono regolare casi diversi allo stesso modo e casi eguali in modo diverso.

            Ma perché la Libertà resta comunque il Valore fondamentale; la Verità non si impone, si ricerca. A parte il fatto che non mi sembra che viviamo, almeno qui in Europa, in una “società liberale” (vedi da ultimo caso Barilla.

            Allora quale è la soluzione? il Socialismo? in cui la Verità viene imposta, ma la Verità che verrebbe imposta è quella che ti da lo Stato (vedi in Francia), non come lei vorrebbe quella che propone Cristo e dunque la Chiesa.

            Io credo che in una società veramente liberale, la Chiesa avrebbe molta maggiore libertà di espressione e di azione; in uno stato Socialista (come il nostro) no. E difatti la paura che la società assuma un atteggiamento liberale, terrorizza moltissimo le minoranze che ci criticano, per questo cercano di regolare i comportamenti umani attraverso le leggi dello Statoe (infatti vedi leggi su omofobia, pene accessorie incluse, pubbliche abiure, rieducazioni!)
            Io voglio vivere in Italia, non a BoldriniLandia o PisapiaGrado.

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a J.B.

              J.B. ha scritto: “la Verità non si impone, si ricerca”.

              Puro sofisma. Lei non impone la galera ad un assassino? In base a cosa? Al fatto che è sicuramente vero che assassinare è un male e dunque è sbagliato o in base al semplice fatto che “per ora” l’assassinio è ritenuto condannabile dalla maggioranza? E quando tale maggioranza muti, l’assassinio diventa lecito?

            • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a J.B.

              J.B. ha scritto: “A parte il fatto che non mi sembra che viviamo, almeno qui in Europa, in una “società liberale” (vedi da ultimo caso Barilla”.

              Questo è invece proprio il metodo di governo delle democrazie liberali = il controllo dei mezzi di comunicazione che garantisce (presto o tardi) un risultato certo (= propaganda). Non si tratta di complottismo, basta aprire gli occhi su quanto sta accadendo a proposito dell’omosessualismo. Lo stanno martellando in testa da qualche decennio e i risultati si vedono e si vedranno sempre più. E, questa la cosa diabolica, tutto viene fatto tramite poteri del tutto extra-parlamentari, che fanno finta di non esistere, così i beoni credono di essere “liberi pensatori”…

        • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a J.B.

          L’unico modo di praticare il bene, è rispettare il vero, altrimenti il contenuto non conta nulla e vale solo la quantità di coloro che la pensano in un modo piuttosto che nel modo opposto = principio puramente formale. Come si fa a pensare che questo non sia intrinsecamente sbagliato, visto che intrinsecamente e di principio implica la possibilità del crimine legalizzato?

          Bisogna comprendere la differenza abissale tra “implicare accidentalmente la possibilità del male” (eventualità che può darsi anche con il sistema politico più giusto) e “implicare di principio la possibilità del male”: questo fa tutta la differenza del mondo.

  7. Zuckenberg ha detto

    Manzoni non era liberale ? E non era cattolico ? Quindi perchè dovrebbe essere così negativo il liberalismo ?

  8. Giuseppe ha detto

    Troppi elementi mischiati a casaccio secondo me. Poi non mi è chiara una cosa: si cita Hobbes e Roussaou come alfieri del liberalismo, e ci si dimentica di Stuart Mill e John Locke. Poi non capisco il riferimento a Cartesio…

    • Perplesso ha detto in risposta a Giuseppe

      A naso l’estensore ha una formazione filosofica, purtroppo nel suo articolo non vi è traccia di nessuna considerazione presa da discipline che pure hanno molto da dire in materia come la storia o il pensiero economico. Il che lo rende anche a mio avviso piuttosto debole dal punto di vista concettuale.

      • francesco r. ha detto in risposta a Perplesso

        Infatti. Il punto vero è: dati i diversi sistemi di organizzazione a noi disponibili, qual è quello più a misura d’uomo? Qual è quello che permette all’uomo di esprimere le capacità e i talenti che Dio gli ha donato? Qual è quello che permette una gestione efficiente delle risorse (ricordiamoci, infatti, che siamo custodi del mondo)? Qual è quello che permette all’uomo di accogliere liberamente Dio? Qual è quello che permette al cristiano di annunciare liberamente il Vangelo? E al musulmano di diffondere il Corano, se lo vuole?

        Secondo me J.B. ha ragione da vendere. Se bisogna proprio scegliere una ideologia, il cristiano si trova a suo agio nel liberalismo perché è solo lasciando libero l’uomo che questo può arrivare a Dio. Il cristiano non costringe, il cristiano annuncia e dà l’esempio.

        • andrea g ha detto in risposta a francesco r.

          D’accordo, ma il punto è che il cristiano non deve scegliere “un’ideologia”,
          fosse pure “la meno peggio”.
          Si tratta di scegliere Cristo, e Cristo non fa sconti: LUI solo è la Verità,
          tutto il resto è prodotto malsano dell’io.

          • Giuseppe ha detto in risposta a andrea g

            guardi, per la prima volta sono parzialmente d’accordo con lei!

          • andrea g ha detto in risposta a andrea g

            E poi la “meno peggio”, come già ampiamente spiegato
            da a-theòs, è forse la peggio di tutte, considerando
            come sia riuscita a trasformare il massacro di miliardi di
            innocenti in “diritto di madre e padre ad avere un figlio solo
            se e quando lo desiderano”.
            Perlomeno, su lager e gulag siamo all’evidenza dell’opera demoniaca.

          • francesco r. ha detto in risposta a andrea g

            ho usato il termine “ideologia” per citare J.B., ma nel mio commento ho parlato di “sistemi di organizzazione della società”. Ne dobbiamo scegliere uno per forza. Quale?

            • andrea g ha detto in risposta a francesco r.

              Perchè “per forza”?
              Nell’incontro con Cristo vi è la forza per scelte davvero
              libere, che vanno al di là di illusioni politiche di qualsiasi genere.
              A me il Signore chiede i testimoniare che mi fido di Lui
              in ogni frangente della vita.

              • andrea g ha detto in risposta a andrea g

                E mi chiede di essere coerente con le Sue Parole:

                “…non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo,
                non possono far di più. IO vi mostrerò chi dovete temere.
                Temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella geenna. Sì, vi dico, temete lui.
                Cinque passeri non si vendono per due soldi?
                Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a DIO.
                Anzi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati.
                Non temete dunque; voi valete più di molti passeri”.
                Lc VII,4-7

              • francesco r. ha detto in risposta a andrea g

                sai com’è… la società in qualche modo dovrà pur essere organizzata. no? 🙂

                • andrea g ha detto in risposta a francesco r.

                  Il vero problema, a mio avviso, è la difficoltà ad
                  abbandonarsi a DIO, per questo viviamo nella paura.
                  Non a caso il Signore ripete più volte: “non temete”,
                  “non abbiate paura”.
                  Ognuno di noi è prezioso, agli occhi di DIO.

  9. Giuseppe ha detto

    @a-theòs=a-ethos, noi non credenti che facciamo allora? Impugniamo le armi contro di dispensatori di false verità?

    • a-theòs=a-éthos ha detto in risposta a Giuseppe

      No, incominciate a prendere sul serio la verità, che già vi dimostra subito, se ragionate e aprite gli occhi, che un metodo di governo puramente formale (v. sopra) è essenzialmente immorale, proprio perché prescinde di principio dalla vera giustizia, contrabbandandola con la soluzione spuria di una “verità di fatto” (cioè del permesso o del divieto di fare certe cose) decisa senza relazione necessaria al vero.

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