Dalla Russia agli Usa: il risultato di due iniziative pro-life

NeonatoQuasi 3000 bambini salvati da fine certa. Questo, il risultato di due iniziative diverse, nei due antipodi geopolitici del mondo, ma con un fine comune: da una parte l’opera del prete ortodosso russo, padre Alexis Tarasov; dall’altra l’azione di un gruppo pro-life statunitense.

Dal 26 settembre, giorno in cui la campagna 40 Days for Life è iniziata, si sono dati certamente da fare gli attivisti che dopo due settimane avevano già salvato 341 bambini dall’infausta fine dell’interruzione volontaria di gravidanza e che a fine iniziativa (che durava, appunto, 40 giorni) sono arrivati a quota 789. LifeSiteNews.com che ha seguito l’iniziativa ha riportato alcune delle storie, che da una costa all’altra degli Stati Uniti, sono finite con un lieto fine. Nel Delaware, dove una giovane donna a cui la preghiera cantata dai volontari davanti alla clinica abortista si era fissata nella mente tanto da convincerla ad eseguire un ecografia, «ha realizzato che semplicemente non poteva procedere con l’aborto». In seguito a ciò, è uscita dalla clinica dichiarando di «non voler mai più vedere quel posto». Poco distante, in Maryland, la sola assistenza di un volontario ad un giovane uomo è stata sufficiente a scongiurare l’interruzione volontaria di gravidanza della partner. La giovane coppia, una volta consapevole delle strutture d’assistenza disponibili, ha immediatamente lasciato la clinica e con essa, l’idea d’abortire. Infine in Louisiana, come in molti altri casi, è bastato per i volontari informare riguardo ai punti d’aiuto ed i centri assistenza per evitare l’ennesimo aborto, quasi paradossalmente, nato dall’inconsapevolezza.

Contemporaneamente, come riportato sempre da LifeSiteNews.com, a Volgograd (conosciuta ai più per il suo nome in epoca sovietica, Stalingrad) nella nazione dove per la prima volta nella storia fu legalizzato l’aborto, padre Tarasov è stato encomiato dal Ministero della Salute russo «per il suo impegno nel ridurre il numero di aborti nel suo distretto». Lavoro il suo, che quantitativamente è stato definito come una diminuzione del 25% delle interruzioni volontarie di gravidanza. Da un semplice servizio di consulenza nella sua parrocchia a Voljsk, l’opera del prete ortodosso si è evoluta in un “Centro per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia” il cui obiettivo è «fornire alle donne volontari comprensivi e preparati che ascoltino le loro preoccupazioni e diano informazioni sulla procedura abortiva e su i suoi potenziali effetti sulla loro stessa salute, offrendo anche l’aiuto materiale di cui necessitano». Sempre secondo i dati del Dipartimento della Salute, dall’apertura del Centro, più di 2000 donne hanno rinunciato all’aborto. Due iniziative diverse, in luoghi diversi ma che condividono l’amore per la vita e le armi con cui combattono l’IVG: l’informazione e la consapevolezza della donna.

Nicola Z.

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3 commenti a Dalla Russia agli Usa: il risultato di due iniziative pro-life

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  1. Luca ha detto

    Direi che è davvero importante leggere belle notizie, GRAZIE!

  2. Andrea ha detto

    In questi giorni a Bologna ho visto volantini appiccicati nella Facoltà di Lettere (noto dominio della “a cerchiata”) da un colletivo “femminazista” il cui oggetto è ovviamente il “diritto all’aborto” e la “pacifica”, “democratica” e “per nulla fascista/totalitaria” cacciata di consultori e medici obiettori.

    Non ho resistito, so che è sbagliato, ma ho scritto una “lettera” a biro in cui esponevo la Posizione Magisteriale della Chiesa e la Dottrina Sociale derivantene (che non penso possa dirsi incoerente o delirante, al contrario dell’isterismo anti-life) e l’ho appiccicata su uno dei volantini!

    A me spiace ridurmi a questi livelli, ma ormai sono stanco di sentire la propaganda liberalnichilista correre indisturbata; penso sia ora di cominciare ad agire seriamente.

  3. controinformato ha detto

    Vorrei ricordare che in Russia molte donne arrivano ad abortire anche 10 volte nel corso della loro vita…

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