Il filosofo Némo: «chi ha fede capisce la vera dignità dell’uomo»

Il filosofo Philippe Némo, è uno dei tanti ex illuministi ed ex marxisti oggi convertiti alla fede, considerato uno degli epigoni dei “nouveaux philosophes” per le loro prese di posizioni anticonvenzionali. Ex allievo di Emmanuel Lévinas, è direttore del Centro di ricerche in Filosofia economica presso la prestigiosa ESCP Europe.

E’ stato intervistato dal sempre ottimo Lorenzo Fazzini su “Avvenire” in occasione dell’uscita del suo ultimo libro intitolato “La belle mort de l’athéisme moderne” (Puf 2012), nel quale indaga le ragioni per cui la negazione di Dio non è oggi più così trendy come si pensava un tempo, affermando che «la voce del cristianesimo può di nuovo farsi ascoltare. Il cristianesimo torna ad essere la grande posta in gioco intellettuale della nostra epoca».

Da convertito alla fede (e dunque da “esperto dei fatti”), ha affermato: «Non penso che non credere sia una colpa. È solo una sfortuna, perché impedisce di capire la vera dignità dell’uomo. Colui che non ha un senso della trascendenza conduce una vita priva di senso e che non viene orientata da nessuna speranza». La libertà umana è sempre misteriosa, ma c’è da dire che «forse il diavolo gioca un ruolo nell’orchestrare i grandi movimenti ideologici che impediscono agli uomini la fede: essi così non hanno i modi per riflettere su se stessi e non possono difendersi contro la propaganda».

Una riflessione davvero acuta la riserva anche per i divertenti “new atheist”: «Gli argomenti evoluzionisti di Dawkins possono turbare solo quanti son stati formati a credere alla verità letterale della Bibbia. Questo è un problema all’interno della cultura anglo-sassone. Dennett critica la fede con argomenti ispirati dalla scienza positivista. Ma la vera fede cristiana non ha in verità alcun contrasto con la scienza, come ha mostrato Pascal, perché queste due dimensioni non appartengono al medesimo ordine di cose. Dennett dunque si pone al margine delle questioni vere. Quanto a Onfray: io non concedo il minimo valore intellettuale ai suoi scritti. Del resto questi tre autori non sono dei filosofi, non li possiamo mettere sullo stesso piano di pensatori come Nietzsche, Marx o Heidegger».

Nel suo volume si parla anche di questioni storiche, come le radici cristiane dell’Europa, creando un paragone con l’Olocausto: «Nella negazione dell’Olocausto si trova un antisemitismo implicito perché negare la specificità di questo evento porta a negare l’identità del popolo ebraico. Allo stesso modo coloro che hanno voluto ritirare dal preambolo del Trattato dell’Unione europea ogni citazione delle radici cristiane dell’Europa non commettono solo un grossolano errore storico. Essi vogliono anche imporre una certa visione dell’Europa, cambiare l’identità profonda degli europei e, in fin dei conti, tagliar fuori e marginalizzare i cristiani. Questa manifestazione di odio indistinto verso l’insieme di una collettività assomiglia, dunque, in qualche maniera, all’antisemitismo», ha concluso il filosofo francese.

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7 commenti a Il filosofo Némo: «chi ha fede capisce la vera dignità dell’uomo»

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  1. Vincenzo ha detto

    in qualità di convertito alla fede cattolica all’età di 36 anni, pur non potendo e non volendo paragonarmi all’illustre professore intervistato da Avvenire, confermo in pieno quanto asserito nell’articolo in merito al “cambio di marcia” positivo che si ha passando da una situazione esistenziale agnostica/ateistica a quella di credente. Condivido anche la poca stima che merita Michel Onfray:è soltanto uno che fa soldi con libri da strapazzo. Ad esempio, nel suo “Trattato di ateologia” parla di “matrimonio d’amore” tra il nazismo e la chiesa cattolica, tesi che palesemente si condanna da sè.

    • Mattia ha detto in risposta a Vincenzo

      La cosiddetta Reductio ad Hitlerum. Ci aveva provato anche Dawkins sostenendo che Hitler era cattolico.

    • Daphnos ha detto in risposta a Vincenzo

      Davvero scrive “matrimonio d’amore”? Io credevo che per lui esistesse solo il piacere fisico, e che il matrimonio d’amore fosse una finzione creata dalla cultura cristiana per vincolare se stessa…

    • Jacques de Molay ha detto in risposta a Piero

      Interessante, pretendere i diritti derivanti dal matrimonio senza l’obbligo di corrispondere alcun dovere…

      • pastor nubium ha detto in risposta a Jacques de Molay

        già, un bel risparmio in caso di separazione o ‘divorzio’… che tristezza però ‘esser costretti’ a sposarsi per poter ereditare…

    • Sophie ha detto in risposta a Piero

      “Io che ho sempre considerato il matrimonio come una ben triste condizione di vita”.
      “Obbligati a vivere insieme per sempre e per forza – aggiunge il rocker – quando solo essere liberi di andarsene ogni giorno può dimostrarci la sincerità di un rapporto.”

      Io non ce la potrei mai fare a sposare un uomo che si sente un eterno Peter Pan ed ha il terrore dell’amore per tutta la vita. Mbu vabbè, personali scelte di vita…

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