Evandro Agazzi: «La religiosità, non la filosofia, ha dato un senso alla mia vita»

Evandro Agazzi, biografia e libri. In occasione della sua ultima pubblicazione, una bella intervista al più importante filosofo della scienza italiano all’estero. Un intellettuale cattolico che parla del rapporto tra scienza, filosofia e fede.

 

E’ curioso come il più famoso filosofo della scienza italiano all’estero sia sconosciuto ai più nella sua patria, l’Italia. Il suo nome è Evandro Agazzi, già docente e ordinario presso la Normale di Pisa, l’Università Cattolica di Milano, l’Università di Genova, di Friburgo, di Berna, di Ginevra, di Düsseldorf, di Pittsburgh, di Standorf, già presidente della Società Filosofica Italiana, della Società Italiana di Logica e Filosofia delle scienze, della Società svizzera di Logica e Filosofia delle scienze.

In occasione dell’uscita del suo ultimo libro, L’oggettività scientifica e i suoi contesti (Bompiani 2018), Agazzi è stato intervistato da Repubblica, che lo ha giustamente introdotto con queste parole: «uno tra i più autorevoli logici italiani di statura internazionale e di formazione cattolica». Si, perché Agazzi è uno dei tanti intellettuali cattolici ai massimi livelli e non si è mai sottratto dall’intervenire nel dibattito pubblico. Qualche anno fa riprendemmo un suo illuminante intervento a proposito della presunta tesi sull’incompatibilità fra scienza e religione: «una fede atea che cerca di convincere la gente che la scienza contraddice la religione e che questa cerca di contrastare il progresso scientifico». Una falsità, nata nell’ottocento positivista, «movimento di scarso spessore filosofico», il quale però «si presentò come paladino della scienza contro le remore oscurantiste delle religioni e delle filosofie “metafisiche”». In realtà, concluse Agazzi, il positivismo è stato “il parassita” della scienza.

Il passaggio più interessante fu quando, dopo aver sconfessato in ambito biologico il creazionismo e il movimento del Disegno Intelligente (Intelligent Design), l’eminente filosofo della scienza ribadì comunque «la legittimità di parlare di un disegno intelligente a livello di interpretazione filosofica del mondo naturale e la legittimità di operare un “conferimento di senso” di natura religiosa a questo disegno». E’ un errore tacciare come “scientificamente errato” o semplicemente “non scientifico” «ogni discorso in cui traspaia la categoria di finalità». Anzi, occorre «l’accettazione del concetto di disegno intelligente utilizzato sul terreno filosofico e teologico, senza lasciarlo debordare sul terreno scientifico. Il che, d’altro canto, non esclude che anche in campo scientifico si possa tentare di darne una precisazione accurata e scevra da riferimenti espliciti ad interpretazioni filosofiche o ad immagini antropomorfiche», ma mai mescolando scienza, filosofia e fede, «le quali possono reciprocamente arricchirsi nella misura in cui siano chiare le loro specifiche differenze non meno che i possibili punti d’incontro».

Nella recente intervista, al contrario, Agazzi non si è soffermato su un tema particolare. Ha raccontato del suo rimorso di non essere stato entomologo, del suo maestro Gustavo Bontadini, delle sue frequentazioni con i massimi filosofi analitici, come Ayer, Strawson, Dummett, Jonathan Cohen, Nicholas Rescher. L’amicizia con Karl Popper: «andai a trovarlo nella sua abitazione poco fuori Londra. Era una persona affabile, cortese, semplice e alla mano sul piano privato ma anche caparbio nelle discussioni pubbliche, in cui difficilmente accettava critiche». E poi la lungimiranza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, «un’università molto aperta. Fu in Cattolica che ci si occupò, in largo anticipo sui tempi, di Wittgenstein. La prima traduzione del Tractatus fu opera del gesuita Gian Carlo Maria Colombo, un brillante allievo di Bontadini che purtroppo morì giovane in un incidente di montagna. Solo alcuni anni dopo Einaudi avrebbe affrontato una nuova traduzione del libro». Ma compare anche una critica, ovvero l’espulsione di Emanuele Severino: «I suoi scritti resero evidente l’incompatibilità con quella università. L’impianto del suo pensiero portava a escludere l’esistenza di Dio nel senso inteso dal cristianesimo. La vicenda precipitò dopo che il Santo Uffizio incaricò Cornelio Fabro di esaminare gli scritti di Severino per valutarne il grado di allontanamento dall’ortodossia. Fabro era un uomo potente e vendicativo. Ambizioso e di una superbia luciferina. Nel decidere l’espulsione di Severino si trovò perfettamente a suo agio».

Da alcuni anni Agazzi ha iniziato ad occuparsi di bioetica, etica medica ma anche il rispetto degli animali e dell’ambiente. Oltre ad essere presidente dell’Académie Internationale de Philosophie des Sciences e dell’Institut International de Philosophie, il filosofo italiano è anche direttore dellIstituto di bioetica all’università di Città del Messico. Tratta anche di neuroscienze, che sono «una sfida alla filosofia per una più completa comprensione della complessa natura della condizione umana. Metterei tuttavia in guardia dalla tentazione riduzionista, che le neuroscienze manifestano, di spiegare esaurientemente le attività mentali come prodotti del solo cervello». L’uomo possiede una coscienza, «che solo in parte dipende dalle reti neurali».

Infine, un affascinante passaggio sul senso religioso umano, ovvero quella «fede prima di tutte le religioni storiche. Dio per il credente è un bisogno preliminare. L’Assoluto è tutto qui: nella radice puramente umana e non confessionale della domanda religiosa». Tuttavia «le scienze naturali sono di per sé agnostiche circa l’esistenza di Dio e lo è pure l’atteggiamento fondamentale della filosofia che deve essere di totale spregiudicatezza rispetto all’indagine religiosa. Lo scienziato e il filosofo possono tuttavia legittimamente aspirare a una fede, sia aderendo a un’idea di Dio, sia respingendola. In fondo, anche l’ateismo è una risposta al problema religioso».

E l’uomo, il filosofo Evandro Agazzi, come si pone di fronte alle fede? «La religiosità ha dato un senso alla mia vita, mentre la filosofia ha fornito quel rigore che solo il lavoro critico fa raggiungere».

La redazione

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31 commenti a Evandro Agazzi: «La religiosità, non la filosofia, ha dato un senso alla mia vita»

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  1. Sisco ha detto

    Non si cita in questo articolo il filosofo Baruch Spinoza il quale dedicò un intero trattato (tractatus teologicus politicus) al tema della divisone fra ambito della fede e ambito scientifico. In questo trattato si cerca di espungere dalla stessa bibbia i singoli passi nei quali essa pretende di spiegare scientificamente qualche argomento. Sulla scorta di un commentatore noto all’epoca come Mosè Maimonide Spinoza tenta di “correggere” la Bibbia su alcuni punti. Lasciando però intatto il problema della rivoluzione copernicana tuttora ingiustamente osannata.

    • David ha detto in risposta a Sisco

      Per quanto mi riguarda Baruch Spinoza sarebbe da dimenticare, il diritto all’oblio lo merita tutto.

  2. Max De Pasquale ha detto

    “…dopo aver sconfessato in ambito biologico il creazionismo e il movimento del Disegno Intelligente (Intelligent Design)…”

    Ottimo.

  3. alessandro pendesini ha detto

    Tratta anche di neuroscienze, che sono «una sfida alla filosofia per una più completa comprensione della complessa natura della condizione umana. Metterei tuttavia in guardia dalla tentazione riduzionista, che le neuroscienze manifestano, di spiegare esaurientemente le attività mentali come prodotti del solo cervello». L’uomo possiede una coscienza, «che solo in parte dipende dalle reti neurali»…..Agazzi Dixit !

    Posso (oserei) chiedere all’autore dell’articolo –cosi come al filosofo Agazzi- cosa intende dire quando afferma «che le neuroscienze manifestano, di spiegare esaurientemente le attività mentali come prodotti del solo cervello»…..Ma anche « L’uomo possiede una coscienza, «che solo in parte dipende dalle reti neurali» ?

    Grazie per la risposta.

    • Andrea2 ha detto in risposta a alessandro pendesini

      Potrei suggerirti di leggere il libro “I Volti della coscienza“ di Massimo Gandolfini, primario neurochirurgo e vice presidente nazionale di Scienza e Vita. Un testo scientifico, e nello stesso tempo divulgativo, in cui il problema dei rapporti mente-cervello viene analizzato alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, tenendo presente un dibattito filosofico e teologico secolare.
      Però questo suggerimento ti è già stato dato visto che di questo libro se ne è parlato proprio in questo sito cinque anni fa e l’articolo riporta tuttora i tuoi commenti (a meno che non si tratti di un omonimo).
      Lo si può tuttora leggere a questo indirizzo:
      https://www.uccronline.it/2013/10/26/la-coscienza-non-e-il-prodotto-del-cervello/

      • alessandro pendesini ha detto in risposta a Andrea2

        Andrea2
        Ti ringrazio per i suggerimenti
        Sarebbe interessante sapere se Massimo Gandolfini è un difensore del MONISMO oppure DUALISMO cerebrale ! Ma se devo tener conto della sua personalità e tendenze, non sarei stupito che difenda il dualismo cerebrale caro a Cartesio…….
        Purtroppo, per mancanza di tempo, mi limito a leggere libri o risultati della ricerca fondamentale e applicata, scritti da scienziati mondialmente noti, sovente docenti nelle migliori università mondiali.

        Per contro, il filosofo Agazzi quando afferma « L’uomo possiede una coscienza, «che solo in parte dipende dalle reti neurali» ? »….
        Mi chiedo cosa intenda dire, e volere dimostrare, con questa stranissima, ma anche irrazionale affermazione !

        • Klaud ha detto in risposta a alessandro pendesini

          Per contro, il filosofo Agazzi quando afferma « L’uomo possiede una coscienza, «che solo in parte dipende dalle reti neurali» Mi chiedo cosa intenda dire ?….

          Infatti, leggendo là in alto, ho pensato che il filosofo Agazzi sia persona di grande equilibrio, anzi, un vero equilibrista: è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto.

        • Spongebob05 ha detto in risposta a alessandro pendesini

          Mi chiedo spesso come mai, nonostante la neuroscienza abbia dimostrato inequivocabilmente che il monismo
          cerebralesia l’unica via esatta come certe persone lo possano ancora negare..noi siamo i nostri neuroni e basta…

          • lorenzo ha detto in risposta a Spongebob05

            E dimmi, sei proprio sicuro che sia stato scientificamente dimostrato che noi siamo solo ed esclusivamente “i nostri neuroni e basta” o è solo un tua cieca fede ideologica?
            Mi citi per favore chi lo avrebbe dimostrato scientificamente?

            • Andrea2 ha detto in risposta a lorenzo

              Si potrebbero fare facili battute su costoro che sono “i loro neuroni e basta” ma non è il caso di alimentare la solita bagarre.
              Ci viene detto che desiderano il parere di “scienziati mondialmente noti, sovente docenti nelle migliori università mondiali”.
              Ebbene John Carew Eccles, neurofisiologo e Premio Nobel per la Medicina per i suoi studi sul meccanismo biochimico dell’impulso nervoso, ha scritto “L’emergere della vita non avrebbe potuto essere predetto neppure partendo da una completa conoscenza di tutti gli eventi di un mondo prebiotico; e neppure si sarebbe potuto predire l’emergere dell’autocoscienza. Contro la teoria materialistica monistica io esporrò la mia convinzione che nella nostra esistenza e nelle nostre esperienze di vita c’è un grande mistero, non spiegabile in termini materialistici. Il nostro sentimento di libertà non è un’illusione e il cosmo non è qualcosa che gira perennemente senza senso. Le nostre conoscenze non possono andare al di là del fatto che siamo tutti parte di un qualche grande disegno”.
              (Lo ha scritto nel suo libro “L’origine della vita” alle pagine 18 e 19)

              • alessandro pendesini ha detto in risposta a Andrea2

                Andrea2

                John Carew Eccles, neurofisiologo e Premio Nobel per la Medicina nato nel 1903, morto nel 1997 a 94 anni !!!).
                Nel 1963 (a 60anni) ottenne il Nobel di medicina (fisiologia).

                Quindi è scontato che ignorava grand parte delle scoperte relitive alla neurofenomenologia degli ultimi 25 anni !!!
                Attualmente nessuna Università (degna di questo nome) difende, o insegna, teorie tipo « DUALISMO CEREBRALE » o sull’ORIGINE o implicazione ETEREA, CELESTIALE O DIVINA DELLA COSCIENZA animale, uomo incluso !
                Nessuno ha potuto dimostrare RAZIONALMENTE la loro esistenza IMMATERIALE ! ; anzi posso affermare senza esitazione che da studi recenti è dimostrato –anche se indirettamente- che, sia il dualismo che coscienza, hanno una base neurologica indiscutibilmente MATERIALE e NON SPIRITUALE o materiale e spirituale!

                A tutti coloro che credono in ipotetiche entità spirituali, fantasmatiche o divine di dimostrarlo RAZIONALMENTE -ovviamente evitando ragionamenti metafisici e/o retoriche lessicali insensate-. O allora togliete la R -erre maiuscola come Razionalità- di troppo e limitatevi a UCC tout court !

                • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

                  La differenza tra me e te è che mentre io accetto e non contesto minimamente il fatto che:
                  “Nessuno ha potuto dimostrare RAZIONALMENTE la loro esistenza IMMATERIALE !”,
                  tu non riesci ad accettare che:
                  Nessuno ha potuto dimostrare RAZIONALMENTE la loro NON esistenza IMMATERIALE !

            • Klaud ha detto in risposta a lorenzo

              Lorenzo
              Com’è che danni cerebrali precludono l’attività della coscienza? Mi pare che la coscienza, come la immaginate voi, sia qualcosa come il flogisto.

              • lorenzo ha detto in risposta a Klaud

                Se la coscienza è un qualcosa di immateriale può essere trattata come se fosse materiale?
                La bellezza di un dipinto o di un tramonto dipende dalla combinazione forme colori, dalle reti neurali o da cos’altro?

                • Klaud ha detto in risposta a lorenzo

                  Se la coscienza è immateriale perché cessa quando i neuroni (materiali) cessano di funzionare? O dovrebbe continuare a funzionare indipendentemente?
                  Il problema in realtà non è l’immaterialità della coscienza, è che su argomenti assolutamente campati in aria insistete a voler dare risposte.

                  • lorenzo ha detto in risposta a Klaud

                    Io sono convinto di sopravvivere al mio corpo.
                    Tu sei convinto che finirai con il tuo corpo.
                    Quanto credi che manchi per sapere chi ha ragione?

                    • Klaud ha detto in risposta a lorenzo

                      Se io avrò torto, me ne accorgerò.
                      Se tu avrai torto, non te ne accorgerai.

                      Credo che manchi veramente molto: arriverà prima Godot, che non il tuo Gesù 😆

                    • lorenzo ha detto in risposta a lorenzo

                      @Klaud
                      Se io avrò torto non me ne accorgerò e sarà finita li.
                      Se tu avrai torto te ne accorgerai e ti ricorderai amaramente che ti avevo avvisato.

  4. davide80 ha detto

    Bene,apprendo ora dal Sito che il millenario dibattito sulla coscienza/mente umana è stato risolto.ha vinto il fisicalismo e noi siamo solo i nostri neuroni…pregherei il neuroscienziato Pendesini, Klaus e spongebob di indire una conferenza stampa per avvisare il mondo intero o almeno aggiornare wikipedia..

  5. alessandro pendesini ha detto

    -Certi filosofi (Agazzi probabilmente incluso) dicono di non vedere affatto come il cervello, oggetto fisico, possa dare vita alla coscienza. Di conseguenza, qualsiasi programma scientifico sarebbe destinato a fallire. È un argomento basato su uno stato di ignoranza: il fatto che non esista attualmente alcuna teoria del legame tra il cervello e la mente cosciente non costituisce un’assenza di questo collegamento. Naturalmente, per rispondere a queste critiche, la scienza dovrà fornire i concetti e le prove razionali (matematiche) rilevanti di questa connessione. Questi studi effettuati a livello accademico hanno già dato risultati soddisfacenti….

    Infatti, Come possiamo spiegare che :
    –Certe persone con grossi problemi epilettici che subiscono l’intervento chirurgico chiamato callosotomia « split brain » (nel gergo neurologico si parla di aprassia diagnostica), cioé la separazione chirurgica (recisione) dei due emisferi cerebrali, e che dopo l’intervento manifestano non una ma DUE coscienze che NON comunicano, non solamente, ma sovente si oppongono nelle decisioni ?

    –delle piccole lesioni localizzate nei nuclei intralaminari o in altre parti del tronco cerebrale possono completamente abolire la coscienza. Le persone con tali lesioni sono totalmente incapaci di rispondere a qualsiasi stimolazione e non mostrano più alcun segno di vita mentale ?

    –che un individuo può manifestare due o più personalità –quindi coscienze- diverse, ognuna completamente incosciente o solo vagamente consapevole dell’altra ?

    –se la coscienza fosse qualcosa di etereo o immateriale, ad esempio,
    come potremmo spiegare la perdita della personalità o coscienza dovuta a malattie neurodegenerative tra le quali l’Alzheimer etc…. ?

    Da notare che la lista non è esaustiva !…..

    Attendo quindi delle risposte chiare, intelligibili e razionali sia dall’autore dell’articolo sia del filosofo Agazzi….Grazie

    • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

      – A meno che chi subisce lo « split brain » faccia la fine dell’asino di Buridano, anche in ognuno di noi esistono come due “coscienze” in contrapposizione: all’atto pratico tutti “scegliamo” se seguirne una o l’altra.
      – La mancata risposta agli stimoli non significa morte cerebrale.
      – Personalità e coscienza sono cose nettamente distinte: una medesima coscienza che “agisca” in diverse personalità si esplicita in modo differente.
      – Anche se un malato di Alzheimer perde la propria personalità, non perde certamente la propria coscienza: viene completamente falsato e stravolto, a motivo dalla non corretta percezione della realtà, il suo esplicitarsi, ma la “azione” della coscienza rimane.

      • Klaud ha detto in risposta a lorenzo

        …Se un malato di Alzheimer perde la propria personalità, non perde certamente la propria coscienza: viene completamente falsato e stravolto…

        Come fai a dire che l’azione della coscienza rimane? Mi riesce difficoltoso immaginare la ‘coscienza’, che come la immagini tu è certamente di origine divina,
        falsata e stravolta nel suo funzionamento: non era più coerente con tutto il resto della vostra mitologia immaginare una coscienza inalterabile e indistruttibile?
        Oppure si è dovuta fare una concessione alla realtà?

        • alessandro pendesini ha detto in risposta a Klaud

          Klaud
          Lorenzo, come al solito, cerca solamente visibilità con argomenti, improvvisazioni fantasmatiche o risposte aberranti !
          Questo dimostra che la sua astrazione mentale, cosi come le sue competenze nelle branche scientifiche lasciano a desiderare…Nella branca della neurofenomenologia è vocino a zero…Capita a volte che sia addirittura “sotto zero”….
          Rispondere alle sue domande sovente incomprensibili o provocatorie filtrate da un misticismo arcaico, è tempo perso o energia sprecata inutilmente……

          • Andrea2 ha detto in risposta a alessandro pendesini

            Perfetto! Meraviglioso! Sublime!
            Mi chiedi cosa intendo per disturbatore seriale e poi ti descrivi perfettamente! Basta qualche piccolo ritocchino cioè sostituire “assurde” a “fantasmatiche” e “scientismo ottocentesco” a “misticismo arcaico” per avere il tuo ritratto esatto.
            Dato che sono d’accordo con te nel dire che rispondere a domande sovente incomprensibili o provocatorie è tempo perso la chiudo qui ma prima ti ricordo che siamo ancora in attesa di sapere quale grande scoperta scientifica sia avvenuta negli ultimi 25 anni per la quale quanto detto dal premio Nobel Eccles non abbia più valore.

      • Andrea2 ha detto in risposta a lorenzo

        “Anche se un malato di Alzheimer perde la propria personalità, non perde certamente la propria coscienza”: è verissimo ed è anche stato dimostrato da fenomeni di “lucidità terminale” accaduti anche a malati di Alzheimer. Talvolta accade che persone colpite da schizofrenia, morbo di Alzheimer e altre condizioni patologiche che causano grave menomazione del funzionamento mentale, sono inspiegabilmente in grado di recuperare ricordi e lucidità poco prima della morte.
        Si noti che si tratta anche di ricordi di ciò è accaduto mentre erano apparentemente fuori di testa. Lo so con certezza perché è successo anche a mia nonna.
        Ho già avuto occasione di parlarne in questo sito ma i soliti scettici blu credono solo a coloro che dicono quello che loro vogliono sentire dire, tutti gli altri, anche se premi Nobel, sono pseudoscienziati.

        • alessandro pendesini ha detto in risposta a Andrea2

          “Anche se un malato di Alzheimer perde la propria personalità, non perde certamente la propria coscienza….
          Andrea2
          Non so se si rende conto dell’errore madornale che commette !
          La personalità umana è un miscuglio di INNATO (istinti) e ACQUISITO (epifenomenale). Senza queste caratteristiche l’uomo si comporta come uno zombie, in altre parole IGNORA CHE ESISTE,diventa un legume ! A su questo esistono miriadi di esempi !… Detto questo mi chiedo, e le chiedo, come potrebbe essere dotato di coscienza ad uno stato neurodegenerativo simile ?
          Coscienza e Personalità sono quindi inseparabili, come due facce della stessa medaglia !
          Per più ampi dettagli, le suggerisco di dare un’occhiata al moi articolo :

          Discussion:Personnalité — Wikipédia
          https://fr.wikipedia.org/wiki/Discussion:Personnalité

          Dalle sue affermazioni relative all’Alzheimer di sua nonna, sembra ignorare allegramente le 4 fasi di questa malattia :
          1°-Pre demenza….
          2°-Inizio della malattia accertato – o fase iniziale…
          3°-Fase transitoria o intermedia…
          4°-Fase finale : A questo stadio il malato dipende interamente dall’assistenza familiare e/o medica. A volte puo’ pronunciare certe parole o frasi ridotte, ma in certi casi severi il malato puo’ comportarsi come uno zombie, in uno stato apatico irreversibile e incapace di capire e farsi capire, anche se a volte sembra manifestare segni che vengono interpretati come « lucidità mentale »….
          Va inoltre detto che sua nonna poteva non trovarsi nella fase finale della malattia, quindi sta generalizzando un caso unico in modo prettamente arbitrario !

  6. Andrea2 ha detto

    Segnalazione interessante, penso che leggerò questo libro. In passato Evandro Agazzi ha scritto molto intorno alla bioetica argomento molto importante ma che mi interessa meno dei ragionamenti sui significati delle ultime e rivoluzionarie scoperte scientifiche.
    In effetti in Italia si sente poco parlare non solo di Evandro Agazzi ma di tutti i filosofi della scienza e penso che ciò dipenda anche dal fatto che molti filosofi della scienza scrivono in modo molto criptico e rivolto solo a specialisti del settore.
    Venendo invece alla discussione si vede nuovamente come appaia inutile dialogare con i disturbatori seriali, anche con quelli che appaiono più civili e educati. In realtà inutile non è perché le nostre risposte non vengono lette solo da loro ma tutti i frequentatori di questo sito.
    Un esempio classico è lo scambio di informazioni con Alessandro Pendesini:
    1) Pendesini chiede “cosa intende dire (l’autore) quando afferma «che le neuroscienze manifestano, di spiegare esaurientemente le attività mentali come prodotti del solo cervello»…..Ma anche « L’uomo possiede una coscienza, «che solo in parte dipende dalle reti neurali»”.
    2) Gli suggerisco di leggere il libro del 2013 “I Volti della coscienza“ di Massimo Gandolfini, primario neurochirurgo e vice presidente nazionale di Scienza e Vita.
    3) Pendesini ringrazia educatamente ma afferma che per mancanza di tempo, si limita a leggere libri o risultati della ricerca fondamentale e applicata, scritti da scienziati mondialmente noti, sovente docenti nelle migliori università mondiali.
    4) Gli suggerisco allora un libro del 1983 scritto da John Carew Eccles, neurofisiologo e Premio Nobel per la Medicina per i suoi studi sul meccanismo biochimico dell’impulso nervoso e gli anticipo anche alcune parti molto interessanti di questo libro.
    5) Pendesini risponde dicendo che Eccles è morto nel 1997 per cui è scontato che ignorava gran parte delle scoperte relitive alla neurofenomenologia degli ultimi 25 anni ed afferma che attualmente nessuna Università (degna di questo nome) difende, o insegna, teorie tipo « DUALISMO CEREBRALE ».
    6) Lorenzo chiede a Pendesini di citargli chi avrebbe dimostrato scientificamente che noi siamo solo ed esclusivamente “i nostri neuroni e basta”. Il giorno successivo Davide80 ripete la domanda.
    7) Pendesini non risponde e non ci dice quale grande scoperta scientifica sia avvenuta negli ultimi 25 anni per la quale quanto detto dal premio Nobel Eccles non abbia più valore.
    8) Due giorni dopo Pendesini torna da capo e critica Agazzi ed afferma che “studi effettuati a livello accademico hanno già dato risultati soddisfacenti” ma non li cita e poi fa domande sul cervello alle quali gli è stata già data risposta innumerevoli volte. Inoltre dice “il fatto che non esista attualmente alcuna teoria del legame tra il cervello e la mente cosciente non costituisce un’assenza di questo collegamento” quando il contendere non è su ciò: nessuno nega che esista un collegamento fra la mente ed il cervello ma ci si chiede se la mente coincida col cervello o no. Per altro affermare che la mancanza di una teoria del legame tra due cose non costituisce un’assenza di questo collegamento” è una errore logico gigantesco: la Luna si allontana dalla Terra alla stessa velocità alla quale ci crescono le unghie dei piedi, non esiste nessuna teoria che leghi le due cose ma ciò non significa che le due cose siano collegate.
    9) Pendesini cocnclude dicendo esattamente quello che aveva detto al punto 1: “attendo quindi delle risposte chiare, intelligibili e razionali sia dall’autore dell’articolo sia del filosofo Agazzi”.

    • alessandro pendesini ha detto in risposta a Andrea2

      Venendo invece alla discussione si vede nuovamente come appaia inutile dialogare con i disturbatori seriali……
      Andrea2
      La ringrazio per l’epiteto di “disturbatore seriale”…..avrei preferito “ciarlatano seriale”, molto più stimolante…

      E’ palese che non frequentiamo le stesse scuole, non leggiamo o studiamo gli stessi libri, non assistiamo alle stesse conferenze e non frequentiamo le stesse persone…..L’uomo acquisisce il carattere del luogo in cui evolve, conformandosi !

      Ripeto che a me interessa imparare da gente che NON mi induce in errore come capitato nella mia infanzia in Italia proprio da preti cattolici ! Detto questo preferisco informarmi da docenti universitari preferibilmente di fama internazionale intellettualmente onesti, ed relativamente imparziali, razionale, che conoscono la differenza semantica tra fisica e metafisica, tra mitologia e realtà storica, cosi come verità assiomatiche sempre in costante evoluzione dal quantitativo al qualitativo, MAI ASSOLUTE ! Ripeto MAI ASSOLUTE….

      PS -Noto che il filosofo Agazzi cosi come l’autore dell’articolo non si fanno vivi…. E’ per caso il loro porta parola ?

  7. Davide80 ha detto

    Tra l’altro a proposito di split brain,ecco un recente studio che mostra come i pazienti mantengono una sola coscienza
    https://www.sciencedaily.com/releases/2017/01/170125093823.htm
    Gradirei ora una risposta su tale studio, chiara e razionale da pendesini

    • alessandro pendesini ha detto in risposta a Davide80

      Davide80

      La disconnessione di una parte del corpo calloso (callosotomia o split brain), afferma Stanislas Dehaene, può fare perdere tutta la consapevolezza del paziente dei propri piani d’azione. Puo’ arrivare a negare i movimenti della sua mano sinistra, dicendo che è diventata incontrollabile. In realtà, il comando della mano sinistra provviene dalle aree motorie dell’emisfero destro, mentre i commenti verbali provvengono dall’emisfero sinistro. Quando questi due circuiti (emisfero sinistro e destro) sono scollegati, è come se il paziente fosse dotato di due aree di lavoro, o coscienze, nella stessa testa, ciascuna divenuta parzialmente inconsapevole di ciò che l’altra decide !

      Lionel Naccache afferma
      che un paziente col cervello diviso (split brain, è sovente abitato da due coscienze distinte che non comunicano e che a volte si oppongono o addirittura combattono l’una contro l’altra……. Parliamo qui di “aprassia diagonistica” in gergo neurologico…….

      Se un emisfero cerebrale (seguito ad un split brain) fa notare A.Berthoz, non può spiegare la percezione ricevuta dall’altro, il paziente tratta questa differenza confabulando sull’esperienza vissuta. Questo è già stato dimostrato in pazienti con “callous dysconnection”.

      I neurobiologi Roger Sperry e Michael Gazzaniga, afferma Pierre-Marie Lledo, hanno dimostrato che gli emisferi cerebrali separati dopo la callosotomia, possono funzionare autonomamente. L’attività indipendente dei due emisferi cerebrali porta alla produzione di distinte funzioni cognitive generate da informazioni ricevute da ciascuna parte del cervello. R. Sperry suggerì addirittura che questa situazione poteva portare a due stati mentali diversi, due stati di coscienza che si ignoravano a vicenda

      La divisione del cervello (callosotomia o split brain), afferma G.Tononi, produce nella maggioranza dei casi, due coscienze – o conscienze di sé – in un solo cranio !

      Da notare che neurologi di fama internazionale come Jean-Pierre Changeux, Joseph Ledoux, Antonio Damasio, J.P.Lévy
      per citare solo questi, arrivano a delle conclusioni simili, ma anche più dettagliate che confermano cioé che ho affermato !

      NB -Come possiamo inoltre spiegare che I pazienti affetti da eminegligenza (neglect in inglese, una sindrome neuropsicologica complessa spesso vista come risultato di lesioni del lobo parietale destro), sono solo consapevoli del lato sinistro delle cose, a volte anche solo della metà sinistra del mondo. Per esempio uno di questi pazienti si vestiva solo sul lato destro, si rasava solo a destra, leggeva solo il lato destro delle parole, come “ball” in “football”, ignorava tutti gli stimoli visivi o tattili presentati su il suo lato sinistro e disegnava solo il lato sinistro delle cose ???

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