Aumentano ancora i fedeli cattolici negli Stati Uniti

Continua a crescere il numero dei cattolici negli Stati Uniti. La conferma viene dal 79° Rapporto annuale del Consiglio nazionale delle Chiese degli Stati Uniti e del Canada, il quale evidenzia anche un calo delle Chiese protestanti tradizionali.

Secondo tale rapporto, nel 2010 il numero totale dei  fedeli cristiani in Nord America ammontava a 145,8 milioni di persone con un calo del 1,05% rispetto all’anno precedente. In controtendenza, invece, la Chiesa cattolica, diventata ormai la più grande confessione religiosa del Paese (cfr. Ultimissima 20/1/11), ha visto crescere il numero dei suoi fedeli a 68,5 milioni di persone, lo 0,57% in più rispetto al 2009. La notizia è riportata su Radio Vaticana.

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18 commenti a Aumentano ancora i fedeli cattolici negli Stati Uniti

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  1. Michele Santambrogio ha detto

    Bene! Vedo che il progresso scientifico dà i suoi frutti…!

    • Chissenefrega ha detto in risposta a Michele Santambrogio

      Veramente più che al progresso scientifico bisognerebbe guardare alla miseria e al sottosviluppo. Lo sanno tutti che l’aumento del cattolicesimo è dovuto all’immigrazione dai paesi del centro e sud America, in larga misura clandestina. Così come è noto da tempo che, per lo stesso motivo, lo spagnolo è ormai la lingua più parlata negli USA. Col tempo però l’acculturazione a modelli di vita più evoluti renderà questi “latinos” più laici e relativisti (orrore!!!). Inoltre i cristianesimo che professano non è proprio purissimo, ma inficiato da elementi sincretistici mutuati da chiese protestanti. L’ho letto su Il Sussidiario, rivista on line vicina a CL. L’articolo era di L. Albacete.

      • Menefregadellavita ha detto in risposta a Chissenefrega

        Ah quindi quando ti fa comodo l’America è all’avanguardia della ricerca scientifica, quando invece sei in ansia allora ecco che diventa sottosviluppata perché invasa da barbari incivili di latini clandestini arrivati nascosti sotto i camion e che ancora credono in Dio. Vedo che la gabbia razionalistica ha fatto ancora effetto…sai Einstein cosa ti direbbe? “Sei un ateo schiavo che ancora non si è liberato dalle catene”…

        • Elia ha detto in risposta a Menefregadellavita

          Credo che tu non abbia capito la citazione di Einstein:
          Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come ‘oppio delle masse’ – non possono sentire la musica delle sfere
          Nella citazione, non certo benevola verso gli atei più aggressivi e fra cui non mi pare di poter ascrivere Chissenefrega, le catene sono le religioni.

          • Menefregadellavita ha detto in risposta a Elia

            Non penso che il principio di “unione fa la forza” possa servire all’arresto del declino della religione atea. Quindi puoi fare a meno di leccare il culo a Chissenefrega. Inoltre la frase “il peso delle catene” non è necessariamente un pensiero di Einstein ma è lui che riporta le sensazioni degli atei (tutti gli atei, perché è molto difficile che esistano atei non fanatici) che pensano di essere emancipati. Quindi comincia a liberarti anche tu dalle catene in cui ti tiene la tua religione atea e dogmatica.

            • Massimo Ponzoni ha detto in risposta a Menefregadellavita

              No dai, povero Elia. Finora ha dimostrato di essere uno dei pochi atei ad avere qualcosa da dire e lo fa con rispetto. Credo che bisogna valorizzare l’esistenza di persone come lui in questo infantile ateismo dello sberleffo. Lasciamo stare i rigurgiti di Chissenefrega e coltiviamo il dialogo con Elia!

            • Elia ha detto in risposta a Menefregadellavita

              Di Einstein io ho letto l’epistolario ed alcuni lavori non scientifici, oltre ad averne studiato i lavori scientifici. Ti basterà una ricerca su Internet – nel caso tu abbia dei dubbi – per scoprire quale fosse il punto di vista di Einstein sulle religioni tradizionall in generale e quelle della tradizione giudaico-cristiana in particolare.
              Credo sia pura onestà intellettuale non tentare di piegare figure storiche culturali a ruoli che non avrebbero mai condiviso.
              Per quanto riguarda poi le mie convinzioni scientifiche o metafisiche, ti assicuro che nessuna di esse è dogmatica e ti consiglio reazioni meno inutilmente aggressive.

              • Roberto Arrati ha detto in risposta a Elia

                Elia, non credo che una “ricerca su internet” sia il modo migliore per avere informazioni su Einstein. Sinceramente me ne importa poco di cosa pensasse Eistein al di fuori del campo scientifico, dove vale molto di più l’esperienza del mio parroco, ad esempio. Ma visto l’ideologia scientista dominante è oppurtuno parlarne. Stranamente non ho mai sentito ammettere -da parte dei fautori dell’irreligiosità moderna- che Eistein non fosse ateo, ma forse potrai essere tu il primo. Si dice sempre che era contro le religioni organizzate e un Dio personale. Cioè semplicemente non credeva al Nuovo Testamento. Questo significa essere atei? Assolutamente no. Più volte ha dichiarato lui stesso di “non essere ateo e non essere panteista”. Se dobbiamo per forza inquadrarlo, fu sicuramente un deista. Ma odio inquadrare. Cmq, rispetto alla sua visione di Cristo, pochissimi conoscono le parole di un’intervista vent’anni prima di morire (circa), dove il giornalista domandò: “Fino a che punto è influenzato dalla cristianità?” E lui rispose: “Da bambino ho ricevuto un’istruzione sia sul Talmud che sulla Bibbia. Sono un ebreo, ma sono affascinato dalla figura luminosa del Nazareno”. Domanda: “Ha mai letto il libro di Emil Ludwig su Gesù?”. Ludwig era un detrattore del cristianesimo. Risponde: “Il libro di Ludwig è superficiale. Gesù è una figura troppo imponente per la penna di un fraseggiatore, per quanto capace. Nessun uomo può disporre della cristianità con un bon mot”. Domanda secca: “Accetta il Gesù storico?” Risposta altrettanto secca: “Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita”. (“The Saturday Evening Post”, 26.10.1929). Interessante vero? Ora continuiamo a tenerla nascosta però!

                • Elia ha detto in risposta a Roberto Arrati

                  Mentre tu scrivevi questo post, io scrivevo quello in un altro thread dove noterai che non ho avuto problemi a ricordare -di mia iniziativa- che Einstein dichiarava di non essere ateo.
                  Ora, però, dire che “semplicemente non credeva al nuovo testamenteo” è, per usare un eufemismo, riduttivo nel caso di una posizione filsofica deistica. Non voglio ripetermi in questo thread, ma un dio non personale, senza proprietà etiche, senza alcun intervento nel mondo umano, ma assimilabile al dio spinoziano di ordine e struttura dell’universo -o “musica delle sfere”- è semplicmente vicino a quell’insieme di concetti metafisici che tutti gli studiosi di scienza hanno necessariamente, che ne siano consapevoli o no.

                  Al di là della sua posizione sul Gesù uomo e predicatore e sui valori che predicava, o sul “dio” spinoziano il mio consiglio a “Menefregadellavita” era stato di cercare grazie al potente google le sue prese di posizione sulle religioni:
                  “The word god is for me nothing more than the expression and product of human weaknesses, the Bible a collection of honourable, but still primitive legends which are nevertheless pretty childish. No interpretation no matter how subtle can (for me) change this.”
                  ribadito nel passo sul concetto del popole ebraico come eletto
                  “For me the Jewish religion like all others is an incarnation of the most childish superstitions.”
                  Il che -tornando a bomba- mi pare non lasciare dubbi sull’interpretazione della citazione sulle catene.

                  Alla fine sono d’accordo sul fatto che tirare in ballo Einstein per le sue posizioni religiose o filosofiche è piuttosto sterile, se non a testimonianza di una tensione metafisica. Giro la tua osservazione a “Menefregadellavita” 🙂

                  • Roberto Arrati ha detto in risposta a Elia

                    Elia, conosco bene ogni opera di Einstein e anche i suoi pensieri in altri ambiti. So bene che nella sua infanzia attraversò un periodo di forte sensibilità religiosa arrivando ad astenersi dal mangiare carne di maiale o oltre sciocchezze simili. Mantenne questa forte religiosità tutta la vita ed era ben diverso da ciò che “tutti gli studiosi di scienza hanno necessariamente” (non capisco perché hai necessità di generalizzare per favorire un approccio riduzionista). Un deista non riconosce la rivelazione di questo Dio, che però identifica chiaramente. Di conseguenza non deriva alcuna etica ecc. Quando si riferiva al “dio personale” intendeva ovviamente a quello ebraico-cristiano e quindi dire che “non credeva al N.T.” si intende dire tutto quanto hai dedotto tu. Cmq, la quantità di riferimenti a questo Dio immanente in ogni suo scritto indica la sua chiara idea e riconoscimento di questo Ente. Oggi va di moda concludere i propri saggi riferendosi a Dio (Hawking è un esperto) ma allora non era certo usuale. Anche Dawkins -sebbene in altro campo- dimostra di avere una certa sensibilità religiosa verso la natura (vagamente panteistica e pagana) ma non si permette di avanzare conclusioni come Einstein (scusa l’imbarazzante paragone). Diversi studiosi hanno concluso che a lui mancasse solo l’incontro cristiano perché quanto diceva su Dio è certamente in linea con le intuizioni filosofiche che hanno i cristiani.

                  • Roberto Arrati ha detto in risposta a Elia

                    Infatti, in una lettera al matematico Maurice Solovine del 1956, dopo aver esposto la sua meraviglia per il tipo di ordine, assolutamente non scontato, creato dalla teoria della gravitazione di Newton, conclude: «È qui che compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli. La cosa curiosa, certo, è che dobbiamo accontentarci di riconoscere il “miracolo”, senza poter individuare una via legittima per andar oltre. Capisco che devo ben esplicitare quest’ultima considerazione in modo che non ti venga in mente che, indebolito dall’età, io sia divenuto vittima dei preti». (GauthierVillars, Parigi 1956 p.102). Come vedi anche lui si accorgeva della similitudine col pensiero teologico, dei preti, anche se -non dando credito al cristianesimo- ammise correttamente di “non poter andare oltre” (cosa che molti deisti hanno invece fatto). Si nota anche la sua chiara idea di Dio, che non coincide affatto con quella di «tutti gli scienziati».

                    • Elia ha detto in risposta a Roberto Arrati

                      Per evitare ambiguità in quanto ho sostenuto, dicendo “un dio … è semplicmente vicino a quell’insieme di concetti metafisici che tutti gli studiosi di scienza hanno necessariamente, che ne siano consapevoli o no.”
                      non sto certo dicendo che tutti gli studiosi di scienza elaborano allo stesso modo l’approccio con la razionalità del mondo. Dico però che il confronto -anche inconscio o superficiale- con queste problematiche metafisiche è una necessità intellettuale per gli scienziati indipendentemente dalle loro concezioni religiose e prescinde da un concetto di divino.
                      Einstein stesso voleva fosse ben chiaro quanto fosse fosse ristretto il suo concetto della propria religiosità; se hai familiarità con i suoi scritti ricorderai:
                      If something is in me which can be called religious then it is the unbounded admiration for the structure of the world so far as our science can reveal it.
                      o da “Come io vedo il mondo”:
                      The most beautiful experience we can have is the mysterious. It is the fundamental emotion that stands at the cradle of true art and true science. Whoever does not know it and can no longer wonder, no longer marvel, is as good as dead, and his eyes are dimmed. It was the experience of mystery — even if mixed with fear — that engendered religion. A knowledge of the existence of something we cannot penetrate, our perceptions of the profoundest reason and the most radiant beauty, which only in their most primitive forms are accessible to our minds: it is this knowledge and this emotion that constitute true religiosity. In this sense, and only this sense, I am a deeply religious man…

                      Inoltre il suo rifiuto di un dio personale non mi pare si riduca al rifuto della figura divina ebraica o cristiana o della sua rivelazione:
                      “The religious feeling engendered by experiencing the logical comprehensibility of profound interrelations is of a somewhat different sort from the feeling that one usually calls religious. It is more a feeling of awe at the scheme that is manifested in the material universe. … There is in this neither a will nor a goal, nor a must, but only sheer being. For this reason, people of our type see in morality a purely human matter, albeit the most important in the human sphere.”

                      Mi pare stia qui dicendo che quel senso di “awe” -che è il nucleo della sua cosiddetta “religiosità”- sia verso uno schema che prescinde da volontà, obblighi, obbiettivi, ma che semplicemente è così come è. Mi pare insomma che non si refuti tanto una rivelazione, ma proprio intrinsecamente quelli che noi concepiamo come tratti personali (volontà, pensiero, etica) e che si svuoti il dio di cui si parla di tutto ciò che vi è tradizionalmente connesso, tranne che del suo essere il mistero sottostante il mondo ed in parte approcciabile razionalmente.

                      Alla luce di questo contesto anche iscriverlo tra i deisti mi pare quantomeno affrettato: un deista teorizza l’esistenza di un dio che avrà certe caratteristiche variabili, ma che sia comunque entità autonoma e creatrice. In realtà Einstein non mi pare abbia mai esplicitamente risposto a domanda di credere in un dio creatore separato dall’ordine stesso del mondo e si è sempre umilmente dichiarato -diciamo così- agnostico sulle caratteristiche della realtà ultima, causa l’estrema limitazione della ragione umana. La sua posizione mi parrebbe quindi altrettanto inquadrabile nel panteismo.
                      Credo molta confusione venga dalla sua abitudine ad espressioni che presentano un dio soggetto pensante e dotato di volontà – concetti che come visto sono probabilemte allegorici e non indicativi della sua “vera” idea di divino.

                    • Roberto Arrati ha detto in risposta a Elia

                      Si, sono d’accordo sulla prima parte di quanto dici. Bisognerebbe secondo me approfondire e capire perché c’è questa naturalezza negli scienziati di porsi domande esistenziali rispetto a ciò che è frutto dello studio naturalistico. Non diamolo per scontato. Ovviamente è presente in tutti gli uomini, probabilmente in noi uomini di scienza è spesso amplificato. Non credo tu conosca la teologia, all’interno della quale diversi studiosi chiamano questa posizione dell’uomo “senso religioso”. Non c’entra nulla con la religione o la fede in Dio, ma si tratta della caratteristica più comune a tutti gli uomini. E’ quel fascio di desideri, di esigenze naturali che l’uomo si trova dentro di sé. Non le ha poste lui e non può estirparle: l’esigenza della felicità, l’esigenza del signficato delle cose, del significato della vita e dei propri affetti, l’esigenza della bellezza, l’esigenza dell’essere voluti, l’esigenza della giustizia, l’esigenza di soddisfazione. Tutto ciò che facciamo è motivato dal rispondere, in fondo, a queste esigenze. Questo è il cosiddetto “tratto religioso” dell’uomo. I grandi poeti sono ovviamente riusciti ad esprimerlo con incredibile profondità: Leopardi su tutti (nei tempi migliori ovviamente). Ma Pascoli e Pavese lo seguono a ruota. Quest’ultimo era poi particolarmente radicale. “Ma perché l’uomo strutturalmente attende?”, si chiedeva. “Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa?”. Questo è l’uomo, in continua ricerca di altro che lo soddisfi (inevitabile pensare a Sant’Agostino qui…). Partendo proprio dalla mia esperienza umana, da questa “religiosità naturale”, approfondendo questo io ho tratto delle conclusioni. Attenzione, ribadisco che “religiosità” non ha nulla a che fare con la religione. Einstein ha scritto cose spesso in contraddizione fra di loro. Tu citi frasi che ribadiscono questa accentuata forma di “senso religioso”, che lui non dava affatto per scontato. Proprio per questa contradittorietà non sono d’accordo con quanto sostieni circa la sua chiara idea di Dio come essere “pensante, creatore ecc..”. Esistono altrettante citazioni in cui lo esplicita e stacca Dio dalla realtà infatti parla di “Spirito che si rivela attraverso le leggi della natura”. Desidera conoscere i “pensieri di Dio”, di capire “le su scelte”, di una “razionalità di questo Spirito immensamente superiore” ecc… attribuendo evidentemente un concetto di Dio cosciente, autonomo e libero. Seguendo la logica dei suoi discorsi non sembrano affatto allegorie le sue, anche se è vero che a volte arrivò a dire cose opposte. Ma si capisce che una posizione del genere è in balia del vento emozionale. Concludendo, continuo ad optare per il deismo (ripeto: odio categorizzare) perché in esso sono contenute molteplici varianti filosofiche (dal “forte” al “debole”) nelle quali ben si colloca il pensiero di Einstein. In fondo lui stesso negò le altre posizioni, dall’adesione a qualsivoglia religione, dal rifiuto dell’ateismo -debole e forte- al pantesimo (strane le tue affermazioni sul panteismo dopo questa sottolineature di Eintesin stesso: «Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio”» (Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster, pag. 27). Un Dio razionale, scritto con la maiuscola anche nell’originale, un Dio che ha creato la realtà, l’ha pensata, ha fatto delle scelte. Difficile dirlo anche agnostico a questo punto. Me lo conferma il pensiero di Antony Flew. Non so se ne hai mai sentito parlare: paladino dell’ateismo scientifico per anni e anni. Convertitosi con grande scandalo al deismo nel 2004 grazie ad un estremo atto di coerenza rispetto alle sue ricerche in campo biologico. Anche lui ritiene che Einstein è stato condotto dalla fisica a «credere che ci deve essere un’Intelligenza Divina dietro ad essa» (Queste parole sono prese da qui: http://www.avvenire.it/Cultura/Scienza+atea+No+grazie.htm). Dunque, questa di Einstein è la posizione di un agnostico? No, nel modo più assoluto. Concluderai -andando se vorrai a conoscere il pensiero di Flew- che si tratta della stessa posizione cui Antony Flew stesso ha aderito.

                    • Elia ha detto in risposta a Roberto Arrati

                      Non voglio protrarre oltre la conversazione – comunque interessante – perchè penso entrambi abbiamo già messo sul piatto le nostre riflessioni.

                      Accenno solo al fatto che la mia frase di chiusura nasceva proprio dal ricordo del brano sul bambino nella biblioteca, dove da un lato se presa alla lettera un lettore potrebbe vedere un suggerimento di un dio creatore, dall’altro il fuoco sembra ancora sull’ordine in se più che sul soggetto creatore dell’ordine. Io l’ho sempre letto appunto in senso allegorico, non mi è parso un effettivo “investimento” in un dio creatore più che altre espressioni di Einstein lo fossero davvero di un dio con dei pensieri o con delle limitazioni alle sua scelte.

                      In effetti il linguaggio di Einstein sull’argomento è tutt’altro che inequivoco, ma d’altronde è una scelta espressiva su quella che è alla fine, la sua fascinazione per un mistero solo marginalmente indagabile.

                      Aggiungo una nota di chiusura: per chiunque si sia preso il tempo ed il disturbo di leggere questo nostro scambio, spero sia emerso il fatto che non c’è necessità nè di inutile aggressività, nè di caricature dei non credenti (che scelgano di chiamarsi atei o agnostici, il diavolo sta nei dettagli) come stolidi scientisti incuranti di ogni tensione interiore al di là degli aghi degli strumenti. Questo genere di atteggiamento denigratorio rende spesso insopportabili certi paladini dell’uaar, voglio sperare che chi vuole contribuire in questo sito voglia fare di meglio, e non solo altrettanto.

      • InvasAteo ha detto in risposta a Chissenefrega

        Ma se non sbaglio queste popolazioni si erano evolute proprio grazie alla fede cattolica (a volte anche imposta), lasciando indietro cannibalismo ecc…In Europa il secolarismo ha portato solo disperazione…lo vediamo dai giornali: aumenta l’ignoranza culturale, aumenta l’abuso di droghe, aumenta l’abuso di alcool, aumenta l’uso di antidepressivi, aumenta lo scientismo, aumenta il gayismo, aumentano le pratiche di sesso estremo, aumentano i divorzi, diminuisce la natalità, aumenta l’infezione di AIDS, aumenta l’individualismo, aumentano i crimini, diminuiscono i rapporti sociali ecc… questa è “l’acculturazione a modelli di vita più evoluta” che i babbei razionalisti adorano.

        • Chissenefrega ha detto in risposta a InvasAteo

          A parte lo “scientismo” e la diminuzione della natalità (su cui si potrebbe fare un lungo discorso) tutto il resto è proprio quello che accade nelle favelas brasiliane e nelle sterminate periferie delle megalopoli sudamericane, da Mexico City a Bogotà a Caracas ecc. Che motivo avrebbero se no per andarsene? In Europa il secolarismo avrà anche portato la disperazione, ma nessuno scappa per andare a cercare nel terzo mondo la vita semplice e ingenua del bel tempo andato, per il semplice fatto che non esiste e non è mai esistita. La storia è fatta di questo continuo confronto e scontro di civiltà, in cui di solito prevale il modello più evoluto dal punto di vista tecnologico.

  2. Lucy ha detto

    Sono del parere che oltre a tutti i protestanti, gli evangelici ecc…, anche il buddhismo, l’islamismo, l’induismo ecc… faranno una brutta più si sconteranno con la modernità e il secolarismo. Non hanno ragioni solide e non hanno sviluppato un’apologetica adeguata. La Chiesa cattolica invece è stata attaccata fin da subito e ha radici enormi, il suo pensiero è sicuro e razionale e poggia su una verità trascendentale. Il secolarismo è un grande alleato per l’emergere della verità.

  3. Larry SFX ha detto

    mmm… non è che invece sono aumentate le Little Italies?

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