Corte di Cassazione : «In tribunale ammesso solo il crocifisso»

I giudici hanno confermato la rimozione del giudice anti-crocifisso Luigi Tosti, specificando che in nome della laicità in tribunale l’unico simbolo religioso ammesso è il crocifisso.

 
 
 

Oggi vince la sana laicità.

La Corte di Cassazione ha confermato definitivamente la rimozione dall’ordine giudiziario di Luigi Tosti, di cui parlavamo in Ultimissima 9/3/11.

 

Il crocifisso in tribunale: la Cassazione approva.

Secondo la Corte – sentenza 5924 delle sezione unite civili, depositata oggi – è del tutto corretto il verdetto disciplinare emesso dal Consiglio Superiore della Magistratura il 25 maggio 2010 che ha pronunciato la destituzione del giudice “anticrocifisso”.

Inoltre, i giudici hanno stabilito che l’unico simbolo religioso che si può esporre è il crocifisso, sottolineando che per gli altri simboli è «necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste».

Il noto giudice ateo Luigi Tosti, Infatti, chiese, anche in Cassazione, di poter esporre la Menorah, simbolo della fede ebraica.

 

La presenza del crocifisso garantisce pluralità religiosa.

Il responso del tribunale è stato però chiaro: valutando il principio di laicità moderno, la presenza del crocifisso non attenta al pluralismo e garantisce il rispetto di diverse identità religiose.

Ecco le parole della sentenza: «E’ vero che sul piano teorico il principio di laicità è compatibile sia con un modello di equiparazione verso l’alto (laicità per addizione) che consenta ad ogni soggetto di vedere rappresentati nei luoghi pubblici i simboli della propria religione, sia con un modello di equiparazione verso il basso (laicità per sottrazione). Tale scelta legislativa, però, presuppone che siano valutati una pluralità di profili, primi tra tutti la praticabilità concreta e il bilanciamento tra l’esercizio della libertà religiosa da parte degli utenti di un luogo pubblico con l’analogo esercizio della libertà religiosa negativa da parte dell’ateo o del non credente, nonché il bilanciamento tra garanzia del pluralismo e possibili conflitti tra una pluralità di identità religiose tra loro incompatibili».

La redazione

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