La chirurgia fetale della spina bifida è oggi una valida alternativa all’aborto

Ancora una volta la ricerca scientifica si muove a favore della vita. Da oggi aprire l’utero materno per operare un feto affetto da spina bifida e procedere con la gravidanza non è più un’idea folle. Uno studio sulla chirurgia fetale dimostra infatti che i bambini con spina bifida trattata con questo intervento sono più propensi a camminare senza aiuto ed esposti ad un minor rischio di sviluppare l’idrocefalia.

I sondaggi rivelano che nove donne su dieci scelgono l’aborto quando vengono a sapere che il bambino presenta questo grave difetto. Per le restanti, l’opzione più comune è quella di aspettare fino alla nascita per intervenire, quando il danno è però irreversibile. La ricerca, pubblicata sul “New England Journal of Medicine” e ripresa dal quotidiano spagnolo ABC, si basa sull’esperienza di 183 gravidanze. Lo studio dimostra che intervenendo in chirurgia fetale, è scesa al 30% la necessità di inserire una valvola per ridurre l’idrocefalo dopo la nascita.

Antinolo Guillermo, direttore del Fetal Medicine Unit dell’ospedale di Siviglia ritiene lo studio americano «la miglior notizia degli ultimi anni», rammaricandosi poi del fatto che la maggior parte delle donne sceglie di abortire solo perché non ha informazioni adeguate (o appositamente sbagliate).

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22 commenti a La chirurgia fetale della spina bifida è oggi una valida alternativa all’aborto

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  1. Michele Santambrogio ha detto

    E’ sicuramente una bella notizia, non credo però che cambi qualcosa agli abortisti. A loro interessa governare sull’uomo, dedicere chi vive e chi no. Secondo voi poi, vorranno interrompere l’impero finanziario che stanno costruendo?

  2. Joseph ha detto

    Queste notizie sono la dimostrazione che l’eugenetica e il falso pietismo che accompagnano eutanasia e aborto non faranno altro che far regredire la medicina: cosa sarebbe successo se i vari Pasteur, Jenner, Sabin, ecc. si fossero semplicemente arresi di fronte all’incurabilità delle malattie, preferendo “evitare inutili sofferenze” ai loro pazienti?

    • Lucy ha detto in risposta a Joseph

      Aggiungo: cosa avrebbe fatto Galilei senza la fede cristiana e quindi senza il desiderio di voler conoscere come Lui aveva pensato il mondo?

      • Elia ha detto in risposta a Lucy

        Ovviamente non lo sapremo mai, ma certo non vedo evidenza nella storia della scienza che non avere fede cristiana renda meno curiosi sulla struttura del mondo. La stessa citazione di Einstein che compare nell’header di questo sito ne è un esempio.

        • Mandi ha detto in risposta a Elia

          Infatti Einstein era credente, come tutti i grandi scienziati della storia. Era deista, cioè non aderiva ad una confessione religiosa, né nel Dio cristiano. Ma è evidente che non la pensava come te. Esistono migliaia di scritti in cui ribadisce la sua fede in Dio, nello spirito immensamente superiore che è nascosto dietro la realtà. Ovviamente riteneva che non si fosse mai rivelato all’uomo, anche se comunque -al contrario tuo- stimava moltissimo Gesù Cristo.

          • Elia ha detto in risposta a Mandi

            @Mandi
            Le generalizzazioni assolute (“tutti i grandi scienziati”) sono sempre false.
            Ma restando su Einstein per sua scrittura autografa e molto chiara risulta che lui
            – non credeva in un dio personale
            – non credeva in un dio che fosse giudice o sorgente morale o entrasse nelle questioni umane
            – si dichiarava non ateo, difficilmente panteista, più vicino all’agnosticismo
            – ammirava il “dio di Spinoza” e credeva in un dio che fosse in pratica l’ordine e la razionalità dell’universo
            – definiva miracolosa la corrispondenza tra la razionalità umana e quella strutturale del mondo
            – usava un linguaggio colorito in cui parlava di un dio che gioca a dadi o che fa il mondo in un modo e non in un altro

            Pertanto non riteneva che ci fosse un soggetto personale che si dovesse rivelare, ma che ci fosse un meraviglioso ordine -matematico- che noi potessimo indagare.
            Vorrei farti notare che a parte un certo veteroscientismo ottocentesco, qualsiasi razionalista ateo o agnostico fa degli assunti metafisici (il mio intelletto esiste, la mia razionalità è in grado di interpretare e predire il mondo, il principio empirico o di falsificazione), lo stesso Popper ne sottolineava la necessità nel metodo scientifico. La meraviglia e l’ammirazione di Einstein per questa corrispondenza strutturale è ovviamante la stessa di tutti gli scienziati, al di là che si esprima lo stesso concetto “dio non gioca a dadi” o “mi aspetto un determinismo matematicamente comprensibile”.
            Senso di meraviglia che condivido, assieme alla grandissima considerazione – che ho già espresso – per il messaggio etico di Gesù, nonostante -come Einstein- io consideri l’etica una questione strettamente umana.

            • Lucy ha detto in risposta a Elia

              Interessante come su ogni argomento sei costretto al riduzionismo…”non è nient’altro che”. Quindi ora sei riuscito a dire che Einstein non era credente perché tutti gli scienziati hanno espressioni come le sue, tutti -anche gli atei razionalisti- parlano di Dio e del suo regolare il mondo, dello “spirito che si manifesta dietro la natura”, del “conoscere i Suoi pensieri” ecc.. (o anche: “La scienza contrariamente ad un’opinione diffusa, non elimina Dio. La fisica deve addirittura perseguitare finalità teologiche, poichè deve proporsi non solo di sapere com’è la natura, ma anche di sapere perchè la natura è così e non in un’altra maniera, con l’intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sè altre scelte quando creò il mondo” (Holdon, The Advancemente of Science and Its Burdens, Cambridge University Press, New York 1986, pag. 91). Tornando al tuo riduzionismo, di Gesù dici: “non è stato grande perché tanti uomini hanno parlato come lui”, del cristianesimo “non è stato nulla di che poiché tante religioni sono come questa” ecc… la tua religione ti porta sempre a ridurre e ad annacquare. Scommetto che anche l’uomo “non è nient’altro che”..vero? Per non parlare del pianeta Terra? E il nostro universo? Forse “non è nient’altro che uno su mille?”. Il senso di meraviglia è condiviso anche dalle migliaia di uomini di scienza cristiani che hanno cambiato la storia. Vuoi che parta l’elenco? Non vorrei però sconvolgere il tuo razionalismo.. E questo contrasta con la tua sedicente meraviglia. Le tue sottolineature su Einstei, seppur molto banali, ribadiscono solo quanto ho già detto io: non credeva in un dio rivelato e di conseguenza nella religione. Era un deista, cioè quel Dio professato dagli scienziati non tradizionalmente religiosi,quell’intelligenza che anche loro riconoscono debba esserci alla base della realtà. E fino a qui io posso essere d’accordo con loro (tu ovviamente no, fattene una ragione). Sono però troppo impegnati con la testa in su per capire cosa è accaduto quaggiù 2000 anni fa.

              • Elia ha detto in risposta a Lucy

                Chiedo di dare il giusto valore alle parole: Einstein era credente, io sono credente, tu sei credente. Tutti hanno credenze, il punto è credente in cosa.

                Einstein credeva in un ordine naturale armonico e razionale, “miracolosamante” intelleggibile. Lo chiamava Dio e si esprimeva in termini del suo giocare a dadi, dei suoi pensieri, della sua libertà di azione ed al tempo stesso ribadiva che non era un dio personale.
                E’ una espressione di quella passione e meraviglia per la apparente struttura razionale del mondo -assunto metafisico- che tutti gli scienziati condividono, e che è alla base della curiosità sul reale.

                Non vedo perché dovrei essere sconvolto in alcunché dal fatto che scienziati credenti lo condividano, anzi mi pare un ingrediente essenziale.
                Resta il fatto che Einstein, privo di fede cristiana, ha manifestato e professato ugualmente la sua curiosità per quest’ordine, il che per tornare a fuoco ribatte all’ipotesi su Galileo, o -suppongo- sugli uomini di scienza in senso lato.

                Infine per rispetto per me, ti invito a non pretendere di insegnarmi cosa penso, credo o provo. E’ inutile ed insultante.

                • Lucy ha detto in risposta a Elia

                  Il suo giocare a “dadi” è un estratto di una frase usata per modo di dire. Non puoi basarti su di essa per capire il signficato. C’è una marea di lettere in cui affronta il problema molto più approfonditamente. Einstein, privo di fede atea, ha manifestato e professato la sua curiosità verso quest’ordine della natura legandolo inveitabilmente a un concetto di Dio molto definito e non fumoso come vorresti che fosse tu per giustificare la tua posizione irreligiosa. Galilei è stato l’inventore del metodo scientifico ed avendo ammesso di aver iniziato questa strada grazie alla sua fede nel Dio cristiano, è logico pensare che senza questa causa non avrebbe avuto questo approccio. D’altraparte non è stato così in ogni altra cultura al mondo, solo un uomo cristiano poteva avere quest’apertura rispetto alla realtà, fidandosi nella Logica del Trascendente come amava ripetere. Galilei in spaghi, pietre e legni, oggetti considerati volgari allora, riconosceva la mano del Creatore. Studiando essi capì che poteva riconoscere le leggi del Creato. Da essi (dall’inclinazione del legno) vennero fuori le leggi del piano inclinato ecc.. Questo amore alla realtà e la fiducia della Sua presenza in essa hanno portato l’invenzione della scienza moderna. Non bastava l’amore panteista alla natura perché Galilei voleva scoprire Lui, le leggi con cui fece il mondo (parole riprese anche da Einstein: “Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli” (Einstein: Pensieri di un uomo curioso, Mondadori ’97). Il resto, cioè quello che hai in mente tu caro Elia, sono dettagli.

        • EnricoBai ha detto in risposta a Elia

          Ti sbagli Elia. L’idea del monoteismo e in particolare del cristianesimo è stata la base sulla quale potesse svilupparsi la curiosità verso il mondo in modo tecnologico, e cioè la nascita del metodo scientifico. Basta leggere qualsiasi scritto di Galilei per accorgersi che lui venne animato dal Vangelo e dalla sua fede. Inoltre su questo sito c’è un articolo molto interessante: http://www.uccronline.it/2010/11/23/lorigine-della-scienza-e-nel-cristianesimo/

        • Michele Santambrogio ha detto in risposta a Elia

          Dubito Elia che tu conosca la storia della scienza e dubito che tu conosca l’opinione degli storici della scienza…Non si può dubitare invece del fatto che il metodo scientifico sia nato solo ed esclusivamente nell’Europa cristiana. Non nella cultura orientale, non in quella islamica, non in quella greca (metodo scientifico!!), non in quella romana, non in quella pagana e ovviamente non in quella atea, la quale finora ha saputo solo portare razzismo, eugenetica e scientismo.

          • Elia ha detto in risposta a Michele Santambrogio

            @Michele ed @Enrico
            Lasciatemi nicchiare sulla storia della scienza per come si è andata definendo nell’alveo della nostra civiltà occidentale, e qundi anche fondamentalmente della civiltà cristiana.

            Non è questo il punto in discussione.

            Lucy afferma: “senza fede cristiana Galileo non avrebbe avuto il desiderio di conoscere l’organizzazione profonda del mondo”
            Io ribatto indicando nella testata r di questo stesso sito il pensiero di un grande scienziato -per molta cultura popolare LO scienziato- non cattolico, non cristiano e che non credeva neppure in un dio personale, etico, storico e che purtuttavia aveva abbastanza meraviglia ed interesse per le leggi e l’ordine del mondo da investirle praticamente dell’intera definizione della propria religiosità.
            Avrei potuto ugualmente indicare Max Planck, che aveva una posizione molto simile, o molti altri grandi scienziati che non hanno mai voluto dare alla curiosità e passione per l’ordine e la struttura dell’universo l’etichetta di “religione” o magari neppure di “filososfia”.

            Di nuovo: il punto non è quale apporto sia stato dato dalla cultura cristiana -o dalla matematica araba, o da quella greca, o dall’astronomia babilonese- alla nascita della scienza moderna. E’ se la fede cristiana sia una necessità per la curiosità scientifica dell’individuo. Io il mio controesempio l’ho portato senza cercare più in la della stessa pagina in cui ho letto il post di Lucy.

            • Lucy ha detto in risposta a Elia

              Quindi scappi ancora una volta… parlando di moralità dicevi che non ti interessava sapere da dove arrivava per poterla usare (antiscientifico e furbetto perché sapresti dove ti avrebbe portato la tua ricerca). Ora dici che non ti interessa sapere dove nasce la scienza ma solo se la fede cristiana sia necessaria per essa (quindi tenti di non prendere posizione sulla nascita della scienza, dell’università, degli ospedali ecc.. in ambito cristiano). I tuoi giochi sono scoperti caro Elia. Plank non la pensava affatto come Einstein, credente in un Dio immanente e non trascendente (e quindi totalmente diverso da te nonostate tu voglia tirarlo per la giacchetta): MaX Plank: “Niente ci impedisce, anzi la nostra natura intellettuale tendente ad una concezione unitaria del mondo lo esige, di identificare tra loro i due poteri operanti su tutto, eppure pieni di mistero, l’ordinamento del mondo della scienza e il Dio delle religioni”
              (Selvaggi, Planck: scienza, filosofia e religione, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1965, pag. 163). Ancora: “In qualunque direzione e per quanto lontano noi possiamo vedere, non troviamo da nessuna parte una contraddizione tra religione e scienza, ma piuttosto un pieno accordo proprio nei punti più decisivi”. (Selvaggi, Planck: scienza, filosofia e religione, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1965, pag. 255).

              • Elia ha detto in risposta a Lucy

                Vorrei che tu leggessi con più attenzione quello che scrivo, non quello che tu pensi io scriva. Distinguere i problemi non significa “scappare”, ma solo richiedere che ognuno sia trattato propriamente.
                Sull’etica in risposta a qualcuno che sosteneva che un non credente in un dio etico dovrebbe prima di tutto giustificare la natura e l’esistenza dei principi del bene e del male, io ho risposto che sono due problemi diversi. Uno è l’elaborazione etica umana sulla base di quanto sentiamo giusto e dei principi che sentiamo come umani, un altro è lo studio (antropologico, biologico, matematico) su come mai certi principi ci paiono istintivi.

                Non ho mai detto che non mi interessa da dove nasca la scienza storicamente o concettualmente, ho detto che la tua affermazione “cosa avrebbe fatto Galilei senza la fede cristiana e quindi senza il desiderio di voler conoscere come Lui aveva pensato il mondo” pone una implicazione che
                a) nel caso specifico di ipotesi controfattuale non è verificabile
                b) non trova riscontro negli esempi, anche popolarissimi, di scienziati la cui curiosità scientifica per il mondo non ha base nel concetto cristiano di dio, ma semmai in ipotesi anche metafisiche di ordine razionale.

                Ho fatto l’esempio di Planck proprio come scienziato con una posizione diversa da quella di Einstein nei confronti delle religioni umane (credeva in un dio immanente, etico e benevolente, non personale ne cristiano, si era speso ripetutamente sulla conciliabilità ed indipendenza di scienza e religione), ma che come Einstein
                sottolineava la necessità di un atto di fede (metafisica) iniziale per uno scienziato:
                “Anybody who has been seriously engaged in scientific work of any kind realizes that over the entrance to the gates of the temple of science are written the words: Ye must have faith. It is a quality which the scientist cannot dispense with.”
                questa fede iniziale non può essere la fede nel dio razionale
                “For believers, God is in the beginning, and for physicists He is at the end of all considerations… To the former He is the foundation, to the latter, the crown of the edifice of every generalized world view.”
                Come da tua stessa citazione ed a differenza di Einstein, Planck sentiva poi l’esigenza di unificare a posteriori un dio dell’etica, delle religioni, dei simboli, con il principio razionale del mondo.
                Ma non vedi la differenza metodologica rispetto alla tua affermazione che Galileo avrebbe avuto necessità di una fede nel dio cristiano per essere curioso sull’ordine razionale?

                • Lucy ha detto in risposta a Elia

                  Credo che tu stia correndo abilmente ai ripari, come si usa dire…Ti crea prurito che Galilei ammettesse che cominciò ad affrontare “scientificamente” lo studio della natura proprio in causa alla sua fede cristiana? Lo disse lui che senza di essa non avrebbe fatto nulla: “Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della divina grazia che con i telescopi” (Galilei, Lettere, Einaudi, Torino, 1978). Ora probabilmente passerai a sostenere -come ha tentato di fare Richard Dawkins- che Mendel, fu davvero il padre della genetica moderna. ma venne in realtà obbligato ad entrare in monastero. Però tu, da buon internauta italiano, aggiungerai anche che non era nemmeno cattolico e aveva solo una certa metafisica che hai anche tu e “tutti gli scienziati” (giusto per fare il tuo gioco). Allora io passerò a Pasteur, a Maxwell, a Volta, a Galvani, a Lemaitre, a Lavoisier, ad Ampere, a Gauss, a Faraday, a Stoppani, a Kelvin, a Faà di Bruno, a Mivart, a Fleming, a Fermi, a Stenone, a Keplero, a Copernico, a Tolomeo, a Boyle ecc… Per ognuno di questi cristiani, cattolici, deisti e credenti avrai la tua teoria diluitrice…tutti i più grandi rivoluzionari della scienza in realtà la pensavano come te e Odifreddi.

                  • Elia ha detto in risposta a Lucy

                    Nessun prurito, anche se lo stralcio non significa proprio quello che sostieni.
                    Ma se domani un matematico etiope, diciamo musulmano, vinto un Nobel dichiarasse “ho vinto grazie a Dio, al profeta ed ai miei studi del corano”, tu -fatta salva la indubbia qualità del lavoro- prenderesti la dichiarazione come una verità oggettiva o come una soggettiva elaborazione delle proprie motivazioni e del proprio percorso?
                    E non ti chiederesti forse se la stessa persona in condizioni diverse od un’altra persona con diverso percorso culturale sarebbe potuta arrivare agli stessi risultati?
                    La mia opinione -come di tanti altri- è che la curiosità sulla razionalità del mondo reale sia un tratto puramente umano, e che da molte altre civiltà, religioni e culture si poteva arrivare alla fine a produrre “un Galileo”, o “un Newton” o “un Einstein”. Se la potenza e rapidità di espansione di una cultura -come è stato per quella occidentale da cui proveniamo- sono sufficienti, potrà non esserci tempo e modo perchè altre lo facciano in condizioni isolate.

                    • Lucy ha detto in risposta a Elia

                      Elia, sei passato a giocare con i “se” e con i “ma”, evitando di riconoscere quel che è effettivamente stato. E’ un altro giochetto facile dei riduzionisti di professione che si illudono di grattare in questo modo il loro pruritro. La chiesa ci insegna a stare sulla realtà, a quel che accade e a prendere posizione. E’ evidente che chi è lontano dalla chiesa può solo affogarsi in speculazioni effimere. Un Galileo è nato in seno alla Chiesa e in nessun altro posto. E’ l’unico luogo in cui poteva nascere. Il metodo scientifico non nasce per la tua banale “curiosità” verso il mondo, presente massicciamente nel mondo greco. Nasce in un luogo -e l’inventore lo conferma- in cui si stima la natura, il creato perché si stima il Creatore, perché ci si vuole avvicinare a Lui. Tu e la tua cultura non potete far altro che incuriosirsi verso un libro, per ciò che vi sta scritto, adori le pagine e ti meravigli per ciò che vi si trova scritto. Io invece leggo questo libro per conoscere il pensiero di colui che l’ha scritto, mi appassiono ad esso perché motivata da un’Amore che trascende il fatto stesso e più conosco l’Autore e più arrivo a capire i collegamenti che fa in un modo che tu non puoi permetterti di fare. Ogni frase che trovo scritta la metto in rapporto con le altre perché frutto di un’unica mente. Più imparo a studiare il libro e più la meraviglia avanza e più mi è facile intravedere il pensiero dell’Autore. Tu, invece, più provi meraviglia e più sei frustrato perché non puoi permetterti di dare a questa meraviglia un significato adeguato. E’ una meraviglia stupida, insensata perché non ha alcun fine. La tua ricerca è stupida perché cerchi qualcosa che pensi già che non possa essere trovata. La ricerca non ha significato in sé ma vi si dà valore in quanto si presuppone che ciò che si cerca esiste. Non si può essere atei se non essendo riduzionisti, cioè se non limitando il più possibile questa meraviglia. Tu ne sei una conferma ulteriore. Stai alla realtà senza scappare nelle tue congetture e vedrai che comincerai ad apprezzare la realtà tutto in un altro modo. Io parto da una Presenza tu da un’assenza e quindi è inutile ultimamente lo stesso partire.

  3. Maby ha detto

    Un niño con espina bifida merece vivir, claro es que su calidad de vida no es la misma que en niños sanos, aún así, si en esté artúculo existe algo prometedor espero que se cumpla no solo en paises desarrollados… sino en países como el mío en donde ver a estos niños padecer tanta complicación de su condición es verdaderamente lamentable.

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