Marcello Veneziani: «il divorzio ha sfasciato la famiglia e ha mancato gli obiettivi»

L’1 dicembre di quarant’anni fa l’Italia usciva dalla famiglia ed entrava nell’individualità indifferente, nella crescita di monadi solitarie. Cessava di pensarsi e organizzarsi per famiglie e si emancipava pensandosi e organizzandosi per singoli. Il 1º dicembre del 1970 fu promulgata la legge del divorzio.

Il filosofo Marcello Veneziani ha scritto un interessante editoriale su Il Giornale (che ci permettiamo di riprendere in forma quasi integrale) in cui afferma: «I radicali di Pannella furono l’avanguardia della battaglia sul divorzio, la madre di tutte le battaglie civili che poi seguiranno, aborto incluso. Meno famiglia ma più Stato, grazie a un pervasivo sistema pubblico. Le minigonne, gli hot pants e il mito del libero amore fecero da cornice leggiadra alla liberazione sessuale. L’Italia usciva dalla protezione parrocchiale, entrava sotto la protezione televisiva, libertaria e individualista».

Segue poi un giudizio molto lucido: «Ma a costo di scandalizzare dirò che fu una conquista e una perdita. La testa fu la libertà, i diritti, l’emancipazione, l’autonomia, soprattutto per le donne. La croce fu che la famiglia cominciò a sfasciarsi come principio, fondamento, dovere, denatalità. Su questo ebbero ragione gli antidivorzisti; non era vero che il divorzio lasciava l’indissolubilità del matrimonio a chi voleva la famiglia tradizionale e dava la possibilità di scegliere diversamente a chi non vi si riconosceva. Perché la famiglia prese a sfasciarsi progressivamente, e lo sappiamo. Dite pure che era inevitabile, e aggiungete che fu un bene, se volete; ma non negate il nesso, non solo simbolico, tra il divorzio e la sfamiglia».

Ogni legge porta con sè un cambiamento culturale, per questo non tiene la solita filastrocca dei pro-choice: si all’aborto (all’eutanasia, al testamento biologico ecc…) per chi lo vuole, mentre gli altri non sono per nulla obbligati. Veneziani conclude benissimo: «Tra le promesse mancate del divorzio ve ne sono tre vistose. La prima è che la famiglia è in crisi ma il «familismo amorale» è in auge e produce i suoi peggiori effetti. La seconda è che le violenze non sono diminuite con le separazioni, anzi a volte hanno esiti più tragici. La terza è che il divorzio non ha generato rapporti più franchi tra coniugi, senza le finzioni, i sotterfugi e le scappatelle delle nozze per sempre; anzi le ipocrisie, le frustrazioni, i tradimenti sono aumentati vertiginosamente. È facile sparlare della famiglia arcaica ante-divorzio e del suo assetto incompatibile con la libera modernità. Di solito si ricordano abusi e ipocrisie, il padre-padrone e la gerarchia domestica. Io vorrei ricordare che per ogni abuso c’erano cento casi di dedizione commovente, per ogni violenza c’erano cento sacrifici personali, per ogni etto d’odio c’era un quintale d’amore. Oggi assai meno. Quella struttura arcaica è irripetibile, merita solo giudizi storici e memorie sentimentali ma è alle nostre spalle. Non disprezziamo quel che è alle nostre spalle. Non sputate sui vostri padri e sulle vostre madri».

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