Il fisico Tesla, coinventore della radio: «sono ispirato dal cristianesimo e dalla scienza»

Sabato scorso la città di New York ha festeggiato il Nikola Tesla Day, ricorrenza dedicata ad uno dei più grandi inventori a cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Nikola Tesla (10 luglio 1856 – 8 gennaio 1943) fu un genio molto particolare. Fisico, ingegnere ed inventore che rivoluzionò il campo dell’elettromagnetismo formando la base del moderno sistema elettrico a corrente alternata (CA). Fu riconosciuto come uno dei più grandi ingegneri elettrici americani e anticipò la moderna ingegneria elettrica (qui una lista di suoi brevetti). Nel 1943 la Corte Suprema degli Stati Uniti gli attribuì la paternità sul suolo statunitense della radio (coinventore quindi del cattolico Marconi, il quale disse: «La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano», dal Discorso al I° congresso della Radio Industria italiana a Bologna, 5 maggio 1934). E’ intitolata a lui l’unità del Sistema Internazionale di misura della densità di flusso magnetico.

Citazioni.
Più volte ebbe modo di parlare della sua fede cristiana e della creazione:
«Le tre possibili soluzioni del grande problema dell’aumentare l’energia umana trovano risposta in tre parole: cibo, pace e lavoro. Per molti anni ho riflettuto, mi sono perso in speculazioni e teorie, fino a quando sono arrivato a rendermi conto che queste cose mi erano già state insegnate nella mia prima infanzia. Sono infatti le tre parole chiave della religione cristiana. Se riconosciamo questo, non possiamo fare a meno di chiederci quanto sia profondamente saggia, scientifica e immensamente pratica la religione cristiana, in netto contrasto rispetto alle altre religioni. Così noi siamo ispirati sia dal cristianesimo che dalla scienza per fare del nostro meglio nel migliorare le prestazioni del genere umano» (da The Problem of Increasing Human Energy, 1900).

E ancora: «Qualcuno può dubitare oggi che tutti i milioni di individui e di tutte le innumerevoli tipi e caratteri costituiscono un’entità, una unità? Anche se liberi di pensare e agire, noi siamo tenuti insieme, come le stelle nel firmamento, da legami inscindibili. Questi legami non possono essere visti, ma possiamo sentirli. Io mi taglio un dito e provo dolore poiché esso è una parte di me. Vedo un amico ferito, e anche questo mi fa male: il mio amico e io siamo uno. Anche la morte di un nemico mi addolora. Questo non prova che ognuno di noi è solo una parte di un tutto? Per secoli questa idea è stato proclamata negli insegnamenti saggi della religione come una verità profondamente fondata. Il buddista lo esprime in un modo, il cristiano in un altro, ma entrambi dicono la stessa cosa: siamo tutti uno. Anche la scienza, oltre i metafisici, riconosce questa connessione di individui separati (da The Problem of Increasing Human Energy, 1900)».

Rispetto alla corrente elettrica disse: «così stupefacenti sono i risultati a questo proposito, che sembrerebbe come se il Creatore, Egli stesso, avesse progettato elettricamente questo pianeta solo per lo scopo di consentire di raggiungere meraviglie che, prima della mia scoperta, non avrebbe potuto essere concepite dalla più selvaggia immaginazione» (da A means for furthering Peace, 1905).

Tesla fu anche un personaggio un pò bizzarrò, trascurò sempre l’aspetto finanziario morendo in povertà, era vegetariano ed ossessionato dai piccioni e dal numero 3. L’astrofisico Teodorani su Libero parla del presunto sostegno dello scienziato all’eugenetica: «Non l’eugenetica di Hitler. È spesso frainteso da chi vuole utilizzare la sua figura per i propri scopi. Tesla riteneva importantissimo curare il potenziale umano. Nella seconda guerra mondiale cercò di vendere le proprie invenzioni al governo americano perciò, in un certo senso, si può dire che appoggiasse gli Alleati». Le esequie del grande scienziato ebbero luogo il 12 gennaio 1943, nella Cattedrale di Saint John the Divine di Manhattan, a New York.

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Morto l’autore di “Oh Happy Day”, inno cristiano universale di fratellanza

E’ morto qualche giorno fa Walter Hawkins, il cantante gospel della famosa canzone “Oh happy day”, diventata il primo e il più famoso inno universale per la pace e la fratellanza. Libero riporta che Hawkins, vincitore di un “Grammy-Award”, era un religioso protestante e nel 1969 incise il celebre brano sperando di vendere almeno un centinaio di copie del disco. Ma il successo fu strepitoso, contro ogni aspettativa: la canzone si trasformò in un inno internazionale, apprezzato e cantato da tutti, con ben 7milioni di copie vendute. “Oh happy day” è stata anche la primissima canzone gospel che è riuscita a sfondare anche nel mondo della musica pop. Centinaia gli artisti rimasti folgorati dal testo del brano, da Aretha Franklin a Gloria Gaynor a Joan Baez, che hanno deciso di interpretarlo. La canzone dice: «che giorno felice quando Gesù lavò, lavò via i miei peccati, che giorno felice. Lui mi insegnò come purificarmi, lottare e pregare. E mi insegnò come vivere festeggiando, si, fece questo. Oh si, tutti i giorni…». Nonostante sia un classico del Natale e venga cantato da tutti nella notte di Capodanno (ma proprio tutti: credenti o meno, razionalisti o irrazionalisti, da Carcano ad Odifreddi, passando per Dennet, ciccio Dawkins e nonna Hack), il brano originariamente parla della Pasqua. Oltre a numerosissimi premi elencati su Wikipedia, la canzone è stata giudicata la 63° canzone più bella del secolo scorso.

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Caso Polanski: ai laicisti non interessa nulla delle vittime della pedofilia

La pedofilia in realtà non interessa a nessuno. Men che meno interessano i bambini abusati. Tutto il polverone alzato nei mesi scorsi era unicamente destinato a colpire la Chiesa, utilizzando al posto delle solite crociate o di Giordano Bruno, i piccoli vittime dei pedofili.

Ai laicisti non intessano gli abusi nella chiesa anglicana o protestante (ben superiori come numero), neanche quelli che avvengono a centinaia nelle famiglie e nelle scuole (infinitamente superiori come numero). Non interessano neppure i milioni di turisti europei che stanno partendo per le vacanze sessuali nei paesi del Terzo mondo (vedi Corriere della Sera). Anzi, sono in prima linea -oltre ad attaccare la Chiesa- a difendere i pedofili (vedi Ultimissima 11/6/10) e a cercare di legalizzare la pedofilia come atto d’amore (vedi Ultimissima 29/5/10).

Solo la Chiesa sta facendo di tutto per cambiare l’andazzo al suo interno ma sopratutto all’esterno. Tutta la premessa fatta è dimostrata dal caso Polanski. Il noto regista è stato arrestato in Svizzera lo scorso dicembre per aver ripetutamente abusato sessualmente di una bambina di 13 anni nel 1977. Ha vissuto gli arresti domiciliari in uno chalet a Gstaad. E’ tornato libero in questi giorni fra lo stupore del mondo e il silenzio dei feroci accusatori dei pochi sacerdoti macchiatisi di pedofila. Swisscom riporta che il Neue Luzerner Zeitung, quotidiano svizzero più importante, titola: “Non tutti sono uguali”. Nell’articolo si dice: se al posto del famoso regista fosse stato fermato un attore sconosciuto, quest’ultimo sarebbe ora davanti a un tribunale americano. L’altro quotidiano, il “Landboten”, si chiede: «che cosa sarebbe successo se invece di Polanski, a finire in prigione fosse stato un religioso cattolico autore di abusi sessuali 33 anni fa?».

Il Giornale si chiede: «Perché la giustizia non può essere uguale per tutti, se trattasi di artista o di religioso, secondo le ultime notizie di cronaca?». L’amministrazione Obama è invece profondamente «delusa» dalla decisione della magistratura svizzera e ha annunciato che continuerà comunque a cercare di affidare alla giustizia il regista pedofilo. Questa è l’idiozia dei laicisti: prima trattare il Papa da criminale e poi trattare da Papa un criminale. Tutta l’ipocrisia è riportata in un ottimo articolo del Telegraph di qualche giorno fa.

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Il record di suicidi in Cina è causato dell’oppressione ateo-comunista

Come sanno tutti l’azione di un governo è decisa dalla mentalità e dalla cultura dei suoi governanti e politici. Cosa accade se una Nazione decide che la sua politica è ufficialmente atea? Recentemente si è verificata una lunga serie di suidici nell’azienda Foxconn in Cina. Ciò conferma le statistiche che vedono metà delle morti per suicidio nel pianeta avvenire in Cina (vedi unmadeinchina.org, L’occidentale e PeaceReporter). Wei Jingsheng, grande dissidente cinese ne spiega il motivo ad AsiaNews: è colpa della repressione politica ateo-marxista. La responsabilità è del Partito comunista cinese, il quale è ancora mosso ideologicamente dall’ateismo governativo (vedi Wikipedia). Sotto questo sistema, i capitalisti sono liberi di usare i lavoratori come animali. La stessa teoria marxista dice “i lavoratori sono soltanto uno dei fattori essenziali della produzione”. Gli avvenimenti della Foxconn sono sicuramente collegati alla “dittatura del proletariato” promossa dalla politica cinese, la quale, oltre a non prevedere aiuti per la sussistenza dei lavoratori delle campagne, ha aiutato i capitalisti a distruggere il più importante avversario nella competizione per il lavoro, ovvero i sindacati. Senza rappresentanti dei lavoratori, non c’è alcuna necessità di pagare salari ragionevoli agli operai. Quando Amnesty International parla di continue violazioni dei diritti umani in Cina, con 500.000 persone attualmente in detenzione punitiva duratura senza accusa né processo, censura di Internet, repressione delle minoranze ecc.., dobbiamo pensare anche alla gabbia della Foxconn. Sempre AsiaNews in data 2/12/04 aveva rivelato che il dipartimento di propaganda del Partito comunista cinese, aveva elaborato un nuovo documento in cui si promuoveva l’ateismo, mettendo al bando religioni e superstizione. Obiettivo del documento: sconfiggere le conversioni fra i vertici del partito e i giovani.

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Vaticano: le finanze migliorano e aumentano le offerte al Santo Padre

Il bilancio della Santa Sede tiene, anzi, migliora. Il “rosso” dello Stato della Città del Vaticano, dovuto in maggior parte dalla crisi economica-finanziaria internazionale, si è quasi dimezzato rispetto all’anno scorso. Padre Federico Lombardi ha parlato di una situazione “equilibrata” e “in miglioramento”, presentando il bilancio della Santa Sede 2009. Le entrate corrispondono a circa 250,2 milioni di euro e le uscite a circa 254,3 milioni di euro. Le spese sono quelle dei Dicasteri e Organismi della Santa Sede, i quali, con la loro specifica attività, partecipano alla cura pastorale del Sommo Pontefice nei confronti della Chiesa universale (RadioVaticana e stipendi delle 2700 persone impegnate in questi enti). Rilevanti anche i costi sostenuti per la sicurezza all’interno dello Stato della Città del Vaticano e per i grandi lavori di ristrutturazione della Biblioteca Apostolica Vaticana. E’ aumentato invece di 8 milioni l’Obolo di San Pietro (che nulla c’entra con l’8×1000 o accordi bilaterali tra Stato e Chiesa) cioè le libere offerte che il 29 giugno, festività di S. Pietro, giungono al Papa da tutto il mondo e che non vengono usate per le spese della Santa Sede ma per opere in aiuto dei più poveri e delle missioni nel mondo. Nel 2009 ha superato gli 82,529 milioni di dollari. Le offerte sono arrivate maggiormente da Usa, Francia, Germania e Italia. E’ salito il contributo della Corea e del Giappone. Il Sole 24 ore, Avvenire e Zenit.it hanno dedicato un articolo all’argomento.

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Mondiali: Iniesta, Torres e Busquets in pellegrinaggio a Santiago

La Spagna ha vinto i mondiali di calcio 2010 in Sudafrica. La vittoria contro l’Olanda è stata decisa da un gol del centrocampista del Barcellona Andreas Iniesta. In un’intervista a Marca (La gazzetta dello sport spagnola), il fuoriclasse, assieme a Sergio Busquets, ha promesso che se la Spagna avesse vinto i Mondiali, sarebbe diventato un pellegrino del cammino di Santiago di Compostela. In questi giorni ha dichiarato di voler mantenere la promessa fatta. Ai due si è aggiunto l’attacante Fernando Torres con la sua famiglia. Molti tifosi hanno annunciato che accompagneranno i calciatori nel pellegrinaggio. Le notizie sono riprese da Conlaselection, ReligionEnLibertad e La Gaceta. Il centrocampista David Silva ha invece dichiarato di voler andare, in segno di gratitudine, alla Vergine del monte Carmelo a Beniajan: «mi sono rivolto alla Vergine durante la finale», ha risposto. Il quotidiano spagnolo La Razon, ha invece riportato che David Villa, attaccante spagnolo, ha dichiarato: «la Madonna ascolta sempre». Dopo le non eccellenti partite ad inizio mondiale, infatti, la madre è andata in visita alla Santa Patrona delle Asturie, mentre suo figlio gli ha inviato, via sms, un’immagine della Vergine.
Jesus Navas
, centrocampista della nazionale, ha invece rivelato di aver sempre viaggiato con la Bibbia in vagila e nei suoi stivali ha inciso la frase “Dio è amore”. Carles Puyol ha infine scelto di donare 2 milioni ad un ente cattolico che aiuta i poveri. Il suo agente ha spiegato che il difensore ha preferito questa ONG perché anche lui è un devoto cattolico. Vedi ReligionEnLibertad.

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Lo storico ebreo Dali: «Pio XII il più grande amico del popolo ebraico»

Non meno di 700.000 ebrei furono salvati dall’attività caritativa della Chiesa. Sono queste le cifre di cui parlano gli storici ebrei per dimostrare la grande altezza morale e umanitaria di Papa Pacelli (Pio XII).

Uno di questi è l’ebreo David Dali, professore di storia ebraica all’Università di Hartfordche, il quale ha scosso ancora una volta il dibattito sulle azione della Chiesa durante l’Olocausto: «Nel corso del ventesimo secolo il popolo ebraico non aveva alcun amico più grande», ha dichiarato. E ancora: «Durante la seconda guerra mondiale, Pio XII ha salvato vite ebraiche più di chiunque altro, anche più di Oskar Schindler e Raoul Wallenberg».

Cosa fece realmente Pio XII. Durante un’intervista apparsa su ReligionEnLibertad, lo storico ebreo, ha parlato delle leggende nere nate su questa vicenda storica: «c’è una nuova generazione di giornalisti impegnati a screditare gli sforzi documentati di Pio XII per salvare gli ebrei durante l’Olocausto. Gli oppositori di Eugenio Pacelli ignorano o eliminano lo studio illuminatore di Pinchas Lapide, teologo ebreo ed ex-console generale di Israele a Milano, il quale ha incontrato molti ebrei italiani sopravvissuti all’Olocausto. Lapide documenta come Pio XII ha incoraggiato a salvare almeno 700mila ebrei dai nazisti. Secondo altri calcoli, la cifra sale a 860.000». Lo storico continua: «abbiamo moltissima documentazione che dimostra come il Pontefice, durante l’occupazione tedesca di Roma, ha segretamente dato istruzioni al clero cattolico di salvare ogni vita umana possibile, con tutti i mezzi e con ogni rischio. In questo modo, migliaia di ebrei italiani vennero salvati dalla deportazione. Mentre l’80% degli ebrei europei morirono, in quegli anni l’80% degli ebrei italiani furono salvati. Nella sola Roma, 155 conventi e monasteri hanno dato rifugio a circa 5000 ebrei. Almeno 3000 ebrei fuorno salvati nella residenza pontificia di Castel Gandolfo».

Motivo del silenzio pubblico di Pio XII. Il professor Dali si pronuncia anche sul silenzio pubblico che decise di tenere Pio XII: «fu una strategia efficace per proteggere il maggior numero di ebrei dalla deportazione. Una esplicita e dura denuncia contro i nazisti da parte del Papa avrebbe infatti significato un invito alla ritorsione, aggravando la situazione degli ebrei di tutta Europa. Abbiamo le prove che, quando il vescovo di Münster volle prendere posizione contro la persecuzione degli ebrei in Germania, i leader delle nostre comunità ebraiche nella sua diocesi, lo pregarono di non farlo. Avrebbe altrimenti provocato una repressione più dura contro di loro». A chiedere il silenzio di Pio XII fu anche la resistenza cattolica in Germania. Per un approfondimento potete leggere l’articolo su Ragione e Fede.

L’ex rabbino capo di Roma, Eugenio Zolli, che si convertì al cattolicesimo nel 1945, ha dichiarato nel suo libro: «Ciò che il Vaticano ha fatto per gli ebrei resterà indelebilmente ed eternamente scolpito nei nostri cuori… hanno fatto cose che resteranno per sempre un titolo di onore per il cattolicesimo» (Zolli, Prima dell’alba, autobiografia autorizzata, San Paolo 2004, EAN). Anche in questo caso, come in quello del crocifisso, sono gli ebrei i migliori alleati. La stessa Pay the way foundation, nata per raccogliere documenti in difesa di Pio XII, è stata creata da Gary Grupp, ebreo di New York.

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Cambia idea, batte le palpebre e si salva: il testamento biologico è pericoloso

Il testamento biologico è pericolosissimo. Lo dimostra un ennesimo caso, riportato oggi sul Il Corriere della Sera, in cui è protagonista Richard Rudd, coinvolto il 23 ottobre 2009 in un grave incidente motociclistico e da allora paralizzato a letto senza alcuna reazione alle cure e alla stimolazioni, privato di attività cerebrale. Insomma, clinicamente morto.

Il papà e i familiari hanno  chiesto ai sanitari di staccare la spina, come la legge britannica sull’eutanasia prevede. Lo stesso Richard, quando ancora conduceva una vita normale, forte e sano, aveva più volte affermato che se mai si fosse ritrovato in una situazione di incoscienza totale, di infermità grave, avrebbe voluto farla finita, senza diventare prigioniero delle tecnologie e delle macchine. In tanti gli avevano sentito ripetere il suo «testamento». I medici, con i famigliari, erano quindi già attorno al letto pronti ad obbedire alle sue volontà, seppur risalenti ad anni prima.

E, invece, è accaduto che in un attimo di lucidità le palpebre e gli occhi di Richard Rudd si siano mossi, per la prima volta. I responsabili del Neuro Critical Care Unit di Cambridge, per tre volte, con le macchine attorno che ancora riferivano di una condizione ormai perduta, gli hanno domandato, come han sempre fatto: vuoi continuare a vivere? Richard ha risposto attraverso il movimento delle pupille. Nell’unico modo possibile -imprevisto e improvviso-, ha chiesto di non morire. Ha cambiato idea: ora desiderava vivere. A distanza di mesi, Richard ha compiuto importanti progressi: muove la testa, percepisce le situazioni attorno e sorride agli scherzi, anche se rimarrà paralizzato e attaccato alle macchine. Ma non è questo a limitare la felicità di una persona, come il suo caso dimostra.

Un documento straordinario, uno fra i tanti, sulla difficile esplorazione di quel confine estremo fra vita e morte. Qualcuno dice che la dignità della vita sta nella salute. Ma chi l’ha detto? Quanti hanno chiesto l’eutanasia con il testamento biologico, mentre erano sani e forti, e poi hanno cambiato idea senza aver avuto la possibilità di comunicarlo? Probabilmente anche Eluana Englaro, come Richard, avrebbe potuto cambiare idea (sempre che il padre abbia detto la verità sui suoi vaghi ricordi, anche se esistono testimonianze in senso opposto) senza avere avuto la possibilità di comunicarlo?

L’unica soluzione veramente rispettosa per l’uomo è accompagnare alla morte naturale, evitando qualsiasi accanimento terapeutico ma potenziando le già efficenti cure palliative. Come, d’altra parte, sempre è stato fatto da quando gli ospedali sono nati, nella culla del cristianesimo.

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Nobel per chimica Ciechanover: «Dio dovrà sempre aprire le sue braccia su di noi»

Uno degli scienziati-medici viventi di maggior talento è sicuramente Aaron J. Ciechanover. Classe 1947, biologo israeliano, è premio Nobel per la chimica nel 2004 per aver scoperto come le proteine vengono smaltite dal nostro corpo. Ha dedicato la sua vita alla scienza e oggi insegna all’Israel Institute of Technology. L’Osservatore Romano lo ha intervistato e lui nelle varie risposte ha detto: «Occorre avere un approccio più “umanistico” alla scienza e comprendere più a fondo anche la nostra storia e la nostra cultura. Voi italiani ad esempio vivete in un Paese che ha una forte inclinazione religiosa, e io che vivo in Israele comprendo bene questo approccio. Io stesso sono un membro della Pontificia Accademia delle Scienze, vado spesso in Vaticano, capisco benissimo perché il Papa abbia fondato un consesso del genere, in cosa sia impegnato. Non possiamo spazzare via tutto l’uomo e dire: quelle che affronta la scienza sono questioni meramente logiche, Dio o concetti simili non c’entrano nulla. Anche se tu non sei personalmente un credente non puoi non capire il fatto che altri credono, non puoi entrare in questo negozio di porcellane cinesi senza alcuna attenzione e farle a pezzi. Io credo che il progresso della scienza debba assolutamente andare di pari passo con la crescita dell’umanità». L’intervistatore poi gli chiede un parere sul rapporto fra scienza e fede. Il Nobel risponde: «Io non penso che possiamo battere Dio, perché non sappiamo esattamente chi sia. Dio sarà sempre al di sopra di noi. Come dice un mio collega, David Gross, premio Nobel per la fisica, i segreti rimarranno con noi molto a lungo, man mano che il nostro progresso si spingerà più a fondo saranno sempre di più. Anche vivendo più a lungo non troveremmo mai soddisfazione. Così penso che in questo senso Dio dovrà pur sempre aprire le sue braccia su di noi».

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La città di Venezia si sviluppò grazie al cristianesimo

Il nuovo libro di Maria Pia Pedani, docente di Storia dell’Impero ottomano e Storia del Vicino Oriente dall’avvento dell’Islam all’età contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia, s’intitola “Venezia porta d’Oriente” (Il Mulino 2010). Il celebre storico Franco Cardini ne fornisce una recensione su Avvenire: la docente descrive la storia di Venezia, dal 31 gennaio 828, allorché i due mercanti Bono e Rustico rientrarono nella loro città recando, da Alessandria, le reliquie di san Marco (evento riportato anche su Wikipedia). Questo fu il vero avvenimento significativo per i devotissimi veneziani. Avere il corpo dell’evangelista Marco significava poter fondare un patriarcato concorrente rispetto a quello di Aquileia, che pretendeva un’egemonia su di loro. Così, in pochi decenni, da quelle poche isolette collegate da passerelle e da pontoni, su una bassa e malsana laguna, in un lontano angolo d’un lunghissimo golfo del Mediterraneo, si sviluppò una grande città marinara, autentica cerniera tra Oriente e Occidente, la potenza marinara che avrebbe per almeno mezzo millennio dominato il Mediterraneo. I veneziani furono anche un modello di civiltà, intraprendendo ottimi rapporti con Instanbul, accogliendo con generosità i viaggiatori ottomani e musulmani. Numerosi altri storici, citati anche nel libro, hanno evidenziato il ruolo fondamentale avuto dal cristianesimo nello sviluppo di Venezia, ma anche della maggior parte delle città italiane. Non a caso san Marco è il patrono di Venezia e, rappresentato da leone, appare sullo stemma e sulla bandiera cittadina.

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