Pensavo di non aver bisogno di Dio. Mi sbagliavo.
- Ultimissime
- 24 Ott 2025

Il noto scienziato sociale, Charles Murray, pubblica il libro in cui attesta il suo percorso di conversione dall’agnosticismo. Si conferma il trend di intellettuali che tornano al cristianesimo.
Riconsiderare la fede, prenderla sul serio.
E’ quanto accaduto al celebre politologo statunitense Charles Murray, probabilmente uno degli scienziati sociali più influenti al mondo.
Pur collocandosi sempre nel mondo laico e razionalista, negli ultimi anni Murray ha mostrato un inatteso interesse per il cristianesimo, culminato in un percorso di riflessione che lo ha portato a riconsiderare il ruolo di Dio nella storia umana.
Di questo parla nel suo libro appena uscito e intitolato “Taking Religion Seriously” (Encounter Books 2025), epilogo di un cammino intenso iniziato decenni fa quando era convinto della marginalità della religione nella vita delle persone istruite e negli intellettuali.
Lo stesso Murray afferma che la visione di un «Dio personale» si presentava fino a poco tempo fa in evidente contraddizione con il suo background accademico.
Gradualmente ha dovuto rivedere il proprio orizzonte concettuale e nel libro, il noto accademico americano, raccoglie le tappe di questa trasformazione: dall’osservazione dell’apparente ordine matematico della natura, al problema della coscienza umana, dalla psicologia evolutiva all”affidabilità dei testi biblici e degli studi sulla resurrezione, fino all’ipotesi di una «legge morale universale».
Queste domande, scrive, non sono più evitabili: sfidano apertamente non solo la scienza, ma anche il senso ultimo dell’esperienza umana.
Il percorso di Charles Murray
In un articolo recente, Charles Murray anticipa i contenuti del libro e descrive in cosa consisteva il suo “catechismo laico”. Oggi lo definisce «”un punto morto” perché era così poco riflessivo».
Il cambiamento è nato con l’avvicinamento al movimento cristiano quacchero da parte della moglie Catherine, che mise in crisi uno dei dogmi laici: l’essere certo che le persone con profonde convinzioni religiose si stiano illudendo.
Eppure, commenta Murray, «essendo sposato con Catherine sapevo che aveva un intelletto straordinario, era pienamente consapevole di sé e non si stava illudendo in alcun modo. Grazie al suo esempio e all’esempio delle persone che ho conosciuto tramite lei, sono arrivato ad accettare di essere io quello con un problema».
Si accorse infatti di essere completamente alienato dalla «modernità occidentale», termine con cui sintetizza «tutti i modi in cui la vita negli ultimi cento anni ha protetto molti di noi dalle perdite, dai dolori e dalle sofferenze strazianti che hanno caratterizzato la vita umana fin dall’alba dei tempi».
La modernità occidentale ha la capacità di anestetizzare l’urgenza del senso dell’esistenza, tant’è che «ho vissuto la mia vita senza mai raggiungere il baratro della disperazione. Sono grato di ciò», aggiunge lo scienziato sociale, «ma non ho nemmeno sentito il vuoto immenso nella mia vita. Questo non significa che non ci sia, ma solo che sono riuscito a ignorarlo».
Nel XXI secolo la cosa più facile è trovare qualche forma di intrattenimento, qualche passatempo, qualche distrazione. Questo, commenta Murray, «spiega molto non solo di me, ma anche del secolarismo disinvolto della nostra epoca». Ne abbiamo parlato pochi giorni fa riflettendo sul gaio nichilismo occidentale.
Perché c’è qualcosa anziché niente?
Quasi contemporaneamente, durante un torneo di scacchi, sentì dire da un concorrente: «Perché c’è qualcosa anziché niente?».
All’epoca non sapeva che si trattava di una delle domande più famose della metafisica. Gli rimase talmente in testa che lo spinse a riflettere per lungo tempo, giungendo alla decisione che «doveva esserci un motore immobile», come quello teorizzato da Aristotele.
Da lì in poi sono trascorsi decenni in cui Murray è gradualmente passato dall’agnosticismo all’impegno cristiano, seppur in mezzo a dubbi e incertezze.
Trend di conversione di intellettuali
“Taking Religion Seriously” è un viaggio investigativo e probatorio, non emotivo o spirituale-esperienziale. E’ diviso in due parti, la prima si intitola: “Prendere sul serio Dio”, e la sceconda: “Prendere sul serio il cristianesimo”.
L’ultima parte del libro è intitolata invece: “Sorpreso dalla fede”. Vengono descritti alcuni modi specifici in cui la visione della vita dell’autore è stata migliorata dalla fede, ad esempio: «La grazia di Dio è diventata reale per me» (p. 153) e «sono grato di credere e di vivere in un universo reso significativo dall’amore e dalla grazia» (p. 158).
Charles Murray conclude quindi ammettendo una vera e propria conversione cristiana.
Recensendo il libro, Barton Swaim sul “Wall Street Journal” scrive che Mourray è un’ulteriore testimonianza che «la fede torna in auge», confermando la «serie di noti autori e intellettuali che, un tempo freddi nei confronti della religione, si stanno convertendo, o tornando, al cristianesimo».













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