Se Gesù risorse davvero, perché pochi ebrei si convertirono?
- Ultimissime
- 22 Giu 2025
Perché non vi fu una conversione di massa degli ebrei se la resurrezione fu reale? Una risposta approfondita a una nota obiezione alla storicità della resurrezione.
Un’obiezione minore alla storicità della resurrezione fa leva sulla mancata conversione “globale” degli ebrei all’epoca di Gesù nell’imminenza degli eventi.
Si può formularla così: se la resurrezione di Gesù fu un fatto storico, perché allora non si verificò una conversione di massa tra gli ebrei?
È una domanda legittima e tutt’altro che nuova, che risale ai primi anni della predicazione cristiana a Gerusalemme. Pur essendo poco probante, la risposta è più complessa di quanto sembri a prima vista e va suddivisa in alcune parti.
Il numero di abitanti di Gerusalemme nel I secolo
Innanzitutto occorre ridimensionare l’idea che l’accoglienza del Vangelo tra gli ebrei sia stata scarsa.
Secondo varie indagini storiche e archeologiche, la città di Gerusalemme al tempo di Gesù contava da un minimo di 20mila abitanti1H. Geva, “Jerusalem’s Population in Antiquity: A Minimalist View”, Tel Aviv 2013, pp. 131–160 ad un massimo di 80mila2J. Wilkinson, “Ancient Jerusalem, Its Water Supply and Population”, PEFQS 106 1974, pp. 33–51, a cui si aggiungevano centinaia di migliaia di pellegrini durante le feste come la Pasqua ebraica.
Secondo gli Atti degli Apostoli, solo durante la Pentecoste si contarono 3mila conversioni (Atti 2,41), seguite da altre 5mila (Atti, 4,4). In seguito, «anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede» (Atti 6,7).
Queste cifre possono non essere storicamente accurate ma testimoniano -senza che nessuno dei nemici della prima comunità cristiana abbia mai smentito- che vi una discreta accoglienza, non proprio minoritaria all’interno della Galilea. Senza contare l’effetto domino: i pellegrini convertiti portarono gradualmente la fede nel Messia risorto anche fuori da Gerusalemme, nelle comunità della diaspora.
Il Gesù risorto apparve soltanto ai discepoli stretti
Certamente va detto che non ci fu alcuna “conversione globale” degli ebrei ma, come spiegato da William Lane Craig di recente, si deve anche in parte alla natura del messaggio e alla modalità con cui si manifestò.
Le apparizioni del Risorto non furono pubbliche, ma riservate a un gruppo selezionato di testimoni, scelti da Dio.
Lo stesso Pietro spiegò che «Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che egli si manifestasse non a tutto il popolo, ma ai testimoni prescelti da Dio; cioè a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti» (Atti 10:40-41). Un’eccezione alla regola sarà l’apparizione a un persecutore dei cristiani, Paolo di Tarso.
Perché queste rivelazioni private non pubbliche? L’obiettivo non era convincere gli increduli, ma formare i discepoli, creare dei testimoni e condurre loro in missione a incontrare e annunciare il Vangelo a tutti gli uomini. La risurrezione non fu uno spettacolo pubblico e ciò rese il messaggio difficile da accettare per molti, anche per chi era sinceramente in ricerca.
Gesù non fu mai “famoso”
Un altro argomento per rispondere alla domanda è il titolo dell’opera di ricerca storica più importante degli ultimi secoli: “Un ebreo marginale”.
Sì, perché Gesù nemmeno in vita ebbe mai una “fama” importante: il primo vangelo, quello di Marco, si riferisce alla notorietà di Gesù solo all’interno della Galilea, un territorio percorribile in un giorno. Gesù predicava nelle piccole città e nei villaggi rurali e, ad eccezione di Gerusalemme (quando fu ucciso), non entrò mai in nessuna delle grandi città della Galilea o in qualsiasi centro urbano principale.
Si può affermare che la sua notorietà si limitò a un’area di circa 150 chilometri quadrati.
Se poi si considera che il ministero pubblicò durò un paio d’anni (per alcuni studiosi anche meno), la finestra per la notorietà si riduce ulteriormente.
Eppure, la sua figura storica è attestata in molteplici fonti quasi coeve ai fatti, sia cristiane che non cristiane.
Mentre, ad esempio, uno dei più grandi condottieri e strateghi militari dell’antichità, Annibale, è a malapena attestato in maniera diretta nonostante per 40 anni abbia attraversato il mondo mediterraneo.
Quindi l’idea che Gesù avrebbe dovuto essere abbastanza famoso e la sua resurrezione avrebbe dovuto essere nota anche al di fuori della Galilea, tanto da suscitare un interesse globale, non è convincente.
Gli ebrei non potevano concepire la resurrezione
A questo va aggiunta la forte resistenza culturale e teologica del popolo ebraico.
La concezione ebraica della risurrezione prevedeva infatti un evento collettivo alla fine dei tempi, non la risurrezione individuale di un uomo nel bel mezzo della storia. L’idea che un crocifisso, condannato e umiliato pubblicamente dal Sinedrio (la più autorità religiosa dell’epoca), potesse essere il Messia atteso e che, addirittura, fosse risorto…beh, era totalmente inconcepibile. Uno scandalo, non un segno messianico.
Questa è anche una delle ragioni storiche a favore della resurrezione perché nessun ebreo dell’epoca avrebbe mai potuto inventare nulla del genere.
Si aggiunga anche che le autorità religiosa e politiche del tempo perseguitavano i discepoli e ogni forma di adesione pubblica veniva punita con le persecuzioni.
La prova della tomba vuota
Per tutti coloro che erano esterni ai discepoli, e dunque non beneficiarono delle apparizioni del Risorto, l’unica “prova” disponibile era il sepolcro vuoto. Nessuno mai negò che la tomba di Gesù fu ritrovata effettivamente vuota ma, a pensarci bene, non era una prova sufficiente all’epoca.
Fin da subito circolarono infatti versioni alternative e gli stessi evangelisti, come Matteo, riportano che i capi religiosi dell’epoca convinsero le guardie a dire di essersi addormentate e che i discepoli avevano trafugato il cadavere (Mt 28,11-15).
Così, non tutti furono persuasi dalla tomba vuota e ciò è più che comprensibile se si pensa a questo esempio: una città italiana odierna che potrebbe avere gli stessi abitanti di Gerusalemme all’epoca di Gesù è L’Aquila. Sapere che questo capoluogo abbia un’astronave aliena nascosta sotto il municipio cittadino non porterà automaticamente tutti gli abitanti a credere agli extraterrestri.
Cosa significa questo? Che un evento può anche avere una portata sconvolgente, ma non per questo genererà un consenso immediato o universale.
Nel caso degli eventi metafisici, come la resurrezione, fu necessario del tempo per gli ebrei coinvolgersi gradualmente con i testimoni oculari e i loro successori, appurare la loro credibilità e la convenienza umana della sequela cristiana, generare un’apertura interiore e dare credito alla volontà di cercare la verità anche se sfidava le certezze personali.
E’ solo questo che convinse poco a poco a convertirsi, non certo le apparizioni del Risorto (di cui non beneficiarono in quanto private) o per il sepolcro vuoto (una prova non sufficiente). E questo vale ancora oggi per i nostri contemporanei.
Alla luce di tutto ciò, il solo fatto che un notevole gruppo di ebrei si sia comunque convertito nell’immediatezza dei fatti è, di per sé, assolutamente sorprendente!
Ricordiamo che su UCCR è consultabile un dossier unico in tutto il web (ancora non ce lo hanno copiato per intero) in cui approfondiamo 10 prove storiche a favore della storicità della resurrezione come spiegazione migliore di tutti gli eventi che accaddero nel I secolo a Gerusalemme.
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