Scienziati cattolici: summit su fede, scienza ed evoluzione
- Interviste
- 13 Giu 2025
Negli USA la conferenza annuale della Society of Catholic Scientists. Sono intervenuti illustri scienziati cattolici che hanno toccato vari argomenti. Abbiamo parlato con l’organizzatore, il fisico Stephen M. Barr.
• Society of Catholic Scientists, ecco chi ne fa parte (07/06/2018)
Nel 2016 è nata negli Stati Uniti la Society of Catholic Scientists (SCS).
Si tratta della più importante associazione di scienziati cattolici, riconosciuta ufficialmente dalla Conferenza Episcopale statunitense e attualmente vanta 2.500 membri in tutto il mondo (in gran parte tra Stati Uniti e Canada).
Ne abbiamo già parlato alcuni anni fa, sottolineando alcuni nomi illustri del campo scientifico che hanno subito aderito.
Parliamo ad esempio di Karin Ober, docente di Astronomia all’Università di Harvard, Juan Maldacena, docente di Fisica all’Institute for Advanced Study di Princeton, Martin A. Nowak, professore di Biologia evolutiva e Matematica presso l’Università di Harvard e il fisico Jonathan I. Lunine, docente alla Cornell University e co-fondatore dell’associazione.
Scienziati cattolici, la conferenza annuale
Nei giorni scorsi, dal 6 all’8 giugno, presso la Catholic University of America di Washington si è svolta l’annuale conferenza della SCS che abbiamo seguito con molto interesse.
Sul palco si sono alternati 13 relatori che hanno toccato vari argomenti: dal libero arbitrio ai miracoli eucaristici, dalle origini dell’uomo alle esperienze pre-morte, dall’evoluzione biologica al contributo “divino” della matematica.
L’intervista al fisico Stephen M. Barr
Di questo abbiamo parlato con Stephen M. Barr, co-fondatore della Society of Catholic Scientists, nonché organizzatore della conferenza. Barr è docente emerito di Fisica presso la University of Delaware e membro dell’American Physical Society.
A lui è dedicata la nostra intervista del venerdì.
DOMANDA – Prof. Barr, complimenti innanzitutto per l’iniziativa. Perché è nata la Society of Catholic Scientists e quali obbiettivi si pone?
RISPOSTA – La SCS è stata fondata nel giugno 2016 su ispirazione delle parole di San Giovanni Paolo II.
Intende favorire una comunione intellettuale e spirituale tra scienziati cattolici, testimoniare pubblicamente l’armonia tra scienza e fede cattolica e offrire un forum di discussione su questioni di scienza e fede ed essere una risorsa educativa per sacerdoti, laici, educatori, giornalisti e il pubblico in generale.
Più che limitarci a osservare che non c’è conflitto con le scienze moderne vogliamo piuttosto aiutare le persone a capire perché non c’è conflitto tra fede e scienza e risolvere ciò che esse vedono come un conflitto a causa di una comprensione insufficiente della scienza o della teologia.
DOMANDA – In qualità di associazione avete rapporti con la Pontificia Accademia delle Scienze (PAS)?
RISPSOTA – No, non abbiamo alcun rapporto con la PAS. Per quanto ne so, nessun membro della SCS è stato ricevuto in Vaticano. O, se lo è stato, non è stato ricevuto in quanto membro della SCS.
DOMANDA – Chi sono i membri della Society of Catholic Scientists?
RISPOSTA – Molti sono leader nei rispettivi campi, hanno comunque tutti titoli accademici avanzati in una scienza naturale (nonché in matematica, informatica e discipline strettamente legate alle scienze naturali), oppure studenti laureati o universitari in ambito scientifico.
I grandi temi affrontati nella conferenza annule
DOMANDA – Alcuni di loro sono intervenuti nella recente conferenza annuale, quali sono i principali temi che avete trattato?
RISPOSTA – Sì, dunque padre Anselm Ramelow (Dominican School of Philosophy and Theology) ha illustrato la comprensione tradizionale del libero arbitrio e ha discusso gli esperimenti di neuroscienze che alcuni ritengono confutare la realtà del libero arbitrio, mostrando invece che tali conclusioni non sono giustificate e che, anzi, tali esperimenti presuppongono l’esistenza del libero arbitrio.
Kenneth Kemp (University of St. Thomas) e Daniel Kuebler (Franciscan University of Steubenville) hanno parlato dell’origine della specie umana, rispettivamente dal punto di vista filosofico-teologico e da quello biologico. Oltre a chiarire gli elementi essenziali dell’insegnamento cattolico, hanno sostenuto che non c’è incompatibilità tra tali insegnamenti e le attuali conoscenze scientifiche sull’origine della specie umana.
Rogier Windhorst è un eminente astrofisico, è cristiano ma non è cattolico. Ha parlato delle scoperte del telescopio spaziale James Webb, collocando le meraviglie dell’universo astronomico in un contesto spirituale.
Martin Nowak (Università di Harvard) ha sostenuto che la matematica è un regno infinito ed eterno di verità oggettive, necessarie e immutabili, che confuta le filosofie del materialismo e del fisicalismo. La capacità dell’essere umano di accedere a questo mondo dimostra che la mente non è riducibile solo al cervello o a un’entità materiale, e la realtà oggettiva del regno matematico punta a una mente infinita che lo comprende: Dio.
L’evoluzione biologica, quali implicazioni per la fede
DOMANDA – 3 interventi su 13 hanno riguardato l’evoluzione biologica, a che punto è arrivato il dibattito su questo tema negli Stati Uniti?
RISPOSTA – Negli Stati Uniti la maggior parte dell’opposizione all’evoluzione proviene da un segmento del protestantesimo evangelico.
I cattolici negli USA generalmente credono nell’evoluzione e questo è certamente vero per i membri della SCS.
DOMANDA – Oltre ai creazionisti c’è anche il movimento dell’Intelligent Design, formato in parte da cattolici come padre Martin Hilbert e padre Michal Chaberek.
RISPOSTA – Sì, ma i dibattiti sul “Progetto Intelligente” si sono abbastanza attenuati, o almeno lo è l’attenzione dei media verso di essi.
Sebbene la maggior parte dell’opposizione all’evoluzione provenga da un segmento del protestantesimo evangelico, ci sono alcuni cattolici che rifiutano l’evoluzione. Alcuni di questi sono convertiti dall’evangelicalismo e hanno portato con sé l’opposizione all’evoluzione.
Altri sono cattolici influenzati dagli evangelici e rimasti senza una guida da parte della Chiesa su come pensare chiaramente a queste questioni. È qualcosa su cui la SCS spera di poter dare un aiuto.
DOMANDA – Effettivamente è utile che scienziati di primo piano si mettano in gioco per contribuire a chiarire i dubbi, tra l’altro sempre molto frequenti su temi come l’origine dell’uomo e l’evoluzione darwiniana.
RISPOSTA – Certo, affermare che l’evoluzione è vera non significa che non vi siano serie questioni teologiche e filosofiche sollevate da essa.
Molte persone non sanno come rispondere, inclusi molti giovani che finiscono per perdere la fede.
Sebbene la Chiesa cattolica non insegni interpretazioni ingenuamente letterali della Genesi come quelle comuni tra i protestanti evangelici, esistono dottrine cattoliche che molte persone non sanno come conciliare con l’evoluzione. Queste riguardano soprattutto le origini umane e la dottrina del Peccato Originale.
Un problema di questo tipo riguarda, per esempio, il “poligenismo” contro il “monogenismo”, il quale solleva questioni ben note, tutt’altro che banali e molto dibattute da decenni tra i teologi. In realtà, è sufficiente un’analisi attenta per mostrare che, per quanto riguarda queste questioni, non vi è un reale conflitto tra la dottrina cattolica e la scienza generalmente accettata.
Naturalmente, ci sono due modi molto semplici per risolvere i potenziali conflitti tra scienza e fede. Uno è semplicemente rifiutare la scienza, come fanno i fondamentalisti. Un altro è abbandonare le credenze cattoliche che non riescono a conciliare con la scienza. Entrambi sono modi per evitare il difficile compito di pensare. Entrambi portano, alla fine, alla perdita della fede.
Leggi tutte le altre “interviste del venerdì”.
3 commenti a Scienziati cattolici: summit su fede, scienza ed evoluzione
Trovo interessante la riflessione del matematico intervistato, soprattutto quando osserva che molti cattolici, spesso convertiti o influenzati dal mondo evangelico, rifiutano l’evoluzionismo per mancanza di una guida ecclesiale adeguata. Ma credo ci sia un punto che andrebbe affrontato con maggior franchezza: l’evoluzionismo, così com’è comunemente inteso oggi, non è scienza nel senso galileiano del termine.
La scienza galileiana richiede riproducibilità sperimentale e formalizzazione matematica. L’evoluzione, invece, non è ripetibile né osservabile nei suoi presunti meccanismi macroevolutivi: è una narrazione retrospettiva, costruita a partire da indizi, non una teoria sottoponibile a esperimento. Anche da un punto di vista statistico, la probabilità del verificarsi spontaneo di certi ordini complessi risulta infinitesimale. E quando in natura si osservano vere “macromutazioni”, queste portano spesso a sterilità o morte dell’organismo, non a un “salto evolutivo”.
Capisco e condivido la prudenza nel non cadere nel fideismo antiscientifico o nel rifiuto aprioristico della scienza. Ma non sarebbe ora, dopo oltre un secolo di dibattiti, di chiedersi seriamente se l’evoluzionismo darwiniano sia davvero scienza – o piuttosto una filosofia del caso, rivestita di linguaggio scientifico?
A ben vedere, la teoria evoluzionista – almeno nella sua pretesa di spiegare l’origine delle specie attraverso macromutazioni cieche e casuali – assomiglia molto alla “grande menzogna” all’origine della teoria politica moderna: quella secondo cui il consenso determina la verità morale. Ma non è il consenso scientifico che fa la scienza, così come non è il voto della maggioranza a stabilire ciò che è bene o male. La scienza autentica si fonda sull’osservazione, sul metodo e sulla verifica; la moralità su uno standard oggettivo che non nasce dall’uomo, ma da una legge naturale iscritta nella sua natura, e che rimanda al Creatore.
Forse oggi fatichiamo a riconoscerlo, perché siamo intellettualmente ubriachi di idealismo cartesiano ed hegeliano, e facciamo fatica a piegare il capo di fronte alla realtà: quella che San Tommaso ci ha insegnato a riconoscere con il suo metodo realistico analogico, e che Galileo ha esplorato con rigore nel campo delle scienze empiriche. Ma finché non torneremo a questa umiltà epistemologica, continueremo a scambiare costruzioni ideologiche per verità, e opinioni per leggi.
Concordo in pieno! Ho trattato questo tema nel mio libro “Segni di un Progetto Intelligente” che spero UCCR vorrà prima o poi recensire…
Perché è così difficile riconoscere l’inverosimiglianza dell’evoluzionismo? Forse perché più che una teoria scientifica, è diventato un mito moderno: una narrazione ideologica che sostituisce Dio con il caso, la Creazione con la selezione naturale. Ma l’evoluzionismo non è scienza in senso stretto: non è né riproducibile in laboratorio né fondato su leggi matematiche come lo sono le vere scienze. Al massimo è una forma di conoscenza statistica, che registra variazioni minime (micromutazioni), senza mai dimostrare veri “salti” tra le specie. La genetica e la biologia molecolare confermano che cambiamenti strutturali profondi nel genoma portano a malattie o sterilità, non a nuove specie fertili.
Eppure anche nel mondo cattolico si continua spesso ad accettare l’evoluzionismo in forma teistica, forse per timore di apparire anti-scientifici o “fondamentalisti”. Ma accettare come fatto ciò che non è scienza è cedere al prestigio sociale delle élite intellettuali dominanti, rinunciando a discernere tra vera scienza e ideologia. Se l’uomo è solo un animale più evoluto, allora anche la legge morale e il senso della vita vengono svuotati: perché obbedire al Decalogo e promuovere il bene comune, se la nostra origine non è divina ma casuale? La resistenza a mettere in discussione l’evoluzionismo non è scientifica, è culturale: è la paura di andare controcorrente, contro la religione secolare del nostro tempo.