Australia, la psichiatra più temuta dall’ideologia gender
- Interviste
- 30 Mag 2025
La nostra intervista a Jillian Spencer, psichiatra del Queensland Children’s Hospital e voce critica delle terapie di affermazione di genere. Ha ricevuto denunce e indagini dopo essersi esposta, ma la sua voce scomoda comincia a ottenere qualche piccolo successo.
Lei è senza dubbio la J.K. Rowling dell’Australia.
Se tutti conoscono l’autrice di Harry Potter, da tempo bersaglio dagli attivisti trans per la sua critica all’ideologia gender, in pochi sanno che in Australia c’è un’altra donna, altrettanto coraggiosa, che conduce la stessa battaglia.
Si chiama Jillian Spencer, è una psichiatra esperta in problemi dell’infanzia e dell’adolescenza e da vent’anni lavora al Queensland Children’s Hospital.
Jillian Spencer, una voce scomoda in Australia
Una professionista rinomata che però, improvvisamente, è stata oggetto di segnalazioni e indagini per essersi esposta contro la “terapia affermativa di genere”, il trattamento di minori affetti da disforia di genere tramite la somministrazione di ormoni bloccanti della pubertà.
Una pratica sempre più controversa, tanto da aver portato paesi come Svezia e Regno Unito (e molti altri) a impedirne o limitarne l’utilizzo optando, piuttosto, per la “vigile attesa” e l’approccio psicoanalitico.
Quando dott.ssa Spencer si è espressa nel 2023 è stata presentata una denuncia e il Queensland Hospital l’ha sospesa dal servizio, per poi riabilitarla. La stessa dinamica si è ripetuta altre volte.
All’inizio del 2025, però, la psichiatra (assieme a 100 firmatari, tra cui medici e accademici) è riuscita a convincere il governo del Queensland a congelare la prescrizione dei bloccanti della pubertà e avviare una revisione indipendente su tale pratica.
Una vittoria che le è costata l’ennesima indagine, arrivata nei giorni scorsi da parte dell’Australian Health Practitioner Regulation Agency (Ahpra).
La stessa dottoressa ha chiesto di far cessare la «persecuzione dei medici»
La nostra intervista del venerdì è dedicata a lei, le abbiamo chiesto di spiegarci la situazione attuale in Australia e abbiamo voluto manifestarle la nostra solidarietà.
L’intervista alla psichiatra: la situazione in Australia
DOMANDA – Dott.ssa Spencer, il Queensland Children’s Hospital sta tentando ancora di licenziarti e sei sotto indagine da parte di AHPRA. Perché questo accanimento, anche considerando che le tue preoccupazioni sono condivise da sistemi sanitari pubblici di altri Paesi?
RISPOSTA – In Australia, esiste una coalizione molto potente composta da politici, organizzazioni LGBTIQ+, servizi sanitari, collegi medici e mezzi di comunicazione, tutti impegnati a promuovere interventi di affermazione di genere per i minori nonostante la mancanza di prove sui benefici e l’evidenza di gravi danni a lungo termine.
Recentemente si sono svolte le elezioni federali in cui entrambi i partiti hanno scelto di ignorare il problema. Purtroppo, la maggior parte dell’opinione pubblica australiana è in gran parte disinteressata alla questione, percependo la carenza di alloggi e l’aumento del costo della vita come problemi più urgenti.
Perciò, questa potente coalizione spera di continuare a utilizzare il modello affermativo per i minori in tutta l’Australia (attualmente in vigore ovunque, tranne che nel Queensland), e uno dei modi principali per farlo è screditare e mettere a tacere i medici che esprimono dissenso.
Perché si è opposta ai bloccanti della pubertà
DOMANDA – Quali sono le principali preoccupazioni cliniche che ti hanno portato a criticare l’approccio “affermativo” nei confronti dei minori?
RISPOSTA – Quando lavoravo al Queensland Children’s Hospital, ero profondamente turbata nel vedere bambini confusi, traumatizzati e in difficoltà ricevere bloccanti della pubertà già all’inizio dello sviluppo puberale, e ormoni cross-sex a partire dai 14 anni. Ho visto casi in cui si avviavano questi trattamenti dopo solo uno o due incontri.
Questo mi ha spinto a esaminare le ricerche a sostegno del modello affermativo, e ho scoperto che mancano prove sui benefici per la salute mentale, mentre sono documentati numerosi danni: infertilità, perdita della funzione sessuale, problemi fisici a lungo termine e il rischio di rimpianti e detransizione.
Dopo aver sollevato queste preoccupazioni, la dirigenza dell’ospedale mi ha ordinato legalmente di: usare sempre i pronomi preferiti dei minori, adottare sempre un approccio affermativo verso i bambini con disagio di genere e inviare sempre i minori che mettono in discussione il loro genere alla clinica di genere.
Ho cominciato a sentirmi sempre più allarmata all’idea di essere costretta a fare del male ai bambini. Questa situazione è stata per me del tutto inattesa.
DOMANDA – C’è possibilità che l’Australia cominci a seguire la tendenza internazionale verso un approccio più cauto nel trattamento della disforia di genere nei minori?
RISPOSTA – Tutti i servizi sanitari in Australia sono soggetti a procedure di accreditamento che richiedono standard rigorosi in termini di qualità e sicurezza, per garantire cure basate su evidenze. Tuttavia, nessuno di questi sistemi di protezione ha funzionato nel caso degli interventi affermativi per i minori.
Nonostante l’enorme quantità di informazioni ora disponibili sulla mancanza di benefici e sui gravi rischi, nessun servizio sanitario australiano ha assunto la responsabilità di modificare il modello delle proprie cliniche di genere. Nel Queensland è stato il governo a imporre dei limiti al servizio sanitario.
Al momento, non vedo segnali di progresso nel resto del Paese, fatta eccezione per il Queensland. Il Ministro Federale della Salute, Mark Butler, ha chiesto al National Health and Medical Research Council di sviluppare nuove linee guida per la cura dei minori con disagio di genere, ma il termine previsto è di tre anni. Non c’è alcuna ragione per cui debba volerci così tanto.
Inoltre, sembra che gli attivisti trans parteciperanno alla stesura delle linee guida.
I medici in Australia e l’ideologia gender
DOMANDA – Recentemente ti sei candidata alla presidenza del Royal Australian and New Zealand College of Psychiatrists, con il sostegno di oltre 700 colleghi. Cosa dice la comunità medica australiana dei trattamenti affermativi di genere?
RISPOSTA – I collegi medici australiani sostengono gli interventi affermativi per i minori. Purtroppo, l’ente che regola la registrazione dei medici, AHPRA, è noto per essere molto severo con i professionisti che esprimono dissenso rispetto a tali interventi.
AHPRA ha aderito al “Rainbow Tick Scheme”, che impone l’integrazione di pratiche sensibili alle istanze LGBTIQ+ a tutti i livelli del servizio.
Quando mi sono espressa pubblicamente, alcune persone mi hanno detto che sarebbe stato come nella favola de “I vestiti nuovi dell’imperatore”. Ma non è andata così. Ho parlato due anni fa, e da allora solo pochissimi medici hanno avuto il coraggio di esporsi pubblicamente.
Nella favola, non c’era una coalizione potente di organizzazioni determinate a mantenere il silenzio sulla nudità dell’imperatore.
Indagini e denunce: ma la battaglia continua
DOMANDA – Cosa prevedi per il futuro? Se riuscissero a licenziarti, hai già pensato ai prossimi passi?
RISPOSTA – Per affrontare lo stress della mia situazione cerco di non pensare troppo al futuro.
Vivo giorno per giorno, cercando di mantenere la calma, essere produttiva e trovare piccole cose che mi rendano la giornata più serena.
DOMANDA – Ti ringraziamo per il tuo coraggio e ti siamo vicini in questa importante lotta per la verità.
RISPOSTA – Grazie tante, è davvero bello da sapere. Mi scalda profondamente il cuore.
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5 commenti a Australia, la psichiatra più temuta dall’ideologia gender
Dottoressa non mollare!!! Vedo un orizzonte molto promettente su gender, in cui scienziati, credenti, non credenti, femministe tutti sono alleati per difendere la verità e sono ormai pochi anche se sempre rumorosi a difendere l’indifendibile! Anche in Australia diventerà un reato bloccare la pubertà ai minori, così come è diventato reato praticare l’eugenetica dopo che fu difesa e promossa per decenni.
Che bello, mi sono accorto oggi che siete tornati! UCCR è di gran lunga il miglior sito di controinformazione che esiste in Italia
Bentornato anche a te allora 😀
Non so se lo chiamerei di “controinformazione”…forse di semplice e sana informazione cattolica, quello che dovrebbero fare tutti gli altri e che invece non fanno o fanno solo in minima parte.
Sì, hai ragione, in senso letterale è vero quello che dici. Ma avete una funzione di contrasto al tipo di informazione, fatta propria dalla maggior parte dei siti di informazione, anche cattolici, ridotti a propaggini dei social network o a cassa di risonanza delle poche notizie selezionate dai siti mainstream.
Romano Guardini, all’inizio del Novecento, anticipava una delle grandi sfide del nostro tempo: l’uomo moderno deve diventare forte quanto il potere che è in grado di esercitare, soprattutto attraverso scienza e tecnologia, altrimenti ne sarà divorato. Questa previsione si sta oggi realizzando, con l’uomo sempre più incapace di governare le forze che ha liberato.
Paolo VI osservava che il potere moderno non si limita più al mondo esterno, ma si estende all’essere umano stesso: al corpo, alla psiche, alla società e perfino alle leggi che regolano la trasmissione della vita. Il risultato è evidente: l’essere umano non viene più generato, ma prodotto — attraverso manipolazioni genetiche, inseminazioni artificiali, riproduzione tecnica. La persona diventa oggetto.
Questo processo si sviluppa in un contesto culturale segnato da individualismo e nichilismo valoriale, dove l’individuo si fa misura di se stesso e il criterio del bene non è più oggettivo ma dipende dall’autodeterminazione. Ne deriva il relativismo etico: se nulla ha valore assoluto, ogni valore è relativo al soggetto. La persona viene così ridotta a semplice individuo, isolato e autoreferenziale, chiuso in sé stesso e incapace di relazione. La sua libertà diventa solipsismo.
Il secolarismo – vivere come se Dio non esistesse – completa questa trasformazione antropologica. Il soggetto umano si percepisce svincolato da ogni legame, e ogni legame viene visto come limite intollerabile. Tutto ciò rende l’uomo e la società facilmente manipolabili e sfruttabili.
Oltre al piano storico-culturale, la crisi si manifesta a livello più profondo: sul piano della conoscenza. Come affermava Benedetto XVI, la ragione si è rinchiusa nel paradigma positivista, secondo cui esiste e si può conoscere solo ciò che è misurabile e sperimentabile. Tutto il resto – lo spirito, i valori, il significato – è relegato alla sfera del privato, in una riserva indiana, senza diritto di cittadinanza pubblica.
Questa ragione mutilata non è più in grado di cogliere l’interezza dell’esperienza umana. Il relativismo individualistico, radicato nel nichilismo valoriale – di matrice nietzscheana, decostruttiva – svela oggi più chiaramente il suo presupposto: la perdita di contatto con la realtà oggettiva. La dignità umana, pur spesso proclamata, non viene più fondata né definita, e non è più considerata inerente all’essere stesso della persona. La tradizione cristiana invece la fonda nella creazione dell’uomo a immagine di Dio, fondamento che unisce inscindibilmente corpo e spirito.
Oggi invece, sotto l’influenza dualista cartesiana, nominalista secolare, ossia, da una parte del materialismo evoluzionista, l’animalismo, assecondato dalle classi meno abbienti e scolarizzate, e dall’altra della gnosi hegeliana, coltivata nelle elites di “lorsignori”, dal potere politico, mediatico, accademico, e finanziario, la dignità è ridotta alla sola volontà del soggetto. Il corpo è visto come qualcosa di secondario, accessorio, disponibile. Si afferma così una visione gnostica e disincarnata dell’uomo, dove la volontà è l’unico principio nobile e sovrano. Il corpo diventa oggetto da usare o da rifiutare, fino alla sua manipolazione o negazione, come forma suprema di libertà e (pseudo)dignità.
Questa manipolazione — anche chirurgica, identitaria, estetica — non è percepita come alienazione, ma come affermazione creatrice di sé, quasi imitazione di Dio. Più la trasformazione è innaturale, più sarebbe espressione della volontà sovrana e quindi, paradossalmente, della “vera” dignità. È un rovesciamento totale: il corpo, un tempo segno dell’immagine di Dio, ora è materia da dominare. La volontà autodeterminante diventa l’unico criterio di verità e di valore.
In ultima analisi, ci si trova di fronte a una scelta antropologica fondamentale: o si riconosce la realtà oggettiva, oppure si pretende (da Kant al transumanesimo cyborg) di crearla. Questa è la sfida decisiva della nostra epoca: riconoscere che la realtà ci precede e ci interpella, o illudersi che tutto dipenda dalla nostra volontà. Da questa decisione dipenderà il futuro dell’uomo e della civiltà.
Avrei voluto dire infinite altre cose e strutturate storicamente, filosoficamente ed ecclesialmente, ma sono felice che UCCR lo faccia bene al posto mio, alleluia!