Nati in corpi sbagliati, follia spiegata da una psicologa
- Interviste
- 10 Gen 2025
La follia dell’essere “nati in corpi sbagliati”. La nostra intervista del venerdì è dedicata a Dianna T. Kenny, nota psicologa australiana specializzata nella disforia di genere: la quale nasce per contagio sociale tra pari.
Nel 2019 su PLOS ONE appariva uno studio ben presto diventato il più letto della nota rivista scientifica.
Non diceva nulla di nuovo ma scatenò le ire dell’allora fortissima lobby transgender e, a causa delle minacce all’autrice della ricerca, si verificò un movimento opposto e contrario a suo sostegno da parte di una buona fetta del mondo accademico.
Ce ne occupammo anche noi, l’autrice è Lisa Littman e con il suo studio confermava il fenomeno definito Rapid-Onset Gender Dysphoria (ROGD), ovvero che i giovani transgender diventino tali non perché “nati in corpi sbagliati”, piuttosto per pressione, emulazione e contagio sociale.
Lo studio superò indenne un secondo ciclo di revisione paritaria e, nonostante gli attivisti LGBTQ+ ne parlino ancora malissimo, è ampiamente accreditato dalla comunità scientifica tanto che è citato come fonte bibliografica dalla Academie Nationale De Medicine di Francia1Academie Nationale De Medicine, Communiqué, 28/02/2022, dalla revisione indipendente del National Health Service del Regno Unito2Cass H., Independent reviewof gender identity services for children and young people: Interim report, 2022 e dal National Board of Health and Welfare di Svezia3Socialstryrelsen, Care of children and adolescents with gender dysphoria, 12/2022.
Nel novembre 2024 anche un libro accademico si è occupato del contagio sociale nell’ambito della disforia di genere dei bambini transgender, il titolo è “Gender Ideology, Social Contagion, and the Making of a Transgender Generation“ (Cambridge Scholars Publishing 2024).
L’autrice è Dianna T. Kenny, nota psicologa australiana, per anni docente presso l’Università di Sydney e specializzata nello sviluppo infantile.
Per la rubrica l’intervista del venerdì, UCCR ha dialogato con lei per capire meglio la sua visione su questa tematica così divisiva.
La disforia di genere nasce per contagio sociale
DOMANDA – Dott.ssa Kenny, il suo libro si occupa di contagio sociale e Disforia di Genere a Insorgenza Rapida (ROGD) indicandoli come fattori chiave nell’aumento dei casi di disforia di genere tra gli adolescenti. Sa bene che c’è chi le definisce ipotesi scientificamente non supportate.
RISPOSTA – E’ un errore comune confondere la Rapid-Onset Gender Dysphoria (ROGD) con il contagio sociale.
Il concetto di contagio sociale esisteva molto prima della ROGD ed è indipendente da essa. La ROGD è semplicemente una manifestazione del contagio sociale nel contesto attuale delle discussioni sull’identità di genere e la medicina di genere.
Il contagio sociale descrive la diffusione di fenomeni psicologici come atteggiamenti, credenze e influenza reciproca tra i membri delle reti sociali.
DOMANDA – Può fare qualche esempio di contagio sociale?
RISPOSTA – Esistono numerosi esempi storici dell’uso delle reti di influenza sociale per favorire l’adesione a nuove ideologie politiche o sociali, anche precedenti all’avvento di internet, dei social media e del dibattito sull’identità di genere.
Tali esempi sono documentati nel corso della storia, dalla caccia alle streghe, ai gruppi di suicidi che seguirono la pubblicazione del libro di Goethe su un giovane che si tolse la vita nel XIX secolo e più recentemente al “recovered memories contagio fino alle lesioni da sforzo ripetuto (RSI) negli ambienti di lavoro negli anni ’80. I culti rappresentano una forma estrema di contagio sociale.
La minaccia di sanzioni, tra cui il timore di perdere il lavoro o l’umiliazione pubblica dei dissidenti, serve a silenziare le opinioni contrarie o persino le domande, consolidando così la nuova ideologia ed escludendo le visioni dissenzienti.
Questo fenomeno si osserva frequentemente nel modo in cui i militanti più radicali del movimento trans reprimono l’opposizione.
Nati in corpi sbagliati, il contagio sociale nei giovani trans
DOMANDA – Tornando alla disforia di genere, possiamo dire che la ROGD (Rapid Onset Gender Dysphoria) è una tesi accreditata?
RISPOSTA – La ROGD ha un forte supporto empirico, ma gli ideologi trans ne negano l’esistenza perché ammetterla comporterebbe il crollo di uno dei fondamenti della loro ideologia: l’idea che i bambini “sappiano semplicemente” se sono nati in un corpo sbagliato.
Il contagio sociale suggerisce invece che questa convinzione sia stata plasmata dal contesto sociale in cui il bambino vive, e non da una sorta di “conoscenza innata” completamente indipendente dall’ambiente circostante.
DOMANDA – Come verrebbe plasmata dal contesto sociale l’idea di essere nati in un corpo sbagliato?
RISPOSTA – Ci sono tre principali meccanismi che suggerisco essere coinvolti nel contagio sociale della disforia di genere e nello sviluppo del ROGD.
Questi sono il contagio tra pari, il rinforzo alla devianza e la co-ruminazione.
DOMANDA – Ce li spiega in maniera sintetica?
RISPOSTA – Il contagio tra pari è una forma di contagio sociale, definita come un processo di influenza reciproca nell’adottare comportamenti che si verificano all’interno di una coppia di pari. Ha un potente effetto socializzante sui bambini a partire dagli anni della scuola materna e già nella prima infanzia, il tempo trascorso interagendo con compagni della stessa età supera frequentemente il tempo trascorso con i genitori.
Con il rinforzo alla devianza intendo quegli atteggiamenti e comportamenti devianti premiati dal gruppo di pari, che hanno un effetto significativo sullo sviluppo di atteggiamenti e comportamenti antisociali (bullismo, violenza fisica, l’uso di armi, la delinquenza minorile e l’abuso di sostanze).
Un’altra forma di contagio tra pari durante l’adolescenza è la co-ruminazione, la ripetizione di discussioni e speculazioni su un problema tra due o più coetanei, che sottende l’influenza dei pari età nello sviluppo di depressione, ansia, autolesionismo, ideazione suicidaria e suicidio.
DOMANDA – Ci sono dei profili psicologici più a rischio di essere socialmente contagiati? E come prevenire?
RISPOSTA – Sì, i giovani sono particolarmente vulnerabili al contagio tra pari se hanno sperimentato rifiuto da parte dei pari, ostilità e/o isolamento sociale dal gruppo di pari.
I fattori protettivi contro gli effetti del contagio tra pari includono legami sicuri con i genitori, una supervisione adulta adeguata e il controllo delle attività del giovane, della frequenza scolastica e della capacità di auto-regolazione.
“Nati in corpi sbagliati”: il ruolo dei social
DOMANDA – Che ruolo hanno i social network nella disforia di genere e nell’idea dell’essere nati in corpi sbagliati?
RISPOSTA – Naturalmente oggi i social media giocano un ruolo importante nell’aumento della disforia di genere tra i giovani.
Numerosi studi hanno dimostrato i meccanismi complessi in gioco nel ruolo dei social media nella diffusione di credenze e comportamenti, compresi gravi disturbi psicologici come l’autolesionismo, il suicidio e i disturbi alimentari tra gli utenti.
L’ideologia di genere è folle
DOMANDA – Come molti altri professionisti anche lei è critica nei confronti dell'”ideologia di genere” e dell’approccio “di cura affermativa” per la gestione della disforia di genere. Su quali basi?
RISPOSTA – Fondamentalmente l’intero edificio della medicina di genere è costruito sulla sabbia dell’ideologia di genere, una conglomerazione folle, illogica e insensata di idee su come una persona sviluppa un’identità di genere e su come alcuni arrivano a rendersi conto di essere “nati in un corpo sbagliato”.
In modo inquietante, i giovani sono convinti da chi dovrebbe proteggere il loro benessere che esista una cura per la loro incongruenza di genere o disforia di genere, che è stata eufemisticamente definita “terapia di affermazione di genere” (“gender affirming care”).
Essa si basa su quattro fasi: transizione sociale, blocco della pubertà, somministrazione di ormoni del sesso opposto e interventi chirurgici genitali per creare il corpo desiderato.
DOMANDA – Cosa c’è che non va in questo approccio terapeutico?
RISPOSTA – In primo luogo, non è semplicemente possibile “cambiare” sesso. Il miglior risultato raggiungibile è una femmina mascolinizzata o un maschio femminilizzato.
I costi sono elevati: una vita sotto trattamento medico, aumento dell’incidenza di malattie come il cancro e problematiche cardiache, perdita della funzione sessuale, perdita della fertilità, perdita della densità ossea se il trattamento inizia in giovane età, perdita del QI nel tempo, invecchiamento accelerato negli uomini trattati con estrogeni, atrofia vaginale nelle donne trattate con testosterone.
La lista delle complicazioni è infinita, senza contare le conseguenze sociali della transizione, che includono precarietà abitativa, disoccupazione, scarsa istruzione, avvilimento, emarginazione e così via.
La ricerca ha dimostrato che i giovani affetti da disforia di genere nella tarda infanzia/prima adolescenza risolveranno spontaneamente il loro disagio entro la giovane età adulta se non vengono deragliati da ormoni esogeni. Molti di questi giovani alla fine accetteranno di essere gay.
La fretta oscena con cui i “medici di genere” stanno perpetrando atti di negligenza sui loro giovani pazienti è riprovevole, perché non possono sapere quale di questi giovani trarrà beneficio dagli interventi. I dati esistenti suggeriscono che solo una piccola minoranza avrà un beneficio, portando alla conclusione che molti saranno danneggiati più che aiutati.
DOMANDA Crede che il sistema medico e i professionisti della salute stiano operando sotto pressione ideologica o sociale?
RISPOSTA – Assolutamente! Questo è un problema importante che non è stato riconosciuto né discusso apertamente.
Ci sono stati molti professionisti con opinioni dissidenti che sono stati gravemente danneggiati dalle loro istituzioni per non aver seguito in modo servile la linea ufficiale. Questo include coloro che hanno subito la perdita del lavoro, l’umiliazione pubblica e minacce di violenza e morte.
È deludente vedere i i dirigenti di ospedali, scuole, enti sportivi, politici e tribunali rimanere in silenzio quando in privato riconoscono che l’ideologia di genere è un caso di “il re è nudo”. Troppi mancano del coraggio morale e dell’integrità per resistere alle forze regressive della lobby transgender.
DOMANDA – Lei, come tanti altri, sostiene un approccio psicoterapeutico per affrontare l’idea dell’essere nati in corpi sbagliati. In cosa consiste?
RISPOSTA – Un approccio psicoterapeutico dovrebbe essere la prima linea di trattamento.
Sappiamo che i giovani che presentano disforia di genere hanno bisogni complessi di salute mentale, molti dei quali sono neurodivergenti e soffrono di condizioni come Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), depressione, ansia e Disturbo ossessivo compulsivo (DOC).
Queste condizioni non vengono trattate durante la terapia di affermazione di genere, credendo ingenuamente che tutti i loro problemi si risolveranno una volta confermati nel loro “corpo giusto”. Ovviamente è completamente falso: per molti, i loro problemi si moltiplicano, non diminuiscono.
Ciò che comporta la psicoterapia è molto complesso e lo spiego nel dettaglio nel mio libro.
Idee e soluzioni per la politica
DOMANDA – A proposito del libro, lei chiede una risposta governativa e una campagna di salute pubblica. Quali misure ritiene necessarie per fermare quella che descrive la “pazzia medica” delle terapie di affermazione di genere?
RISPOSTA – L’Australia deve fare ciò che altri Paesi sensati stanno facendo attraverso mezzi legali e legislativi: vietare la prescrizione dei bloccanti della pubertà e ormoni cross-gender, rendere illegali gli interventi chirurgici di genere, ritirare la copertura assicurativa medica a chi firma le prescrizioni e ai chirurghi che continuano a operare, minacciando il loro accreditamento e il diritto di esercitare.
E ancora: restituire l’autorità ai genitori, proibire alle scuole di avviare una transizione sociale dei bambini senza il consenso dei genitori, invertire la legislazione sull’auto-identificazione.
Un milione di cose devono accadere contemporaneamente. Occorre un approccio dall’alto (governo) e dal basso (genitori, insegnanti, operatori sanitari), e una vasta campagna di salute pubblica per la terapia dedicata ai giovani che continuano a lottare con la loro salute mentale legata alla disforia di genere.
Leggi tutte le interviste del venerdì.
La Redazione
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4 commenti a Nati in corpi sbagliati, follia spiegata da una psicologa
Vi ho scoperti da poco ragazzi, grazie per quello che fate
Stavamo tutti in pena era una settimana che non usciva il consueto articolo antitrans 😀
Io ero in pena perché non ti sentivo da un po’ invece, tutto bene a casa?
Hai qualcosa da dire di concreto sull’intervista o soltanto il nulla assoluto come sempre?
Peccato solo che il libro di Dianna Kenny non sia anche in italiano, ho notato che la pubblicistica in casa nostra scritta sulla disforia di genere è raramente scritta da specialisti o psicologi. E’ un peccato, probabilmente c’è ancora il timore ad esporsi di cui si parla anche nell’articolo stesso