Madri sì, padri forse: da donna contro il caos della Corte
- Giulia Bovassi
- 22 Mag 2025
La Corte Costituzionale interviene sulla fecondazione assistita con due sentenze che si contraddicono sul ruolo del padre. E’ una figura rinunciabile o insostituibile? Si legittimano due mamme ma non una madre single. L’inevitabile caos quando si prova a riscrive l’ordine naturale.
di Giulia Bovassi*
*docente di Bioetica presso l’Universidad Anáhuac (Messico)
Quando lo scopo è riscrivere l’ordine, si genera uno stato di caos.
Il padre conta oppure no? Questa è la domanda disattesa dalle due sentenze odierne della Corte Costituzionale.
- La sentenza n.68 sull’incostituzionalità del divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) praticata all’estero;
- La sentenza n.69 in cui si mantiene, pur in modo sibillino, il divieto per le donne single di accedere alla PMA;
La Corte Costituzionale sulla fecondazione: due sentenze opposte
Due sentenze tra loro contraddittorie.
La prima, infatti, nega la realtà sulla Famiglia quale società naturale, riconosciuta anche dalla nostra Costituzione all’art.29, che precede ogni istituzione umana e struttura l’identità complementare di ogni essere umano, che nasce dalla diversità dei due sessi, maschile e femminile, e si afferma in questa diversità.
Sancire, per altro sostituendosi al legislatore, la legittimità del riconoscimento di due madri significa annientare il valore identitario, relazionale, biologico e simbolico del padre, che diviene rinunciabile.
Al contrario, la seconda sentenza, malgrado le ambiguità che permangono, fonda la propria decisione sulla base di una ratio opposta, ovvero che il padre è una figura irrinunciabile per veder garantito il miglior interesse del minore ed è ingiusto di principio avallare progetti che prevedono il concepimento di un figlio in assenza del padre.
La fecondazione assistita e la dissociazione dei genitori
La PMA, sotto il profilo bioetico, non è propriamente una terapia della sterilità e dell’infertilità.
Nella PMA la tecnica serve in vista del fine, che è il figlio, sostituendosi all’atto unitivo e al suo valore procreativo.
Qui la tecnica entra nelle origini della vita prima del concepimento e a seguito di quest’ultimo, considerando quel che accade con la selezione, manipolazione e conservazione embrionaria. Ed è nella natura stessa del business della PMA la rottura dei legami più profondi dell’essere umano.
Ancor più grave se, a tutto ciò, si aggiunge la dissociazione intenzionale tra le figure parentali o del figlio con esse.
Il desiderio di avere un figlio è legittimo, ma se il figlio diventa un diritto, i suoi diritti, al di là della manifesta ricerca del suo “best interest”, verranno sempre posti in secondo piano, così allora il fondamentale diritto del concepito di avere e crescere con suo padre e sua madre, di conoscere le proprie origini.
Da donna di fronte alla deriva individualista
In tal senso, come donna, non considero l’impedimento alla PMA per single la negazione di alcun diritto.
Ritengo, piuttosto, che dovrebbe partire da noi donne un serio cambiamento culturale per ricostruire l’alleanza tra uomo e donna, ponendo fine a stereotipati antagonisti tra i sessi.
Abbiamo bisogno dei padri, così come delle madri.
Abbiamo bisogno della famiglia perché lo stato di salute della famiglia dice dello stato di salute della società.
E abbiamo, noi donne, la responsabilità di invertire la tendenza individualista che pretende un figlio a tutti i costi, dimostrando lo straordinario spirito di apertura e donazione all’altro che la maternità porta in sé.
2 commenti a Madri sì, padri forse: da donna contro il caos della Corte
allora sui social avevo letto soltanto la prima sentenza che è una mostruosità, mi stupisco come abbiano potuto legiferare in questo modo. Ora leggo che c’è un’altra sentenza però che “compensa” in qualche modo…tipo gli arbitri che quando sbagliano a fischiare poi fischiano il rigore per l’altra squadra. Mah!!
Grazie Giulia, da donna condivido in toto.