L’antropologo Azurmendi: «Torno alla fede, persa per Sartre»
- Ultimissime
- 07 Feb 2025
Mikel Azurmendi e la conversione grazie all’incontro con Comunione e Liberazione. A quattro anni dalla morte del grande intellettuale basco, due anni prima riscoprì la fede grazie all’incontro con il teologo Julián Carrón. Una rinascita spirituale e intellettuale.
Non sono pochi gli intellettuali che si sono convertiti incontrando i vari movimenti ecclesiali che la Chiesa ha saputo far fiorire soprattutto grazie al pontificato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Comunione e Liberazione, fondato da don Luigi Giussani, è stato tra i più presenti in quel periodo e grazie a lui sono spiritualmente rinate figure come Giovanni Testori ed Enzo Jannacci.
Simili percorsi sono avvenuti anche all’estero, ad esempio con il filosofo Fabrice Hadjadj in Francia.
In Spagna è accaduto alcuni anni fa all’antropologo, filosofo e sociologo Mikel Azurmendi, morto nell’agosto 2021 a 78 anni.
Ex membro dell’ETA negli anni ’60, organizzazione terroristica basca, si è trasformato in un loro nemico, condannando le tesi nazionalistiche e l’uso della violenza e del terrorismo.
Dopo essere scampato illeso da alcuni attentati, Azurmendi dovette lasciare la sua cattedra di Sociologia all’Università dei Paesi Baschi per trasferirsi temporaneamente negli Stati Uniti.
E’ divenuto un intellettuale di riferimento per su temi d’attualità come l’immigrazione, il nazionalismo e lo jihadismo.
Azurmendi, l’incontro con il teologo Carron
La conversione al cattolicesimo avvenne nel 2016, quando Azurmendi fu invitato da Comunione e Liberazione a partecipare alla presentazione a Madrid del libro “La bellezza disarmata” del teologo Julian Carrón, allora leader di CL e successore di don Giussani.
Azurmendi si dichiarava agnostico da quando abbandonò l’educazione cattolica affascinato da Jean-Paul Sartre.
«Non sono mai stato ateo», confessò, «ma fin da giovane ho sempre pensato che la questione di Dio fosse insolubile».
Il sociologo rimase folgorato da quell’incontro, raccontando la sorpresa di aver conosciuto persone che vivevano un cristianesimo «diverso da quello che ho vissuto io». Un cristianesimo “incarnato”.
Curioso ed affascinato, Azurmendi ha tessuto decine di rapporti e relazioni, ha partecipato agli incontri di CL e si è recato alle loro vacanze comunitarie.
Sempre più legato e sempre più sorpreso perché finalmente è riuscito ad «uscire dall’ideologia ed entrare nel Tu», come disse. Due anni dopo annunciò la conversione con il libro sociologico: L’Abbraccio. Verso una cultura dell’incontro (Bur 2020).
Azurmendi presentò il libro con queste parole:
«Sono loro la trama narrativa, i membri della fraternità cristiana di Comunione e Liberazione. Loro, gente moderna, ancorata all’oggi ma che incarna valori di duemila anni fa. Dannazione, mi ha spaventato vedermi affondare! È così che questo formicolante timore di Dio è entrato in me».
Azurmendi: “Perché sono diventato cristiano”
Grazie a questo incontro con una diversità umana, il sociologo basco ha riletto la filosofia occidentale, mettendo in discussione i suoi riferimenti e criticando gli errori di Spinoza, Hegel, Marx, Lessing, Kant, Weber e Durkheim e tutti i loro tentativi di relativizzare la fede cristiana a favore del materialismo, dell’individualismo e del nichilismo.
Nel 2018, il noto antropologo basco ha dichiarato:
«Sono arrivato alla conclusione che il cristianesimo è un avvenimento avendo seguito il cammino di alcuni cristiani per due anni. Loro vivono di Gesù e vogliono essere come Lui; la sua presenza dà loro la forza per imitarlo, e così amano il bisognoso, lo accolgono, lo educano, “escono”, vanno incontro all’altro, chiunque sia. Hanno la gioia di vivere, il sorriso di risuscitati. Questo è il cristianesimo, mi sono detto, ecco qualcosa di importante che accade davanti a te. Uno si farà cristiano oggi unicamente per aver incontrato i cristiani, per l’attrattiva della loro vita in Cristo, che vive l’avvenimento della Sua morte e risurrezione».
La fede nasce da un incontro
Mikel Azurmendi ha compiuto esattamente il percorso della fede, ben spiegato da Benedetto XVI: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».
E’ questo il grande insegnamento che ci lascia l’antropologo basco, l’idea il cristianesimo è nato non da un ragionamento su Dio ma dal fascino di alcuni pescatori verso un uomo, quel Gesù di Nazareth che li portò a lasciare tutto per seguirlo.
E ancora oggi il cristianesimo si trasmette allo stesso modo: da un incontro con dei testimoni autentici, persone che “vivono di Gesù” ha scritto Azuermendi.
Lo stesso teologo Julian Carrón, che ha in qualche modo contribuito alla conversione del noto antropologo, ha spiegato: «E’ la diversità umana che continua ad accadere ora ciò che testimonia che Cristo rimane contemporaneo. La Sua presenza permane nella storia attraverso chi vive così, attraverso chi ha questa attrattiva nel modo di vivere».
1 commenti a L’antropologo Azurmendi: «Torno alla fede, persa per Sartre»
Anzitutto grazie per gli utili articoli che mi fanno meditare sul mio cristianesimo. Per un commento al posto ritengo che fu un Fattore importante l’incontro con Gesù risorto per i discepoli e non può essere diverso per i discepoli di oggi. E come la vita dei testimoni del risorto crearono le condizioni per la conversione dei primi cristiani , così anche oggi sarà possibile avvicinare l’uomo di oggi alla fede nel Cristo risorto con la testimonianza della nostra fede e così provare a fermare l’emorragia dello sbattezzo e dell’allontanamento dalla ‘pratica religiosa’ che, purtroppo, si nutre più che di convincimento, di ignoranza, preconcetti e anti testimonianza.