Roberto Vecchioni “canta” tre motivi per credere in Dio
- Ultimissime
- 24 Gen 2025
Il cantautore milanese Roberto Vecchioni e Dio. In un’intervista racconta della dipendenza dall’alcool, la distrazione verso i figli ma anche la sua fede cattolica esprimendo tre “prove” di Dio per nulla banali.
Dopo 50 anni di carriera si può dire che Roberto Vecchioni è una parte importante della canzone italiana.
Uomo di cultura, insegnante di lettere (italiano, greco e latino), è autore di brani stupendi come Samarcanda e Luci a San Siro che continuano a far cantare generazioni diverse.
Recentemente ha rilasciato un’intervista sul Corriere, precisando proprio che con le famose “luci a San Siro” non si riferiva allo stadio ma quelle del Monte Stella, una piccola altura nella zona nord-ovest di Milano innalzata sulle rovine delle case bombardate.
Roberto Vecchioni, i figli e l’alcool
Vecchioni non ha mai nascosto il sostegno alle rivendicazioni LGBTQ+, una sorta di passaporto obbligatorio per poter essere considerati artisti e far parte del grande circuito. Ma la posizione del cantautore milanese è stata molto più influenzata dal fatto che ha una figlia omosessuale e attivista.
Qualche freudiano ricercherebbe le cause di questo nell’ammissione dello stesso Vecchioni di essere stato per anni assente dai figli e dipendente dall’alcool, lui stesso si imputa una parziale colpa per il suicidio del figlio Arrigo: «Soffriva nel vedere il suo papà, una persona importante, che si distruggeva così, di certo anche io ho le mie colpe».
Da dieci anni non beve più, «perché l’alcol mi distraeva dai figli».
Vecchioni e la fede cattolica
Il noto cantautore non ha nemmeno mai nascosto la sua fede, quasi ogni anni Il Corriere torna a chiederglielo cercando eventuali aggiornamenti.
Già nel 2021 Aldo Cazzullo gli chiese di Dio, Vecchioni rispose: «Sì, credo. Non le dirò la solita menata tipo “ci credo a modo mio”. Ci credo e basta. Da cattolico, sia pure poco praticante».
Pochi giorni fa lo stesso intervistatore è tornato a porgli la stessa domanda su Dio e su come immagina l’aldilà. Stesso copione.
«Sì, credo per almeno tre motivi», la risposta questa volta più articolata di Vecchioni. Forse se lo aspettava, si era preparato.
Roberto Vecchioni e le tre prove di Dio
Tre motivi che non sono affatto banali e confermano la profonda capacità riflessiva del cantautore.
Il primo motivo, dice Vecchioni, è “scientifico”: «Il mondo non è perfetto. Dio ci ha cacciati dal Paradiso terrestre per darci il libero arbitrio, la libertà di sbagliare, l’imperfezione. Il cui alter ego è appunto la perfezione, il riscatto, la rivincita».
E’ un’idea che pesca nella tradizione filosofica e teologica cristiana, dove l’imperfezione del mondo non è affatto un difetto, ma una condizione necessaria per la libertà umana, un’opportunità di crescita e riscatto.
Una tensione tra il “già” imperfetto e il “non ancora” perfetto e la vita come missione a partecipare attivamente alla creazione del bene, assumendoci la responsabilità delle nostre scelte, tra le quali la ricerca di Dio stesso.
Conoscendo la passione di Vecchioni per la Francia potrebbe aver attinto alla filosofia di Gabriel Marcel.
Il secondo motivo addotto dal cantautore italiano è «l’inspiegabilità delle emozioni». Infatti, dice, «sono certo che le emozioni non siano soltanto un fatto chimico, come tendono a pensare gli scienziati».
In realtà è questo secondo argomento a essere “più scientifico”, e il primo “più filosofico”.
Vecchioni nota giustamente l’impossibilità di ridurre l’esperienza interiore agli antecedenti chimici e biologici.
Il mistero dell’uomo, la profondità dei suoi sentimenti e la sua autocoscienza sfidano radicalmente il materialismo riduzionista e sembrano effettivamente trascendere la pura materia, rendendo plausibile vedere in essi un segno della presenza di Dio.
E’ il motivo per cui diversi ricercatori hanno dichiarato morto il fisicalismo materialista, come osservavamo in Ultimissima 30/11/2024.
La terza “prova” dell’esistenza di Dio, Vecchioni la individua nell’arte della creazione.
Coglie infatti una distinzione tra scoperta e creazione, tra «quello che c’è, e quello che non c’è ancora». Dove «la scienza e la tecnica compiono scoperte, non invenzioni: trovano cose che c’erano già».
Mentre «la creazione artistica crea dal nulla. Dal nulla nasce la parola. Nell’arte umana c’è una scintilla divina».
Se l’uomo è capace di creare dal nulla immagini, parole e significati, ciò potrebbe riflettere l’impronta di un Creatore che, a sua volta, ha chiamato all’esistenza l’universo stesso e l’uomo “a sua immagine e somiglianza”.
Senza ovviamente prenderle come “prove” o veri argomenti a favore di Dio, abbiamo apprezzato notevolmente i tre spunti forniti da Roberto Vecchioni.
Sicuramente stimolano una riflessione profonda e originale, incarnando la vera vocazione di ogni artista.
La Redazione
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