Carlo Verdone scopre la fede: c’entra la paura della morte?

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L’attore romano Carlo Verdone trova la fede in età adulta, attribuendo il suo risveglio spirituale alla paura della morte. Ma è davvero così? La fede emerge dal temere l’avvicinarsi della fine? Una tesi che non convince.


 

«Ci conosciamo da 40 anni, ma guarda che non sono mica tanto laico».

Voleva essere un’intervista sul Giubileo a un laico (intenso come non credente), invece quella del Corriere della Sera all’attore e comico Carlo Verdone è stata l’opposto.

Attore, regista e sceneggiatore, Verdone è una figura di spicco nel panorama cinematografico grazie alla sua capacità di ritrarre personaggi tipicamente italiani con una miscela unica di comicità, sensibilità e umanità.

L’artista romano ha raccontato dell’educazione cattolica da parte di mamma (non di papà) e dell’aver fatto il chierichetto, poi tutto è gradualmente sfumato con il passare degli anni. Si è dichiarato ancora cattolico ma non particolarmente convinto.

 

Carlo Verdone: “E’ esplosa la bomba della fede”

Da qualche tempo però, spiega Verdone, «quando cominci a essere bello maturo e senti i primi acciacchi», quando inizi a perdere «qualche amico», allora «piano piano ‘sta bomba della fede esplode, la senti sempre più vicina».

Ma perché? La sua risposta è che «cominci ad avere paura e ti interroghi sul senso della vita: cosa succede dopo? Anche il non credente viene spinto verso riflessioni spirituali e prima o poi in chiesa ci entri».

Verdone ha quindi iniziato a domandarsi: «Ma io sono nato e ho vissuto per quale motivo? Sì, hai creato degli eredi, ma perché è avvenuto tutto questo? Cominci a dialogare, cosa che non facevi prima. Se hai la forza di iniziare una preghiera, ce ne sarà una seconda e poi una terza».

 

La fede e la paura della morte

Verdone attribuisce il suo risveglio spirituale all’avvicinarsi della morte, «la paura dell’andare via e il non sapere cosa succede».

Certo, la morte è un grande aiuto a concepire la vita come cammino ma è un’interpretazione che sembra riduttiva rispetto alla complessità dell’esperienza di fede. Davvero la fede nasce dalla paura della morte?

«Se si fa della paura della morte il criterio per spiegare l’origine della fede», scrive Giovanni Cucci, docente di Psicologia all’Università Gregoriana di Roma, «non si capisce come questo possa valere per una religione che ha posto nella morte in croce di Gesù il suo evento centrale»1G. Cucci, Esperienza religiosa e psicologia, La Civiltà Cattolica 2009, pp. 151, 152.

Certe esperienze, certi incontri, certe testimonianze cristiane in cui ci si imbatte sono spesso meglio soppesate superata l’età giovanile, quando la necessità di rispondere alle domande esistenziali diventa più pressante e profonda.

E’ con la cosiddetta età del “maturità, d’altra parte, che si prendono le grandi decisioni della vita, come sposarsi e avere figli, allo stesso tempo cresce la propensione a interrogarsi sul senso della realtà stessa e sul valore delle proprie scelte.

In gioventù, invece, solitamente si è assorbiti da ambizioni, relazioni e obiettivi immediati, che possono oscurare riflessioni più profonde.

Naturalmente ci sono giovani molto lungimiranti e “maturi” (per l’appunto) che sanno ponderare le sfide dell’esistenza molto prima e molto meglio di tanti anziani. Proprio in questi giorni a Salt Lake City e a Washington si sono radunati 22mila giovani cattolici per la conferenza SEEK25 organizzata dalla Catholic University Students.

Ma è vero che statisticamente, almeno in Occidente, la fede ricompare negli anni della maturità.

Se si guarda alla ricerca, tra l’altro, emerge che le grandi scoperte della scienza sono arrivate in età avanzata, anche perché è allora che la capacità logica sembra raggiungere il suo picco.

 

Non confondere la causa con uno degli effetti

Occorre un’altra precisazione.

Come già detto in passato, è che può essere vero che la paura della morte sia meglio gestita da una persona di fede, certamente lo è nel caso di Carlo Verdone a suo dire.

Ma è un errore scambiare la causa con uno degli effetti: la fede nasce dall’incontro cristiano che rende la vita piena di senso “qui e ora”, non in futuro o nell’Aldilà. Se poi tale fede aiuta anche a vivere meglio l’avvicinarsi della fine terrena ben venga, ma è solo uno degli effetti, non la causa della sua origine.

Per fare un’analogia, anche l’essere più caritatevoli verso i bisognosi è sembra sia una caratteristica di chi si converte al cristianesimo, ma nessuno afferma che sia stata l’attenzione ai poveri a generare la fede.

 

Il riferimento di Carlo Verdone alla paura della morte, sebbene autentico, non coglie il nucleo essenziale della fede. Essa non si limita a offrire una risposta all’angoscia della fine, ma si radica nel desiderio di verità, bellezza e senso che abita ogni cuore umano a qualunque età.

Non è il timore dell’ignoto a “far esplodere la bomba della fede”, quanto piuttosto un’esperienza autentica con il “noto”, con le circostanze della vita.

Autore

La Redazione

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