Spagna, solo lo 0,2% dei preti ha abusato: si spegne la polemica

La Fundacion ANAR e Save the Children hanno pubblicato due report con la stessa conclusione: parrocchie ed istituti cattolici sono i luoghi più sicuri per i bambini. Se la pedofilia è dilagante nella società, soprattutto nelle famiglie monoparentali, all’ultimo posto vi sono i sacerdoti.

 
 
 

Si parla continuamente di abusi sessuali legandoli alla Chiesa cattolica. Poi però escono gli studi ed i grandi media tacciono.

E’ accaduto in Spagna.

Da inizio anno i grandi giornali hanno spinto perché la Conferenza Episcopale attivi un’indagine interna sui casi di pedofilia (verrà svolta da uno studio legale indipendente).

La pressione mediatica si è però sgonfiata quando qualche giorno fa la Fundación ANAR, nota organizzazione (laica) che dal 1970 supporta bambini ed adolescenti vittime di abusi, ha pubblicato un report sugli abusi commessi dal 2008 al 2019.

 

Quanti preti pedofili? 0,2%, abusano meno di tutti.

La ricerca ha mostrato che la pedofilia è presente molto nella società e pochissimo nella Chiesa. Anzi, le strutture cattoliche sono le più sicure.

Le vittime hanno maggiormente meno di 12 anni (43,2%), non sono disabili (97,4%), sono prettamente bambine (78,3%) e vengono abusate maggiormente a Madrid (36%), nella comunità di Valencia (12,4%) ed in Andalusia (11,2%).

Nel 49,7% l’abuso si consuma nella casa del minore, in un’altra casa vicina (14,8) ed in una struttura scolastica (13,2%).

Nel 22,3% dei casi è coinvolta la pedopornografia o la tecnologia informatica. Su questo ricordiamo che i radicali di Bonino, Pannella e Marco Cappato fino a qualche anno fa si battevano per evitarne il proibizionismo.

Ma chi sono gli aggressori sessuali in Spagna?

Secondo la ricerca, nel 95,8% sono maschi e solo il 4,2% è donna. Il 70,6% è un adulto.

Nel 49,2% dei casi è un familiare, includendo padre, madre, patrigno, matrigna, nonni, zii, cugini, fratelli/fratellastri e sorelle/sorellastre e altri. Nell’1% dei casi si tratta di un vicino di casa.

In fondo alla classifica, nello 0,2% dei casi si tratta di un sacerdote.

 

«In definitiva», concludono i ricercatori, «l’abuso sessuale è un problema che comporta fondamentalmente il circolo familiare».

 

Pedofilia, la Chiesa è il capro espiatorio?

Premesso che solo un abuso commesso sarebbe già troppo e che una violenza perpetrata da un sacerdote ha un peso moralmente molto più grande, considerando il ruolo sociale e spirituale che interpreta, viene da porsi qualche domanda.

Alcuni siti web di inspirazione cristiana, infatti, si sono chiesti perché di fronte a questi dati, pochissimi quotidiani nazionali ne abbiano parlato e si sia posta attenzione solo allo 0,2% degli abusi commessi in ambito ecclesiale.

Inoltre, emerge l’origine ideologica delle accuse alla Chiesa se si considera che il 3,7% degli abusi è commesso dagli insegnanti statali (18 volte di più degli abusi commessi dai religiosi).

Perché la Chiesa dovrebbe essere responsabile degli atti dei suoi preti (lo 0,2%) mentre lo Stato (o il Ministero dell’Istruzione) è assolto dalle responsabilità dei suoi dipendenti (3,7%)?

«C’è una volontà politica di sfuocare il problema sociale della pederastia, così diffuso nella nostra società» viene scritto, «nascondendolo dietro a sacerdoti e religiosi, che come gruppo presentano alcuni casi di bassa incidenza, sia in termini relativi che assoluti, rispetto a tutti gli altri gruppi che riguardano i minori. In realtà si intende fare della Chiesa il capro espiatorio di un peccato sociale che coinvolge per la massima parte le istituzioni civili».

Un controsenso che la società spagnola pare aver capito bene se si considera un sondaggio svolto recentemente dal DYM Institute, secondo il quale l’87,6% degli intervistati chiede che una commissione governativa indaghi non solo gli abusi commessi da membri della Chiesa, ma anche quelli presenti in altri ambiti come la famiglia, la scuola o le associazioni.

 

Conferme da altre ricerche indipendenti.

Occorre dire che comunque diversi portali d’informazione hanno onestamente preso atto dei dati, addirittura c’è chi ha ricordato che nel rapporto sugli abusi sessuali verso i bambini in Spagna pubblicato lo scorso novembre da Save the Children, «non si fa nemmeno riferimento all’ambiente ecclesiale».

I numeri erano talmente piccoli che non è stato ritenuto indicativo citarli, confermando invece le statistiche rilevate più recentemente da ANAR.

Nessuno ha invece considerato quanto noi abbiamo scoperto. Il risultato trovato da Fundación ANAR conferma totalmente lo studio svoltosi nel 2018, finanziato dal Ministero della Scienza, Innovazione e Università e a cui ha partecipato l’Università dei Paesi Basi e l’Università di Barcellona.

Il capo-ricercatore, Josep Maria Tamarit, direttore del programma di Criminologia dell’Università della Catalogna, infatti, concluse che in Spagna, dove vi sono 23.000 parrocchie e 18.000 sacerdoti, «le condanne per pedofilia coinvolgono meno dello 0,2% dei religiosi».

 

1 persona oggi accusata su 3.400 assunte dalla Chiesa.

Nonostante questi dati, la progressista María José Segarra Crespo, capo della commissione di Giustizia del congresso spagnolo e l’attuale procuratore generale, Dolores Delgado, hanno voluto indagare su tutti i casi di pederastia attuali relativi esclusivamente all’interno di congregazioni, scuole o qualsiasi altra istituzione religiosa.

Dopo 2 settimane di lavoro (con annessa campagna informativa da parte di El País) da parte della Procura, i numeri raggiunti sono di 68 imputati in procedimenti legali attivi al momento.

Considerando il rapporto del 2017 dei dipendenti della Chiesa in Spagna, vanno considerati:

17.754 sacerdoti provenienti da 23.000 parrocchie
1.263 seminaristi
100.000 catechisti
100.000 insegnanti di 2.600 scuole cattoliche
Un numero imprecisato di operatori ospedalieri pediatrici cattolici ecc.

Si può calcolare a grandi linee 230.000 adulti presenti negli enti ecclesiastici, con rapporti quotidiani con 3,6 milioni di minori (quelli che frequentano la parrocchia, il catechismo, le scuole ecc.). Tra essi vi sono solo 68 denunciati (non condannati).

Cioè, si può anche dire che su 3.400 adulti all’interno delle istituzioni cattoliche, 1 è stato denunciato per abuso.

E’ evidente che se si rapportano questi dati con quelli nelle scuole statali e nelle istituzioni civili, oltre che nelle famiglie, le parrocchie e gli enti cattolici risultano essere i luoghi più sicuri per i bambini. In essi, stando ai dati nudi e crudi, vi è meno incidenza e più severa regolamentazione interna.

 

Pedofilia avviene di più nelle famiglie monoparentali.

Un altro dato importante dell’indagine di ANAR smentisce anche la ricostruzione femminista secondo cui la pedofilia sarebbe diffusa nella “famiglia tradizionale cattolica”, intesa come padre-madre-figli.

Un attacco ingiustificato, che dà per assunto che qualunque famiglia in cui i genitori non sono divorziati sia automaticamente “cattolica”.

Fundación ANAR ha comunque rilevato che il 51,9% delle vittime di abusi sessuali appartiene ad una famiglia monoparentale. «Una proporzione molto elevata in termini relativi», si legge, «se si tiene conto che le famiglie monoparentali rappresentano appena il 12,7% in Spagna».

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

In un secondo grafico vengono presentati dati più dettagliati: solo il 38,5% dei bambini abusati vive in una “famiglia tradizionale”, mentre il 49,3% abita con una madre o padre single, o con un genitore biologico e un patrigno/matrigna.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La redazione

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2 commenti a Spagna, solo lo 0,2% dei preti ha abusato: si spegne la polemica

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  1. Carlo Alberto Galanti ha detto

    Per quanto sia rassicurante questa notizia, la pedofilia è comunque un grave peccato dei preti che la commettono e non può essere giustificata.

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