Pakistan, il 90% dei cattolici va a messa. Lì la fede non è scontata!

O la fede è umanamente conveniente o non serve a nulla e a volte mette a rischio la vita. Questa la situazione dei cattolici in Pakistan, chiamati ogni giorno a ridarsi le ragioni dell’essere cristiani. Un esempio per l’Occidente, dove la fede inaridisce perché è data per scontata.

 
 
 

Il Pakistan è lo stato islamico per antonomasia, religione ufficiale di Stato.

Il presidente dei vescovi pakistani, mons. Joseph Arshad, ha parlato della presenza dei cristiani, i quali raggiungono appena il 2% della popolazione.

Tuttavia, la Chiesa svolge un grande lavoro sociale e pastorale nel campo dell’istruzione, della salute e delle risorse sociali.

Qualcosa in meglio è cambiato dal 2018 grazie all’assoluzione di Asia Bibi, la donna cristiana accusata di blasfemia e condannata al braccio della morte: un punto di positiva svolta nel rapporto con il mondo musulmano e con le autorità del Paese.

In particolare, come avevamo anche noi sottolineato, risultano fondamentali ed incredibili le parole contenute nella sentenza.

 

Una fede consapevole: comunità vive e seminari pieni.

«Il 95% della popolazione è musulmana», ha spiegato il presule, «il resto sono altre minoranze come cristiani, indù, sikh e farsis. Siamo 1,5 milioni di cattolici e aggiungendo cristiani di molte diverse confessioni protestanti, arriviamo a 6 milioni».

In generale i cristiani sono «particolarmente poveri, molti hanno lavori precari, in condizioni di semi schiavitù. La chiave per noi è l’educazione, per migliorare la vita delle persone e poter partecipare alla vita della società, la maggior parte degli studenti che frequentano le nostre scuole sono musulmani, siamo aperti a tutti».

Eppure, nonostante i numeri esigui, non manca la discriminazione sociale.

Anzi, spesso capitano attentati terroristici soprattutto durante il periodo pasquale ma «non ci sono veri problemi di convivenza se le autorità locali gestiscono i casi rapidamente».

Tuttavia, continua mons. Arshad, «la nostra gente mantiene una fede molto semplice e molto forte. Nonostante i problemi di accesso all’istruzione, la mancanza di opportunità lavorative, le persone sono fedeli al Vangelo, le nostre chiese sono piene di persone».

L’arcivescovo pakistano indica che «il 90% dei cattolici va a messa ogni domenica, anche durante la settimana. E molti non possono assistervi a causa della mancanza di chiese e sacerdoti».

Non mancano nemmeno vocazioni, «specialmente nelle piccole città a maggioranza cristiana. Qui nella mia diocesi ci sono attualmente 35 seminaristi maggiori mentre nella casa di formazione delle suore domenicane, accanto alla Cattedrale, vi sono 20 novizie».

 

L’Occidente ha perso le ragioni della fede.

Per alcuni può sembrare paradossale il fatto che più le comunità cristiane sono piccole e discriminate e più hanno il coraggio per vivere attivamente la loro fede.

Ma la storia insegna che il sangue dei martiri è il seme del cristianesimo.

Quando la vita stringe, quando le circostanze sociali sono avverse si è obbligati a prendere posizione, a ridarsi ogni giorno le ragioni del credere: o la fede cristiana è umanamente conveniente oppure meglio abbandonarla al più presto per salvarsi la pelle e garantirsi una vita più agiata.

Al contrario, in Occidente la fede è ormai data per scontata e ci occupiamo più dei suoi risvolti sociali, culturali e assistenziali, pubblici.

Lo disse bene Benedetto XVI: «Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?».

Siamo all’opposto del Pakistan. Da noi la fede è sempre meno vissuta come adesione quotidiana, consapevole e razionale all’avvenimento di Dio nella storia, usiamo invece la religione come “cappello” per iniziative politiche, culturali o di assistenza caritatevole. Tutte iniziative ottime, ci mancherebbe.

Questo garantirà forse una importante presenza pubblica del cristianesimo ma nel tempo si esaurirà anch’essa perché una fede scontata non arriva in profondità e non forma un soggetto cristiano adulto.

Non a caso gran parte dei cattolici europei, al contrario di quelli pakistani, vive la fede con disinteresse o indifferenza.

La redazione

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