“Le donne stiano zitte”: perché San Paolo non era misogino

L’autorevole biblista Romano Penna parla del ruolo delle donne nelle chiese paoline. Contrariamente all’accusa di antifemminismo e misoginia, le lettere di Paolo evidenziano la partecipazione attiva delle donne e il loro riconoscimento. Questa analisi sfida gli stereotipi e sottolinea l’importanza delle donne nella comunità cristiana fin dall’inizio.

 
 

La citazione Le donne nelle chiese stiano zitte tratta dalla Prima Lettera ai Corinzi è stata spesso utilizzata «dentro e fuori la Chiesa per dimostrare l’antifemminismo di Paolo».

Questo punto di vista è stato espresso da Romano Penna, un autorevole biblista di fama internazionale, che attualmente ricopre la carica di professore emerito presso la Pontificia Università Lateranense.

 

La visione storica di Paolo sul ruolo delle donne

Recentemente abbiamo discusso dell’accusa rivolta a San Paolo di misoginia, presentando la confutazione di questa tesi da parte di diverse teologhe femministe che hanno offerto una lettura completamente diversa delle lettere paoline, così come dell’Antico e del Nuovo Testamento in generale.

Di recente, anche l’autorevole biblista italiano Romano Penna si è occupato di questa tematica, offrendo ulteriori spunti di riflessione.

Concentriamoci sull’affermazione citata all’inizio. Penna giustamente afferma che molti studiosi mettono in dubbio l’autenticità di queste parole, suggerendo che «siano state inserite posteriormente nel corso della tradizione manoscritta come una glossa». Sembra che la visione storica di Paolo differisca da quanto suggerito da questa citazione. Infatti, spiega il biblista, «il Paolo storico documenta un tutt’altro modo di vedere le cose».

 

L’interpretazione di Penna: una prospettiva alternativa

Romano Penna spiega che l’apostolo delle genti, nei suoi testi, «dà assolutamente per scontato che le donne possano intervenire liberamente in pubblico, senza porre loro alcuna museruola, come denota l’uso del verbo profetèuein impiegato a loro riguardo esattamente come per l’uomo».

Lo studioso fa riferimento a un altro passo nella Prima Lettera ai Corinzi, in cui Paolo scrive che se un uomo prega o profetizza con la testa coperta, disonora il suo capo e «ogni donna che prega o profetizza senz’avere il capo coperto da un velo, fa disonore al suo capo, perché è lo stesso che se fosse rasa» (1 Corinzi 11, 4-5).

Questo passaggio suggerisce che Paolo non vieta affatto alle donne di parlare, dà per scontato che le donne profetizzino in chiesa esortandole però (alla pari degli uomini) a porsi un velo o copricapo. Tuttavia esso anticipa solo di qualche riga l’invito, dubbiosamente autentico, rivolto loro a “stare zitte” in chiesa..

Risulta così una contraddizione, per questo Penna suggerisce che «le parole di Paolo possono valere come semplice e banale ammonizione alle donne corinzie a non parlottare durante l’assemblea liturgica. Alternativamente, visto che poco prima a proposito di chiunque parla come glossolalo, cioè senza farsi capire, Paolo ha stabilito che abbia un interprete (14, 28: “Ma se non ha un interprete, stia zitto nella chiesa”), si può pensare che l’apostolo proibisca alle donne di parlare soltanto come glossolale, dato che in 11, 5 egli dava per scontato che potessero parlare apertamente come profetesse, cioè in modo da farsi capire a edificazione della comunità».

 

Le donne nelle lettere paoline: presenza attiva e lodevole

Altre lettere paoline documentano ampiamente la partecipazione attiva delle donne, alcune delle quali sono menzionate per nome, sia nella fondazione delle chiese che all’interno dei ministeri. Penna evidenzia che Paolo elogia sette donne (Prisca, Maria, Giunia, Trifena, Trifosa, Perside, Giulia) per il loro impegno evangelico, in confronto a cinque uomini (Aquila, Andronico, Urbano, Apelle, Rufo).

Basterebbe questo semplice dato statistico a «smentire quanti hanno scritto di un supposto antifemminismo di Paolo», commenta il biblista. Nelle chiese paoline, le donne svolgono ruoli di prestigio e sono lodevoli agli occhi di Paolo stesso. Contrariamente all’accusa di “stare zitte”, Paolo sembra riconoscere il loro significativo contributo.

«Si può ritenere che le donne esercitassero delle funzioni tali che non ebbero neanche al tempo di Gesù», riferisce il biblista, «a parte una loro significativa presenza alla croce e al sepolcro vuoto. Infatti, di una loro responsabilità ecclesiale si può parlare solo nel periodo successivo alla Pasqua e specificamente appunto nelle Chiese paoline, dato che non abbiamo notizia di donne attive nelle Chiese giudeo-cristiane».

Lo stesso Paolo, inoltre, è famoso per aver affermato che tra i battezzati in Cristo «non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù» (Gal 3, 27-28), annullando così «tutte le differenze o meglio le contrapposizioni: culturali, sociali, e persino sessuali». In quell’occasione, ha proseguito il biblista Penna, «San Paolo non richiama soltanto l’uguaglianza davanti a Dio del “maschio” e della “femmina”, bensì e soprattutto quella di una parità di funzioni a livello comunitario».

 

Il commento di S. Giovanni Crisostomo sulle donne paoline

Questa visione rappresenta una vera rivoluzione nella cultura del I secolo, ricordiamo che Flavio Giuseppe scrisse ad esempio: «La donna, come dice la Legge, è in ogni cosa inferiore all’uomo» (Contro Apione 2, 201).

Al contrario, San Giovanni Crisostomo, un Padre della Chiesa del IV secolo, commentando le lettere paoline (in particolare Rm 16,5), ha osservato che «di nuovo Paolo esalta e addita a esempio una donna, e di nuovo noi uomini siamo sommersi dalla vergogna! O meglio, non solo siamo sommersi dalla vergogna, ma siamo anche onorati. Siamo onorati, infatti, perché abbiamo con noi donne del genere; ma siamo sommersi dalla vergogna, perché siamo molto indietro al loro confronto» (G. Crisostomo, Omelie sulla Lettera ai Romani 31, 1, PG 60, 667).

 

In conclusione, l’interpretazione di Romano Penna sulla Prima Lettera ai Corinzi offre una prospettiva chiara sul ruolo delle donne nelle chiese paoline. La partecipazione attiva delle donne e il loro riconoscimento da parte di Paolo dimostrano che l’accusa di antifemminismo è infondata. Questa analisi sfida gli stereotipi e sottolinea l’importanza delle donne nella comunità cristiana fin dall’inizio.

La redazione

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6 commenti a “Le donne stiano zitte”: perché San Paolo non era misogino

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  1. Patrizia ha detto

    Fu proprio Paolo, infatti, ha stabilire che tra i battezzati in Cristo «non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù»
    Correggetelo, sulla decima riga

  2. Mariozzo ha detto

    La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata

    Appunto, è questa la cosa grave: non c’è nessun amore nell’insegnare che donna sia un sottoproddoto dell’uomo, o meglio un maschio mancato, come ricorda tommaso dacquino, uno dei più importanti ideologi del cristianesimo.

    La donna per tommaso è satato l’ultimo prodotto della divinita e siccome in principio ci dovevano essere solo cose perfette l’ideologo cristiano ne deduce che la donna non doveva neanche essere prodotta:

    Dice infatti Aristotele (De Generatione Animalium 2,3) che la femmina è un maschio mancato. Ma niente di mancato e di difettoso vi doveva essere nella prima istituzione delle cose. Dunque, in quella prima istituzione delle cose la donna non doveva essere prodotta»

    Per tommaso e l’ideologia cristiana la donna è stata creata solo per fare compagnia o per servire, da qui prosegue il resto della misognia cristiana.

    E non c’è nessun amore nel ritenere la donna dipendente dalla protezione maschile e poi protetta da cosa? Chi ha bisognodi protezione è il più debole, che diventa dipendente da qualcun altro. Perchè non si dice che l’uomo deve essere protetto dalla donna? Essere qualcuno che da protezione significa essere qualcuno che gestisce un potere, essere qualcuno che guida e che… comanda.

    Le accuse contro le donne fatte nel nuovo testamento da paolo e dai suoi seguaci cristiani, sono CHIARE:

    prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.

    Quindi papolo e i seguaci CONFERMANO la misognia giudaica e la esaltano accusando le donne di essere COPEVOLI DELLA CORRUZIONE del genere umano.

    Così, nelle chiese paoline, le donne impegnate attivamente in ruoli di prestigio sono molte e vengono lodate da Paolo (altro che “state zitte!”).

    E invece proprio di stare zitte viene loro ordinato nel testo sacro crisitano:

    Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge.

    Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo;

    ha proseguito il biblista Penna, «San Paolo non richiama soltanto l’uguaglianza davanti a Dio del “maschio” e della “femmina”

    Assolutamente FALSO: infatti si legge in MODO DETTAGLIATO E INEQUIVOCABILE:

    Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.

    L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo.

    Quindi viene DETTAGLIATAMENTE CHIARITO che la donna è dichairatamente inferiore all’uomo, e obbligata alla sottomissione TOTALE, negando perfino che sia immagine di dio.

    Concentrandosi sull’enunciazione citata inizialmente, Penna ha giustamente premesso che vi sono molti studiosi che ritengono che parole non appartengano al testo originale della lettera

    IRRILEVANTE: la chiesa le giudica AUTENTICHE E ISPIRATE DA DIO e parte integrante della dottrina misogina cristiana: chi le ha scritte in questo caso è indifferente.

  3. Gianluca C. ha detto

    le parole di Paolo possono valere come semplice e banale ammonizione alle donne corinzie a non parlottare durante l’assemblea liturgica

    Ma veramente l’insigne biblista vuole farci credere che Paolo dicesse alle donne di non cicalecciare? Ci prende per deficienti?

    • Brunello ha detto in risposta a Gianluca C.

      Concordo con Gianluca che l’interpretazione del biblista è un po’ forzata, ma è assolutamente forzato dare del misogino a S. Paolo senza considerare il contesto culturale in cui è vissuto e senza considerare tutta la sua opera… comodo scegliere solo alcune frasi. Aggiungo che avendo frequentato ambiente della sinistra “radicale” posso assicurare che siamo ben lontani dalla parità 1900 anni dopo S. Paolo

  4. Sisco ha detto

    Un appunto alla discussione: non si cita la nuova tendenza dell’ermeneutica la quale ipotizza il sesso di Dio ne lo indica come femminile. L’attesa del messia inoltre può indurre a pensare che invece di un uomo sia una donna o perlomeno un angelo di donna. Gesù era un uomo e a uomini ha predicato, c’è da pensare forse che fosse un fanatico della segregazione sessuale? Nel brano dell’adultera fa l’occhiolino all’istinto del gregge: se voi non la condannate neanch’io… in questo caso è sempre agli uomini che fa riferimento!

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