L’amore cristiano spiegato con la matematica, la sfida di uno scienziato


 
 
di Francesco Malaspina*
*docente di Geometria algebrica presso il Politecnico di Torino

 

E’ difficile dare una definizione precisa di amore: se ne parla continuamente ma non si conosce davvero e non si può certo dimostrare rigorosamente (come avviene, del resto, per tutte le cose veramente importanti della vita) . Si potrebbe elencare qualche sua proprietà: tutto perdona, tutto sopporta. Quando si ama si è disposti a qualunque cosa: “non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”. E’ per questo che il cristianesimo è la religione dell’amore: si ha un Dio che si fa piccolo e dà la vita per tutti.

Se è difficile parlare di amore lo è ancora di più tentare di farlo con la matematica. Essa ci appare fredda e spietata, certamente incapace di scaldarci il cuore. Proviamo a farlo partendo dall’India. Calcutta, o più correttamente Kolkata, è una megalopoli di oltre 14 milioni di abitanti. Il visitatore europeo appena arrivato rimane disorientato dall’odore umido e dolciastro, tipico di quella zona dell’immenso delta del sacro fiume Gange, mischiato al grande inquinamento. Vi è un’unica linea di metro molto ben funzionante. Se scendete alla fermata Kalighat, oltre il grande parco di Maidan e il maestoso Victoria Memorial Hall, e vi inoltrate nel variopinto quartiere, in pochi minuti vi troverete davanti a un tempio dedicato alla dea Kali. Proprio lì accanto si trova Nirmal Hriday, (la casa del cuore puro). E’ la prima casa aperta da Madre Teresa nel 1952 per accogliere i morenti. Lo scopo era quello di far in modo che i più poveri tra i poveri non morissero per strada abbandonati, come spesso accadeva, ma si sentissero accolti e amati almeno nell’ora della morte. E’ bello che un luogo così significativo per il Cristianesimo si trovi nei locali di un tempio indù.

Al pian terreno ci sono due stanzoni, uno per gli uomini e uno per le donne. In mezzo c’è un grande locale con la lavanderia, le vasche dove lavare i piatti e i bagni. Vi sono poi delle scale che portano al primo piano, quasi tutto occupato da terrazzi, tranne una cappella. Le suore di Madre Teresa passano molto tempo in preghiera, spesso davanti ad un’Ostia consacrata. In questa spoglia cappella ci sono delle finestre basse. Chiunque sia inginocchiato in preghiera può vedere contemporaneamente il Crocifisso con accanto la scritta “I thirst“, l’Ostia sull’altare e alcuni ospiti della struttura nei loro letti al piano di sotto. Ecco che viene quindi spontaneo identificare l’amore per Gesù con quello per i poveri e pensare in modo assai concreto al seguente versetto del Vangelo di Matteo: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Madre Teresa aveva sempre in mente questo brano e diceva alle sue Missionarie della Carità: “Avete visto con quanto amore e delicatezza il sacerdote trattava il corpo di Cristo durante la Messa. Assicuratevi di far lo stesso quando andate nella Casa del Moribondo, perché lì si trova Gesù nelle sembianze del dolore”.

L’incontrare Gesù non è un’astratta ed eterea visione mistica ma un concretissimo contatto umano. Pensiamo a San Francesco di Assisi nel suo avvicinarsi e abbracciare un lebbroso. Ecco come Papa Francesco narra l’episodio ai giovani in Brasile: «E’ ben nota la conversione di san Francesco: abbandona ricchezze e comodità per farsi povero tra i poveri, capisce che non sono le cose, l’avere, gli idoli del mondo ad essere la vera ricchezza e a dare la vera gioia, ma è il seguire Cristo e il servire gli altri; ma forse è meno conosciuto il momento in cui tutto questo è diventato concreto nella sua vita: è quando ha abbracciato un lebbroso. Quel fratello sofferente è stato mediatore di luce […] per San Francesco d’Assisi».

Dio è dunque amore, ma un amore che trascende la nostra comprensione. E’ un Dio Uno e Trino con una natura divina e una umana. Le tre persone della Santissima Trinità sono legate e interconnesse da un vincolo di amore che non riusciamo a percepire in pieno. Questo amore circolare tra queste tre Persone non può essere contenuto nella mente umana (vedi Sant’Agostino). Inoltre possiamo dire che Dio è contemporaneamente sorgente (ogni gesto di amore autentico viene da Lui), canale (Dio-Amore che si declina come servizio di carità) e oggetto (Gesù si identifica con il povero da servire). L’oggetto matematico che proveremo a usare è dunque piuttosto complesso: si tratta di una varietà topologica, che nasce dalla tesi di dottorato del matematico tedesco Bernhard Riemann presentata nel 1851 ed è ormai è assolutamente centrale in svariati ambiti della matematica e della fisica teorica. Per definirla servono nozioni matematiche più avanzate ma proviamo a darne un’idea usando la topografia.

Per millenni si è creduto che la terra fosse piatta perché, in effetti, la porzione di essa raggiungibile dal nostro occhio può essere considerata tale con un errore davvero minimo. Una cartina geografica prende quindi una piccola porzione di terra e la considera come fosse piatta. L’errore commesso è trascurabile, impercettibile e i vantaggi sono evidenti. Matematicamente questo si può tradurre affermando che esiste un omeomorfismo tra l’area osservata leggermente curva come è realmente e la sua versione piana che è quella percepita dal nostro occhio. Se poi collezioniamo tante cartine in un atlante possiamo racchiudere tutta la geografia del nostro pianeta in un libro. Un atlante è ben fatto se due cartine vicine sono coerenti. In esse ci sarà infatti una parte comune. In questo modo passando da una all’altra riesco ad orientarmi e riconosco dove sono. Le parti comuni tra due cartine vicine devono dunque essere identiche e, in questo modo, si può pensare idealmente di incollare tra loro tutte le cartine lungo le parti comuni fino ad avere un collage che va a formare un mappamondo.


 

Nelle due cartine qui sopra vediamo che la parte delimitata dal rettangolo è comune e si possono dunque incollare sovrapponendo i due rettangoli. Questa operazione di incollamento non può essere fatta nel piano. Se mi muovo su cartine che si spostano sull’equatore, infatti, continuerò ad incollare fino a quando l’ultima cartina si dovrà incollare alla prima a formare un anello. Per avere dunque un’idea del globo terrestre (che è geometricamente più complesso e che quindi paragoniamo a questo amore trinitario e circolare) devo considerare sia gli omeomorfismi tra le piccole porzioni curve e le approssimazioni piane (qui siamo nel piano e abbiamo coordinate e il paragone è con i piccoli della terra), sia gli incollamenti tra le parti comuni delle varie cartine (qui l’analogia è con l’amore e il servizio tra gli uomini).

Quel guardare contemporaneamente, dalla cappella della casa di Nirmal Hriday, gli ospiti della struttura e Cristo-Eucarestia ci dice che, localmente, in quella particolare circostanza, Dio si riesce ad identificare con questi poveri. L’unico modo per capire qualcosa del cuore di Dio è dunque amare e servire. Questa analogia si può rendere più precisa aggiungendo elementi matematici: questi incollamenti tra cartine sono infatti composizioni di due omeomorfismi locali che identificano porzioni di globo con porzioni di piano. Abbiamo un amore ascendente dell’uomo verso Dio e uno discendente di Dio verso l’uomo. Le funzioni di transizione, intese come carità tra uomini, sono una sorta di risultante tra queste due forze. Si tratta dunque di una relazione d’amore che passa attraverso il cuore di Dio per poi riversarsi sul prossimo. In questo modo il nostro servizio verso il povero non è soltanto frutto del poco amore contenuto nel nostro piccolo cuore ma si ricarica e si purifica nel cuore di Dio e questo esercizio concreto ci fa capire almeno un po’ anche la natura più astratta di questo Dio-Amore.

Tutte queste analogie vogliono essere soggettive, non si ha certo la pretesa di scrivere un trattato scientifico, ma è bello vedere una matematica non più fredda ma capace di parlare di questi argomenti.

 

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23 commenti a L’amore cristiano spiegato con la matematica, la sfida di uno scienziato

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  1. Klaud ha detto

    Mi pare che c’era già stato qualcuno che voleva calcolare l’area di dio. Non so di quale dio e non so se ci fosse riuscito.

  2. Brunello ha detto

    Godel ha elaborato una dimostrazione matematica dell’esistenza di Dio

  3. Gianluca C. ha detto

    Io in compenso dell’articolo non ho capito una beneamata fava

    • Mister R. ha detto in risposta a Gianluca C.

      Gianluca C.

      Complimenti 🙂

      • Gianluca C. ha detto in risposta a Mister R.

        Che vuoi fare, non tutti riescono a carpire il ruolo della topografia nella teologia.
        “Vogliamo parlare del ruolo della letteratura nella gastronomia?” (Alvaro Rissa, poeta contemporaneo vivente)

      • Andrea2 ha detto in risposta a Mister R.

        Questa volta mi sento di difendere Gianluca C.: non è che la spiegazione sia molto chiara!
        Può accadere che una persona, esperta in un settore, trovi un esempio che chiarisce quello che in realtà è un mistero e se ciò serve ad aumentare la sua fede va benissimo. Ad esempio, benché Dante dica che chi vuole spiegare la Trinità è pazzo, io ho una mia spiegazione basata su alcuni principi dell’informatica che vanno benissimo per me ma che non vado ad imporre agli altri.
        Per altro mi sembra che il matematico in questione sia esperto di topologia ma non di cartografia perché non parla di proiezione e conoscere quale proiezione è stata usata è indispensabile prima di unire due cartine.
        E comunque anche rimanendo nella topologia non è che unire una serie di fogli tra loro e poi unirli a cerchio faccia venire per forza in mente l’amore fraterno: a me fa venire in mente il nastro di Moebius (se alla fine li unisco ruotandoli) che può essere l’esempio dell’incomunicabilità dato che due formiche che ne percorrano le due facce non si incontreranno mai.

        • Klaud ha detto in risposta a Andrea2

          a me fa venire in mente il nastro di Moebius (se alla fine li unisco ruotandoli) che può essere l’esempio dell’incomunicabilità
          dato che due formiche che ne percorrano le due facce non si incontreranno mai.

          Al contrario, si incontreranno sempre: la caratteristica del nastro di Moebius è proprio quella di avere una sola faccia.

          • Andrea2 ha detto in risposta a Klaud

            Sì,hai ragione. Ho scelto l’esempio sbagliato. Probabilmento pensavo alla formica che di solito viene disegnata sul nastro di Moebius e che cammina cammina senza capire di camminare sullo stesso percorso e non incontra mai nessuno.

        • Francesco Malaspina ha detto in risposta a Andrea2

          Nella seconda parte di questo video provo a spiegare un po’ meglio https://youtu.be/UHRbjyUmZiM

          • alessandro pendesini ha detto in risposta a Francesco Malaspina

            Se un matematico riuscisse a dimostrare (tramite la matematica) cio’ che determina « l’amore », (premesso che si possa razionalmente definirlo !) quindi i meccanismi neuronali che lo determinano, sarebbe un serio candidato al premio Nobel….

            NB -Ma come possiamo definire l’amore, inteso come altruismo vesro gli altri, quando l’altruismo –osannato da millenni come atto puramente GRATUITO, è pura UTOPIA ?

            Ma se dovessi sbagliarmi, Francesco Malaspina, potrebbe descrivere intelligibilmente un esempio pratico (da persone non affette da patologie cerebrali) che giustuficherebbe l’altruismo -puramente gratuito- verso i nostri simili, e/o animali non umani ?
            Grazie per la risposta

            • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

              E che l’altruismo gratuito sia pura utopia è una tua idea o lo hai sperimentato, è accertato scientificamente o lo hai letto da qualche parte?
              Grazie per la risposta

              • Klaud ha detto in risposta a lorenzo

                Lorenzo,
                l’amore gratuito, come da te idealizzato, non esiste: se esistesse sarebbe totale e universale, cioè sarebbe rivolto a qualsiasi cosa animata,
                invece amiamo i nostri parenti, qualche amico, qualche donna (una, se no è peccato 😆 ) il cane, il gatto o il procione di casa.
                Facciamo delle scelte, nulla è gratuito.

                Brunello,
                sei ancora fermo al protoscimmione? Né prima, né dopo Darwin si è mai pensato che i protoscimmioni fossero i nostri antenati.

              • alessandro pendesini ha detto in risposta a lorenzo

                Caro Lorenzo
                Aziché fare lo spiritoso come al solito, mettici tutto il tuo immenso sapere e intelligenza e dammi un esempio di un atto altruistico disinteressato, quindi esente da una qualsiasi gratificazione !!!
                Aspetto quindi -con ansia- una tua pertinente risposta ! Lascia stare la scienza; per questo caso un po’ di buon senso, esperienza personale ed -eventualmente- una certa istruzione nella branca sociale/psicologica è ampiamente sufficiente….
                Grazie anticipate

            • Brunello ha detto in risposta a alessandro pendesini

              Se l’uomo fosse l’ evoluzione di un protoscimmione l’amore gratuito sarebbe impossibile, invece siccome l’uomo è molto di più allora è possibile, basta leggere il Vangelo e la vira dei santi

              • alessandro pendesini ha detto in risposta a Brunello

                Caro Brunello

                Che scuole hai frequentato, o frequenti per affermare delle stupidaggini del genere ?
                Nelle scuole italiane insegano, per caso, cio’ che affermi con totale certezza?

                NB : -Ti ripeto una ennesima volta- che l’uomo Sapiens dal punto di vista antropologico, quindi scientifico, non è altro che una SCIMMIA EPIFENOMENALE DELLA SPECIE UMANA ! Che piaccia o no….

                Persino la Chiesa si è decisa -anche se molto amaramente- ad accettare l’Evoluzionismo… e quindi evitare (forte di certe sgradevoli esperienze precedenti) di essere letteralmente ridicolizzata ! Prendine nota

                A me sembra che il tuo livello culturale nella branca antropologica -ma non solamente- non oltrepassa quello dei TdG !…. Continua cosi, sei sulla buona strada….

                • Brunello ha detto in risposta a alessandro pendesini

                  La microevoluzione è un fatto ma sulla macroevoluzione, cioè il passaggio da una specie all’altra, le difficoltà mi sembrano evidenti: ad esempio il celacanto in 300 milioni di anni non si è evoluto, secondo i darwinisti in 8 milioni di anni un protoscimmione sarebbe diventato un uomo, l’unica scimmia nuda che a differenza di tutti gli altri animali parla, anche su questo fatto non ci sono spiegazioni. La documentazione fossili appare insufficiente per spiegare le milioni di specie succeduti sulla Terra. Insomma uno studioso serio dovrebbe almeno ammettere le difficoltà della teoria dell’evoluzione…

                  • alessandro pendesini ha detto in risposta a Brunello

                    La documentazione fossili appare insufficiente per spiegare le milioni di specie succeduti sulla Terra. Insomma uno studioso serio dovrebbe almeno ammettere le difficoltà della teoria dell’evoluzione…
                    Brunello
                    Brunello :
                    I meccanismi dell’evoluzione sono tuttora oggetto di dibattito tra gli esperti, ma questi dibattiti si concentrano più sui dettagli, o su questioni semantiche che sul processo generale dell’evoluzione (*)
                    Aggiungo inoltre che l’evoluzione non è una teoria, contrariamente a quanto si dice spesso, a volte persino certi scienziati. L’evoluzione è un fatto indiscutibile; ne più ne meno che l’eliocentrismo !

                    (*) -Attualmente esistono relativamente pochi reperti fossili scoperti.Ma abbastanza per giustificare ampiamente l’evoluzione, o precesso evolutivo. Perché una tale mancanza di fossili? Semplicemente perché certi terreni di habitat forestali, la dove vivevano queste grandi scimmie e i loro antenati, sono particolarmente umidi e acidi e quindi sfavorevoli alla fossilizzazione !

                    • lorenzo ha detto in risposta a alessandro pendesini

                      Sul fatto che la teoria dell’evoluzione sia quella più accreditata e che sia pressoché universalmente accettata, non ci piove, però mi sfugge quando e da chi è stato scientificamente accertato il salto di specie: mi potresti aiutare?

            • Andrea2 ha detto in risposta a alessandro pendesini

              Caro Alessandro tecnicamente hai ragione: un altruismo puramente gratuito non esiste perché sarebbe un atto senza scopo e fatto per caso, chi compie un atto altruistico come minimo si sente buono per cui ha una gratificazione.
              Però essere altruisti non si limita a farci sentire buoni ma ci dà anche dei vantaggi concreti come viene spiegato nei moderni corsi di leadership (copiati dall’America) che si fanno ai dirigenti delle ditte tramite l’esempio del “dilemma del prigioniero” che dimostra come non la contrapposizione ma la collaborazione dia i risultati migliori per tutti.
              Anche i darwinisti moderni (non quelli ancora legati all’Ottocento) hanno usato l’utilità della collaborazione per spiegare alcuni atteggiamenti animali altrimenti inspiegabili con la legge del sopravvivenza del più adatto.
              Del resto Dio ha dato i dieci comandamenti agli uomini perché fossero felici: chi segue i dieci comandamenti è più felice di chi li viola. Chi viola i primi comandamenti è un superbo, chi viola gli altri è un invidioso e secondo te una persona superba ed invidiosa può vivere felice?
              Lo stesso è per l’altruismo: che è altruista vive più felice.

              • alessandro pendesini ha detto in risposta a Andrea2

                Andrea2
                Per cio che riguarda il decalogo ecco come lo vedo se potessi aggiornalo :

                1°- Dobbiamo combattere l’ignoranza e l’irrazionalità non con l’agressività ma con conoscenza scientifica e storica indiscutibili.
                2°-Non biasimare o disprezzare una persona incolta, bensi cosiderarla vittima di un sistema sociale distorto, irrazionale e egocentrico e, se possibile, aiutarla.
                3°-Tenere sempre presente che a volte possiamo avere ragione senza pero’escludere che gli altri abbiano torto.
                4°- Agire senza sapere è pericoloso ; ma sapere senza agire è criminale.
                5°-Non giudicare le persone sulle loro opinioni, ma su quello che le loro opinioni hanno fatto di loro.
                6°-Senza istruzione corriamo il rischio di prendere sul serio le persone « istruite » o considerate tali.
                7°- Le critiche emesse devono essere imperativamente costruttive, nel caso contrario evitarle.
                8°- Il tesoro più inestimabile, a condizione che sia condiviso, non è altro che la conoscenza esente da qualsiasi dogma o irrazionalità.
                9°-Alla domanda : « che cosa puo’ succedere » ? preferire « che cosa posso fare per evitare cattive sorprese »?
                10°-E il dubbio e non la certezza che si trova alla base del progresso scientifico umano.

                ….chi è altruista vive più felice »….Dici

                Non sarebbe più giusto parlare d’egoismo « ragionevole » anziché d’altruismo…….E d’egoismo « primitivo, o narcisismo » per tutti coloro che vedono immancabilmente il loro interesse ignorando –sovente- tutti gli altri ?
                -Senza ricompensa, sarebbe improbabile che un comportamento ammirevole (escuso casi patologici) venga imitato. Idem per la compassione. Le difficoltà di ogni tipo abbondano nella vita di tutti i giorni.
                Se le persone non si comportassero in modo compassionevole per coloro che le affrontano, la possibilità di una società sana, equilibrata sarebbe notevolmente indebolita. Quindi anche la compassione deve essere ricompensata se vogliamo stimolarla.
                Le emozioni sociali sono così dipendenti dall’ambiente in cui ci sviluppiamo, e quindi legate a fattori educativi, che è ragionevole chiedersi se non sono solo una rifinitura cognitiva aggiunta alla superficie del nostro neocortex.

                Abbé Pierre affermava « On n’est jamais heureux que dans le bonheur qu’on donne. Donner c’est recevoir…. »
                Al quale risposi : C’est la raison pour laquelle on donne !

                NB :- La regola aurea valida, sia per credenti che atei, non dovrebbe essere :-Gioire della vita quando è possibile, è bene…. Ma gioire della vita e delle gioie e/o benessere degli altri –magari contribuendo- è ancora meglio ? …Un’utopia ?

  4. Brunello ha detto

    Letto, carino e sembra scritto da una credente

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