Se la mafia minaccia la Chiesa è perché la vede come nemica

don ciotti chiesa mafiaPochi giorni fa sono apparse delle scritte ingiuriose sui muri dell’arcivescovado di Locri (Reggio Calabria), dove risiede monsignor Francesco Oliva. Uno dei messaggi era rivolto a don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera. Un altro messaggio era diretto contro il sindaco.

Fra scandalosi “inchini” durante le processioni e alcuni monsignori e vescovi condannati si potrebbe commettere l’errore di ipotizzare una omertà ecclesiale o un “non ha mai fatto abbastanza” contro la mafia, ma evidentemente la ‘ndrangheta vede anche la Chiesa, oltre allo Stato, come nemica. E questo basta a chiarire le cose. E se non bastasse ricordiamo esempi recenti: l’arcivescovo di Bari, mons. Francesco Cacucci, ha impedito la commemorazione della morte di un esponente della ’ndrangheta, l’arcivescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma, ha solidarizzato con don Fernando Russo che ha abbandonato la processione quando un gruppo di fedeli ha deciso di far sostare la statua della Vergine davanti alla casa di un boss mafioso. Importante anche la presa di provvedimenti contro questi “inchini” da parte dell’arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, che ha chiesto l’aiuto delle questure per stilare i percorsi delle processioni.

L’arcivescovo Francesco Oliva, cha ha subito ricevuto il sostegno di mons. Nunzio Galantino, segretario della CEI, è un’altra delle voci attuali della Chiesa più forti contro l’organizzazione mafiosa, scelto come vescovo nel maggio 2014 da Papa Francesco. E, chiaramente, lo stesso don Ciotti è forse l’esponente ecclesiale più esposto nell’antimafia. Un prelato guardato con sospetto da molti cattolici: non veste pubblicamente in tonaca, è autore di dichiarazioni sui generis e forse troppo immischiato con la sinistra più rossa. Tuttavia, se fino a poco tempo fa agiva estraniato e isolato dalla Chiesa, la scelta di Papa Francesco di valorizzare la sua battaglia contro la mafia è stata un’iniziativa significativa e lui stesso forse ha capito e si è accorto di avere la Chiesa dalla sua parte.

«Oggi la Chiesa è consapevole, tranne eccezioni, che fedeltà al Vangelo significa anche “interferire”, parlare chiaro, dire no alle mafie e a chi alle mafie presta il fianco, di conseguenza impegnarsi per la libertà delle persone, calpestate da mafiosi e corrotti», ha dichiarato recentemente il fondatore di Libera. «Chi denuncia oggi non è più solo, a maggior ragione dopo le parole dei Papi». «Abbiamo anche dei vescovi più coraggiosi, più forti, più capaci – dei bei segnali -; ma non vorrei che si dimenticasse che anche nel passato c’erano delle contraddizioni, ma c’è anche gente che ci ha sempre creduto e ci ha anche lasciato la vita: don Peppino Diana, don Pino Puglisi», ha aggiunto. «Nel 1900 furono uccisi dei preti, perché si erano impegnati per affermare la dignità, la libertà, la giustizia, la pace. Dobbiamo lottare contro questa corruzione, che ci impoverisce tutti: è un cancro che ci mangia. E Papa Francesco non si stanca! Non c’è settimana che non alzi la voce contro quanti hanno scelto dei prudenti silenzi».

Giustamente don Ciotti ha ricordato che anche prima di Francesco, diversi esponenti ecclesiastici erano impegnati coraggiosamente contro la mafia. Due anni fa abbiamo ricostruito gran parte delle principali figure di spicco, arcivescovi e cardinali, impegnati nella denuncia pubblica contro le organizzazioni mafiose, sopratutto dagli anni Cinquanta in poi: dal card. Pappalardo, arcivescovi di Palermo ai “preti antimafia” degli anni ’80, dal segreterio di Stato Vaticano Angelo Dell’Acqua al al cardinale Ernesto Ruffini, dai documenti dei vescovi siciliani ai celebri discorsi di Giovanni Paolo II.

«C’è stata una Chiesa che ha sempre saputo essere attenta alle mafie», ha ricordato ancora don Ciotti. «Magari numeri piccoli, ma c’erano sacerdoti e vescovi che condannavano questo male. Una Chiesa che ha reagito, ha parlato. Ma c’è stato anche chi per tiepidezza, prudenza, ignoranza, superficialità è stato dall’altra parte. Non possiamo nasconderlo». E ancora: «Nella Chiesa noi abbiamo davanti agli occhi tanti esempi di chi vive il Vangelo con radicalità e senza accomodamenti. Pronti a dare la vita per combattere le mafie. Come è capitato in passato, capita oggi e capiterà in futuro».

D’altra parte è stato il mafioso Leonardo Messina a dichiarare: «La Chiesa ha capito prima dello Stato che doveva prendere le distanze da Cosa nostra».

La redazione

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2 commenti a Se la mafia minaccia la Chiesa è perché la vede come nemica

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  1. Gianfranco ha detto

    La Chiesa ha avuto i suoi martiri. Don Pino Puglisi e Don Peppino Diana sono stati uccisi per il loro apostolato e calunniati dagli stessi mafiosi dopo la morte. L’azione della Chiesa è la più subdola per la mafia perchè, a differenza dello Stato che spesso è visto come ingiusto, mostra e vive la carità, toglie ai mafiosi l’alibi della violenza causata dalle disparità e dai soprusi.
    Dobbiamo essere orgogliosi dei nostri martiri e seguire il loro esempio.

  2. lorenzo ha detto

    Riconosco che Don Ciotti svolge un ottimo lavoro come presidente di una associazione antimafia, ma come sacerdote non mi piace per nulla.

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