Vittorio Emanuele II morì da cattolico e con il perdono di Pio IX

sovrano d'italia e pio ixE’ stato notato che, a differenza di altre nazioni, le guerre del Risorgimento Italiano ebbero effetti più drammatici e duraturi perché rivolte non solo contro lo straniero austriaco, ma anche contro altri stati della penisola.

Ancora oggi, nella storiografia antirisorgimentale, si possono riscontrare filoni che vedono quell’avvenimento in maniera negativa a causa dei problemi sorti con l’Unità riguardanti la Questione Meridionale e quella Romana. A rendere più complicato il processo d’annessione fu infatti anche il conflitto con la Chiesa dato che il papa, oltre ad essere sovrano dello Stato Pontificio, era anche capo spirituale della religione cattolica, professata dalla stragrande maggioranza dei cittadini del Regno di Sardegna, nonché dalla stessa casa regnante dei Savoia.

Il sovrano dell’epoca, Vittorio Emanuele II, era cattolico e frequentava regolarmente la messa, tuttavia provava spesso anche una sorta di indifferenza nei confronti dell’autorità ecclesiastica: in un’occasione arrivò a prendere a bastonate un sacerdote per aver criticato la sua amante Rosa Vercellana mentre, in un’altra, si fece beffe di un prete che minacciava castighi divini nel caso avesse firmata la legge sul foro ecclesiastico. Il suo atteggiamento nei confronti della religione cattolica fu ambivalente: mentre da un altro, infatti, continuò con la politica giurisdizionalista, adottata dai precedenti governi sabaudi, avente l’obiettivo di sottomettere la Chiesa all’autorità statale; dall’altro, cercò anche di stringere alleanze con essa per cercare di contenere le spinte della rivoluzione liberale (Gianni Oliva, I Savoia. Novecento anni di una dinastia, Milano 1999 pagine 385-386).

Così, da un lato, il sovrano permise il varo delle leggi sul foro ecclesiastico e l’esilio di monsignor Franzoni che si era fortemente opposto alla legislazione; dall’altro, vietò l’approvazione della legge sul matrimonio civile e tentò di impedire lo scioglimento degli ordini religiosi contemplativi, cercando anche di trovare una mediazione ai conflitti che intercorrevano con la Santa Sede. A spingere il sovrano ad un tentativo di conciliazione con la Chiesa furono, oltre alle pressioni delle due regine Maria Teresa e Maria Adelaide profondamente religiose, anche l’atteggiamento “superstizioso” del re. All’epoca della discussione riguardante lo scioglimento degli ordini che non si dedicavano all’assistenza e all’insegnamento, grande scalpore ebbero infatti le “profezie” di don Bosco che annunciava «funerali a corte» nel caso la legge fosse passata. La tragica scomparsa della madre, della moglie, dell’ultimogenito e del fratello colpirono fortemente Vittorio Emanuele, ma i suo tentativi di bloccare la legislazione anticlericale furono abilmente sventati dal conte Cavour.

Anche dopo la scomunica, pervenuta a seguito dello scioglimento dei monasteri, il sovrano continuò a sentirsi in parte toccato dalla religione al punto da arrivare a scrivere il 29 maggio 1859 (all’insaputa del Consiglio dei ministri), una lettera al papa Pio IX chiedendogli una «grazia» nel momento in cui si trovava, secondo le sue parole, «in pericolo di morte ad ogni istante». Nello scritto, Vittorio Emanuele II s’impegnava, tra l’altro, anche a regolarizzare la sua posizione con Rosa Vercellana. Il pontefice deciderà di accordare il perdono al sovrano, a patto che non ricadesse più nelle stesse colpe (Giovanni Spadolini, Gli uomini che fecero l’Italia, Milano 1993 pagine 233-238).

Il conflitto tra Pio IX e Vittorio Emanuele II si sarebbe tuttavia nuovamente acceso tra breve, durando fino alla morte di entrambi a causa dei tentativi di annessione dei territori dello Stato della Chiesa al Regno di Sardegna, e al fatto che la legislazione anticlericale sabauda sarebbe stata estesa anche alle regioni annesse al nuovo Regno d’Italia (causando lo sfratto di circa ventimila frati e monaci). Annessioni che il re scelse di avvallare, anche se non senza dubbi. Difatti, nel 1859, il Piemonte prese la Romagna (azione che valse a Vittorio Emanuele una nuova scomunica) e, l’anno successivo, occuperà anche l’Umbria e le Marche e dopo i due tentativi falliti da parte di Garibaldi, il 20 settembre 1870 venne conquistata la stessa Roma dal generale Raffaele Cadorna.

Per protestare contro l’occupazione della città, papa Pio IX scelse di chiudersi nel palazzo Vaticano e rifiutò i benefici offerti con la cosiddetta legge delle guarentigie che assegnavano al pontefice i diritti di un sovrano e una somma annua come indennizzo per la perdita del potere temporale. Vi furono in quegli anni delle forti tensioni che causarono una crescita dell’anticlericalismo e un profondo irrigidimento delle posizioni cattoliche nei confronti dello stato italiano. Nonostante questo clima, tuttavia, Vittorio Emanuele II volle morire con i conforti religiosi della fede cristiana: il 4 gennaio 1878 il re fu colpito da una grave polmonite e, dopo alcuni giorni, si confesserà con il cappellano reale, monsignor Anzino, che aveva ricevuto dal papa tutte le facoltà per assolvere il sovrano. Il re dirà al suo confessore di riferire al pontefice le seguenti parole: «Intendo morire da buon cattolico con i sensi di filiale devozione verso il Santo Padre. Mi rincresce se ho recato qualche disgusto all’angusta sua persona; ma in tutte le questioni non ho mai avuto l’intenzione di recare danno alla religione».

Poco dopo Vittorio Emanuele entrò in agonia e monsignor Anzino si diresse da padre Pietro Desideri, parroco di una chiesa poco distante dal Quirinale, recuperando il necessario per amministrare il Viatico. La frase dell’agonizzante, considerata una forma di ritrattazione, permetterà la celebrazione dei funerali religiosi anche se il governo imporrà a mons. Anzino l’assoluto silenzio su quello che era accaduto, con la minaccia di destituirlo (A. Tornielli, Pio IX. L’ultimo papa re,  Milano 2004 pp. 527-528),

Così il primo sovrano d’Italia, che pur aveva dato prova in più occasioni di atteggiamenti anticlericali (nonché a comportamenti che poco si addicevano al soprannome di «Re Galantuomo»), deciderà tuttavia di concludere la sua vita terrena come un devoto fedele della Chiesa Cattolica.

Mattia Ferrari

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16 commenti a Vittorio Emanuele II morì da cattolico e con il perdono di Pio IX

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  1. Fabio ha detto

    Ecco qui, due pratici esempi di quanto l’uomo, anche quello rivestito di porpora e corona, sia totalmente impotente dinanzi ai mutamenti imprevedibili della storia.

    Da una parte Re Vittorio Emanuele II, dall’altra Papa Pio IX, avversari solo apparentemente, indotti a scontrarsi per un solo e semplice motivo: le spinte liberal-democratiche-massoniche, le quali premevano sull’unità della penisola.

    A Re Vittorio Emanuele II, toccò rivestire il ruolo attivo di un fittizio carnefice della Chiesa; a Papa Pio IX, invece, toccò la parte passiva, subendo il primo.

    Il Re, a malincuore, fu costretto a muoversi, pena il rischio di vedersi spodestato dal suo trono, giacché ai quei tempi le rivoluzioni e i tumulti popolari erano all’ordine del giorno, specie contro sovrani inetti o poco propensi al liberismo.
    Il Papa, invece, non potè far altro che guardare dalle finestre del suo palazzo, quelle che certamente ai suoi occhi devono essere parse come orde di gente barbara in armi, nemica della Chiesa e di Dio.

    Due uomini, due sovrani distinti, ma non certo nemici fra di loro, che tuttavia si ritrovarono apparentemente contro, a causa di un’evoluzione storica imprevedibile e repentina come uno tsunami.

    Onore a loro.

  2. Max ha detto

    Ricordo che la mia professoressa di Storia e Filosofia del liceo, persona di grande cultura e certamente non filo-clericale, ci disse della riconciliazione finale che Vittorio Emanuele II ebbe con il Papa (e la religione).

  3. Pippo ha detto

    che l’unità d’Italia sia stata una iniziativa di stampo massonico per eliminire due Stati, il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio giudicati incompatibili con l’evoluzione laica degli Stati europei in quanto “cattolici” è un dato di fatto. Che Garibaldi fosse il capo della massoneria in Italia e che Casa Savoia si sia prestata a questo sporco gioco un altro dato di fatto. Che il risultato di questa pessima unità sia stato l’impoverimento del Sud un altro dato di fatto. Che Re Vittorio Emanuele II sia morto cristianamente non lo esime dalle sue pesanti responsabilità politiche e storiche.

    • Fabio ha detto in risposta a Pippo

      Avrà indubbiamente avuto le sue responsabilità politiche e storiche, (come altri del suo tempo), tuttavia il contesto epocale turbolento e sciovinista, in cui si ritrovò a governare il Regno Sabaudo, sarebbe già di per se motivo di attenuazione delle sue eventuali colpe.
      La stessa sfiga che un paio di decenni più tardi toccò anche a Francesco Giuseppe I d’Asburgo, imperatore cattolico, ritrovatosi nel bel mezzo di un inferno di ferro e fuoco, in quanto il suo antico e grande impero costituiva un ostacolo alle mire di creare un futuro organismo sovranazionale e plutocratico europeo, quello in cui viviamo oggi.

    • Max ha detto in risposta a Pippo

      Ammiro le persone con cosi’ tante certezze.

      • Pippo ha detto in risposta a Max

        la ringrazio della sua ammirazione, purtroppo la storia che ci viene insegnata è profondamente falsata. Mio bisnonno di parte materna fu uno dei bersaglieri di Porta Pia, le posso garantire che dal racconto che mi fece mia nonna le cose andarono in modo diverso dacome ci viene descritto nei libri di storia.

        • Max ha detto in risposta a Pippo

          Guardi, alla fine sulla religione stiamo dalla stessa parte. Ma questo continuo attribuire alla massoneria ogni problema, critica, attacco alla Chiesa che leggo da alcuni utenti di questo sito mi sembra – non ne abbia a male – un po’ infantile. Qualche tempo fa, in una discussione su Galileo, mi son visto chiedere “ma Galileo era massone?”

          Vede, lei ha scritto per esempio:

          “che l’unità d’Italia sia stata una iniziativa di stampo massonico per eliminire due Stati, il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio giudicati incompatibili con l’evoluzione laica degli Stati europei in quanto “cattolici” è un dato di fatto

          Queste sono, ne converra’, affermazioni molto pesanti e richiedono prove schiaccianti ed irrefutabili.

          Ho letto e riletto, da amateur, le complesse vicende della Storia europea dell’800 e non trovo scritto che le potenze europee diressero iniziative per estinguere i cattolici Stato della Chiesa e Regno delle Due Sicilie e realizzare l’Unita’ d’Italia, perche’ erano governate da massoni anticlericali. Si parla di ragioni politiche, strategiche, economiche, sociali, culturali. Eppure gli storici sono di ogni estrazione: cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, agnostici, atei, conservatori, liberali. Gli stessi storici che hanno riabilitato il ruolo della Chiesa nel Medio-Evo, cancellando l’idea che fosse una forza reazionaria ed al contrario notando come avesse promosso il progresso scientifico.

          Mentre gli ideali liberali e di separazione tra Stato e Chiesa possono aver giocato un ruolo e l’anticlericalismo era certamente presente in alcuni ambienti, queste idee non erano esclusivi della massoneria.

          Ricordo anni fa che un massone scrisse una lettera alla buonanima di Indro Montanelli, lamentandosi del fatto che questi non avesse inserito i contributi della massoneria alla storia del nostro Paese nel suo monumentale libro sulla Storia d’Italia. Montanelli rispose stringato “Ma caro X, dove avrei potuto mettere i contributi della massoneria nel mio libro?”

          Pero’ vedo che lei ha gia’ la risposta pronta: “la storia che ci viene insegnata è profondamente falsata.” Questo e’ un modo di fare delle persone che credono ad improbabili tesi complottistiche, non all’imparziale disamina dei fatti.

          • Pippo ha detto in risposta a Max

            senz’altro la massoneria non è la causa di tutti gli avvenimenti storici, ma prendiamo un fatto storico. Garibaldi era il capo della massoneria italiana, su questo penso che anche lei concorderà. In contatto con la massoneria inglese che gli “suggerì” l’impresa dei Mille. Le pare che mille soggetti raccogliticci, male armati e peggio addestrati potessero sconfiggere un esercito professionale di centomila uomini bene armati ed organizzati? No evidentemente. Cosa accadde che nessun libro ci racconta? Cavour, altro anticlericale e massone, corruppe tutti i generali borbonici con un ammontare di denaro equivalente a 20 milioni di euro attuali e promettendo posti di comando nel futuro esercito unitario. Infatti dai racconti dei soldati borbonici si viene a conoscenza della loro meraviglia quando i loro comandanti, invece di dare l’ordine di attaccare il disordinato “esercito” garibaldino davano l’ordine di ritirarsi. I Mille rischiarono l’annientamento quando un generale, che gli inviati di Cavour si erano dimenticati di contattare, fece il suo lavoro. “Dimenticanza” che venne immediatamente riparata. Poi si ironizzò per un secolo sull’esercito di franceschiello. Ricordo inoltre che l’unico aiuto che Garibaldi ricevette fu quello delle navi inglesi “casualmente” dislocate vicino alle coste siciliane.

            • Max ha detto in risposta a Pippo

              Per provare queste affermazioni, deve presentare prove che:

              – Garibaldi agi’ su istruzioni della massoneria inglese;

              – Cavour corruppe tutti i generali borbonici tranne uno, per poi riparare;

              – che nessun, dico nessuno, libro di uno storico qualificato ci dica che tutti tranne uno i generali borbonici furono corrotti;

              – che gli interessi degli Inglesi erano guidati dalla massoneria e non dalle summenzionate cause politiche, strategiche, economiche, sociali, culturali;

              Roba lunga.

              • Pippo ha detto in risposta a Max

                ovvio che nessun libro citi quanto da me sostenuto ma solo uno sciocco può pensare che mille sbandati che partirono senza armi, recuperate a metà strada, figuriamoci quale potesse essere la preparazione militare, potessero sconfiggere un esercito ben organizzato e formato da soldati non di leva ma di professione di 100mila unità. Non occorrono prove o libri, basta usare la ragione. In ogni caso ci sono le testimonianze dei soldati borbonici dell’epoca che descrivono strane ritirate e nessuna volontà di combattere da parte dei loro comandanti. Come mai? Come ho detto sopra il mio bisnonno fu uno dei bersaglieri di Porta Pia. Lei pensa di trovare qualche libro di storia che riporti i fatti come lui li raccontò? Non è questione di “complottismo” ma di non essere ingenui.

                • Max ha detto in risposta a Pippo

                  Non erano 1000, arrivarono ad essere decine di volte di piu’ (gia’ questo dimostra lo scarso livello di conoscenza della materia), il governo dei borboni era diventato tirannico e perdeva supporto popolare, scoppiavano rivolte in Sicilia ed altre regioni da loro governate, Garibaldi fu aiutato a piu’ riprese, perche’ la sua impresa ispirava molti giovani e meno giovani ad unirsi ed a finanziara…

                  “Ovvio che nessun libro citi quanto da me sostenuto…”

                  Abbia pazienza Pippo, questa frase chiude ogni dialogo. Come ho detto prima, gli storici vengono da ogni formazione eppure nessuno parla di un complotto massonico per distruggere i Borboni – con cui gli Inglesi avevano fatto ottimi affari – e lo Stato della Chiesa.

                  Se lei vuole continuare a credere che le Torri Gemelle siano state minate e fatte esplodere perche’ qualcuno che conosce era li’, faccia pure. Ma non si aspetti che altre persone non contestino tali affermazioni, espresse con il tono dell’assoluta certezza (“dato di fatto”, lei ha scritto piu’ volte) e non si schierino contro ragazzate come “ovvio che nessun libro citi quanto da me sostenuto…”

                  • Pippo ha detto in risposta a Max

                    credere alle versioni ufficiali, è come credere alla favola di Biancaneve, ma se la cosa la consola continui pure. Ha ragione, non erano mille, ma di meno vistoche circa 300 non vollero proseguire il viaggio una volta giunti a Talamone. Ma lei crede veramente che un esercito raccogliticcio composto in massima parte da avanzi di galera potesse prevalere su un esercito organizzato e cento volte superiore in uomini ed armamenti?

              • Pippo ha detto in risposta a Max

                qualche informazione esiste anche basta cercarla http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=34149

  4. Sebastiano ha detto

    Bah, sta a vedere che fra un po’ lo faranno santo…

    • Fabio ha detto in risposta a Sebastiano

      I sovrani devono fare i conti con la propria coscienza, anche quando si ritrovano trascinati in guerra per circostanze d’induzione o alleanze, quindi indipendenti dalla loro diretta volontà.
      Il popolo, invece, è solito a presentare il conto da pagare ai sovrani.
      Facile è giudicare; molto più complesso è governare.

      Ma per fortuna la santità non è virtù alienata ai re, infatti nel 2004, Papa San Giovanni Paolo II beatificò l’ultimo Imperatore Austroungarico Carlo I d’Asburgo, riconoscendogli molte virtù cristiane.

      Consiglio la lettura del libro “Requiem per un impero defunto”, di Francois Fejto, edito da Mondadori, per comprendere appieno la trappola che fu tesa all’Austria-Ungheria, la personalità di Carlo I, i suoi reiterati e vani tentativi di porre fine al Grande Conflitto Mondiale, l’accanimento internazionale contro di lui, il modo in cui morì e le ragioni che avrebbero indotto Papa San Giovanni Paolo II a canonizzarlo, oltretutto elogiandone il suo operato politico.

  5. Enrico ha detto

    Ma cosa può dire un sacerdote che accorre al capezzale di un moribondo anche se scomunicato? Nulla del colloquio.

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