A tre anni dall’uccisione di Eluana…, il punto sulla situazione
- Ultimissime
- 17 Feb 2012
Da quando tre anni venne uccisa Eluana Englaro tante verità sono emerse. Pochi giorni fa si è celebrata la II° Giornata nazionale degli stati vegetativi, istituita dalle associazioni delle famiglie con parenti in stato vegetativo e con disabilità gravissime, svoltasi proprio lo stesso giorno di morte di Eluana (dopo essere stata lasciata morire di fame e di sete, soffrendo, come ha spiegato il dott. Giuliano Dolce, Primario e direttore dell’Istituto Sant’Anna di Crotone, che la visitò e come descrisse dettagliatamente l’inviata del “Corriere della Sera” quel giorno). Vediamo qual’è il punto della situazione.
RICERCA SCIENTIFICA
Da quel giorno la ricerca scientifica pare avere accelerato fortemente il suo corso, al punto che la comunità internazionale dei neurologi è arrivata a proporre di annullare la definizione stessa di stati vegetativi, preferendo parlare invece di veglia a-relazionale, cioè malati svegli e coscienti che non riescono a relazionare con l’esterno (anche se oggi possono farlo con un caschetto apposito -chiamato “Elu1” in memoria di Eluana- progettato al Centro don Orione di Bergamo e acquistabile con 90 euro, vedi anche qui), ma sono coscienti in larga parte, possono addirittura apprendere e imparare e hanno movimenti volontari. Si è anche arrivare a scoprire che il 40% delle diagnosi di stato vegetativo è sbagliata. In questi giorni la dott.ssa Matilde Leonardi, direttore scientifico del “Coma Research Centre” dell’istituto Besta di Milano ha affermato che: «Non dobbiamo chiederci “Che cosa vorresti tu se capitasse a me”. La domanda vera è: “Che cosa dobbiamo fare noi, come società, quando ci troviamo davanti a persone in queste condizioni”. È sbagliato anche porre la questione in termini di “diritto alla vita” o “diritto alla morte” perché non stiamo parlando di malati terminali […] Tra l’accanimento terapeutico, che riguarda tutti quei trattamenti sproporzionati alla situazione clinica del paziente che recano più danni che benefici alla persona, e l’abbandono – vogliamo chiamarlo con il vero nome, eutanasia? -, che non è previsto in Italia, che provoca direttamente e volontariamente la morte di un malato grave, si inserisce la posizione della “perseveranza terapeutica”. Una modalità con la quale ci si prende cura dei pazienti, anche gravi, in modo che possano godere di trattamenti adeguati alla loro situazione». Il dott. Louis Puybasset, invece – direttore da 12 anni il reparto di rianimazione dell’ospedale parigino Pitié-Salpêtrière-, nel suo libro “Eutanasia, il dibattito troncato” recentemente pubblicato in Francia sottolinea come i cittadini non abbiano gli strumenti adatti per affrontare certe tematiche nella giusta prospettiva a causa della «confusione che regna, nell’emotività che si accompagna ad ogni caso, alla non conoscenza della verità in gioco e, soprattutto alla non conoscenza della legge stessa». Sopratutto, anche a causa della militanza dei promotori della morte nei media, non si capisce che «non è l’eutanasia l’alternativa all’accanimento terapeutico, la vera alternativa sono le cure palliative, ma questo, chi lo sa?». La dignità, continua lo specialista, è «l’argomento più utilizzato dai sostenitori dell’eutanasia. Ma l’idea che un essere umano possa perdere la propria dignità perché è fragile, malato, vecchio e perché vive in una situazione di estrema dipendenza, è semplicemente un’idea intollerabile dal punto di vista medico. Non solo, ma è anche pericoloso: ci vuole poco a suscitare la sensazione che qualcuno non sia più “degno” in una società divorata dall’efficienza, dal giovanilismo, dalla spettacolarizzazione», come accade nei Paesi in cui è stata legalizzata, come in Olanda, dove anche chi soffre di solitudine può oggi chiedere l’eutanasia. Tutte conquiste mediche, comunque, puntualmente ignorate e respinte dai promotori della morte (quella “dolce”, come la chiamano loro), che hanno il loro guru in Beppino Englaro (il tizio che diceva “Quando Eluana sarà morta, tacerò”, e oggi va nelle scuole a promuovere l’eutanasia): Radicali, l’Associazione Coscioni, i bioetici del gruppo di Maurizio Mori ecc.
SONDAGGI E APPROVAZIONE
Tommaso Scandroglio ha mostrato su “La Bussola Quotidiana”, quanto “il popolo sia bue“, ovvero muti il suo giudizio a seconda della spinta che riceve dai media, e la vicenda di Eluana è stata creata apposta per essere mediatica. I recenti sondaggi mostrano che laddove tira il vento dell’attenzione massmediatica, lì ci sarà anche il favore dell’italiano medio. Il picco massimo di giudizi favorevoli al testamento biologico si è registrato esattamente tre anni fa, quando Eluana Englaro morì: 81,4% era la percentuale di italiani che consideravano Dat, testamento biologico e documenti simili come strumenti molto utili. Già dall’anno seguente la percentuale era in declino, perché parallelamente scivolava verso il basso anche la pressione massmediatica a senso unico su questo tema. Oggi siamo appunto al 65%, solo un anno fa eravamo al 77,25%. Stessa cosa dicasi per l’eutanasia: al momento attuale solo la metà del popolo italico parrebbe benedire la dolce morte, ma nel 2006 quando il caso Welby era rovente il giudizio favorevole era espresso ben dal 74% delle persone intervistate. Si è anche notato che le domande fatte agli intervistati contenevano appositi “addolcimenti” sui termini, adatti per influenzare le risposte. Infatti, la domanda sul “suicidio assistito“, che non può essere chiamato in modo più “leggero”, vede oggi il 72% dei contrari. I dati provengono tutti da Eurispes. Tutto pare dunque essere basato sull’emozione del momento, con il tempo e il calo dell’attenzione mediatica il giudizio si rasserena, diventa più freddo e dunque più ragionevole. La percentuale più alta di oppositori si riscontra, come per il caso dell’aborto, nella classe medica, ben poco influenzabile dai quotidiani. Nel Regno Unito, uno dei Paesi di continuo riferimento per il partito radicale, si parla oggi dell’80% di medici contrari a eutanasia e suicidio assistito, con picchi negli specialisti in medicina palliativa, proprio a conferma delle parole del dott. Puybasset riportate qui sopra.
FALSITA’ E MISTIFICAZIONI VARIE E “RADICALI”
Tuttavia, come ha notato Francesco Agnoli, la vita di Eluana (anzi, la sua eliminazione) è stato usata come grimaldello per l’apertura delle porte al diluvio di suicidi assistiti nel nostro paese. Fatta la breccia avrebbe seguito la rottura della diga. Eppure non è cambiato nulla, «i malati desiderano vivere e i loro cari vogliono dimostrare sino all’ultimo il loro amore». Alla faccia del numero incredibile di eutanasie “clandestine” (è lo stesso trucco, la stessa parola usata per legalizzare divorzio e aborto) che sarebbero emerse alla luce del sole, secondo i radicali, dopo Eluana. Giuliano Guzzo ha invece voluto rilevare alcune mistificazioni create attorno ad Eluana:
1) Non è vero che venne visitata da molti medici, ma venne fatta una sola perizia, quella del professor Carlo Alberto Defanti incaricato dal padre di Eluana. Tuttavia venne vista, come già detto, anche dal dott. Dolce, il quale registrò che, oltre ad aver ripreso, negli ultimi tempi, un regolare ciclo mestruale, Eluana era in grado di deglutire autonomamente, di variare il ritmo respiratorio a seconda degli argomenti trattati vicino a lei. Non soffriva in alcun modo e la sua salute non era in pericolo. Tutti elementi puntualmente trascurati dai pronunciamenti giudiziari, nei quali compare invece la sola (e datata) perizia di Defanti. Roberto Saviano, senza mai aver visto Eluana, arrivò a scrivere che Eluana aveva il «viso deformato, le orecchie divenute callose e la bava che cola, un corpo senza espressione e senza capelli». La giornalista Lucia Bellaspiga, che la vide due volte e fu l’ultima giornalista a farle visita, la descrisse così: «Eluana è invecchiata poco, è rimasta ragazza davvero, anche nella realtà, non solo in quella congelata dalle foto […] i lineamenti sono poco diversi da prima, non peggiori o migliori, diversi […] dal suo sguardo capisci che è una disabile, a occhi chiusi potrebbe essere la persona più sana del mondo […] il volto è rilassato, pieno, normale, non abbruttito».
2) La Corte d’Appello di Milano che decise sulla sospensione del nutrimento di Eluana, dopo che per sei volte i magistrati negarono al tutore di Eluana il permesso di anticiparne la morte (guarda caso si disse di “si” proprio quando la vicenda comparì sui media) si basò sull’irreversibilità dello stato vegetativo, concetto oggi ampiamente superato dalla letteratura scientifica (ma anche allora venne riconosciuto dal presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani) e sconfessato dall’esperienza di numerosi “risvegli”, e si basò su una ricostruzione “indiretta” della volontà terapeutiche di Eluana attraverso il suo «stile di vita», collocandosi in netto contrasto con altri pronunciamenti coevi della Suprema Corte, la quale sottolineò (qui e qui) la necessità di «una dichiarazione articolata, puntuale ed espressa, dalla quale inequivocabilmente emerga detta volontà».
3) Da parte di Eluana non ci fu mai una dichiarazione precisa, tant’è che la stessa Corte d’Appello di Milano ha messo nero su bianco come sia stato il Beppino Englaro, e non Eluana, a richiedere la sua morte: «La. S.C. non ha ritenuto che fosse indispensabile la diretta ricostruzione di una sorta di testamento biologico effettuale di Eluana, contenente le sue precise dichiarazioni di trattamento […] ma che fosse necessario e sufficiente accertare che la richiesta di interruzione di trattamento formulata dal padre in veste di tutore riflettesse gli orientamenti di vita della figlia».
Beppino Englaro, ricorda ancora Agnoli, si è battuto quasi 17 anni, cioè sin dal principio della disgrazia, per ottenere di poter lasciar morire sua figlia; 17 anni in cui Eluana è stata servita e accudita con amore, non da lui, ma dalle suore misericordine; in quei 17 anni, Eluana non ha sofferto affatto, mentre è morta sola e sofferente «in una lenta agonia che ha devastato l’organismo», come scrissero 25 tra i massimi neurologi italiani, contrari all’esecuzione. Ma a nessuno interessa più, giustizia è fatta: Eluana doveva morire ed è morta.
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72 commenti a A tre anni dall’uccisione di Eluana…, il punto sulla situazione
L’esame autoptico rivelò inoltre le condizioni gravemente deteriorate del fisico della donna ed in particolare dei polmoni e dell’apparato respiratorio in generale; di fatto, a causa della paresi e del prolungato decubito, i polmoni di Eluana erano irrigiditi ed ossificati. Il cervello della donna, inoltre, presentava lesioni di devastante gravita’, ad ulteriore conferma che la sfortunata giovane, fin dal momento dello schianto automobilistico, aveva irreparabilmente perduto le proprie funzioni cognitive e di comunicazione.
Mi chiedo come si può parlare di sofferenza riguardo una persona senza facoltà cognitive.
Ugo, ti sei accorto che la fonte citata da Wikipedia, ovvero il Corriere della Sera, NON parla delle funzioni cognitive di Eluana:
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/eluana_englaro_autopsia_procuratore_morte_protocollo_7e72f74c-f82f-11dd-9277-00144f02aabc.shtml
Immagino che lo abbia scritto tu su Wikipedia, vero?
Ugo è stato dimostrato che gli embrioni, quando sono ancora nel grembo materno, sono già in grado di soffrire, diresti forse che una persona adulta non abbia un cervello più sofisticato e maturo (benché danneggiato) di un embrione? Mi sembra azzardato sostenere che non si può parlare di sofferenza e dolore nel caso di Eluana.
Gli “embrioni” di nove mesi di età, sicuramente. Quelli di poche settimane sicuramente no….
mi ricordo una barzelletta:
Avvocato: Dottore, quando visitò per la prima volta il mio assistito, controllò il battito cardiaco?
Dottore: No.
Avv: Controllò il polso e la temperatura corporea?
Dott: No.
Avv: Controllò se respirava?
Dott: No.
Avv: E allora come faceva ad essere sicuro che il mio assistito fosse veramente morto?
Dott: Perché il suo cervello non era nella scatola cranica, ma era diviso in quattro parti in un contenitore accanto al corpo.
Avv: E non ha considerato che tale circostanza potesse non essere sufficiente a stabilire che fosse morto?
Dott: No, perché il suo assistito non era un avvocato.
beato te che hai delle certezze.
Puoi girarla come vuoi, ma stai giustificando l’assassinio di una persona che non poteva nemmeno difendersi!!!
Ahh, se ci basiamo sulle barzellette allora stiamo freschi.
A scanso di equivoci, il cervello di Eluana era nella scatola cranica.
Barzellette a parte, sul dolore fetale c’è un interessante approfondimento: https://www.uccronline.it/2010/04/22/aborto-e-dolore-fetale/
Ma qualcuno che bazzica su wikipedia può eliminare quell’assurda nota che non vuol dire niente? Almeno che si metta “senza fonte”.
E’ vergognoso (semmai ce ne fosse bisogno) il modo di trattare certi argomenti da parte di questa pseudoenciclopedia.
Intanto non si capisce da dove wikipedia, nota enciclopedia on line MOLTO OBIETTIVA, E CHE NON METTE MANO AD UNA VOCE SE NON E’ PERFETTAMENTE SICURA DI TUTTE LE FONTI, prenda questi risultati, visto che in nota risulta questo articolo del corriere, che non fa menzione di tutto ciò:
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/eluana_englaro_autopsia_procuratore_morte_protocollo_7e72f74c-f82f-11dd-9277-00144f02aabc.shtml
Ugo, non esistono persone senza facoltà cognitive: https://www.uccronline.it/2011/01/20/psicobiologi-spagnoli-risposte-cerebrali-in-stato-vegetativo-e-minima-coscienza/
Il dott. Dolce è stato chiaro: “Eluana soffre”.
L’esame autoptico rivelò inoltre le condizioni gravemente deteriorate del fisico della donna ed in particolare dei polmoni e dell’apparato respiratorio in generale; di fatto, a causa della paresi e del prolungato decubito, i polmoni di Eluana erano irrigiditi ed ossificati. Il cervello della donna, inoltre, presentava lesioni di devastante gravita’, ad ulteriore conferma che la sfortunata giovane, fin dal momento dello schianto automobilistico, aveva irreparabilmente perduto le proprie funzioni cognitive e di comunicazione.
Mi chiedo come si può parlare di sofferenza riguardo una persona senza facoltà cognitive.
Eluana Englaro è stata lasciata morire di fame e di sete per volontà del padre con il il consensa dei giudici: tutto il resto sono palle!!!
Giusto!
Ci prendiamo, giustamente, cura degli animali abbandonati, e poi chiamiamo “pietà” il lascia morire una persona, conscia o meno che sia, di fame e di sete: io questa non la chiamo pietà, ma crudeltà…
L’autopsia ha categoricamente escluso che: 1) potesse risvegliarsi; 2) potesse avere funzioni cognitive. Questo vuol dire che è morta nel 1992.
E allora perchè non l’hanno sepolta subito? Avrebbero risparmiato tanto tempo…
e perchè non le hanno sparato?
Non ce ne sarebbe stato bisogno secondo Ugo, tanto era già morta 🙂
un mio amico, come già detto tempo fa, a causa di una infezione cerebrale è andato in coma.
Il neurologo vista la tac alla moglie ha detto: “Signara questa è la tac di un morto”
sono passati due mesi, ora parla, è perfettamente cosciente e inizia a fare piccole dosi di ginnastica alle braccia.
Cosa dici era meglio farlo morire?!
Nel corso dei secoli il criterio universalmente e scientificamente accettato di morte si è evoluto: fino al XIX secolo per stabilire se una persona era morta bastava mettere uno specchio sulla bocca della persona (se rimaneva pulito voleva dire che la persona non respirava più, cioè che era morta), controllare il polso ed altre elementari manovre.
Nel corso del XX secolo la medicina ha avuto nell’insieme più progressi rispetto a tutti i secoli precedenti messi insieme.
I passi da gigante fatti nella diagnostica e nella terapia hanno avuto ripercussioni anche nella medicina legale e quindi anche nello stabilire i nuovi criteri di morte.
Per questo una commissione internazionale di medici si riunì ad Harvard nel 1968 e stabilì, con prove alla mano, che un soggetto può essere considerato morto quando il suo EEG risulta piatto (per i cattolici: anche la Chiesa Cattolica ha accettato il criterio scaturito da Harvard).
Ecco: l’EEG di Eluana dal 1992 al 2009 fu tutt’altro che piatto, cioè Eluana, secondo la medicina (cioè secondo la scienza), fu in vita fino alle 19.35 del 9 febbraio 2009.
Voglio comunque far notare che Eluana sarebbe stata considerata viva anche in base ai criteri pre-Harvard, visto che respirava autonomamente e il suo cuore batteva.
Ugo, ti sei accorto che la fonte citata da Wikipedia, ovvero il Corriere della Sera, NON parla delle funzioni cognitive di Eluana:
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/eluana_englaro_autopsia_procuratore_morte_protocollo_7e72f74c-f82f-11dd-9277-00144f02aabc.shtml
Immagino che lo abbia scritto tu su Wikipedia, vero?
“L’autopsia ha categoricamente escluso che: 1) potesse risvegliarsi; 2) potesse avere funzioni cognitive. Questo vuol dire che è morta nel 1992.”
Mi chiedo come si possa parlare di morte quando hanno dovuto farla morire di fame e di sete.
Se era già morta nel 1992, perché accanirsi ad ucciderla?
Anche lui era morto 23 anni fa…evidentemente allora esiste la resurrezione: https://www.uccronline.it/2011/11/23/in-%E2%80%9Cstato-vegetativo%E2%80%9D-per-23-anni-si-sveglia-%C2%ABero-consapevole-di-tutto%C2%BB/
Gli stati vegetativi hanno coscienza di sé e del mondo: https://www.uccronline.it/2011/08/19/nuovo-studio-scientifico-gli-stati-vegetativi-hanno-coscienza-di-se-e-del-mondo/
Ugo, le tue certezze sono inquietanti, spero di non capitare mai sotto i tuoi ferri!
Per quel che ne so, le cose stanno in modo un po’ diverso:
Eluana, nonostante le lesioni, aveva un regolare ritmo sonno-veglia (rivelato da un EEG), aveva dei movimenti degli occhi e respirava autonomamente (cioè senza bisogno di essere attaccata a delle macchine).
L’unica macchina a cui era attaccata era quella per la nutrizione/idratazione, poiché Eluana aveva perso la capacità di deglutire: concorderete con me che nutrizione e idratazione (cibo e acqua, insomma), anche se somministrate da una macchina, non sono né farmaci né terapie, ma normali supporti vitali (poiché chiunque di noi, se non mangia e non beve per troppo tempo, è destinato a morire).
In base a questi dati mi sento di dire che dal 1992 al 2009 Eluana, nonostante la pesantissima invalidità (totale incapacità di muoversi, di parlare, di esprimersi…), fu una persona col cervello VIVO, cioè tutt’altro che un “corpo tenuto in vita artificialmente”.
Io non so dire – e credo che pochi saprebbero dirlo con certezza – se Eluana soffrì per la fame e per la sete a cui fu sottoposta (proprio per farla morire) negli ultimi giorni di vita.
Ma anche se non soffrì, è chiaro che far morire una persona col cervello leso ma vivo è comunque una barbarie.
E poi non dimentichiamoci che durante la sospensione di cibo e acqua i medici (anche queste notizie sono di pubblico dominio) ritennero opportuno somministrarle degli ansiolitici: cioè, in altre parole, i medici avevano ravvisato la probabilità che Eluana, prima di morire, soffrisse per la fame e per la sete.
Mi chiedo come si può parlare di sofferenza riguardo una persona senza facoltà cognitive.
Quindi i neonati non soffrirebbero veramente? Se è così, cosa li spinge a piangere appena usciti dal ventre materno?
GiulianaM la sola posizione che assumono i soggetti è un sintomo di sofferenza lo sai?
?
Ugo, lo hai già scritto. E’ tutto quello che hai da dire?
Perdere la cognizione non significa non soffrire. I neonati non hanno capacità cognitive, eppure soffrono tant’è che piangono prima ancora di uscire dalla pancia.
Io poi non capisco l’atteggiamento di Beppino Englaro nei confronti delle Suore di Lecco che per 17 anni hanno accudito Eluana.
Queste suore si sono prese cura di Eluana giorno e notte per 17 anni… la cambiavano, la lavavano, la nutrivano, le facevano fare la ginnastica passiva per limitare le piaghe da decubito, ecc… Cioè queste persone hanno fatto tanto, praticamente tutto, per Eluana.
E Beppino, invece di ringraziarle, ha ritenuto opportuno accusarle per la loro opinione contraria alla morte di Eluana: siamo al paradosso!
E poi tutto il tempo passato da Englaro nei tribunali… e poi il fatto che, non ancora sepolta la figlia, stava già organizzando conferenze stampa (insieme ai medici della clinica di Udine e ad esponenti del partito socialista, radicale…) per sbandierare il “diritto all’autodeterminazione”…
Io non voglio giudicare nessuno, però mi pare che in questa vicenda Eluana, da persona che era, sia stata non solo uccisa ma pure trasformata in una bandiera ideologica.
L’atteggiamento del padre è comprensibile. Lui sapeva che la figlia non avrebbe voluto quei trattamenti. Io avrei agito come lui, cercando in tutti i modi di far riconoscere la volontà di mia figlia. Il problema è in che modo la magistratura abbia ricostruito quella sua volontà. Occorre il testamento biologico.
Lui sapeva? E come lo sapeva….erano passati anni da quella presunta affermazione.
Questo ragazzo è fortunato a non essere stato tuo figlio: https://www.uccronline.it/2010/07/15/cambia-idea-batte-le-palpebre-e-si-salva-il-testamento-biologico-e-pericoloso/
Il padre ha fatto una pura battaglia politica, ci voleva un caso del genere per aprire le porte. Le colpe maggiori sono comunque quelle dei radicali che hanno voluto usare Beppino e Eluana per i loro fini ideologici, sacrificando la vita di una persona. La volontà non è ricostruibile, sopratutto perché gli stati vegetativi sono tutto tranne che vegetativi (oggi possono comunicare grazie alla tecnologia). Le persone cambiano idea, sopratutto se la decisione viene presa in uno stato differente, come quello dell’essere forti e sani. Il ragazzo citato da Raffa è uno dei tanti esempi. Inoltre le parole di Beppino potevano benissimo essere inventate, nessuno lo avrebbe contraddetto.
per favoreeeeee! Il padre non sapeva nulla perchè nulla la figlia ha mai espressamente dichiarato a tale riguardo. La figlia sottoposta a “trattamenti”? Quali? Un “trattamento” medico serve a curare una patologia, Eluana non aveva patologie, era solo una handicappata grave, non una persona malata. La magistratura ha emesso una sentenza ideologica, sulla base di presunzione e non di prove. Il testamento biologico non risolve nulla, è uno specchietto per le allodole, in quanto delega solo al medico la decisione finale.
bisognerebbe conoscere le motivazioni della sentenza. Io non le conosco. A priori, senza conoscenza dei dati, mi sembra sia stato un abuso. Concordo sulla urgenza del testamento biologico.
Ripeto, gente come questo ragazzo è fortunata a non essere tuo figlio: https://www.uccronline.it/2010/07/15/cambia-idea-batte-le-palpebre-e-si-salva-il-testamento-biologico-e-pericoloso/
Non sono d’accordo che sia urgente il testamento Biologico. Io e il signore la pensiamo uguale per cui https://www.uccronline.it/2011/04/04/il-neurologo-zampolini-%C2%ABnon-sono-credente-ma-dico-no-al-testamento-biologico%C2%BB/ .
E’ questo che è agghiacciante: si è deciso della vita di una persona con una sentenza, forse non si riesce a capire bene quale sia la gravità di ciò che è avvenuto. Siamo forse impazziti tutti?
Rispondendo a Ugo in modo definitivo:
1) Ugo inserisce un link a Wikipedia in cui si dice che Eluana aveva perduto le funzioni cognitive. Wikipedia mette come fonte un articolo del Corriere in cui però NON C’E’ nessun accenno alle condizioni di Eluana, men che meno alle sue funzioni cognitive. Questo è l’articolo usato dall’utente che ha inserito quella frase su Wikipedia, molto probabilmente lo stesso Ugo La Serra: http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/eluana_englaro_autopsia_procuratore_morte_protocollo_7e72f74c-f82f-11dd-9277-00144f02aabc.shtml
Il dott. Dolce in questo articolo spiega che Eluana stava bene e cambiava respiro a seconda delle parole che le si diceva: http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2010/2/10/ELUANA-Il-medico-che-la-visito-lo-stato-vegetativo-e-vita-e-non-e-questione-di-fede/66240/
2) Anche se fosse vero che Eluana avesse perse le funzionalità cognitive, questo non significa affatto perdere le funzionalità sensoriali e propriocettive. I neurologi che hanno firmato l’appello, conoscendo lo stato di Eluana, hanno parlato di sofferenza e lenta distruzione dell’organismo. Lo stesso Corriere spiega che la causa di morte è stata la disidratazione, una delle morti più sofferenti che possano esistere: http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_11/eluana_englaro_autopsia_procuratore_morte_protocollo_7e72f74c-f82f-11dd-9277-00144f02aabc.shtml
E’ morta disidratata per l’ipocrisia di non usare strumenti eutanasici attivi.
cioè una pallottola nel cranio?
Esatto…potevano strapparle il cuore. Sarebbe morta all’istante.
Solo un’aberrazione giuridica può far morire di sete un essere umano!!!
E quali sarebbero questi “strumenti eutanasici attivi” che eviterebbero le sofferenze mentre si muore?
Forse il cocktail di farmaci che somministrano nelle “cliniche della morte” svizzere (ad esempio come quella in cui si è diretto Lucio Magri per farla finita) o olandesi, cocktail che è simile, se non uguale, all’iniezione letale con cui negli USA giustiziano i condannati a morte?
L’iniezione letale, sebbene i boia dei carceri americani la definiscano “la più umana tra le condanne a morte” (e se si fa il confronto con la camera a gas o con la sedia elettrica l’affermazione probabilmente è vera), provoca non di rado una lenta, penosa e straziante agonia nel condannato.
Sarebbero dunque questi i metodi alternativi alla morte per disidratazione…?
Una pallottola in testa è molto più indolore e dura un attimo.
Forse non si usa perchè dà l’idea, tutto sommato corretta, di una “esecuzione”…
cosa che in effetti è!
Le chiacchiere vane di una persona che non ammette la verità, adesso ci farà un sermone sui suoi presunti “ideali” ma in sostanze della vita umana non se ne cura, anzi la pone al di sotto dei suoi ragionamenti per arroganza intellettuale.
Se non mi ricordo male la morte di Eluana ruotava tutto sulla controversa questione di considerare l’idratazione e la nutrizione artificiali terapie mediche, oppure no, fornendo quindi la possibilità al padre Englaro di richiedere la sospensione della terapia in quanto accanimento terapeutico, come di fatto è avvenuto. Infatti ai sensi dell’art. 32 della Costituzione nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, anche se indispensabile per la sopravvivenza. Lo stesso avvenne, più o meno, anche nel caso Welby, a parte che la volontà di quest’ultimo era chiara, che si trattò di sospendere la respirazione artificiale e che il distacco venne eseguito arbitrariamente (nel senso non a seguito di sentenza) ed ovviamente con il consenso dello stesso Welby, dal suo medico anestesista, il quale è stato tra l’altro prosciolto dalle accuse in quanto il reato non sussiste.
Se ne deduce che per la legislazione italiana i trattamenti che riguardano le necessità primarie: nutrizione, idratazione e respirazione, sono assimilabili a terapie mediche e quindi in certi casi potrebbe configurarsi l’accanimento terapeutico, la cui sospensione è una forma di eutanasia passiva.
Viceversa l’eutanasia attiva diretta, a quanto ne so, è un vero e proprio reato per la legislazione italiana, anche se quella indiretta (decesso causato dall’effetto secondario di sedativi o morfine) credo sia molto meno controllabile e di fatto quindi non punita (pare che sia Welby che la Englaro ne beneficiarono).
Ora, il problema dell’eutanasia risiede tutto nel dilemma se sia più da tutelare (anche per un credente) la libertà dell’uomo e quindi la sua autodeterminazione, oppure la vita umana in quanto dono di Dio. Se ho capito bene, tu Luigi, sei dalla parte della libertà sempre e cmq, coerentemente con le tue idee espresse nel tuo ultimo blog che rilevavano l’incompatibilità tra assolutismo ed universalità dei valori etici.
Per quanto riguarda l’eutanasia (ma solo questa e non il suicidio assistito) ho già espresso il mio parere in altro blog, ovvero che non ho certezze così granitiche e credo che una legislazione troppo rigida in questioni che attengono al dolore personale e familiare non sia adeguata. Insomma, in questo caso anch’io sto dalla parte della libertà, che cmq ricordo è un valore universale e coerente con l’etica universale cristiana (e qui forse sei tu a cadere in contraddizione rispetto a me).
Nel commento qui sotto analizzavo più che altro la volontà dell’individuo e prediligevo quella attualizzata alla situazione, che forse e presto sarà consentita dalla medicina, rispetto a quella anticipata “al buio” mediante la dichiarazione formale del cosiddetto testamento biologico. Ma come vedi resto sempre e cmq nel recinto della volontà individuale. Perchè “al buio”? Perchè qualsiasi mia volontà è frutto delle mie esperienze passate, belle e brutte, e dell’idea razionale ed emotiva che mi sono fatto del mondo, ma sempre restando cmq “me stesso”, ovvero senza subire cambi di paradigma indesiderati, come per es. anche solo perdere una gamba o un occhio, figuramioci poi essere costretto in stato vegetativo persistente. Come potrei prendere oggi, sano e robusto e con l’intelletto integro, una decisione su quell’eventuale infausto mio destino di domani (facendo le corna), dato che ovviamente in un certo senso non potrei definirmi neanche la stessa persona? Potrei forse esprimere un parere per una statistica, ma prendere una decisione definitiva che riguarda direttamente la mia persona, come potrei prenderla oggi ed essere certo che valga anche per domani? Devo essere sincero: se qualcuno mi chiedesse cosa sceglierei tra l’amputazione di entrambi gli arti inferiori o tenermi gli arti e allo stesso tempo abbreviarmi l’esistenza, non saprei cosa rispondere. Per quanto mi riguarda è una domanda talmente assurda, tipo come mi sentirei ad essere un pipistrello, dato che da quarant’anni, più o meno, cammino e corro su due gambe.
Ma perchè la foto raffigura Terri Schiavo se l’articolo è su Eluana? Capisco che i casi sono simili…
Vero, scelta infelice. Ci scusiamo.
http://youtu.be/nojG5csLnlY
http://youtu.be/oxjmu79hvto
http://www.amicidieluana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3&Itemid=2
Bisogna chiamare le cose con il loro nome, lo Stato uccide le persone. La vita umano non può essere assoggettivata a nessuno, perché come nessuno sceglie di nascere nessuno deve scegliere di morire sotto influenze negative della propria psiche.
Mi ha colpito il seguente brano dell’articolo sul casco cerebrale Elu1 progettato dall’ingegnere Salpietro.
“Il nostro cervello quando pensa, cioè quando appunto ha coscienza (seppur minima come nel caso di SV), emette un segnale elettrico con delle frequenze, e i moderni sensori sanno leggere tali impulsi neuronali, in pratica “vedono” il pensiero prima che si traduca in azione.”
Avevo letto già qualcosa del genere in un libro di neuretica, cioè di etica delle neuroscienze ed in particolare l’etica nei casi di pazienti in stato vegetativo, o meglio in stato di minima coscienza, anche se la distinzione tra i due stati pare non essere così netta, né sia scontata la loro irreversibilità.
In pratica sembra che si arriverà presto ad una tecnologia simile a quella progettata dall’ing. Salpietro che permetterà una comunicazione, ancorchè minima ed elementare, con questi pazienti, in modo di sondare le loro volontà.
Ed è qui che nasce il problema etico, dato che qualcuno di questi pazienti potrebbe esprimere la volontà di non voler essere più accudito e di rifiutare le eventuali terapie e/o strumenti necessari al suo mantenimento e cura; per es. potrebbe rifiutare il sondino gastrico che lo alimenta. E sappiamo che questa richiesta è legittima per un paziente in stato di piena coscienza; allora come la mettiamo in questi casi?
Inoltre se fosse provato a livello scientifico che la volontà delle persone in stato vegetativo o in stato di minima coscienza non fosse cancellata a livello cerebrale, lo stesso testamento biologico non avrebbe senso, in quanto, almeno potenzialmente, la volontà del soggetto potrebbe essere antitetica a quella espressa dal medesimo nel proprio testamento biologico. Non è detto che avvenga sempre così, ma non è scontato che questi casi non possano verificarsi. Se ciò fosse vero, paradossalmente il testamento biologico potrebbe ritorcersi contro lo stesso soggetto che lo ha autografato, ovvero che questo strumento è totalmente inefficace, anzi direi inutile, ovvero più o meno carta straccia.
Vi ricordate che in un recente commento avevo avanzato la proposta di una scienza dello spirito che possa agire parallelamente ed indipendentemente dalle scienze naturali, il cui oggetto fosse lo spirito dell’uomo, quali la volontà, libertà, coscienza, mente, ecc..? Ed avevo detto che l’approccio di questa scienza avrebbe dovuto essere di tipo olistico e non riduzionistico, come sono costrette le scienze naturali che si devono attenere scrupolosamente al metodo galileiano? Prendiamo il caso di un paziente in stato vegetativo: le scienze naturali emettono la loro sentenza studiando esclusivamente l’encefalo del soggetto, e quindi solo gli impulsi neurali.
Ed è qui l’errore, in quanto si ignora totalmente l’ambiente del soggetto sia oggettuale che relazionale umano, come nel caso di Eluana sono state del tutto ignorate le testimonianze delle suore misericordine che l’hanno accudita e servita per ben 17 anni! Invece secondo la scienza naturale ciò non conta nulla, mentre è determinante la vera e propria sentenza emessa dalla classe medica circa 17 anni prima e l’eventuale misurazione delle onde cerebrali eseguita in seguito. Insomma si dà più retta alle risultanze empiriche di una macchina qualsiasi, piuttosto che al contesto relazionale in cui il soggetto è vissuto per ben 17 anni! A mio parere l’ approccio scientifico nel senso classico, almeno in questi casi, è totalmente irrazionale, follia pura.
Condivido, bravo mi stupiscono sempre i tuoi ragionamenti…
…o deliri.
Grazie!
Ciao Antonio:
“Inoltre se fosse provato a livello scientifico che la volontà delle persone in stato vegetativo o in stato di minima coscienza non fosse cancellata a livello cerebrale, lo stesso testamento biologico non avrebbe senso, in quanto, almeno potenzialmente, la volontà del soggetto potrebbe essere antitetica a quella espressa dal medesimo nel proprio testamento biologico. ”
Beh a quel punto con questa nuova tecnologia basterebbe chiedergli di confermare o smentire l’approccio inizialmente indicato.
Come fai a postulare una scienza olistica? La vedo un po’ dura concettualmente.
Ma la scienza potrebbe provare che esiste una volontà senza riuscire ad accedervi..la intendevo in questo senso.
Secondo me la scienza riduzionistica ed analitica ha il problema di studiare la complessità in quanto è troppo frammentata e parla linguaggio affatto diversi l’uno dall’altro. E non è una mia invenzione, dato che per esempio, le stesse neuroscienze si frammentano in un’infinità di discipline neuro+qualcosa (fino alla neuropsicologia), le quali sono obbligate ad intrecciarsi e comunicare tra loro per riuscire a studiare la complessità dei livelli funzionali superiori.
Quindi anche per lo stesso studio dello stesso encefalo non è più adatto un approccio riduzionistico che prevede la suddivisione cerebrale in moduli distinti, ciascuno con una propria funzione, per il semplice fatto che il cervello non funziona così. E’ finita l’era che prevedeva lo studio della corteccia per spiegare le funzioni dei livelli “elevati e spirituali” e delle aree sottocorticali per spiegare le funzioni dei livelli “bassi ed arcaici”. L’evoluzione ha riguardato tutto l’encefalo contemporaneamente, sia le sue parti corticali che quelle sottocorticali, e le funzioni motorie, emotive e cognitive, interessano tutte queste zone cerebrali, anzi spesso i circuiti neurali sono i medesimi (si pensi solo alla scoperta dei gangli della base, strutture sottocorticali primitive sede dei comandi motori, determinanti anche per le funzioni superiori cognitive, emotive e pare anche per la stessa coscienza). Di fatto per lo stesso studio del cervello non si può più parlare di conoscenza delle diverse strutture modulari ma di conoscenza globale dell’intero encefalo. Ma io rilancio ancora, dato che secondo me, lo studio di un singolo encefalo non ha senso se non inquadrato in un contesto più ampio di encefali più prossimi al primo. Non sto ovviamente parlando di telepatia o cose del genere, tuttavia è innegabile che il cervello, la cui plasticità non può essere negata, non può dirsi immune dalle influenze ambientali e quindi culturali e relazionali, tanto che la dicotomia cervello-ambiente non mi pare che abbia più senso. Ma come si fa a confrontare il cervello di Eluana con quello di una persona sana, come se possa esistere un modello cerebrale medio di riferimento che prevede una rigiditezza cerebrale già smentita dalle stesse neuroscienze? Ma chi lo dice che una coscienza, ancorchè minima di Eluana, non possa emergere da strutture sottocorticali e non dalla sua corteccia oggettivamente devastata? Perchè quindi ignorare del tutto lo studio ambientale e relazionale, abbastanza continuo e stabile in cui quel determinato encefalo è stato “coltivato” per quasi due decenni?
Le neuroscienze stanno espandendo le loro ricerche delle funzioni elevate dalla corteccia alle strutture sottocorticali, e quindi a tutto l’encefalo, mentre io, forse, non ne sono certo, anticipo il passo naturale successivo che prevederà l’espansione extracranica e quindi lo studio relazionale cervello-ambiente, o se vuoi anche cervello-cervelli adiacenti. La cosa ti pare così assurda?
Povera Eluana, tradita dal padre e trattata come una mozzarella….
Diglielo ai radical-fascisti, che applaudono alla loro stupidità altro che libertà.
Parlano tanto ma sono burocrati del ragionamento contorto, hanno attaccato fin dall’origine l’Uomo dalle sue fondamenta più profonde, la loro arroganza distruggerà scienza, società e cultura!
Infatti non è un caso il fatto che qualcuno abbia scritto su un muretto:”Peppino boia”. La sua fredezza, non accompagnarla in ospedale a morire, farla morire di stenti quando un sacerdote gli ha chiesto di lasciarle almeno l’idratazione, il pavoneggiarsi nei comizi politici… io non ho parole per quest’uomo.
Diciassette anni prima, quella ragazza aveva commesso una colpa gravissima, e la giustizia degli uomini era stata inflessibile. “Guida in stato di ebbrezza giovanile” era il capo di imputazione, e il tribunale, per scoraggiare ogni emulazione, aveva emesso una condanna esemplare: ergastolo, in una cella di isolamento totale, in condizioni di assoluta deprivazione sensoriale.
E così era cominciato il calvario di quella ragazza. Ma suo padre, un uomo timido e determinato, non aveva mai smesso di lottare per lei. Sosteneva, quell’uomo, di aver parlato una volta con sua figlia e di averla sentita elogiare la libertà, come bene prezioso, superiore ad ogni altro, senza il quale non avesse senso continuare a vivere.
E passo dopo passo, quell’uomo era riuscito a fare breccia nel cuore di quei giudici inflessibili, era riuscito a ottenere un riesame del caso, fino a raggiungere la sospirata sentenza di riabilitazione.
Il giorno di quella sentenza, Beppino si era sentito come quel gigantesco indiano che, nel finale del film “qualcuno volò sul nido del cuculo”, aveva detto al suo sfortunato amico lobotomizzato: “io ora me ne vado, ma non ti lascerò qui: ti porterò via con me”.
Dopo tutti quegli anni, la ragazza era completamente spenta, ma quel giorno, sull’ambulanza che si allontanava, Beppino pensava che sua figlia era lì, con lui, finalmente libera.
Diciassette anni prima, quella ragazza aveva commesso una leggerezza gravissima, e le leggi di natura, che non sono come la giustizia degli uomini che può essere applicata o interpretata, erano stata inflessibili.
E così era cominciato il calvario di quella ragazza. Ma suo padre, un uomo meschino e determinato, aveva deciso di farle pagare a caro prezzo i sogni infranti contro un muro. Sosteneva, quell’uomo, che quella figlia non avrebbe più potuto essere nessuno nella vita e che, quindi, non aveva senso lasciarla continuare a vivere.
E passo dopo passo, quell’uomo era riuscito a fare breccia nel cuore di giudici malleabili, era riuscito a ottenere un riesame del caso, fino a raggiungere la sospirata sentenza di morte.
Il giorno dell’esecuzione, Beppino credeva di sentirsi più libero, ma calo sul suo cuore un olezzo gelido di morte dal quale non riuscirà più a liberarsi finché vivrà.
Dopo tutti quegli anni, la ragazza era completamente spenta, ma quel giorno, sull’ambulanza che si allontanava, Beppino pensava che sua figlia era finalmente libera, mentre nella realtà la stavano portando sul tavolo di anatomopatologo che, dopo averla sezionata, ne avrebbe dato i vari pezzi in pasto ai vermi.
Scusate, ma qualcuno di voi ha un proprio caro in stato vegetativo? Sapete quanto e’ logorante vedere ogni giorno una persona ridotta a un corpo rigido, con un foro in gola, che continua a scatarrare con lo sguardo perso nel vuoto? Credete sia facile chiedere di non mantenerlo in vita? O lasciarlo in quelle condizioni sapendo con certezza che lui non vorrebbe? Io mi trovo in questa condizione dal 2009 e credetemi NIENTE e’ facile! Per questo sono fermamente convinta che ognuno debba poter scegliere nel pieno delle proprie facoltà.
Capisco ma il caso di Eluana è diverso perchè erano le suore a prendersene cura non il padre, tra l’altro la madre non voleva che la uccidessero.
Nel caso di tuo papà mi spiace molto, so bene che non è per nulla facile sopratutto se lo si ricorda quando era “diverso”. Il cambiamento di stato di una persona è davvero terribile, tuttavia non credo che questo giustifichi chiedere di curare il suo stato con la medicina della morte. Io vedo mia nonna che in 10 mesi è completamente diventata assente, passa la giornata seduta a fissare il vuoto. Non è molto diverso dall’essere in stato vegetativo, non è più “utile” a nessuno come direbbero i radicali (giustificando così l’eutanasia). Tuttavia ho messo da parte i ricordi e ho ricominciato tutto con lei.
Citi il testamento biologico, ma sai bene quanti sono stati i risvegli. Tanti di loro avevano anche firmato un testamento biologico poi in qualche modo hanno riuscito a far capire il loro cambiamento di idea (vedi qui: https://www.uccronline.it/2010/07/15/cambia-idea-batte-le-palpebre-e-si-salva-il-testamento-biologico-e-pericoloso/). Tanti altri invece non ce l’hanno fatta e sono stati uccisi. Le persone in stato vegetativo hanno solo problematiche di relazione, ma spesso sono coscienti di quanto succede attorno (vedi qui: https://www.uccronline.it/2011/11/23/in-%E2%80%9Cstato-vegetativo%E2%80%9D-per-23-anni-si-sveglia-%C2%ABero-consapevole-di-tutto%C2%BB/), sono persone che sognano e adesso possono anche comunicare. Ti consiglio pertanto di metterti in contatto con loro: http://www.amicidieluana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3&Itemid=2
un omicidio politico resta sempre un omicidio politico.
Beppe Englaro dovrebbe stare in galera!!!
Finire in galera, lo farebbe sembrare e sentire un eroe.
Così, invece, rimane un padre che ha soppresso, per interesse, una figlia gravemente handicappata.
Leggendo i vostri commenti, mi meraviglio di quante certezze vantate. Sophie sa che “la mamma non voleva che la uccidessero” – mi chiedo se erano amiche intime e Sophie è stata depositaria di tale confidenza, certo che poi trattatare Eluana da mozzarella non è poi così profondo e pieno di umano sentimento. Mi complimento anche per il delirante commento di Lorenzo – da dove nasce tanto astio e disprezzo? Forse dal suo animo profondamente Cristiano?
Pochi in questo blog possono vantare di sapere veramente qual’è stata la verità, ma di fondo sussiste un unico problema: non è determinante sapere da un punto di vista scientifico se una persona in SV percepise o meno il mondo intorno a lei, non serve avere grandi disgnosi per poi eroneamente paragonare gli SV ai gravi disabili. La cosa fondamentale è riconoscere la volontà dell’essere umano che si ritrova in queste condizioni, e capire se vuole o meno rimanere così, se è disposto a percorrere il suo calvario o preferisce rinunciare a subire per anni l’invasione di mani altrui sul proprio corpo. E’ questo che ci dobiamo chiedere. Quanto siamo disposti a subire? Quando Eluana ha avuto l’incidente non esisteva ancora la possibilità di esprimere le proprie volontà per scritto, per cui è puerile attaccarsi a questa scusa, ma sicuramente come abbiamo fatto noi tutti, ne avrà parlato con i genitori ed avrà espresso il suo parere. Beppino ha avuto la forza di difendere quello che evidentemente era una forte presa di posizione della figlia. Impariamo a rispettare la libertà dei propri simili prima di lanciarsi in attacchi ciechi e sordi al lamento di un altro essere umano.
E’ un commento certamente dettato dal sentimentalismo e non mi stupisce dato il lavaggio del cervello mediatico.
“La mamma non voleva che la uccidessero”: non serve essere amiche, basta leggere i giornali.
“di sapere veramente qual’è stata la verità” le informazioni nell’articolo avvicinano molto alla verità.
“e capire se vuole o meno rimanere così, se è disposto a percorrere il suo calvario o preferisce rinunciare a subire per anni l’invasione di mani altrui sul proprio corpo”…la scienza aiuta proprio a questo. Sdoganare il suicidio o l’omicidio non credo sia la soluzione.
“Beppino ha avuto la forza di difendere quello che evidentemente era una forte presa di posizione della figlia”
Non è stato dimostrato, avrebbe benissimo potuto mentire (è la mia opinione infatti) per usare la figlia per la battaglia sull’eutanasia in Italia. Inoltre se fosse vero era il parere della figlia di ALLORA, nulla dimostra che non abbia cambiato idea nel frattempo, come ha fatto questo ragazzo che è riuscito a salvarsi anche se aveva firmato un testamento biologico: https://www.uccronline.it/2010/07/15/cambia-idea-batte-le-palpebre-e-si-salva-il-testamento-biologico-e-pericoloso/
A parte il fatto che la povera Eluana non guidava in stato di ebbrezza, ma fu “tradita” dal fondo stradale gelato e pertanto viscido e dal fatto che guidava un’automobile potente e probabilmente in grado di sviluppare una velocità notevole – e che comunque la giovane era andata a divertirsi ad una festa come ogni ventenne merita di fare (era una colpa? Se vado a ballare con amici “merito” di schiantarmi contro un muro e di piombare in condizioni di totale incoscienza?)…
Mi meraviglia come tutti cerchino di “appropriarsi” – passatemi il termine – di una donna che nessuno di noi ha mai conosciuto e della quale nessuno, salvo chi la conobbe PRIMA dell’evento che ha tranciato la sua vita, è stato amico.
Lo stato di Eluana – e lo si legge nel referto autoptico – era devastante. Tetraparesi, polmoni ossificati, cervello danneggiato, gli occhi vittime di deviazione sghemba (guardavano, cioé, in direzioni opposte), le orecchie deformate per il forzato decubito in posizione girata… Frattura della seconda vertebra che la paralizzava dalla nuca in giù, impedendole anche di deglutire la saliva che doveva dunque essere aspirata o lasciata defluire tenendo la paziente voltata di lato… Clisteri periodici perché la poveretta non era più in grado nemmeno di liberare l’intestino, e pannolone. Ed un tubicino infilato da naso a stomaco per “pompare” preparati nutritivi reperibili solo nelle farmacie ospedaliere, non certo il cibo che noi mangiamo quotidianamente.
Niente passeggiatine in giardino né desideri di maternità – anzi, quando sentii l’allora presidente del consiglio affermare che la giovane avrebbe potuto “generare un figlio” ho avuto i brividi e mi domando come mai nessuno di voi abbia fatto menzione di tale commento agghiacciante: come può una donna ridotta così “generare un figlio”? Come può un uomo qualsiasi pensare di ingravidare una creatura tanto offesa?
Io credo a ciò che il padre della ragazza affermato. Il padre, perché la madre – sconvolta per la disgrazia che si era abbattuta sulla figlia – pochi mesi dopo l’incidente si ammalò di neoplasia, con diverse ricadute e metastasi in tutto il corpo – c’è anche parte della scienza medica che afferma che traumi di tale portata possano facilitare l’insorgenza delle malattie tumorali. Quando la figlia si spense nel febbraio 2009, la Signora Englaro era costretta a letto, in gravi condizioni, affetta da metastasi alla spina dorsale.
Il padre, e le amiche di Eluana (che la conoscevano da una vita, a differenza di noi, e ammisero anche di essere rimaste perplesse quando Eluana commentò con loro quanto accaduto all’amico finito in coma, dichiarando che lei non avrebbe mai voluto finire così…) – loro la conoscevano, noi no. Non riesco a credere che queste persone, che amavano una persona e l’hanno perduta tanti anni fa in modo così ingiusto, fossero animate da una presunta crudeltà egoista e da desideri di eutanasia, morte, ecc.
Né mi pare si presentò alcun suo amico o conoscente – eppure prima dell’incidente Eluana aveva un sacco di amici, e molti di loro per anni ed anni si recarono da lei in clinica, peraltro senza mai avvertire alcun “segnale” che la giovane percepisse la loro presenza – a rappresentare una diversa e contraria volontà della ragazza. Presumo che se mai qualcuno avesse saputo ciò, si sarebbe fatto avanti, posta la mole di iniziative di ogni genere che furono assunte per ogni dove tra il 2008 ed il febbraio 2009.
Non mi permetterei mai e poi mai di dire ad alcuno come deve considerare la propria vita e le fasi finali di essa. Io so con certezza che mai e sottolineo mai vorrei ridurmi in quello stato, priva di coscienza e volontà, dipendente dalle cure altrui anche per le più umili necessità. Criticatemi pure, ma io di una vita che non si fa più vivere e mi relega a letto, tra pannoloni e tubicini nel naso (o suturati allo stomaco) non saprei che cosa farmene. Preferirei di gran lunga morire che finire così. La morte fa parte della vita e rifiutarla per ottenere in cambio una condizione che io ritengo umiliante ed è – purtroppo – irreversibile e senza speranza, no, non fa per me. Preferisco andarmene con dignità ed essere ricordata per ciò che ero “prima”. Non intendo imporre ad alcuno di fare come me – ma nessuno può impormi di fare come lui vuole.
1) Non capisco cosa c’entri l’incidente.
2) Le uniche a prendersi cura di Eluana sono state le suore, per 17 anni. Non certo il padre.
3) Chi ha fatto il referto autoptico? E’ possibile verificare quanto hai scritto?
4) Di quel che dice Berlusconi sinceramente me ne importa una fava.
5) Il padre ha sicuramente usato la figlia per motivi politici, tant’è che oggi è nel partito radicale e promuove l’eutanasia nelle scuole. Il suo mito era Loris Fortuna, il parlamentare che ha fatto i primi disegni di legge sull’eutanasia in Italia: http://win.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=1146 Quanto vale una dichiarazione rilasciata in modo emotivo 17 anni prima? Sei sicura che quello che hai affermato una sera di 17 anni fa vorresti che si avverasse oggi?
6) Esistevano decine di amici che hanno testimoniato contro le parole del padre. Un esempio: http://www.medicinaepersona.org/resources/articolo/N11f4b41f1e3d69bba65/N11f4b41f1e3d69bba65/31-giornale.pdf
7) Eluana non aveva nessun tubo, gli stati vegetativi hanno coscienza e possono anche comunicare grazie alla tecnologia. La dignità è vivere accogliendo anche la malattia, non morire.