Consiglio di Stato: «il matrimonio omosessuale non rispetta l’ordine naturale»

consiglio di statoConsiglio di Stato e nozze gay. Una sentenza rivoluzionaria che conferma l’illegalità in Italia della trascrizione di matrimoni omosessuali contratti all’estero, nel verdetto alcuni passaggi davvero positivi per chi difende la famiglia naturale.

 

La notizia non è certo nuova: il Consiglio di Stato ha confermato che la Costituzione italiana riconosce soltanto il matrimonio naturale e che le trascrizione da parte di sindaci ribelli di nozze omosessuali contratte all’estero sono illegali. Volevamo comunque dare rilievo ad alcune sfumature che non sono particolarmente emerse e che giustificano un, seppur minimo, razionale ottimismo.

Innanzitutto facciamo notare come in questi anni diversi pronunciamenti abbiamo smontato completamente i pochi argomenti avanzati dai sostenitori Lgbt. In particolare, con la sentenza n.138 del 2010, la Corte Costituzionale ha chiarito definitivamente che le nozze gay sono incostituzionali poiché «l’istituto del matrimonio civile, come previsto nel vigente ordinamento italiano, si riferisce soltanto all’unione stabile tra un uomo e una donna». Ha poi aggiunto un particolare molto importante: «la normativa medesima non dà luogo ad una irragionevole discriminazione, in quanto le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio». Con una chiara sentenza, venne smontata dunque la legittimità del matrimonio omosessuale e l’equivalenza tra unioni omosessuale e eterosessuali.

Nel 2015 la Cassazione si è rifatta a tale sentenza, confutando in particolare la tesi del “diritto al matrimonio omosessuale” e quello del “ce lo chiede l’Europa”. «Deve escludersi», dice la sentenza, «che la mancata estensione del modello matrimoniale alle unioni tra persone dello stesso sesso determini una lesione dei parametri integrati della dignità umana e dell’uguaglianza, i quali assumono pari rilievo nelle situazioni individuali e nelle situazioni relazionali rientranti nelle formazioni sociali costituzionalmente protette dagli articoli 2 e 3 della Costituzione». Nel nostro Paese, dunque, non c’è alcuna lesione dei diritti delle persone omosessuali, ed inoltre «l’articolo 12 della Carta dei diritti fondamentali della Ue, ancorché formalmente riferito all’unione matrimoniale eterosessuale, non esclude che gli Stati membri estendano il modello matrimoniale anche alle persone dello stesso sesso, ma nello stesso tempo non contiene alcun obbligo». Quindi, l’Europa non ci chiede proprio nulla.

Arriviamo dunque alla recente sentenza del Consiglio di Stato, il quale ha sostenuto che «il matrimonio omosessuale deve, infatti, intendersi incapace, nel vigente sistema di regole, di costituire tra le parti lo status giuridico proprio delle persone coniugate (con i diritti e gli obblighi connessi) proprio in quanto privo dell’indefettibile condizione della diversità di sesso dei nubendi, che il nostro ordinamento configura quale connotazione ontologica essenziale dell’atto di matrimonio». Per cui, «il corretto esercizio della potestà impedisce all’ufficiale dello Stato civile la trascrizione di matrimoni omosessuali celebrati all’estero […]. Non appare, in definitiva, configurabile, allo stato del diritto convenzionale europeo e sovranazionale, nonché della sua esegesi ad opera delle Corti istituzionalmente incaricate della loro interpretazione, un diritto fondamentale della persona al matrimonio omosessuale, sicchè il divieto dell’ordinamento nazionale di equiparazione di quest’ultimo a quello eterosessuale non può giudicarsi confliggente con i vincoli contratti dall’Italia a livello europeo o internazionale […]. Risulta agevole individuare la diversità di sesso dei nubendi quale la prima condizione di validità e di efficacia del matrimonio, secondo le regole codificate negli artt.107, 108, 143, 143 bis e 156 bis c.c. ed in coerenza con la concezione del matrimonio afferente alla millenaria tradizione giuridica e culturale dell’istituto, oltre che all’ordine naturale costantemente inteso e tradotto nel diritto positivo come legittimante la sola unione coniugale tra un uomo e una donna». Il matrimonio è soltanto tra uomo e donna, perché risponde all’ordine naturale, e non c’è alcun diritto al matrimonio omosessuale.

Un secco 3-0, potremmo dire, che è stato male digerito (sopratutto dalla Rete Lenfordavvocati arcobaleno) dal mondo Lgbt il quale si è scatenato contro i giudici non rispettando la sentenza. Due di loro, si è scoperto, sono cattolici (in un Paese in cui l’80% si dichiara cattolico), gli altri tre non si sa. Questo è bastato per parlare di mancata imparzialità del Consiglio di Stato, la quale sarebbe stata invece rispettata se i magistrati fossero stato atei e/o pro-gay. Alla frustrazione dell’associazionismo arcobaleno ha risposto il laicissimo magistrato Vladimiro Zagrebelski: «non si può negare la ragionevolezza delle conclusioni cui è giunto il Consiglio di Stato, che è un giudice che applica le leggi vigenti e si preoccupa del sistema che esse definiscono. Basta sottolineare l’assurdità della pretesa di alcuni sindaci di decidere secondo il loro proprio orientamento, rifiutando di sottostare all’autorità gerarchica da cui, nella materia, dipendono e dando luogo ad un sistema per cui si potrebbe esser sposati oppure no a seconda del Comune (e sindaco) ove si è richiesta la registrazione. Resta l’esempio negativo di un ribellismo improprio da parte di pubblici funzionari, come sono i sindaci nelle loro funzioni in tema di Stato Civile. Sul piano della legge vigente è dunque giunta la parola fine». Azzeccato anche il commento ironico di Mario Giordano, così come sono condivisibili gli interventi del prof. Mario Chiavario, professore emerito di Procedura Penale nell’Università di Torino-, che ha definito “assurda” «la pretesa di un’astensione del giudice, in quanto “cattolico”, dal pronunciarsi in sede giudiziaria su certi argomenti. E’ paradossale che questi attacchi arrivino in gran parte da un mondo che delle proprie convinzioni ideologiche ha fatto il passe-par-tout per ogni sorta di forzature del dettato delle leggi a colpi di sentenze»-, e quello odierno dell’ex procuratore generale Ennio Fortuna.

In realtà si dovrebbe parlare di 6-0 se, oltre alle tre sentenze, ricordiamo -come giustamente ha fatto Mario Adinolfi, direttore de La Croce– che: «vinciamo in piazza, in Parlamento e nella Chiesa. Ovvero il 20 giugno a piazza San Giovanni, la dimensione politico-parlamentare che ha costretto a ritirare il ddl Cirinnà, riscriverlo, ripresentandolo con 23 articoli modificati anziché 19 e saltando il passaggio in Commissione dove il testo era inchiodato. Eppoi c’è la Chiesa: al punto 76 della Relatio finale del Sinodo si legge: “circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”. Oggi la resistenza sta vincendo». Nonostante tutto il main-stream politico, culturale e mediatico remi contro.

La redazione

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17 commenti a Consiglio di Stato: «il matrimonio omosessuale non rispetta l’ordine naturale»

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  1. Vincent Vega ha detto

    Avanfi tutta cari amici, avanti tutta. Non prevarranno, nonostante il demonio, in questo periodo, sia attivo più che mai.

  2. lorenzo ha detto

    Finalmente siete tornati: il cornuto ed i suoi accoliti sono più attivi che mai…
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-per-il-giudice-dei-minori-la-cirinna-e-gia-legge-14296.htm

    • Vincent Vega ha detto in risposta a lorenzo

      Eccome se lo sono, purtroppo. È il momento per i figli della luce di scendere in campo, sono molto felice del ritorno di Uccr. 🙂

  3. cesare ha detto

    una bella risposta a tutti i nostri politici puttanieri…

  4. Francesco ha detto

    Trovo vergognoso l’attacco contro il giudice Carlo Deodato per la sentenza (conforme alla legge italiana)del Consiglio di Stato che non riconosce i matrimoni gay.
    Poi identificare il “giudice cattolico” come se fosse un delinquente mi
    sembra il massimo della ipocrisia.
    Ancora più ipocrita chi dice che è una sentenza ”fuori dal tempo”.
    No, questa è stata una sentenza dentro la legge.
    Si cambi la legge e cambieranno anche le sentenze.Semplice.

  5. Marco ha detto

    Eh sì, due persone dello stesso sesso che si amano e che reclamano pari diritti sono proprio ispirati dall’attività demoniaca, mica dall’amore…

    • Sophie ha detto in risposta a Marco

      Non esiste solo l’amore….. altrimenti a questo punto possiamo dare il via libera alla poligamia, la pedofilia, la zoofilia e quant’altro.

      • Sophie ha detto in risposta a Sophie

        Il disegno di Dio, poi ribadito da Gesù nel Vangelo è il matrimonio fra l’uomo e la donna. Basta. E visto che mi parli di attività demoniaca… bè il diavolo il peccato non te lo presenterà mai per come è, altrimenti saremmo tutti Santi e lui sarebbe rovinato. Tenderà sempre ad addolcire la pillola per farti abboccare.

        • Vincent Vega ha detto in risposta a Sophie

          Infatti non è contro gli esseri umani la nostra battaglia, Sophie.

          “Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. [La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. (Ef. 6 11-12)”

    • lorenzo ha detto in risposta a Marco

      Un padre ama il figlio.
      Un pedofilo ama un bambino.
      Anche se si usa per entrambi il verbo amare ti sembra siano la stessa cosa?

      • Vincent Vega ha detto in risposta a lorenzo

        Ovviamente dirà di no e, da lì in poi, salvare la sua coerenza sarà per lui un’impresa titanica. 😉

    • beppino ha detto in risposta a Marco

      ****Eh sì, due persone dello stesso sesso che si amano e che reclamano pari diritti sono proprio ispirati dall’attività demoniaca, mica dall’amore…****
      .
      Amore porta diritti… può anche essere. Bisogna vedere se l’amore reciproco di questo tipo (o meglio… in questo contesto) va o meno in contrasto con “diritti” di terze parti. Cosa c’entra, ad esempio, il reciproco amore di due omosessuali coll'”imporre” due mamme o due padri ad un neonato o ad un bambino piccolo (per i quali, ricordo, vale implicitamente il principio di priorità nella dialettica diritti-doveri in quanto sono SEMPRE la parte più debole). SEMPRE la parte più debole, é meglio ricordarlo bene, specialmente quando si trovano migliaia di giustificazioni (quasi sempre seghe mentali) che alla fine sono solo tentativi di edulcorare il proprio egoismo di adulti.
      Ed in ogni caso, in questo contesto, non sarebbero in senso stretto “diritti”, casomai “bisogni”. I diritti vanno a braccetto con i doveri; il bisogno, qualora appagato, porta solo guadagno e permette di pensare spensieratamente ai desiderata successivi.

    • FREEZER75 ha detto in risposta a Marco

      Qua Marco, nel caso non lo avessi capito, si parla di applicazione delle attuali leggi in vigore

      Non del fatto che l’amore tra due omosessuali sia o meno uguale a quello etero

      • Vincent Vega ha detto in risposta a FREEZER75

        Dallo stile del commento ho l’impressione (magari errata) che quel Marco sia lo stesso Flavio che scrive su Critica scientifica. Magari sbaglio del tutto eh, ma la saccenza e il tono supponente è il medesimo. 🙂

  6. priscilla ha detto

    Parità di genere: l’unico ambito dove è davvero fondamentale è nella coppia posta a fondamento della famiglia, nucleo fondamentale della società. La coppia omosessuale non rispetta la parità di genere, requisito di base per il matrimonio, dunque non può avere la stessa considerazione della coppia uomo-donna; la nostra legislazione, per fortuna, alemno per ora, non prevede che la famiglia si costituisca con la compravendita di bambini né che gli stessi vengano alienati per il mero capriccio di adulti che pretendono di diventare genitori senza impegnarsi in un rapporto serio e fecondo.

    • Panthom ha detto in risposta a priscilla

      Priscilla condivido il tuo pensiero ma mi permetto di darti un suggerimento: parità di genere…il “genere” è un termine davvero molto ambiguo, credo che almeno noi gender-free dovremmo parlare di “parità di sesso” (come si è sempre detto).

    • Vincent Vega ha detto in risposta a priscilla

      Concordo in foto Priscilla, e mi associo anche a Panthom: meglio evitare di parlare di “genere” in questo periodo. 😉

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