Violenze sessuali e donna-oggetto? E’ la rivoluzione dei costumi…
- Ultimissime
- 02 Feb 2015
L’articolo del novembre scorso pubblicato su “American Spectator” dal suo direttore, R. Emmett Tyrrell, riteniamo sia una lucida analisi della conferma che quella sessantottina fu una allucinazione di massa. La rivoluzione sessuale che ne scaturì produsse un’infinità di sofferenza a uomini e, sopratutto, donne, deresponsabilizzò la sessualità creando e amplificando il fenomeno della pornografia, delle violenze sessuali, delle separazioni (e in seguito dei divorzi), delle malattie sessualmente trasmissibili, della visione del corpo della donna come oggetto pubblicitario.
Sopratutto è la causa della crisi della famiglia, della cellula della società come ha spiegato Papa Francesco: «La crisi della famiglia deriva da una cultura del provvisorio, in cui sempre più persone rinunciano al matrimonio come impegno pubblico. Questa rivoluzione nei costumi e nella morale ha spesso sventolato la “bandiera della libertà”, ma in realtà ha portato devastazione spirituale e materiale a innumerevoli esseri umani, specialmente ai più vulnerabili». Oggi raccogliamo i frutti della rivoluzione del “vietato vietare”.
di R. Emmett Tyrrell*
*fondatore e direttore di “American Spectator”
da “American Spectator“, 26/11/14
E’ così che sta finendo la rivoluzione sessuale. Non con l’utopia della felicità orgasmica per tutti, ma con un gruppo di donne infuriate, spesso settantenni e con nipoti, che ricordano le violenze sessuali subite cinquant’anni fa da Bill Cosby.
Sta finendo con la University of Virginia che sospende le fratellanze e le sorellanze per via degli eccessi libidinosi fra studenti. Nello specifico si parla di un gruppo di stupratori costituitosi all’interno della “Phi Kappa Psi”, università della Pennsylvania. L’istituto non commenta. E’ questo ormai il modo in cui le università trattano le violenze sessuali. Le tacciono, non le considerano.
Le violenze di Bill Cosby e quelle che accadono a scuola sono sulle prime pagine dei giornali. Storie diverse, stesso fallimento. Le utopie sessuali circolano ancora: si parla del diritto alla soddisfazione, sin dalle elementari si insegna l’innocenza del sesso e del controllo delle nascite. Poi si va al college e si trovano però lezioni e counseling sugli stupri. Improvvisamente il sesso non è più divertimento.
Era tutto sbagliato? E’ possibile che la moralità giochi un ruolo importante nel sesso? E’ un discorso vecchio, fuori moda già negli anni Sessanta, quando iniziò la rivoluzione sessuale. Bill Cosby ne fu parte: si sposò con la sua attuale moglie nel 1964, rito cattolico, ma frequentava le feste di Hugh Hefner e il quartier generale di “Playboy”. Se la spassava con le conigliette e le starlette e lo ammetteva pubblicamente.
Ora c’è una sfilza di donne , all’epoca aspiranti attrici e autrici al primo barlume di indipendenza, che raccontano di essere state drogate e violentate da lui, dalla rivoluzione sessuale al 2005. Evidentemente il sesso con Bill non era così innocente come volevano farci sembrare. Qualsiasi sia il giudizio finale su di lui, il coro di donne infuriate per gli abusi e i campus dove il sesso è più rampante dell’apprendimento, ci fanno capire che la rivoluzione sessuale è finita.
11 commenti a Violenze sessuali e donna-oggetto? E’ la rivoluzione dei costumi…
non so se è finita: forse la vecchia, quella del ’68, ma il “progresso” ha prodotto (a mio avviso), nuove varianti di questa cosiddetta rivoluzione, e uomini e donne che vi aderiscono non ci fanno proprio una bella figura.
La speranza è che man mano, chi è passato per il tritacarne delle varie “rivoluzioni” metta la testa a posto e comprenda l’assurdità della cosa e le conseguenze.
Le violenze di Bill Cosby sono sulle pagine di tutti i giornali???
Per essere sicuri che non ci siano eccessi… basta proibire tutto! 😉
Proibire tutto è un eccesso, lo sapevi?
Allora è un eccesso proibire la vita sessuale ai sacerdoti. Su una cosa almeno siamo d’accordo.
I sacerdoti scelgono volontariamente e liberamente la loro vita e la loro strada, sono loro a chiedere di entrare in seminario, esattamente come i monaci e le monache.
E, mentre si risparmieranno una quantita’ di beghe matrimoniali, centinaia di persone li chiameranno “padre” e “madre”.
Ma anche una donna o un uomo scelgono liberamente con chi andare a letto, non vedo quindi la differenza.
E nessuno glielo impedisce, non vedo davvero come i tuoi commenti raggiungano la maturità sufficiente per interessare qualcuno o per offrire un contributo alla discussione.
Io credo sia anche segno di eccessiva ottusità non afferrare la differenza tra costrizione alla castità e voto di castità.
finché è una scelta consapevole non è una proibizione, a meno che il proibire a se stessi qualcosa non sia moralmente sbagliato ora