Originalità e differenze della Bibbia rispetto ai testi mesopotamici

Durante la appena conclusa edizione del “Meeting per l’amicizia fra i popoli”, interessante evento culturale organizzato dal movimento ecclesiale “Comunione e Liberazione”, ha trovato spazio un incontro davvero affascinante dal titolo: “E’ veramente positiva la realtà? Dai popoli della Mesopotamia al popolo della Bibbia”, durante il quale sono intervenuti Giorgio Buccellati, tra le personalità più stimate nella comunità scientifica che si occupa delle civiltà antiche, professore emerito presso il Department of Near Eastern Languages and Cultures e al Department of History di UCLA, fondatore di “The International Institute for Mesopotamian Area Studies” (IIMAS), di cui è attuale direttore e Ignacio Carbajosa Pérez, Docente di Antico Testamento presso la Facoltà di Teologia dell’Università San Dámaso di Madrid. Il tutto è stato introdotto da Davide Perillo, direttore della rivista “Tracce” a cui il prof. Buccellati ha concesso un’intervista nell’aprile scorso.

I relatori hanno messo a confronto le religioni mesopotamiche con quella israelitica descritta nell’Antico Testamento, confutando le affermazioni secondo cui i racconti dell’Antico Testamento sarebbero direttamente dipendenti dai poemi babilonesi, ad esempio, mancando di originalità, nel tentativo di privarlo come conseguenza dell’ispirazione divina. Tuttavia, ha spiegato il prof. Carbajosa Pérez, «con l’allargarsi e l’approfondirsi delle conoscenze si sono constatate le profonde differenze tra le due concezioni della realtà». Attraverso un confronto serrato sui grandi temi dell’Origine della realtà (1), dell’Origine del male (2), e del Confronto con la realtà (3), i due studiosi hanno dimostrato queste enormi e significative differenze, al di là di alcune anologie.

Nei testi mesopotamici, ha fatto ad esempio notare il prof. Buccellati, autore del recente libro «Quando in alto i cieli…». La spiritualità mesopotamica (Jaca Book 2012), non esiste una creazione, ma la realtà prende forma da un caos amorfo, trasformandosi fino all’apparizione del dio supremo che viene indicato con cinquanta nomi: «Non c’è un assoluto, ma la realtà è un sistema omeostatico (ha una stabilità in se stesso). Non c’è un inizio, ma un divenire». Al contrario -ha continuato il prof. Carbajosa- nella Bibbia «“in principio Dio creò il cielo e la Terra”, dando indicazioni di tempo, di un inizio della storia e del fatto che non c’era niente prima dell’atto creativo». Nella concezione babilonese il male è guardato con indifferenza, è causato dalla eccessiva proliferazione di dei, mentre nella Bibbia il male viene posto come obiezione alla bontà di Dio, viene sottolineato il peccato, esso nasce dall’errato utilizzo della libertà da parte degli uomini. Per i popoli mesopotamici, ancora, il tempo è ciclico e prevedibile, c’è il politeismo, gli uomini non hanno un compito, non sono in rapporto con nessun dio, «la Mesopotamia ci propone un rapporto generico con l’Assoluto», ha spiegato Buccellati.  Invece, nella religione “creaturale”, ovvero quella emersa in Israele, si «presuppone un esser chiamati, un rapporto e un confronto con un Assoluto che chiama e che è presente. Un confronto che nel cristianesimo fa venire i brividi, perché si erige allo statuto massimo di vero e proprio evento assoluto».

Ecco dunque che da queste differenze -i dettagli nel video dell’incontro qui sotto- si capisce bene che ad un certo punto nella storia si è introdotto un cambiamento, una linea di confine netta, precisa, di frattura. Questa inedita differenza, tra due religioni nate negli stessi luoghi e nello stesso periodo storico, suggerisce l’avvenimento di un evento eccezionale, cioè lo stesso descritto nella Bibbia: Dio interviene nella storia, sceglie un popolo, lo educa anche duramente, e tutto cambia, si modifica la concezione con la realtà, il rapporto con il male e con se stessi. Ulteriori approfondimenti di tutto questo è possibile trovarli in questi due documenti: “Hebrew contact with near eastern religions” e “Was Christianity cut-and-pasted from other religions?” 

 

Qui sotto il video dell’incontro dal titolo: “E’ veramente positiva la realtà? Dai popoli della Mesopotamia al popolo della Bibbia”

27 commenti a Originalità e differenze della Bibbia rispetto ai testi mesopotamici

  • Lyon ha detto:

    Come no! Prendiamo alla lettera la Genesi, al capitolo 3:
    1 Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti. Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?» 2 La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; 3 ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”». 4 Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; 5 ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male».
    6 La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.
    7 Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s’accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. 8 Poi udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il SIGNORE fra gli alberi del giardino.
    9 Dio il SIGNORE chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?» 10 Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto». 11 Dio disse: «Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?» 12 L’uomo rispose: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato». 13 Dio il SIGNORE disse alla donna: «Perché hai fatto questo?» La donna rispose: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato».
    14 Allora Dio il SIGNORE disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, sarai il maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le bestie selvatiche! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. 15 Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno».

    Il serpente non era affatto il diavolo o il simbolo del medesimo. Era un animale (versetto 1) e ha subito una mutazione (versetto 14). Il fatto che nel cristianesimo sia visto come il diavolo, dimostra semplicemente che tutta la genesi è una storia simbolica di come Dio abbia creato il mondo secondo le leggi scientifiche che oggi stiamo scoprendo con il libero arbitrio. Ah, quasi dimenticavo: la lettura e l’esegesi dell’antico testamento sono molto diversi negli ebrei e nei cristiani. Qui, più che la letteralità dei testi conta il contesto culturale in cui sono stati scritti, lo stesso vale per le differenze tra ebrei e babilonesi e qualsivoglia cultura e/o religione.

    • Michele Santambrogio ha detto:

      Lyon, ancora una volta commenti senza che vi sia un legame con l’articolo. Mi pare evidente che l’Antico Testamento non voglia essere un trattato scientifico o storico ma innanzitutto simbolico e intenzionato ad affermare verità morali (permane comunque un’adesione alla realtà).

      Nessun cattolico legge l’Antico Testamento in modo letterale, ma questo non è nemmeno lo scopo per cui è stato messo per iscritto dai profeti. La tua obiezione dunque, oltre a non c’entrare nulla con l’articolo, è faziosa ed errata.

    • Leon ha detto:

      Che la genesi sia simbolica o meglio allegorica è vero fin dai tempi del primissimo cristianesimo.

      “Un’ animale che ha subito una mutazione”

      Stai Vaneggiando.
      Non c’entra nulla l’allegoria con le mutazioni genetiche.

      Il termine esistenza,l’evoluzione non è in contrasto con l’interpretazione allegorica per il semplice fatto che l’esistere in sè è diverso dal modo con cui esiste.Ovvero il perchè esiste non è la stessa domanda del come esiste,tuttavia nessuno dei due esclude l’altro ma sono complementari.Sul come l’evoluzione è un fatto, sul perchè,non è altrettanto ovvio la cosa.

      Perchè l’universo?

      a)I passi oscuri della Bibbia (e la genesi lo è) vanno anzitutto interpretati con i passi più semplici.(S.Agostino.)

      “Nudo”

      E’ la primissima volta che l’uomo mente,la menzogna lo spoglia della verità,per questo è nudo.Ed ecco che allora anche nella vita reale del 2012 tu vedi le persone coprire “la loro nudità” con la corazza “del bene illusorio” spesso sotto false libertà e false ideologie,L’uomo per non far vedere il suo dolore al suo prossimo,”si veste” pone la maschera,un pò come dice Pirandello,per non far vedere mai il suo lato malvagio ma solo la sua parvanza del bene.Per autoproteggersi pone il suo abito.

      Vestirsi significa non mostrare in giro come noi siamo in realtà.

      La realtà della nostra natura,dei nostri più profondi pensieri e spesso anche delle nostre perversioni,non emerge con il nostro prossimo,con il nostro prossimo emerge spesso “quello che non siamo” quando siamo soli con noi stessi,emerge solo quello che vorremmo essere,buoni e che tutti ci tratassero da tali.

      <>

      Cosi la parola non esprime che una dualità,se dentro di te vi è menzogna,e tu sai perfettamente quando menti o no,allora la parola e l’azione seguira questo scopo.Ma se in te è la verità,allora anche la tua parola e le tue azioni la seguiranno.

      Ma davanti al Signore è come se fossimo nudi.Perchè sono solo due le cose che possono conoscerti,Dio e te stesso,il tuo prossimo vedrà quello che tu scegli di farli vedere.

      Puoi dunque benissimo “apparire” vestito davanti al tuo prossimo di bene e di maschere,ma essere contemporaneamente nudo davanti a Dio.

    • Alcor vega ha detto:

      Intanto incominciamo col dire che per fare un esegesi corretta abbiamo bisogno di due elementi 1 la conoscenza dell’ebraico biblico 2 la preghiera e la meditazione personale sui versetti
      1 rappresenta la ricerca scientifica filologica e letterale dei testi della Bibbia è importante per il cristiano per l’ebreo per il musulmano per l’induista per il Sikh per il buddista ecc ecc serio che voglia approfondire in modo rigoroso certi passaggi e certi simboli che possono sembrare di difficile lettura ma che sorgono di immediata comprensione capendo cosa quel determinato simbolo potesse significare nella cultura e nel sentire di allora.

      2 La meditazione e la preghiera sulla luce dei passi e la sua messa in pratica è determinante per la pratica interiore del serio fedele, la sua ricerca non solo dal punto di visto rigorosamente scientifico ma proprio sulla luce interiore che può donare è il cardine della vita spirituale
      ora di solito il fedele serio passando attraverso queste due fasi fà un opera poderosa di ricerca e mi sembra alquanto superficiale per un non credente giudicare senza esso stesso non essere passato da questi due passaggi

    • J.B. ha detto:

      15 versetti solo per concludere che il serpente è un simbolo e che la Genesi non va interpretata letteralmente…. Bentornati nel 4 sec. d.C., ho gli Unni nel cortile

    • Jacques de Molay ha detto:

      Era un animale (versetto 1) e ha subito una mutazione

      Certo, ed il carro di fuoco che rapì Elia era un UFO e il grande fuoco che si abbattà su Sodoma e Gomorra armi nucleari… Biglino docet! LOL

  • LucasArt ha detto:

    Interessante da un punti di vista culturale. Ma il fatto che sia una creazione originale non ne può dimostrare la natura divina.

    • Michele Silvi ha detto:

      Se se ne potesse dimostrare la natura divina che ne sarebbe della libertà umana?

    • lorenzo ha detto:

      La dimostrazione della Natura Divina della creazione è un dono che è offerto a tutti ma che non tutti sono disposti ad accogliere.
      Come fa giustamente rilevare il filmato, all’uomo è “stato dato il dono della coscienza della libertà” e solo nella libertà si può rispondere all’Amore con l’amore.

      • LucasArt ha detto:

        Offerta sotto quali forme?
        .

        • lorenzo ha detto:

          “Ovunque il guardo io giro
          eterno Dio, ti vedo,
          nell’opre Tue T’ammiro,
          Ti riconosco in me.
          La terra, il mar, le sfere
          parlan del Tuo potere:
          Tu sei per tutto, e noi
          tutti viviamo in Te.”
          (Pietro Trapassi, noto Metastasio)

  • Leonetto ha detto:

    Prendendo la Bibbia per quanto è possibile come documentazione storica o storiografica,si può vedere che nell’AT vengano citati,e descritte diverse popolazioni,Egizi, Cananei, Amorrei, Urriti, Hittiti, Assiri,Horrei
    Babilonesi,Etiopi, Amorrei, Evei, Accadi ma non si fa parola dei Sumeri..
    Eppure questa civiltà mesopotamica sembra essere stata molto influente ed importante,anche dal punto di vista culturale e in zone a contatto con le prime “tribù” ebraiche..eppure non viene citata,a meno che ” Shem “(nome del figlio di
    Noè) non si faccia corrispondere a Shumer/Sumer,e Shin’ar come l’antica Sumer(in maniera del tutto analoga a come Eber da origine al termine ebreo),se così fosse,tramite queste valutazioni storico-glottologiche,unite a parallelismi fra le culture e a reperti archeologici,si dovrebbe concludere che gli autori ebrei della Bibbia, o quanto meno alcuni di essi, ritenessero i Sumeri antenati del popolo ebraico,delle tribù semitiche. E’ probabile che nelle vene
    dei patriarchi ebrei scorresse qualcosa che apparteneva al patrimonio culturale
    di quella che è considerata la civiltà più antica(fra l’altro la provenienza dei Sumeri è ritenuta con estrema probabilità una regione dell’Ararat) ;ma ancora,se questo fosse vero, si concluderebbe la questione su chi fossero gli autori biblici autori dei primi racconti biblici, o se invece questi avessero copiato dai Sumeri.
    Infatti appare molto probabile che non ci sia stata alcuna copiatura,qui vengono fatte notare alcune importanti differenze,poi ve ne sono altre anche più importanti e molte altre considerazioni che si potrebbero fare,ad ogni modo,dicevo appare molto probabile che i discendenti dei Sumeri, cioè i personaggi delle storie bibliche,abbiano invece riveduto e corretto i racconti sumerici riportandoli all’originale verità biblica.
    La Bibbia,non tavolette o storie o miti mesopotamiche, spiega dove iniziò-arono le civiltà ne come e perchè si disperse-ero.
    In qualunque modo la si voglia vedere la logica e l’osservazione dei fatti conduce estremamente di più sul fatto che la narrazione biblica(riscontrabikle anche nella lingua cinese)sia molto più vicina alle origini e che da essa poi vengano fuori tutte le civiltà,miti etc..mesopotamici e non viceversa…

    • lorenzo ha detto:

      Ad una lettura superficiale, i racconti della creazione nelle varie civiltà primordiali, appaiono ricollegabili ad un’unica fonte originaria che, per ovvie ragioni storiche e letterarie, non può essere il racconto biblico.
      Ad una analisi più approfondita invece, come fa ottimamente rilevare il filmato, le risposte alle domande sul perché esiste il mondo e sul perché del male date dagli scrittori biblici, si scostano nettamente, per la loro originalità, da quelle delle altre civiltà.

  • Chris ha detto:

    La questione seppur deviata dall’articolo,mi fa nascere una domanda importante…Quanto la Genesi è attendibile?
    Ovvero,sono d’accordo nel leggere la Genesi come racconto allegorico(mela = immagine del peccato ecc.) ma dove inizia e finisce l’allegoria e dove la storicità dell’evento?

    Se si vuole trattare Adamo ed’Eva come personaggi allegorici allora di conseguenza non cade il senso del peccato?
    E del ruolo di Cristo e della Croce,dove ripara al peccato originale da cui si sono scaturite le sofferenze dell’umanità,visto che ripara ad’un evento che per Cristo è accaduto?

    P.S. spero che sia stato chiaro!

    • lorenzo ha detto:

      Premesso che con Adamo ed Eva la mela non centra nulla, se ti guardi attentamente il filmato troverai la risposta ala tua domanda.

    • Jack ha detto:

      Occorre scindere da verità storiche e verità morali, l’attendibilità dipende da che punto si guarda la Genesi. Se si toglie il peccato originale non si capisce più cosa sia l’uomo, infatti Gesù stesso ne parla e ne affronta le conseguenze.

    • Leonetto ha detto:

      Allora,posto che con estrema probabilità la Genesi non l’hai mai letta(non si parla di nessuna mela e fra l’altro le vicende dell’Eden non sono la genesi ma una narrazione presente in genesi..fra le altre c ose,proprio in questo caso diventano importanti anche tutti gli altri avvenimenti di genesi e molto..),bisogna precisare alcune cose.
      Inanzi tutto,rifacendosi all’ “Enciclica Providentissimus Deus” di Leone XIII,si può osservare che questi raccomandi “di non allontanarsi per nulla dal senso letterale e ovvio” delle Scritture(Genesi compresa), fatta eccezione per il caso in cui “vi sia una qualche ragione che non permetta di tenerlo, o una necessità che imponga di lasciarlo”.Pertanto per taluni credenti fra le teorie scientifiche della storia del mondo non sono si può trovare nessuna necessità che imponga loro di abbandonare il senso ovvio,e per così dire, storico della Bibbia.D’altro canto il magistero della chiesa cattolica si limita al consiglio,ovvero lascia il credente libero di decidere con la propria ragione e competenza fino a che punto sia o non sia difendibile il testo biblico e come interpretarlo alla luce delle conoscenze scientifiche e storiche.Tutto ciò è altresì spiegato per inciso anche da Joseph Ratzinger, che riconosce la sovranità delle idee degli scienziati riguardo la storia naturale: «È compito delle scienze naturali chiarire attraverso quali fattori l’albero della vita si differenzia e si sviluppa, mettendo nuovi rami. Non spetta alla fede». (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI: In principio Dio creò il cielo e la terra. Riflessioni sulla creazione e il peccato. Torino, Lindau, 2006 (prima edizione 1986), p. 78).Detto ciò,si può anche rimandare per il ,diciamo,contorno al “consiglio cattolico” ,di cui dicevo sopra, al catechismo della chiesa cattolica :
      http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P18.HTM

      • Chris ha detto:

        Non ti preoccupare la questione della mela la conoscevo da anni, ma quando pensi al racconto di Adamo ed Eva è immediato ricordarsi del frutto e associarlo alla mela,più che altro è stato errore di distrazione.

    • Daphnos ha detto:

      Ti hanno già risposto in due, ma provo a darti anch’io la mia opinione di non specialista.

      Anzitutto concordo con Jack quando dice “se si toglie il peccato originale non si capisce cosa sia l’uomo”; io credo che il peccato originale sia quella caratteristica ineradicabile dell’uomo che è la sua incapacità cronica di comportarsi rettamente, qualunque modello di riferimento si proponga lui stesso. L’imperfezione della natura umana è evidente, come è evidente la volontà dell’uomo, inesaudita, di cercare la perfezione. Per questo io credo nella dottrina del peccato originale: che Adamo ed Eva siano storicamente esistiti è del tutto indifferente. Il peccato originale lo vedo tutti i giorni, è molto di più di un fatto storico, di un’azione sbagliata commessa da qualcuno qualche migliaio di anni fa. Non è una colpa di cui sento ingiustamente il peso, una vergogna che mi affligge, come i nostri detrattori credono che sia: è un limite di cui, penso, bisogna umilmente prendere atto per poterlo superare.

      Gesù, in questo senso, afferma che si ottiene salvezza dal peccato originale mettendo in pratica i suoi insegnamenti. Il peccato originale non viene cancellato (la natura umana rimane la stessa anche dopo Gesù), ma può essere superato dalla grazia. L’imperfezione umana non viene eliminata, ma la pratica dell’amore può comunque avvicinare l’uomo a Dio, persino più del tentativo di limitare il peccato stesso (Lc 7,47). Questo è il senso della dottrina cristiana sul peccato originale, ed il motivo per cui la dottrina di Gesù può redimere l’uomo.

      • Chris ha detto:

        Daphnos sono d’accordissimo con te,una sola domanda <> tu la intendi come caratteristica primordiale che c’era dall’inizio,cioè da quel momento stesso che fummo allegoricamente “formati dalla polvere”?

        • Chris ha detto:

          “io credo che il peccato originale sia quella caratteristica ineradicabile dell’uomo che è la sua incapacità cronica di comportarsi rettamente” scusa non ho inserito la frase XD

          • Daphnos ha detto:

            Fondamentalmente sì.

            Anzitutto quando dico che è indifferente che Adamo ed Eva siano storicamente esistiti non volevo urtare la sensibilità di chi prende il racconto alla lettera (forse il pollice giù che ho preso la pensa così). Dico che è indifferente rispetto alla situazione di peccato in cui ci troviamo tutti.

            Quando alla caduta, cioè al passaggio temporale da una condizione di perfezione ad una di imperfezione, è una cosa che pare inaccettabile da un punto di vista storico. Cioè, non è necessario pensare che ci fosse fisicamente un tempo in cui l’uomo non aveva bisogno di lavorare la terra per sopravvivere. Penso che in quel capitolo del Genesi ci sia una commistione di elementi di difficile interpretazione, alcuni tradizionali, altri morali, altri ancora esclusivamente narrativi; il fatto di descrivere come “perfetto” un mondo senza peccato originale, forse, deve necessariamente essere inserito “prima” di quello “imperfetto”, visto che quello imperfetto è quello in cui viviamo tuttora. Sperando di evitare l’accusa di eresia, avanzo l’ipotesi che la cosa possa essere una necessità narrativa.

            • lorenzo ha detto:

              Dal “Catechismo della Chiesa Cattolica”

              Il peccato originale – una verità essenziale della fede

              388 Col progresso della Rivelazione viene chiarita anche la realtà del peccato. Sebbene il Popolo di Dio dell’Antico Testamento abbia in qualche modo conosciuto la condizione umana alla luce della storia della caduta narrata dalla Genesi, non era però in grado di comprendere il significato ultimo di tale storia, significato che si manifesta appieno soltanto alla luce della morte e della Risurrezione di Gesù Cristo [Cf Rm 5,12-21 ]. Bisogna conoscere Cristo come sorgente della grazia per conoscere Adamo come sorgente del peccato. È lo Spirito Paraclito, mandato da Cristo risorto, che è venuto a convincere “il mondo quanto al peccato” (Gv 16,8), rivelando colui che del peccato è il Redentore.

              389 La dottrina del peccato originale è, per così dire, “il rovescio” della Buona Novella che Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini, che tutti hanno bisogno della salvezza e che la salvezza è offerta a tutti grazie a Cristo. La Chiesa, che ha il senso di Cristo, [Cf 1Cor 2.16 ] ben sa che non si può intaccare la rivelazione del peccato originale senza attentare al Mistero di Cristo.

              Per leggere il racconto della caduta

              390 Il racconto della caduta (Gen 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’uomo [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 13]. La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori [Cf Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1513; Pio XII, Lett.enc. Humani generis: Denz.-Schönm., 3897; Paolo VI, discorso dell’11 luglio 1966].

      • lorenzo ha detto:

        Il Magistero insegna che il peccato originale viene cancellato dal battesimo.

      • lorenzo ha detto:

        Dal “Catechismo della Chiesa Cattolica”

        1263 Per mezzo del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato [Cf Concilio di Firenze: Denz. -Schönm., 1316]. In coloro che sono stati rigenerati, infatti, non rimane nulla che impedisca loro di entrare nel Regno di Dio, né il peccato di Adamo, né il peccato personale, né le conseguenze del peccato, di cui la più grave è la separazione da Dio.

        1264 Rimangono tuttavia nel battezzato alcune conseguenze temporali del peccato, quali le sofferenze, la malattia, la morte, o le fragilità inerenti alla vita come le debolezze del carattere, ecc., e anche una inclinazione al peccato che la Tradizione chiama la concupiscenza, o, metaforicamente, “l’incentivo del peccato” (“fomes peccati”): “Essendo questa lasciata per la prova, non può nuocere a quelli che non vi acconsentono e che le si oppongono virilmente con la grazia di Gesù Cristo. Anzi, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole ( 2Tm 2,5 )” [Concilio di Trento: ibid., 1515].