L’Ufficio scolastico lombardo: «scuole paritarie? Un patrimonio e un risparmio economico»

Parlare di scuola paritaria significa riesumare ideologie stataliste più profonde e taciute che dai militanti sessantottini della sinistra (anche destra?) extraparlamentare sono passate per osmosi all’area più moderata, e galleggiano ancora in diverse redazioni di quotidiani. Un’intolleranza verso la libertà di educazione tutta italiana, in quanto –come abbiamo già avuto modo di mostrare– nel resto d’Europa le scuole paritarie vengono finanziate completamente (o per una buona percentuale) dallo Stato, risultando poi essere le migliori dal punto di vista qualitativo dei rispettivi Paesi.

In Italia no, nonostante il dipartimento di Scienze antropologiche della facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Genova abbia dimostrato che le paritarie fanno risparmiare allo Stato quasi sei milioni di euro, nonostante la rivista specializzata di settore Tuttoscuola abbia calcolato che lo Stato risparmierebbe oltre 500 milioni di euro l’anno se aumentasse di 100 milioni i contributi alla scuola paritaria, consentendo dunque a più famiglie di sceglierla (ogni euro investito nella paritaria renderebbe allo Stato 5 euro di risparmio), nonostante il MIUR abbia dimostrato che nel bilancio totale dell’istruzione la scuola paritaria rappresenta meno dell’1%, servendo tuttavia ben più alunni di quanto i contributi a essa concessi coprano (ovvero il 10% degli studenti), persiste l’intolleranza verso un finanziamento statale alle paritarie, fomentato dalla leggenda che essa toglierebbe denaro a quella statale.

E’ certamente da stimare l’operato della scuola statale, ma come ha ricordato il card. Angelo Bagnasco arcivescovo di Genova e presidente della Cei – invitato ad un convegno su «La scuola pubblica», organizzato dall’Ufficio regionale per la scuola, l’educazione e l’università e dalla Conferenza episcopale ligure, «almeno per quanto riguarda le scuole paritarie cattoliche la situazione è estremamente critica», esse «hanno costi sempre meno sostenibili per le famiglie, e la Chiesa non è in grado di assicurare a tutti, come vorrebbe, il proprio servizio educativo. Ma la scuola non è un lusso: è un diritto elementare della persona, che deve poter esercitare quella libertà, cioè capacità di scelta, che ne è fattore costitutivo». Da qui la richiesta esplicita affinché lo Stato si faccia carico anche delle scuole paritarie, «che non sono solo cattoliche», perché «è stato anche dimostrato che, se ci fosse un sostegno economico, molte altre famiglie si orienterebbero sulla scuola paritaria». Un vero appello dunque alla libertà di scelta educativa delle famiglie, sostenuto dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale per la Liguria, Giuliana Pupazzoni, secondo cui «la Chiesa ligure ha una grande attenzione e altrettanta tradizione in campo formativo-educativo, soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’Infanzia e la formazione professionale». Parlare di  scuola pubblica occorre riferirsi «sia relativamente all’erogatore che al tipo di servizio reso, e dunque identificarlo con la sola scuola statale non è coerente».

L’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, attraverso il direttore Giuseppe Colosio, ha anch’egli affermato«La scuola paritaria? Un patrimonio culturale e pedagogico da difendere. La sua presenza rappresenta per lo Stato un enorme risparmio economico». E in tempi di “spending review” (controllo della spesa) non intervenire a sostegno della loro attività rischia di apparire antieconomico». Egli afferma di sapere che «queste mie parole potranno risultare sgradite a qualcuno», ma «oggi in Lombardia sul milione e mezzo di studenti oltre 305mila sono iscritti a istituti paritari». Senza essi, «costerebbe allo Stato un miliardo e 400 milioni di euro» mentre oggi per l’intero sistema paritario lombardo, «lo Stato sborsa 120 milioni di euro». Occorre aggiungere la formazione professionale, che con 45mila iscritti, rappresenta per lo Stato un risparmio di 450 milioni di euro. Le parole del «rappresentante» del ministero dell’Istruzione in questo territorio, sono lapidarie: «da un punto di vista economico per lo Stato è decisamente più conveniente che la scuola paritaria continui la propria attività», ma non solo, «l’esistenza della scuola paritaria per il sistema scolastico lombardo è preziosa dal punto di vista culturale e pedagogico», è loro il merito di aver praticamente azzerato la dispersione scolastica, gli istituti statali con la loro rigidità strutturale e organizzativa non ce l’avrebbero fatta.

Anche Elena Ugolini, attuale sottosegretario all’istruzione (“Il Fatto Quotidiano” ha cercato più volte di screditare il suo pensiero ricordando che, ha sì un curriculum di tutto rispetto, ma è stata anche preside del liceo privato Malpighi di Rimini), si è espressa in questi giorni: «siamo consapevoli del valore pubblico che le paritarie svolgono all’interno del sistema, per il bene di tutta la collettività […], intendiamo dare certezza e stabilità a chi gestisce le scuole paritarie e soprattutto vorremmo aiutare le famiglie a poter esercitare il loro diritto di scelta in campo educativo». Fa anche cenno al voler «far maturare un concetto di pubblico nel campo scolastico, in linea con i Paesi più avanzati, superarando l’idea che pubblico equivalga a statale»

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38 commenti a L’Ufficio scolastico lombardo: «scuole paritarie? Un patrimonio e un risparmio economico»

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  1. Andrea Longhi ha detto

    Bene! Ok alle celebrazioni…ora però invito l’on Ugolini a darsi da fare in coerenza ai suoi corretti pensieri.

  2. Vincenzo ha detto

    Nell’articolo, alla riga 12, dovrebbe essere giusto sei miliardi e non sei milioni.

  3. Agnostico ha detto

    Mi sono accorto (con un po’ di sorpresa) di non potermi più definire “di sinistra”.
    Infatti se fossi un propugnatore dello “statalismo” dovrei essere favorevole ad attribuire allo “stato una larga partecipazione e un ampio controllo nei varî settori di attività, soprattutto economiche, del paese” (definizione Treccani) ma purtroppo non lo sono.
    Mi ci vedo meglio nel liberismo ossia in quel “sistema economico imperniato sulla libertà del mercato, in cui lo stato si limita a garantire con norme giuridiche la libertà economica e a provvedere soltanto ai bisogni della collettività che non possono essere soddisfatti per iniziativa dei singoli (è detto anche liberalismo o individualismo economico)” (sempre Treccani).
    Mi sa che i ruoli si sono invertiti. Ad essere statalisti (ossia a volere una partecipazione dello Stato) sono proprio coloro che vogliono i finanziamenti alle scuole private. Attenzione che lo statalismo è l’anticamera del comunismo: quel sistema che tanto vituperate.
    Per il resto è il caso di chiarirsi le idee: che tipo di Stato volete? Uno Stato che sia “invadente” e quindi finanzi (e controlli) confessioni religiose, partiti, giornali, scuole, associazioni, etc. (quindi statalismo puro) oppure uno Stato meno invadente che lasci il mercato libero di autoregolamentarsi e di autofinanziarsi fissando solo delle regole basilari? Se volete uno stato “statalista” allora quantomeno bisognerebbe evitare di accusare i “liberisti” di quello che non sono.
    Non si può essere – per scendere nel concreto – contrari al finanziamento ai partiti o all’editoria e poi essere favorevoli al finanziamento alle scuole private: è semplice questione di coerenza. Spero proprio che non siate statalisti.
    Da parte mia mi son già chiarito le idee: liberismo allo Stato puro. Libera iniziativa aperta in ogni campo (ad eccezione in quegli ambiti dove oggettivamente non ci possa essere presenza di concorrenti) con uno Stato che fissi solo delle regole basilari. D’altronde in molti ambiti che erano prima monopolio statale (penso alle telecomunicazioni o al sistema radiotelevisivo) l’ingresso di nuovi soggetti privati ha migliorato la qualità dei servizi offerti e senza che ci fosse nessun finanziamento statale.
    Mi domando se Giuseppe Colosio sia lo stesso direttore che denunciava che nelle scuole private lombarde (quelle da lui gestite) un docente su cinque non era abilitato: andiamo bene……..Spero proprio che la situazione delle scuole private lombarde sia migliorata da allora.
    Mi domando una cosa: se la Chiesa ha bisogno di finanziamenti per le proprie scuole come mai non attinge ai 55 milioni dei fondi accantonati nel 2011 dal bilancio dell’8 per mille?
    Visto che Bagnasco si preoccupa di “costi sempre meno disponibili per le famiglie” come mai non stanzia delle borse di studio con quel residuo di 55 milioni?
    Allo stesso modo sarebbe disponibile che lo Stato non finanzi le scuole private ma conceda delle borse di studio dirittamente a quegli studenti meritevoli e bisognosi che vogliono andare a studiare in scuole private di gran prestigio ma dalla retta elevata? In questo modo il diritto di scelta delle famiglie sarebbe garantito.

    • Raffa ha detto in risposta a Agnostico

      Oh bravo…ti aspettavo proprio.

      1) “Mi sono accorto (con un po’ di sorpresa) di non potermi più definire “di sinistra”…statalismo si intende la centralità e l’onnipresenza dello stato, ovvero il contrario di sussidiarietà. Destra o sinistra sono le tue ideologie, non credo siano intaccate.

      2) “Mi ci vedo meglio nel liberismo”… se tu sei liberista, chi è Marcello Pera? Diciamo che 3/4 del tuo commento sono basati su mancata conoscenza dei termini.

      3) “Non si può essere – per scendere nel concreto – contrari al finanziamento ai partiti o all’editoria e poi essere favorevoli al finanziamento alle scuole private”….una delle peggiori cretinate che abbia mai sentito 🙂

      4) “Mi domando se Giuseppe Colosio sia…”…, hai fatto la ricerchina? Bravo, ora capisci che proprio il fatto che 1 su 5 non era abilitato (fonte?) significa che occorrono maggiori finanziamenti alle paritarie, così come avviene nel resto d’Europa (così come la minore tecnologia presente)

      5) “se la Chiesa ha bisogno di finanziamenti per le proprie scuole”…la Chiesa sono io e gli altri miliardi di cattolici. Forse volevi dire Santa Sede? Bene, la Santa Sede non possiede scuole, al massimo sono di proprietà delle parrocchie (ma paritario non equivale a cattolico).

      6) “come mai non attinge ai 55 milioni dei fondi accantonati nel 2011 dal bilancio dell’8 per mille?”…ma infatti usa quei soldi, ma non bastano, come ha spiegato Bagnasco.

      7) “conceda delle borse di studio dirittamente a quegli studenti meritevoli e bisognosi”…il tuo ragionamento non ha senso. Non è possibile creare qualcosa di “gran prestigio” senza soldi. Le scuole private di prestigio sono all’estero, dove infatti vengono finanziate dallo Stato. Di fatto se c’è questo finanziamento le scuole paritarie primeggiano sempre, anche perché hanno molta attenzione al singolo studente. Si chiama maggiore umanità.

      Tutto qui? Che tristezza però…mi aspettavo di più.

      • Agnostico ha detto in risposta a Raffa

        Caro Simone/Raffa,
        1) Dici bene. Statalismo si intende “centralità ed onnipresenza dello Stato”: proprio quello che vogliono i sostenitori dei finanziamenti alle scuole private. Io invece voglio uno Stato che si faccia da parte e lasci liberi i soggetti privati di intervenire autonomamente nel campo dell’istruzione. La sussidiarietà è strettamente legata al liberalismo. Tu che Stato vuoi? Onnipresente o che lasci spazio ai privati?
        2) Se sono per un “sistema economico imperniato sulla libertà del mercato, in cui lo stato si limita a garantire con norme giuridiche la libertà economica e a provvedere soltanto ai bisogni della collettività che non possono essere soddisfatti per iniziativa dei singoli (è detto anche liberalismo o individualismo economico” credo di potermi definire liberista a tutti gli effetti. Tu sei liberista o statalista?
        3) Magari dovresti spiegare il perché.
        4) Fonte Ufficio scolastico regione Lombardia: l’ente di cui Colosio è a capo. Per assumere personale abilitato non servono soldi ma basta applicare le regole. Inoltre le scuole paritarie devono assumere personale abilitato.
        5) Di chi sia la proprietà (parrocchie o meno) è indifferente. Lo stesso Bagnasco afferma che “la Chiesa non è in grado di assicurare……”. Vuoi affermare che Bagnasco sbagli usando il termine “Chiesa” in quel contesto?
        6) Non lo fa. Se lo facesse non potrebbero essere accantonati ma sarebbero inseriti in una voce di spesa: basta saper leggere un bilancio. Sai leggere un bilancio?
        7) Hai ragione. Non è possibile realizzare qualcosa di prestigioso senza soldi. Infatti la Confindustria ha fondato la Luiss: non mi sembra abbiano chiesto soldi a qualcuno.
        Ps: mi togli una curiosità? Perché questo commento prima appariva sotto il nome di “Simone”? Quale miracolo è avvenuto?

        • Roberto Crociera ha detto in risposta a Agnostico

          ma si può essere liberisti laddove lo stato ha praticamente il monopolio? a mio avviso il tuo ragionamento non sta in piedi ma fa niente

          • Agnostico ha detto in risposta a Roberto Crociera

            L’istruzione non è per nulla un cosiddetto monopolio naturale: è evidente.

            • Roberto Crociera ha detto in risposta a Agnostico

              Uff. non è un monopolio naturale è un economia in cui il numero ottimo di concorrenti è 1. Indi, percui non è un monopolio naturale, MA e qui ci vuole un MA sono evidenti le barriere in ingresso che configurano restrizioni evidenti all’ingresso di competitors all’altezza.

              • Agnostico ha detto in risposta a Roberto Crociera

                La barriere in ingresso ci sono in ogni settore economico. Se affermi che queste barriere restringirebbero l’ingresso di competitor all’altezza è un controsenso. Se i competitor sono all’altezza (soprattutto – scopro l’acqua calda – a livello economico) supereranno facilmente queste barriere (quel genio di Enzo Ferrari ha fondato un Istituto professionale tutt’ora esistente a Maranello 50 anni fa). Anzi ben venga che ci siano barriere che impediscano a soggetti non all’altezza di entrare in un settore tanto delicato.

        • Raffa ha detto in risposta a Agnostico

          Ultimamente non mi rispondi più…bene, vedo che questa volta ci hai provato (hai però dimenticato il grassetto che ti faceva tanto figo…).

          1) “Caro Simone/Raffa…”…what???? Già partiamo ubriachi?

          2) “proprio quello che vogliono i sostenitori dei finanziamenti alle scuole private”…vero, anche gli agnostici vogliono più presenza della chiesa in Italia.

          3) “Io invece voglio uno Stato che si faccia da parte e lasci liberi i soggetti privati di intervenire autonomamente nel campo dell’istruzione”….perfetto, perché siano davvero “liberi” occorre che la libertà di scelta tra una scuola statale e paritaria sia davvero permessa e non è possibile se la prima costa 3 e la seconda 33.

          4) “Onnipresente o che lasci spazio ai privati?”…non è un semplice farsi da parte, ma un contribuire a permettere una capacità di scelta davvero efficace. Nessuno chiede allo Stato di levarsi di torno, ma di permettere (dunque un impegno) la sussidiarietà. Altro che comunismo statalista!!

          5) “per assumere personale abilitato non servono soldi”…servono eccome perché per assumerli vanno pagati alla pari degli abilitati delle statali.

          6) “Di chi sia la proprietà (parrocchie o meno) è indifferente”…conta alla grande. La scuola della Lega avrà certamente più fondi di una scuola parrocchiale.

          7) “basta saper leggere un bilancio. Sai leggere un bilancio?”…infatti nel bilancio compare proprio la voce delle strutture parrocchiali, ovvero anche le scuole della parrocchia. Vorresti un corso di economia scontato? Posso darti delle dritte se vuoi…ci sono anche per i pensionati.

          7) “Non è possibile realizzare qualcosa di prestigioso senza soldi”…per l’appunto. Occorre finanziare le scuole paritarie come avviene all’estero. Tant’è che lì sono delle eccellenze, anche perché c’è maggiore interesse umano allo studente.

          8 ) “perché questo commento prima appariva sotto il nome di “Simone”?”…parti ubriaco e chiudi da ubriaco…immagino che mentre scrivevi era il momento in cui stavi bevendo. Alla tua età è pericoloso, ti avverto.

          • Agnostico ha detto in risposta a Raffa

            1) “anche gli agnostici vogliono più presenza della chiesa in Italia”: ma che dici????
            2) Infatti sarei anche d’accordo nel concedere dei voucher a studenti bisognosi e meritevoli che vogliano studiare in scuole private d’eccellenza.
            3) La capacità di scelta la garantisci benissimo con assegni rivolti a studenti bisognosi: in altro modo sarebbero degli “aiuti di stato” che sono vietati dalla UE.
            4) What?? Stai affermando che la scuola paritaria è giustificata nell’assumere personale non abilitato (in totale non osservanza delle regole!) perché quest’ultimo è sottopagato rispetto a quello abilitato??? Sono atterrito.
            5) Ognuno ha i fondi che può disporre. Ovviamente la Scuola della Ferrari avrà più fondi di una scuola parrocchiale: è giusto così.
            6) Ma che ignoranza! Hai presente che nel bilancio CEI figurano 55 milioni accantonati. La voce delle strutture parrocchiali appaiono come “voci di spesa”. I 55 milioni sono accantonati: quindi non spesi. Spero proprio tu non ti debba laureare in economia, giurisprudenza o scienze politiche.
            7) Prima di tutto dopo il sette ci sarebbe l’otto. Secondo te la Luiss, la Bocconi o l’Ipsia Ferrari hanno chiesto soldi allo Stato?
            8) Mi sa che tu non sei ubriaco…..è questo è ancora più grave: almeno se lo fossi ci sarebbe una giustificazione…..

            • Raffa ha detto in risposta a Agnostico

              1) Davvero??? Si vede infatti 🙂 Guarda questo mio screenshot invece dove i tuoi commenti appaiono con il nome “Giuseppe”: http://i.imgur.com/ChTj.jpg

              2) “ma che dici????”….”proprio quello che vogliono i sostenitori dei finanziamenti alle scuole private”…ma che dici???

              3) “che vogliano studiare in scuole private d’eccellenza”…è impossibile creare qualcosa di eccellenza senza fondi. Sei un gatto che si morde la coda 🙂

              4) “la garantisci benissimo con assegni rivolti a studenti bisognosi”…no, se le scuole non sono all’altezza non garantisci nulla.

              5) “è giustificata nell’assumere personale non abilitato”…occorre garantire lo stipendio pari a quello delle statali per essere davvero competitivi.

              6) “Ognuno ha i fondi che può disporre”…peccato che le scuole paritarie servano il 10% degli studenti, senza di esse lo Stato collasserebbe.

              7) “La voce delle strutture parrocchiali appaiono come “voci di spesa”.”…per l’appunto, tu dicevi che non veniva utilizzati. I 55 milioni sono accantonati per necessità urgenti, non dovrebbe essere la CEI a finanziare le scuole ma -come avviene in Europa- lo stato.

              8) “almeno se lo fossi ci sarebbe una giustificazione”…quindi ammetti di essere ubriaco e io ho il dovere di ricordarti che oltre i 60 anni l’alcool è doppiamente pericoloso.

    • Andrea Longhi ha detto in risposta a Agnostico

      Agnostico, ogni giorno ci offri queste sciocchezze. Sai che puoi anche farne a meno sinceramente? Ogni volta che finisco di leggerti mi chiedo perché ho perso del tempo per nulla. Tanti altri fanno critiche costruttive e utili…ma tu…

      • Agnostico ha detto in risposta a Andrea Longhi

        Andrea,
        questo tuo giudizio mi cambierà la vita: tenevo veramente molto alla tua opinione.

        • Xylos ha detto in risposta a Agnostico

          In realtà mi sembra sia un’opinione abbastanza generalizzata. Non stai certo dando un bell’esempio. E te lo dice uno che condivide parte delle tue idee.

          • Agnostico ha detto in risposta a Xylos

            Non mi sembra di aver offeso mai nessuno né personalmente né nel merito delle argomentazioni. Se qualcuno afferma che io scrivo sciocchezze è liberissimo ma ti assicuro che la cosa non mi turba per niente.

            • Xylos ha detto in risposta a Agnostico

              Non parlo di offese (che poi sono indirette) ma dell’incapacità a costruire un dialogo serio e rispettoso. Nei tuoi commenti, al contrario di quelli di Andrea o Roberto, c’è solo la voglia di guerra. La cosa che più mi dispiace e che lo fai mascherandoti dietro il tuo nick name che tutto è tranne il comportamento che dimostri. Ah, ovviamente credo che nemmeno a loro turbino più di tanto i tuoi sciocchi assalti. Io mi turbo perché sembra che tu lo stia facendo “in nome dell’essere agnostico”

    • EnricoBai ha detto in risposta a Agnostico

      La tua critica si è ridotta ad ricordare una presunta contraddizione di Colosio, assolutamente non contraddittoria oltretutto. Sugli altri non riesci a trovare nulla per diffamarli? Le loro biografie sono online…attendo pazientemente.

    • Faro ha detto in risposta a Agnostico

      I finianziamenti alla scuola privata sarebbero una scelta statalista, dici. Permettimi di fare qualche appunto a questa e ad altre tue asserzioni.
      Anche aldilà della fuori luogo distinzione fra scuola pubblica e scuola privata (in Italia, dovremmo saperlo, non è esattamente così), pensare che senza finanziamenti alla scuola privata si rispetterebbe il libero mercato è comunque piuttosto ardito. Esiste, ad oggi, un sistema completamente sostenuto tramite tassazione e un sistema in larghissima parte sostenuto da spesa privata. Questa è mancanza di libero mercato: uno NON può scegliere liberamente la scuola in cui mandare un figlio sulla base del classico rapporto costo/beneficio, perchè i costi sono imparagonabili.La scelte è distorta, in quanto non c’è concorrenza. Il libero mercato si basa sulla concorrenza, che di per sè è pure un vantaggio per i consumatori. La differenza di costo, che blocca questa concorrenza, non è dovuta a sistemi produttivi più efficienti, nè a maggior know-how, ma solo ad una barriera “alternativa”, che vorrei chiamare ideologica. Crea concorrenza fra le scuole e miglioreranno. Oggi questa concorrenza non può esserci, perchè il sistema paritario può accogliere solo studenti con un certo tipo di reddito. Non è quindi su questa base, ovvero quella che tu richiami, che si può criticare l’appoggio alle scuole private. E si badi bene, non sto entrando nel merito della libertà di un genitore di dare una particolare istruzione al figlio; sto trattando solo di questioni puramente economiche.
      Oltretutt non mi sembra, mi perdonerai, di percerpire una tua perfetta comprensione del concetto di statalismo, di cui pure riporti definizione. Cerchiamo di non confondere statalismo e sussidiarietà. L’intervento dello stato è auspicabile in quanto sostegno a chi è in grado di fare qualcosa allo stesso livello dello stato stesso, se non meglio. Questo è il principio di sussidiarietà, che rigetta lo statalismo e certo non è quel liberismo allo stato puro che tu richiami e che, ahinoi, è un’utopia quasi alla pari del comunismo.
      La sussidiarietà sarebbe una manna dal cielo in ogni campo, la perfetta dimensione dello stato in quasi ogni campo. La dicotomia liberismo/statalismo, diciamocelo, è un po’ fuori moda.
      Cari saluti.

      • Agnostico ha detto in risposta a Faro

        Faro,
        so bene che in Italia la scuola pubblica è composta dalla scuola statale e da quella paritaria però facendo un ragionamento esclusivamente di natura economica possiamo anche riferirci solamente a scuola statale/privata.
        Secondo te “uno non può scegliere liberamente la scuola in cui mandare un figlio sulla base del classico rapporto costo/beneficio, perché i costi sono imparagonabili”. So bene che le rette private sono più alte della scuola pubblica infatti – come avevo già scritto – sarei totalmente d’accordo che lo Stato concedesse dei voucher (o assegni) per quegli studenti particolarmente meritevoli e bisognosi che volessero studiare in scuole private d’eccellenza: sarebbe una sorta di investimento per lo Stato stesso. In questo modo la “libertà di scelta” sarebbe effettivamente garantita.
        Se invece sostieni che nel settore dell’istruzione c’è un regime di concorrenza imperfetta tra competitori privati (che devono autofinanziarsi) e competitori statali (che possono usare le tasse) non sono d’accordo per vari motivi.
        Innanzitutto l’Italia spende veramente poco per l’istruzione (circa il 4,8% del PIL: molto meno di altri Paesi): quindi non pensare ad una scuola statale che possa ricevere fiumi di finanziamenti.
        Inoltre ci sono delle realtà private nell’ambito dell’istruzione (penso alla Luiss) che riescono benissimo a essere ben più che competitive senza finanziamenti statali. Allo stesso modo ci sono realtà private nella scuola secondaria superiore che riescono ad essere istituti di eccellenza senza nessun finanziamento statale: un esempio l’Ipsia Enzo Ferrari di Maranello (indovina chi lo ha fondato 60 anni fa e chi è il proprietario….).
        Inoltre in molti settori che sono stati liberalizzati (sistema radiotelevisivo, telecomunicazioni, etc.) l’ingresso di competitor privati ha prodotto un miglioramento dei servizi senza che questo comportasse un finanziamento statale verso i soggetti privati.
        In molti ambiti in cui si invoca spesso l’aiuto statale (penso all’editoria) ci sono delle realtà editoriali che riescono a competere benissimo senza nessun finanziamento statale: ci dovrà pur essere una ragione…..
        Secondo te: “crea concorrenza fra le scuole e miglioreranno”. Lo Stato non può creare la concorrenza: sarebbe uno Stato – appunto – “statalista”. Lo Stato – in un sistema di libero mercato – può solamente predisporre il campo d’azione, fissare delle regole basilari e poi lasciare che i “giocatori” facciano il gioco e creino concorrenza.
        Ovviamente nel libero mercato ci saranno dei soggetti che riusciranno a competere ed altri che soccomberanno. Ovviamente chi non è in grado di fornire “prodotti” (in questo caso formativi) di qualità sarà destinato a soccombere: sono le regole del libero mercato, benvenuti. Anzi ben venga che alcuni competitor privati escano dal gioco perché il mercato li ha esclusi: significa che il prodotto da loro offerto era scadente.
        Secondo te “l’intervento dello stato è auspicabile in quanto sostegno a chi è in grado di fare qualcosa allo stesso livello dello stato stesso, se non meglio”.
        Se una scuola privata fosse in grado di fare qualcosa ad un livello migliore dello Stato, di certo non avrebbe bisogno di finanziamenti pubblici: ci sono già degli esempi come la Luiss o la Bocconi.
        Se una scuola privata si mostra necessaria di finanziamenti pubblici, mi domanderei prima di tutto perché ha bisogno di quei finanziamenti: si vede che il loro progetto imprenditoriale (perché una scuola privata è un’impresa) non era adeguato.
        Inoltre c’è la brutta abitudine – davanti a tante “deficienze” della scuola privata – di affermare che la “causa” di tali deficienze è la mancanza di fondi pubblici: ottima scusa. Nel momento in cui l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia rileva che il 20% degli insegnanti assunti nelle scuole paritarie non è abilitato (quando le scuole paritarie sono obbligate ad assumere insegnanti abilitati) il problema non è la mancanza di soldi ma il rispetto delle regole.
        Inoltre se si fosse un po’ di mente aperta lo Stato non è l’unico ente a cui chiedere finanziamenti: esistono anche dei Fondi Europei. Però prova ad obiettare all’Unione Europea che non hai potuto rispettare i requisiti del tuo progetto (insegnanti abilitati, strutture adeguate, etc) perché hai bisogno di ulteriori finanziamenti: non solo non ti erogano altri fondi ma pretenderanno anche la restituzione di quanto già dato. Magari imparassimo ad essere Europei……
        Secondo te il liberismo allo stato puro è un’utopia? Perché? In molti settori in Italia ha dato ottimi frutti.
        Attenti bene che “sussidiarietà” è una parolina molto bella il cui vero significato è “assistenzialismo”: un’attività di cui noi Italiani siamo i leader incontrastati e che è stata la rovina dell’Italia.
        Cari saluti

        • Faro ha detto in risposta a Agnostico

          Dunque, affrontiamo pian piano queste questioni.
          La tua idea sul voucher ai meritevoli. Per come stanno ora le cose, non la butterei certo via e in qualche misura le cose funzionano così.Ma la libertà di scelta non è garantita da un finanziamento, perchè io non sto discutendo la qualità dell’insegnamento. Sono infatti cosciente che ci siano scuole statali eccellenti. La libertà che io chiedo non si gioca nella qualità (che tra l’altro ritengo difficilmente misurabile) delle conoscenze profuse, ma nella educazione e nella formazione della persona. Ci sono modi diversi di crescere un figlio, e voglio che non sia lo stato a decidere quale io debba intraprendere. Ma se la mia via costa troppo (perchè?) posso essere costretto a mandare mio figlio altrove.
          Contesto inoltre il tuo appunto sulla mia “concorrenza imperfetta”. Non l’ho fatta io, l’hai fatta tu, ma la trovo piuttosto calzante col mio discorso, e te ne ringrazio. Lo contesto in quanto stai guardando, di nuovo, la capacità delle scuole di restare sul mercato, e non col punto di vista della famiglia che desidera mandare il figlio in quella scuola. Ogni scuola paritaria esistente resta sul mercato, altrimenti, direi in modo lapalissiano, non esiste e non è sul mercato. Per cui sì, fanno concorrenza alle scuole statali, ma la concorrenza resta imperfetta per l’alto prezzo della retta della paritaria. Non ho molto capito la tua obiezione a questo, in effetti.Dici infatti che lo stato investe poco sulla scuola, è vero, ma di questo non si può certo incolpare la scuola paritaria che di quei soldi prende una percentuale infinitesimale e che con la sua esistenza fa risparmiare allo stato ( un suo studente non riempie un’aula statale, non consuma un banco, un libro,non richiede un insegnante pagato dallo stato, eccetera…) ben più di quanto costa, come anche l’articolo asserisce. Quando io dico che è necessario creare concorrenza, non sto certo pensando ad uno stato che forzosamente fa crescere al suo interno un competitor (avrebbe anche senso e lo ha avuto potentissimamente per tantissime realtà, ma è inapplicabile all’ambito scolastico), ma che limi gradualmente le differenze pre-esistenti non per motivi, come detto nel precedente commento, di “capacità produttiva”. Ora come ora, il prodotto scadente che dovrebbe fallire se inadeguato, potrebbe invece sopravvivere benissimo se stesse vestendo i panni della scuola statale, che gode di questo vantaggio che non ritengo realmente contestabile. Capisci che questo non può essere il libero mercato che tu richiami. Non mi piace poi la tua definizione di “scuola privata come impresa”. Ho frequentato un liceo paritario che, nonostante sia stato anche a capo, e per anni comunque ai piani alti di una di quelle (per la verità insulse)classifiche sui risultati dei suoi studenti, costava molto e che faceva estremamente fatica a sopravvivere. L’imprenditore che provava(e prova) a farla restare in piedi non aveva utopie di guadagno. Lo faceva per il desiderio di dare una certa educazione a qualcuno, e di questo lo ringrazio profondamente. Questo perchè l’educazione sfugge in buona parte, per lunghi motivi, alle normali regole del mercato: l’output è difficilmente misurabile, profondamente non monetario (anche se qualcuno vorrebe renderlo tale) e richiede anche una partecipazione attiva della libertà degli studenti, adolescenti a volte poco inclini al loro mestiere.
          Non ho interesse a difendere le scuole paritarie dai suoi errori. Non ho certo la presunzione di pensarle perfette in toto, ma ognuna deve rispondere di sè così come ognuna delle scuole pubbliche. In ogni caso, anche queste deficienze non le definiscono e non le rinchiudono. [N.B. non ho nessuna stima della abilitazione degli insegnanti, ma questo te l’avrei detto anche prima di sapere del problema che tu richiami!)
          Il liberismo allo stato puro non è utopia in quanto inattuabile. Anche il comunismo è stato attuato,con risultati piuttosto infelici, eppure lo definisco utopia ugualmente. E’ un’utopia in quanto, e in questi anni lo dovremmo aver profondamente imparato, il mercato non si autoregola in troppi casi per lasciarlo funzionare in perfetta autonomia. Servono regole, e serve anche la politica per sistemare le cose ogni tanto. La mano invisibile di adam smith, insomma, ha bisogno di limarsi le unghie e sistemarsi i calli.
          Mi sorprende poi il tuo parallelo fra sussidiarietà e assistenzialismo. Ho apprezzato le tue opinioni, pur non condividendole, ma qui si va proprio sul falso. Assistenzialismo è far restare in circolo chi, in condizioni normali, non potrebbe per la sua incapacità. Non è in grado, facciamo in modo che lo sia. Sussidiarietà è permettere a chi può portare un vantaggio alla società, perchè è in grado e lo dimostra, sia a livello micro che macro, di fare quello che può al posto dello stato, o comunque dell’ente pubblico più vicino. E’ in grado, sosteniamolo. C’è un abisso fra le due cose. Un abisso.
          A presto,
          Francesco

          • Agnostico ha detto in risposta a Faro

            Gentile Francesco,
            credo che tu intenda una scuola che possa formare l’individuo a 360°. Lo capisco ma io – più limitatamente – mi accontenterei di una scuola che possa fornire quegli strumenti culturali in grado di affrontare il mondo del lavoro o quello dell’università.
            Il tema della “concorrenza imperfetta” l’ho introdotto io – hai ragione – e l’ho fatto interpretando (se ho interpretato correttamente) le tue parole.
            Hai ragione che io guardi la capacità della scuola di restare sul mercato e non il punto di vista della famiglia che vorrebbe mandare il figlio in quella scuola però – se una scuola fallisce – non vedo come lo Stato possa aiutare quella scuola. Si tratterebbe prima di tutto di un “aiuto di Stato” che è anche vietato dalla UE. Inoltre finanziando una scuola lo Stato falserebbe il mercato e parteggerebbe per un concorrente a discapito degli altri. In più – se fosse applicata in modo generale questa regola – io potrei anche affermare che desidererei continuare a leggere un determinato giornale che sta fallendo e vorrei che lo Stato lo sovvenzioni per mantenerlo in vita.
            Attenzione al punto che la scuola privata farebbe risparmiare lo Stato. Attualmente il livello della scuola privata è di gran lunga inferiore alla scuola pubblica per vari punti di vista come rilevato da enti o istituti come Ocse, Miur, Fondazione Agnelli, Istat: essendo tu stato a capo di un Liceo paritario credo che conosca tutto questo meglio di me. Quindi il “risparmio” della scuola privata è un elemento che lo Stato potrebbe pagare in futuro in termini di professionalità dei suoi studenti (non facciamo l’errore di considerare lo Stato come un’impresa).
            Secondo te bisognerebbe limare gradualmente le differenze pre-esistenti di “capacità produttiva”: bel problema……
            Non credo proprio che lo Stato possa limare queste differenze e non credo sia di sua competenza. Secondo me il settore privato dell’istruzione dovrebbe capire quale sia la sua “vocazione”. Un privato potrebbe decidere di avviare una scuola per mero profitto (e quindi a maggior ragione non capisco perché dovrebbe ricevere un aiuto statale), per dare una formazione differente (come nel caso che tu hai riguardato) oppure – ed è il caso che preferisco – per formare delle persone da inserire in settori professionali specifici (il caso dell’Ipsia Ferrari). Preferisco quest’ultimo caso perché la scuola non diventa fonte di guadagno ma diventa un bacino da cui attingere future professionalità.
            Secondo me – come detto – la scuola privata dovrebbe ripensare quale sia la sua “missione” in termini aziendali. So che posso apparire “freddo” a pensare ad una scuola come una impresa ma – ovviamente – una scuola privata come qualsiasi attività privata ha dei bilanci da far quadrare.
            Quando pubblico/privato convivono nello stesso settore (penso ad esempio al settore radiotelevisivo) è ovvio che restino delle differenze (soprattutto in termini di finanziamento). Lo Stato può solo permettere ad operatori privati di agire in un campo dove anche lo Stato è un attore (penso all’istruzione o al sistema radiotelevisivo) o può – se non esistono più delle condizioni di monopolio naturale – liberalizzare totalmente il settore (il caso del settore delle telecomunicazioni). Questo non significa che il privato debba per forza accedere a finanziamenti pubblici: sarebbe un falsamento del mercato.
            Sull’ultimo punto (sussidiarietà) son d’accordo con te quando affermi che “sussidiarietà è permettere a chi può portare un vantaggio alla società, perchè è in grado e lo dimostra, sia a livello micro che macro, di fare quello che può al posto dello stato, o comunque dell’ente pubblico più vicino”. Attualmente il punto è: le scuole private sono in grado e possono dimostrare, sia a livello micro che macro, di portare un vantaggio alla società? Attualmente le dimostrazioni che abbiamo (Ocse, Istat, Fondazione Agnelli, Miur, Ufficio scolastico Regione Lombardia) vanno in senso contrario.
            Inoltre: la sussidiarietà è un principio applicabile solo a livello dell’associazionismo no-profit oppure può essere esteso anche al settore profit delle scuole private? In questo secondo caso il rischio che la sussidiarietà diventi “aiuto di stato” e quindi assistenzialismo per far restare in circolo chi non potrebbe (a discapito ovviamente dei concorrenti privati affidabili che riescono a rimanere sul mercato) è molto forte.
            I migliori saluti e ti ringrazio per le tue intelligenti e stimolanti considerazioni

            • Raffa ha detto in risposta a Agnostico

              1) “Attenzione al punto che la scuola privata farebbe risparmiare lo Stato”….sei disinformato: la scuola paritaria costa allo Stato meno dell’1%,, ma serve ben più alunni di quanto i contributi a essa concessi coprano (il 10% del totale). Tuttoscuola ha calcolato che lo Stato risparmierebbe oltre 500 milioni di euro l’anno se aumentasse di 100 milioni i contributi alla scuola paritaria, consentendo a più famiglie di sceglierla (ogni euro investito nella paritaria renderebbe allo Stato 5 euro di risparmio) (http://www.tuttoscuola.com/portali/paritarie/archivio-22828.html). Se le paritarie hanno qualità inferiore è proprio perché manca loro il finanziamento opportuno.

              2) “le scuole private sono in grado e possono dimostrare, sia a livello micro che macro, di portare un vantaggio alla società?”…Giuseppe Colosio, capo dell’ufficio scolastico lombardo: «La scuola paritaria? Un patrimonio culturale e pedagogico da difendere. La sua presenza rappresenta per lo Stato un enorme risparmio economico. l’esistenza della scuola paritaria per il sistema scolastico lombardo è preziosa dal punto di vista culturale e pedagogico». Elena Ugolini, attuale sottosegretario all’istruzione: «siamo consapevoli del valore pubblico che le paritarie svolgono all’interno del sistema, per il bene di tutta la collettività […], intendiamo dare certezza e stabilità a chi gestisce le scuole paritarie e soprattutto vorremmo aiutare le famiglie a poter esercitare il loro diritto di scelta in campo educativo». La risposta alla tua domanda è: si.

              I migliori saluti e ti ringrazio anche se non hai prodotto intelligenti e stimolanti considerazioni.

            • Faro ha detto in risposta a Agnostico

              Non riesco e non riuscirò ad “accontentarmi” di quanto dici, semplicemente perchè non lo ritengo essere il compito di una scuola.
              Piccola precisazione: io ho frequentato un liceo paritario, ma non sono neanche laureato, non posso certo esserne stato a capo!! eheeh, credo tu mi abbia un pelo sopravvalutato!
              La questione dei finanziamenti l’ho già affrontata nel post precedente, e la ribadisco. Sei, a mio parere, un po’ fuori strada quando ne parli in questi termini (finanziamenti alla scuola non sono falsare il mercato, in quest’ambito. Per i motivi già detti).
              Contesto anche la diversa “professionalità” con cui presenterebbero gli studenti. Mi rendo conto ci siano addirittura scuole paritarie fatte quasi apposta per far passare gli studenti. La maggior parte di queste servono proprio per permettere agli studenti di ottenere un diploma. Non sono e non sarò mai un sostenitore di queste modalità di scuola. Bisognerebbe ripensarle. Sono però convinto che al netto di questi istituti, che sono magari anche tanti, sicuramente troppi, il problema, che potremmo chiamare intertemporale ( risparmio oggi sui costi, ma in futuro ho mille “ignoranti” in più) sia annullato. Come ho detto prima, d’altra parte, non ho intenzione di difendere il paritario dalle colpe che ha, il mio interesse è quello di farlo crescere, proprio perchè sono appassionato dell’alternativa formativa che possono offrire. E il paritario può diventare un patrimonio sotto tutti i punti di vista.
              Non mi piace, di nuovo, la tua idea di sussidiarietà. La sussidiarietà non è solo no-profit. Quello è solo un ambito nel quale la sussidiarietà ha trovato applicazione, benchè probabilmente l’ambito più risucito.

  4. Klaus ha detto

    Intanto distinguerei i nidi e le materne dagli altri ordini di scuola. Per le prime il ruolo dell’istruzione non statale è fondamentale e nessuno lo discute.
    Per le primarie e le secondarie inferiori e superiori i finanziamenti alle paritarie, a mio parere, sono giusti e vanno erogati se si intende stabilire un clima di concorrenza tra scuole. Questa opzione, alla quale io sono personalmente favorevole, richiede che si sopprima il valore legale del titolo di studio. Del resto, il valore legale è ormai totalmente vanificato nella sostanza, come il Trota insegna, ma poiché permane per l’accesso ai concorsi e la sua abolizione richiederebbe una modifica alla Costituzione, la vedo difficile (e me ne dispiace, lo ripeto).
    Voler istituire una concorrenza mantenendo il valore legale porterebbe secondo me a esiti disastrosi, favorendo gli istituti che rilasciano più facilmente il titolo, statali o meno che siano.
    Dunque sono contrario all’erogazione di contributi nella situazione attuale; l’alternativa teorica è di istituire un rigoroso sistema di controllo, ma in pratica, con le abitudini nazionali, possiamo facilmente immaginare a cosa ciò porterebbe.
    Inoltre, l’istruzione statale ha molti difetti, ma ha il pregio di mettere insieme persone provenienti da ambienti diversi sotto tutti i punti di vista, sociali e culturali. Il che comporta rischi, ma anche un arricchimento. Non so se sia preferibile una separazione tra scuole cattoliche per i figli dei credenti, statali per i quelli dei “laici”, e in un prossimo futuro islamiche, confuciane e così via, formando tutta una serie di canali separati e paralleli. Occorre che, per dire, a una scuola tenuta da cattolici vadano a iscriversi anche musulmani e così via, il che può succedere, appunto, solo sulla base della qualità dell’insegnamento che quell’istituto offre.
    In un clima di concorrenza, inoltre, la scuola statale si troverebbe in condizioni di assoluta impotenza (provate a chiedervi quanto costa un intervento di manutenzione ordinaria in una scuola privata, dove il preside si rivolge a chi vuole, e in una statale, dove interviene la Provincia, cioè la politica; o provate a immaginare se il preside di una scuola statale può licenziare un professore fannullone). Ma questo potrebbe essere uno stimolo a cambiare le cose e ritengo che in Italia sia certamente ora di cambiarle.

  5. Luigi Pavone ha detto

    La domanda di Agnostico: tu sei liberista o statalista?

    Mi permetto di osservare che la domanda potrebbe non avere molto senso per un cattolico che sia anche cattolicista. Per esempio, per lui non ha molto senso domandarsi se il finanziamento pubblico alle scuole private sia un meccanismo buono o cattivo in sé stesso. Lo giudicherà buono se le scuole cattoliche ne saranno avvantaggiate, cattivo viceversa. Non si crederà che il cattolicista giudicherebbe buono il finanziamento alle scuole private se la maggioranza di esse non fosse cattolica. Non si crederà che il cattolicista giudicherebbe l’otto per mille un dispositivo politicamente, giuridicamente accettabile se ad avvantaggiarsene maggiormente fossero religioni e chiese non cattoliche. Voglio dire: considerazioni politiche a favore di questo o quel sistema politico, questo o quel sistema educativo sono per il cattolicista interamente relativizzati all’orizzonte trascendente della battaglia del bene contro il male.

    • Luigi Pavone ha detto in risposta a Luigi Pavone

      ps. Questo non vuol dire che il cattolista sia un uomo senza principi, anzi: non soltanto ha dei principi, ma i suoi principi sono anche assoluti.

      • EnricoBai ha detto in risposta a Luigi Pavone

        Verissimo, infatti noi possiamo dire che la pedofilia è un male assoluto. Tu no, potrai solo dire che è un male per alcune società e un bene per altre (ovvero dove la maggioranza dice che è un bene). Lo stesso dicasi per il nazismo, il comunismo e l’ateismo di stato. Avere principi assoluti significa essere superiori al potere, non avere principi assoluti significa essere burattini in mano al potere.

        • Luigi Pavone ha detto in risposta a EnricoBai

          Quello che dico io, lo dirò io; non credi?

          “Avere principi assoluti significa essere superiori al potere”

          Sono d’accordo. Aggiungo (ma è un discorso generale, che mi pare opportuno leggendo le cose di certi commentatori): avere principi assoluti non etici significa essere irrazionali e violenti. L’assolutezza non è sinonimo di eticità.

          • EnricoBai ha detto in risposta a Luigi Pavone

            Di fatto no. Se dici di essere un pompiere non puoi dire che al mattino vai in cantiere a lavorare. Quindi se sei non credente non puoi fare affermazioni assolute, in quanto non sapresti giustificare l’assoluto.
            Se un principio assoluto è fondato, allora è etico. A meno che tu voglia affermare che l’Ente su cui il principio si fonda non è etico.

    • Agnostico ha detto in risposta a Luigi Pavone

      No Luigi,
      si tratta di essere coerenti. Sia per ideologia sia per esperienza non credo allo statalismo: ossia uno Stato che faccia da “mamma” ed elargisca finanziamenti a pioggia.
      In ogni ambito lo Stato deve fungere solamente da arbitro e non intervenire economicamente per una delle parti in gioco.
      Prendi ad esempio l’editoria dove ci sono una pluralità di soggetti molti dei quali strafinanziati dallo Stato. In una visione veramente liberista lo Stato dovrebbe mettersi da parte e lasciare i vari soggetti liberi di competere. Se – ad esempio – un giornale che può riscuotere le mie simpatie fallisce, posso solo pensare che quella è la risposta del mercato: non posso lamentarmi o chiamare l’aiuto dello Stato. Quando i cattolici si lamentano dei finanziamenti a Radio Radicale la mia domanda è se la critica è verso il finanziamento all’editoria o solamente verso il finanziamento a Radio Radicale. Se sono contro i finanziamenti all’editoria (come io) allora si lamentino verso l’intero sistema, se invece sono a favore dei finanziamenti all’editoria non ha senso condannare Radio Radicale: è questione di coerenza.
      Dal mio canto sono a favore di un liberalismo (che non significa affatto “assistenzialismo”) in tutti i settori: i migliori resteranno in gioco mentre i prodotti scadenti saranno destinati a fallire…….

      • Raffa ha detto in risposta a Agnostico

        Ma come…ci riprovi ancora?

        1) “ossia uno Stato che faccia da “mamma” ed elargisca finanziamenti a pioggia”
        …tu sei statalista in quanto comunista, impossibile scindere. La richiesta allo Stato non è di farsi da parte ma permettere una vera libertà di scelta alle famiglie.

        2) “In ogni ambito lo Stato deve fungere solamente da arbitro”…esattamente, per questo il suicidio assistito è illegale e l’eutanasia sono illegali. Tornando alla scuola, lo Stato può essere davvero arbitrio se permette una vera scelta in ambito pubblico tra statale e paritaria. Se favorisce la statale non è per nulla arbitrio.

        3) “lo Stato dovrebbe mettersi da parte e lasciare i vari soggetti liberi di competere”….non si può competere se non ci sono le condizioni per farlo. La statale è avvantaggiata grazie allo stato.

        4) “è questione di coerenza”…è difficile che un comunista possa parlare di coerenza. E’ corretto il finanziamento pubblico verso chi fa un servizio pubblico, quello che Radio Radicale non fa. Sono favorevole al finanziamento pubblico a Radio Rai, ad esempio.

        5) “i migliori resteranno in gioco mentre i prodotti scadenti saranno destinati a fallire”…si becca subito un comunista che finge di essere liberista. Il tuo concetto darwinista non funziona, perché il concetto di “migliore” è sbagliato. Attualmente non ci sono le condizioni per una competizione in quanto le paritarie non sono sostenute come avviene all’estero, dove infatti restano in gioco perché sono le migliori. Di questo hai paura, vero?

        • Agnostico ha detto in risposta a Raffa

          1) Dovresti dimostrarmi che io sia comunista e statalista: veramente arduo.
          2) Chiunque può andare allo scuola privata: dove sarebbe il divieto da parte dello Stato?
          Se favorisce la statale non è per nulla arbitrio”: quale scuola dovrebbe favorire? La scuola pubblica è un servizio essenziale.
          3) Se non ci sono le condizioni per competere si resta fuori dal mercato: basilare regole economica.
          4) Ti devo smentire: Radio Radicale è finanziata perché – stranamente – effettua servizio pubblico. Se sei favorevole al finanziamento a RadioRai (che inoltre non c’entra niente perché è statale) perché non sei favorevole al finanziamento alla scuola pubblica?
          5) E quale concetto di “migliore” sarebbe giusto? Ma non eri tu a sostenere che non si possono guardare le realtà di altri stati?
          Toglimi una curiosità: ma veramente ti devi laureare???? A posto siamo……

          • Raffa ha detto in risposta a Agnostico

            1) “Dovresti dimostrarmi che io sia comunista e statalista”..lo dimostra la tua visione politica e ideologica.

            2) “dove sarebbe il divieto da parte dello Stato?”…lo stato non permette attualmente una scelta equilibrata alle famiglie, la paritarie sono soltanto per una certa fascia che può permettersele.

            3) “Se non ci sono le condizioni per competere si resta fuori dal mercato”…non funziona così in Europa, dove le scuole paritarie sono finanziate completamente dallo Stato.

            4) “Radio Radicale è finanziata perché – stranamente – effettua servizio pubblico”….la propaganda radicale (il 90 delle trasmissioni) non servizio pubblico. Nemmeno i pareri di Pannella sull’attualità.

            5) “perché non sei favorevole al finanziamento alla scuola pubblica?”…infatti lo sono. Pubblico significa= scuole statali e scuole paritarie.

            6) “E quale concetto di “migliore” sarebbe giusto?”…attualmente non ci sono le condizioni per una competizione in quanto le paritarie non sono sostenute come avviene all’estero.

            Perché questa fobia delle scuole paritarie, caro Agno?

    • EnricoBai ha detto in risposta a Luigi Pavone

      Quello che dice Pavone ha un senso. In effetti anche il laicista non vedrà mai come sbagliato l’ateismo di stato, o l’obbligo di frequenza universitaria all’ateismo scientifico. Per il laicista sarà un compromesso per il progresso.

  6. Fabio ha detto

    Permettetemi di precisare, Radio Radicale non è finanziata, ma svolge un servizio pubblico di trasmissione delle sedute parlamentari,dopo una gara d’appalto che ha vinto con la migliore offerta. Se poi, coi soldi dell’appalto fa anche altro, pro paganda le sue idee, ma trasmette anche le commissioni parlamentari, le sedute del CSM, i processi, conferenze, comizi e tante altre attività, tanto che è chiamata università popolare ed i due terzi dei parlamentari si aggiornano ascoltandola ed hanno richiesto la proroga dell’appalto. Le trasmissioni di R.R. vanno avanti da più di quaranta anni e quando hanno tentato di sostituirla con Radio Parlamento è stato un flop.
    Sarei molto favorevole al voucher, se questo portasse ad un miglioramento della
    scuola, ma sinceramente mi sembra irriformabile.La qualità troppo bassa, sia nella
    scuola pubblica che in quella privata, deriva dalla qualità dei docenti, la maggior
    parte dei quali la una cultura da bidello. Sono troppi e pagati troppo male; in In
    ghilterra, Francia e Svizzera sono pagati il doppio, ma solo in paesi molto più po
    veri si trovano salari a livello italiano. Li chiamo salari proprio per il loro li
    vello. Quante maestre avete avuto alle elementari? Io ne ho avuta una sola ed il suo lavoro lo faceva benissimo. Lo sapete che la “terna”fu introdotta dopo un accor
    do “sindacale”, una in quota CGL, una CISL ed una UIL; abbiamo 770.000 insegnanti e
    quasi 250.000 amministrativi ed ausiliari per poco più di 7.000.000 di alunni.
    Cifre ministeriali, cercatevi il Libro Bianco pubblicato dal Governo Prodi.

    • Qumran ha detto in risposta a Fabio

      Radio Radicale svolge *anche* la trasmissione delle sedute parlamentari. Per il resto è propaganda radicale. Sul resto sono d’accordo.

  7. Fabio ha detto

    Una volta che ha trasmesso le sedute parlamentari, ha adempiuto all’obbligo contrat
    tuale, ma dedica la metà del tempo rimasto a notizie di carattere generale, tipo rassegna stampa,internazionale e vaticana, geopolitica, comizi della Lega od IdV, udienze dei processi, conferenze, sedute CSM ecc, oltr ad un archivio che quasi pa reggerà quello della RAI.
    Non mi sembra tutta propaganda radicale, poi dimmi quale radio o tv, con un bilan cio di otto o dieci milioni ti “regala”, extra contratto, il corrispondente da New York, Pechino,New Deli, Brasile,Egitto,Tel Aviv,Balcani, professori dell’Orientale e Bocconi, tecnici di vari ministeri, inviati dei grandi giornali ed editorialisti del prestigio di Sergio Romano. Tutto senza mai un minuto di pubblicità.

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