Perché l’embrione è persona umana: parola ai medici
- Ultimissime
- 24 Apr 2012
Giandomenico Palka, Salvatore Mancuso e Roberto Angioli. Tre specialisti intervengono sul tema dell’embrione come persona, spiegando cosa dice effettivamente la scienza. Una verità scomoda per molti.
Il guasto dell’impianto di congelamento all’ospedale San Filippo Neri di Roma, che ha causato la morte di 94 embrioni, riporta all’ordine del giorno il dibattito sull’embrione come persona e sul principio della vita umana.
Quando lo spermatozoo, una semplice cellula dell’uomo, entra nell’ovulo, un’altra semplice cellula della donna e si fonde con esso, abbiamo una nuova vita, una nuova persona diversa da chiunque altro.
Certo, al momento questa persona è costituita da una sola cellula, lo zigote, ma ha già i suoi 46 cromosomi con tutti i geni, cioè tutta l’informazione necessaria per diventare la persona che sarà, se gli permetteranno di crescere e non verrà incidentalmente scongelato, non avrà altri problemi o non sarà intenzionalmente strappato dal ventre di sua madre e gettato fra i rifiuti ospedalieri.
Negare l’embrione persona è una copertura morale dell’aborto
Nello stabilire l’inizio della vita umana, ogni momento diverso dal concepimento è artificiale, strumentale e, in una parola, falso.
Dico “strumentale” perché declassare un embrione da persona umana a semplice materiale biologico, come se fosse una provetta di sangue, ha lo scopo di togliergli quella dignità che lo rende inviolabile.
Evidentemente si vuole fornire all’aborto una copertura morale, asserendo che ciò che viene ucciso non è una persona, ma come un pezzo di carne crescente. Pare brutto dire: “Vogliamo il diritto di sopprimere i bambini nel ventre materno, se non ci fa comodo che nascano”, meglio confondere le acque dicendo che bambini non sono.
Alcuni vogliono far iniziare la vita con la comparsa del sistema nervoso, forse perché prima, non potendo soffrire, gli embrioni possono essere uccisi con meno rimorsi; ma siamo poi sicuri, tra l’altro, che sia necessario un sistema nervoso per soffrire? Non potremo mai sapere cosa provano ad esempio le piante.
Anche chi fa partire la vita dal momento non del concepimento, ma dell’impianto nella parete uterina, mira a creare una specie di zona franca, molto utile per la vendita di pillole del giorno dopo e spirali intrauterine.
Chi è l’embrione, cosa dicono i medici
Per l’occasione, il quotidiano Avvenire ha intervistato alcuni specialisti.
Giandomenico Palka, ordinario di Genetica Medica all’Università di Chieti, ha risposto:
«Nello zigote è già insito il programma della vita della persona. Scegliere una tappa successiva per decretarne l’inizio è puramente arbitrario… Zigote, blastocisti, embrione, stiamo sempre parlando dello stesso bambino in ogni sua fase, senza soluzione di continuità. Sono tutte tappe di un unico processo vitale che inizia con il concepimento».
Roberto Angioli, primario di Ostetricia al Policlinico Universitario Campus Biomedico di Roma, e membro del consiglio direttivo della Società Italiana di Ginecologica e Ostetricia (SIGO), ha affermato:
«La vita inizia nel momento dell’unione dei due gameti…Lo zigote concepito è la prima cellula che racchiude il DNA dell’individuo… Chi fa iniziare la vita al momento della comparsa della stria neuronale riduce l’essenza dell’umano solo in collegamento al suo sistema nervoso centrale e periferico, ma sappiamo che l’uomo è molto più di questo».
Salvatore Mancuso, presidente del comitato etico del Policlinico Gemelli, ha spiegato:
«Al di là di ciò che suggerisce la bioetica, l’embrione è essere umano fin dal concepimento, per ragioni biologiche…C’è una specie di intelligenza embrionaria, per cui anche prima dell’annidamento l’embrione comunica con la madre. In fase di reimpianto avviene già uno scambio di comunicazioni chimiche tali per cui l’embrione, attraverso la produzione di citochine (molecole messaggere), condiziona la sede del suo insediamento, chiede alla madre di modificare il sistema immunitario per essere accolto e non espulso come corpo estraneo. Tutto questo straordinario dialogo avviene fin dalle primissime fasi del concepimento: i due esseri si riconoscono»
Quindi, sia la biologia che la morale che la logica indicano nel concepimento l’inizio della vita della persona; ogni altra data serve a formare una fase-finestra, una terra di nessuno nella quale è lecito perpetrare abusi su questa persona indifesa.
Per approfondire, leggi il nostro dossier:
L’embrione è già una persona, cosa dice la scienza
84 commenti a Perché l’embrione è persona umana: parola ai medici
Il grande Stefano Pediatra aveva gia’ parlato piu’ volte qui della questione.
Ottimo articolo Linda.
🙂
Grazie Linda per il tuo articolo.
Solo un paio di cose, a precisazione di quello che hai scritto e che condivido al 99,9%.
1. “… siamo poi sicuri, tra l’altro, che sia necessario un sistema nervoso per soffrire?”. In effetti, da un punto di vista scientifico la “sofferenza”, fisica o morale, è legata alla presenza di un sistema nervoso centrale e periferico; questo non possiamo metterlo in discussione. Tuttavia questo non è il punto, come credo tu volessi giustamente ribadire, perchè la soppressione di un essere umano è sbagliata a prescindere dal fatto che l’atto materiale dell’uccisione determini dolore o sia indolore; questo vale per gli embrioni ma anche per le persone in coma o in stato cosiddetto vegetativo.
2. “Non potremo mai sapere cosa provano ad esempio le piante.” Non accosterei nemmeno indirettamente o come paradosso embrioni e piante (non credo tu volessi fare questo accostamento tra sofferenza dell’embrione e sofferenza della pianta ma di fatto qualcuno, leggendo il testo, potrebbe usare questa frase nel modo sbagliato); recidere una pianta, indipendentemente dal fatto che, essendo priva di un sistema nervoso come quello che siamo abituati a conoscere nell’uomo e nell’animale, possa o meno “soffrire”, non ha nulla a che vedere con l’atto di interrompere una vita umana.
Credo tu volessi dire quello che mi sono permesso di chiarire (e ti chiedo scusa se me ne sono arrogato il diritto) ma forse non era del tutto chiaro. Se invece ho frainteso a maggior ragione te ne chiedo scusa e chiedo direttamente a te un chiarimento.
🙂
Hai fatto bene a precisare; in effetti ero indecisa se mettere o no la faccenda delle piante, l’ho messa perchè… ragiono da biologa!
Grazie per la pazienza nei miei confronti!
🙂
Quando lo spermatozoo […] entra nell’ovulo […] abbiamo una nuova persona
Ma questo è riduzionismo. E’ riduzionismo l’identificazione dell’essere persona con l’essere dotato di un DNA individuale. Proprio per questo è duramente condannato da Tommaso d’Aquino, che definisce eretica una simile concezione materialistica dell’uomo.
Assolutamente no. E’ come affermare che chiunque scrive un commento dotato di senso è una persona. Non c’è nessun riduzionismo perché nessuno sostiene che il commento è tutto ciò che una persona può fare o il DNA risponde a tutto ciò che l’uomo è. Provaci ancora.
Questa contraddittorietà l’avevo notata anch’io. Tuttavia è solo apparente.
Di fatto anche affermare che la genetica prova che non esistono le razze umane è un’operazione riduzionista. Ma è un riduzionismo benefico, che una volta per tutte sbaraglia (o almeno si spera) le varie teorie scientifiche o pseudoscientifiche che esaltavano la superiorità della razza bianca rispetto alle altre, considerate inferiori. Lo studio del DNA ha quindi avuto un impatto non indifferente anche a livello antropologico, visto che ancora oggi il mito della superiorità occidentale è duro a morire, oggi cmq più inteso come cultura superiore occidentale. Viceversa la filosofia riduzionista che vuole abbassare l’uomo al livello degli animali, o anche vuole innalzare questi ultimi al livello umano, non è affatto benefica. Ovviamente intendo per l’uomo stesso. Si arriva quindi al paradosso di voler equiparare la tutela dei diritti degli animali ai diritti umani, con le conseguenze che possiamo immaginarci tutti.
Ed è la stessa cosa anche nel caso specifico. E’ vero che la definizione di persona non può essere un dato biologico. Tuttavia se viene sottratta dall’ambito scientifico rigettando a priori l’equazione vita umana = persona, è naturale che ricada nell’arbitrarietà interpretativa di questa o quella cultura o di questo o quel tempo. Allora nessuno si deve meravigliare se un giorno qualcuno vorrà legalizzare l’infanticidio. Anzi in quei paesi sottosviluppati dove l’aborto non è così facile come in occidente e spesso comporta un serio rischio per la vita della madre e dove il tasso di fecondità è elevato, l’infanticidio rappresenterebbe una via più adeguata rispetto all’aborto. E nessun paese abortista, per ovvie ragioni, dovrebbe gridare allo scandalo, o accusare quelle popolazioni di inciviltà o di brutalità, dato che l’aborto stesso è un atto incivile e brutale (e questo è un dato di fatto).
Inoltre anche lo sviluppo dell’intelletto umano ricade nel continuum biologico. L’intelletto di un neonato non equivale a quello di un bambino di due anni e questo è inferiore all’intelletto di un dodicenne, ecc.. E sappiamo che la coscienza di uno scimpanzè adulto è similare a quella di un bambino di quattro anni. Se quindi si vorrà equiparare i diritti umani a quelli degli animali, uno scimpanzè adulto dovrà godere di maggiori tutele rispetto ad un bambino di tre anni. Questo è umanamente inammissibile! Ed è inammissibile perchè un bambino di tre anni, a differenza di uno scimpanzè, diventerà un uomo maturo con una personalità pienamente sviluppata. Ma questo vale anche per un feto, ed anche per un embrione, essendo il continuum biologico il medesimo. Per questa ragione lo stesso San Tommaso era contrario all’aborto.
Ora, i cosiddetti animalisti giudicano questo ragionamento arrogante dato che l’uomo si arroga del diritto di dominare sul regno animale. Ma paradossalmente anche questa visione antropocentrica è del tutto naturale, se prendiamo per buona la selezione naturale darwiniana. Lo scopo dell’umanità è finalizzato alla propria sopravvivenza, ed in questo non c’è nulla di innaturale. Anche le politiche ambientaliste e animaliste dovrebbero perseguire questo stesso fine. Per la tutela dell’ambiente si intende implicitamente l’ambiente riferito all’uomo. L’uomo calpesta questa Terra vecchia di quattro miliardi di anni da soli 100.000 anni: allora è proprio l’ambientalista finalizzato al filo d’erba il vero presuntuoso.
La tradizione orientale di cibarsi di cani, gatti, serpenti, insetti, ecc. è dovuta ad una questione di sopravvivenza. Se in Europa non avessimo avuto gli animali domesticabili di grossa taglia, saremmo stati costretti alla medesima dieta dei cinesi. La BB deve farsene una ragione.
Mi si accuserà di fare dei distinguo sul riduzionismo. Ma la distinzione tra riduzionismo metodologico e riduzionismo antropologico è fondamentale. Il primo a differenza dell’ultimo non è finalizzato ad avvilire la natura umana, anzi tutt’al contrario. In definitiva se ridurre l’uomo al suo DNA rispetto al colore della sua pelle significa indebolire le ideologie razziste, allora mi sta bene il riduzionismo genetico. Se invece significa spogliare l’uomo delle proprie caratteristiche che lo rendono tale, come la libertà o la volontà, allora non mi sta più bene.
Antonio, cerchiamo di non annacquare la questione. Qui il punto non è se sia lecito l’aborto (dal mio punto di vista non lo è). Il punto non è nemmeno quello del riduzionismo (dal mio punto di vista ciò che tu chiami riduzionismo metodologico sembrerebbe un modus operandi della scienza in generale). La questione è invece quella affrontata da Tommaso d’Aquino (articolo 2, questione 118, I): la persona è causata dal seme? Se la risposta è sì, ciò implica la negazione della sua natura spirituale e della sua immortalità, dal momento che il “seme” (in termini moderni il DNA) è materia e ciò che è materia è corruttibile.
Ho capito, la tua vuole essere una critica teologica al dualismo. Io sono più terra terra. Una cosa è certa: San Tommaso non poteva sapere come e quando l’anima viene insufflata nel corpo come non lo sappiamo nemmeno noi. Da questo punto di vista non mi pare che le cose siano cambiate. Cmq non è certo materia del riduzionismo scientifico. Io propendo più alla definizione di “tutela della vita umana” piuttosto che alla definizione di “tutela della persona”.
Antonio 72, forse fai finta di non capire? Questi parlano di persona!!!!!! Delle due una: 1) o la biologia non è in grado di affermare quando il feto diventa persona; 2) o è in grado di affermarlo; ma se lo è, lo è sulla base dei suoi strumenti, e cioè identificando in qualche modo il concetto di persona con entità biologiche di qualche tipo (come p. es. il DNA); NE CONSEGUE, come Tommaso dimostra, la negazione della spiritualità e della immortalità dell’anima.
“Questi parlano”…gradirei leggere commenti più educati e rispettosi.
La questione che sollevi è inesistente, stai mischiando teologia con embriologia. Legittimo perdere tempo, ma almeno fallo con rispetto
La questione che sollevo è inesistente per chi non riesce o non vuole vederla.
Ti assicuro: ho voluto vederci ed è inesistente 🙂
D’altra parte sei sempre tu a sollevare questi equivoci, no?
E allora lascia stare, Alessandro.
Potrei anche lasciare stare, ma ti vedo tanto appassionato. Forse ci credi davvero…e allora tanto vale ricordarti che ancora una volta ti sei infilato in un vicolo cieco.
Anch’io sono lieto di “rivederti”! 🙂
Ciao Luigi, quando affermi: “La persona è causata dal seme? Se la risposta è sì, ciò implica la negazione della sua natura spirituale e della sua immortalità, dal momento che il “seme” (in termini moderni il DNA) è materia e ciò che è materia è corruttibile” mi pare che tu faccia confusione. In realta’ e’ vero l’esatto opposto: senza l’esistenza di un corpo materiale non puo’ originarsi neanche l’anima umana (la sua natura spirituale). L’unione dei due gameti e’ la condizione indispensabile perche’ l’uomo entri in possesso anche della sua componente trascendente.
Ciao Lucio. Non ha molto senso affermare nella visione spiritualistica di Tommaso d’Aquino che l’uomo entra in possesso… Un uomo che entrasse in possesso della sua componente spirituale non sarebbe un uomo, perché l’uomo è la sua componente spirituale, precisamente l’uomo è l’unione dell’anima immortale con il corpo.
Ciao Luigi,
Allora, se vuoi che io corregga questa mia imprecisione (che ammetto, considerato anche l’orario in cui ho risposto al tuo intervento) posso esprimermi cosi: “L’unione dei due gameti e’ la condizione indispensabile perche’ si possa realizzare quell’ unione tra corpo e anima che e’ la caratteristica propria dell’ uomo”.
Questo pero’ non cambia il senso generale delle mie osservazioni: anche tu, giustamente, scrivi che l’uomo e’ l’unione dell’ anima immortale con il suo corpo; perche’ dunque negare che l’unione dei gameti permetta anche l’unione del corpo (appena formato) con l’anima?
Se vuoi posso aggiungere anche che e’ nello stesso “istante” in cui si realizza l’unione dei gameti che l’anima immortale si congiunge al corpo. Ma sul concetto di “istante” (oltre che, ovviamente, sul come) mi sembra pressoche’ inutile pretendere di dire altro: le nostre capacita’ sono troppo limitate.
L’unione dei gameti è senz’altro una condizione dell’unione etc. Tommaso non dice il contrario. Se vuoi, in aggiunta, affermare che l’unione ha luogo fin dal concepimento (lo zigote è persona qualitativamente identica ad ogni altra persona), allora dovresti avanzare un argomento per una tale tesi. Se l’argomento è di natura biologica, allora segue il materialismo. Se l’argomento presenta una necessità filosofica, allora a me (non a Tommaso) pare di scorgere un altro problema che ho sotto esposto nella replica a a-theòs=a-éthos.
Sostenere ciò che molto candidamente è sostenuto in questo articolo (e in molti altri apparsi in questo sito), benché in un’ottica pro-life e “a fin di bene”, significa infondere nella nostra cultura ciò che la chiesa cattolica ritiene la radice di tutti i mali: il materialismo. Questi argomenti potrebbero – suggerirei – essere presentati come una critica “interna”, vale a dire: anche partendo da posizioni materialistiche, siamo costretti a vedere nell’aborto una forma di omicidio, o something like that.
E se al posto di “omicidio” definiamo l’aborto come “soppressione di vita umana” cosa cambia?
Se vuoi dire che sia lecito considerare lo zigote portatore di diritti indipendentemente dal fatto che sia persona, io sono molto d’accordo.
Anche qui fai confusione: è proprio perché è una persona che ha dei diritti, e proprio perché ha dei diritti è una persona.
“Quando lo spermatozoo, una semplice cellula dell’uomo, entra nell’ovulo, un’altra semplice cellula della donna e si fonde con esso, abbiamo una nuova vita, una nuova persona diversa da chiunque altro”.
La frase non è per nulla riduzionista, ma espone un chiaro concetto medico. Confondere volutamente i piani è un classico dei volponi laiconi.
I piani si confondono quando si sostiene che è una proposizione della biologia quella che afferma che lo zigote è persona. Non si tratta di una confusione innocua, perché implica il materialismo, la negazione della natura spirituale dell’uomo e della sua immortalità. Questa implicazione è rigorosamente dimostrata da Tommaso d’Aquino (Somma Teologica, questione 118 (I), articolo 2).
Non esiste una persona che non sia un essere umano. Citare san Tommaso è fuori luogo, come citare Einstein per parlare di Trinità.
Non so come spiegare in modo più evidente la questione di fondo, e cioè l’implicazione del materialismo nella tesi che la biologia è in grado di argomentare che lo zigote è persona. L’unico modo in cui la biologia potrebbe fare questo è attraverso l’identificazione della nozione di persona con entità biologie (la biologia di questo si occupa), e questa identificazione implica la negazione della spiritualità e della immortalità dell’anima. Lo spiega molto bene Tommaso d’Aquino: chi oggi, nel 2012, afferma che è una tesi biologica quella che afferma che lo zigote è persona è paragonabile a coloro che, con la terminologia di Tommaso, pongono nel “seme” la causa dell’uomo.
Le cose non sono così tanto paragonabili come affermi dato che in epoca medievale non esisteva di certo la manipolazione del cosiddetto “materiale biologico”.
Ma la biologia non distingue la vita di un embrione da quella di un neonato o paradossalmente anche da quella di un batterio. La vita è vita, non esiste a livello biologico un organismo con più vita di un altro. Tuttavia a livello umano, dato che la biologia afferma che la vita umana comincia dal suo concepimento, abbiamo un parametro ben definito per sapere quando comincia la vita umana biologica. Cosa che non poteva sapere con certezza San Tommaso. Ora, sappiamo dalla storia umana che la dignità della vita umana può variare dopo il concepimento dal feto fino all’età adulta ed alla vecchiaia. Per es. in epoche non troppo antiche l’infante non aveva dignità umana. Così come nelle tribù nomadi non ce l’aveva il vecchio il quale non poteva contribuire al procacciamento della selvaggina, ecc… Senza contare le varie discriminazione razziali per le quali un “negro” non era tanto diverso da una scimmia e quindi sprovvisto di qualsiasi dignità. Ma oggi quando possiamo assegnare l’etichetta di dignità umana, sapendo che la vita umana inizia biologicamente dal concepimento? Il tuo problema è che ti sei fissato sulla proprietà ontologica di persona, mentre invece sarebbe corretto in questo caso intendere come persona una vita umana degna di vivere.
Quando allora, vista la nostra ignoranza di cui dicevo prima, rispetto alla componente spirituale umana? Siccome non possiamo sapere nulla di certo dello spirito umano, non dobbiamo razionalmente affidarci a quello di cui abbiamo certezza?
Ascolta Antonio, non c’è dubbio che Tommaso d’Aquino non conosceva molte delle cose che oggi noi (anzi, loro) conoscono, ma non si sbaglia sulla questione di principio, e cioè: se l’uomo è nel “seme” (chiamalo pure DNA), allora non ha natura spirituale, separabile dalla materia, e non è immortale. L’anima non è un optional! 🙂 Se si vuole mantenere la spiritualità dell’anima (che è la persona stessa) e la sua immaterialità, allora non possiamo affermare che essa è nel seme, ma siamo costretti ad affermare che è un principio esterno alla materia (Tommaso dice che è direttamente creata da Dio e che non si trasmette con il seme, pena la sua materialità). Cosa vogliamo fare? Vogliamo affermare che l’uomo è spirituale e immortale? o vogliamo affermare che è nel seme, e dunque è materiale e corruttibile?
E come fai a sapere che il seme (DNA) non abbia anche una componente immateriale?
Ok. bravo! Ma non potrà mai essere la scienza biologica a dirci che l’anima sia presente sin dal concepimento. Non potrà mai essere una affermazione della biologia!
Ora, Antonio, torna alla proposizione dell’articolo:
(A) Quando lo spermatozoo […] entra nell’ovulo […] abbiamo una nuova persona
Chiediti: qual è il fondamento di questa affermazione? Se la risposta è: la conoscenza biologica (l’impostazione generale dell’articolo lo lascia pensare); se la risposta è questa, lascio alla tua intelligenza intuire in che modo l’affermazione implichi l’eresia materialistica di cui parla Tommaso d’Aquino.
Questo no. Tuttavia nel Progetto Genoma Umano è venuto fuori l’inaspettabile: il patrimonio genetico umano equivale pressapoco a quella dell’erba gatta ed addirittura il tritone ed alcuni vegetali hanno un patrimonio genetico maggiore di quello umano.
E’ il problema della cosiddetta complessità. Come fa il DNA umano di circa 30.000 geni ad avere un’informazione maggiore di un patrimonio grande il doppio o il triplo? Se ne deduce che i geni non spiegano la complessità umana, ovvero che l’informazione genetica possiede anche una qualità oltre che una quantità (è una delle ipotesi del genetista Boncinelli). E’ quindi una lacuna della scienza biologica non indifferente, tanto che si è passati al ben più complesso Progetto Proteoma.
In ogni caso la scienza non si può certo occupare di metafisica. Non si deve confondere la biologia con la teologia.
Lo stesso demandare alla biologia il compito di dirci quando emerge la persona implica il materialismo, dal momento che la biologia si occupa di entità biologiche, e dal momento che a una sola condizione la biologia potrebbe darci quella informazione: negare la spiritualità e l’immortalità dell’uomo!
In altre parole: nel momento in cui la biologia sarà in grado di dirci esattamente quando emerge la persona, in quello stesso momento dovremmo rinunciare alla spiritualità e alla immortalità dell’uomo. Sono cose sottili, mi rendo conto, così sottili che alcuni, anche se vogliono, non riescono a vedere.
Prima però deve definire cosa intende per persona, non essendo proprio un concetto biologico ma filosofico. Cmq non serve la biologia per affermare che non può esistere una persona senza un corpo. Ricordo che lo stesso cristianesimo crede nella risurrezione dei corpi. Da questo punto di vista il platonismo è distante anni luce.
Antonio, fai attenzione ad una piccola cosa: non mi pare affatto che nella dottrina cattolica la resurrezione dei corpi sia argomentata sulla base della non indipendenza dell’anima dal corpo.
Allora lasciamo stare la resurrezione dei corpi e restiamo nel nostro mondo terreno. In ogni caso non può esistere una persona senza un corpo. E questa affermazione è incontrovertbile dato che è oggetto dell’esperienza di tutti.
Se vi fosse questa separazione netta tra anima e corpo, allora il peccato commesso dal corpo non potrebbero macchiare l’anima e viceversa un’anima perversa non avrebbe conseguenze sul comportamento tenuto dal corpo. Quando il corpo si rende indipendente dall’anima e viceversa non si può che avere un corpo morto e un’anima libera dal corpo terrestre e corruttibile, eventualmente pronta per il corpo celeste ed incorruttibile. Voler sapere che fine faccia l’anima liberatasi dal corpo è come voler sapere dov’era Gesù prima della resurrezione il terzo giorno e dopo la sua dipartita terrena.
Antonio, la questione posta da Tommaso d’Aquino è filosofica, le questioni che adesso poni tu sono teologiche. Non ho idea. Comunque, non mi pare abbia molto senso per la dottrina cattolica affermare che il corpo pecchi: a peccare è sempre l’anima!
E’ l’uomo a peccare, non l’anima o il suo corpo che non hanno possibilità di agire o decidere.
L’anima pecca ma sempre attraverso il corpo dato che non può manifestarsi diversamente, almeno in questa valle di lacrime. Ovviamente della questione teologica non ne ho idea nemmeno io.
Non lasciarti ingannare dal linguaggio primitivo di Tommaso, ma vai dritto alla questione filosofica di fondo.
Luigi, a notte inoltrata riesce difficile anche a me afferrare il tuo punto di vista. Giusto lottare contro il materialimso ma non contro la ‘materia’.
Considero questo: il messaggio evangelico non era/è diretto ai soli filosofi, ma anche e soprattutto a persone che ragionavano ‘terra terra’, in maniera concreta e non astrusamente metafisica.
“E il Verbo si fece carne”
“Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.” “e i due saranno una carne sola”
C’è una qualche differenza tra la natura divina e quella umana, impastata dall’inizio di materia, l’uomo non è un angelo, e la materia non va demonizzata, tanto meno quando ha in sè il dono della vita. Pensare questo non implica essere materialisti.
“L’uomo non separi ciò che Dio ha unito” o ” Ciò che Dio congiunge, l’uomo non separi”: meglio non dissociare l’anima dal corpo fin quando non sia giunta l’ora…
La faccenda è ampiamente chiusa da Norberto: https://www.uccronline.it/2012/04/24/tre-ricercatori-spiegano-perche-lembrione-e-persona-umana/#comment-66864
Lo dico sempre: la filosofia no va bene per chi ha di meglio da fare. E’ roba da sfigati! 🙂 Lo dico con una punta di invidia.
La tua battuta è fuori luogo. Norberto ha chiuso ampiamente la faccenda, facendoti notare che la frase da te contestata non è per nulla materialista, come non è materialismo affermare che “chiunque scrive un commento dotato di senso è una persona. Non c’è nessun riduzionismo perché nessuno sostiene che il commento è tutto ciò che una persona può fare o il DNA risponde a tutto ciò che l’uomo è”. Tu tiri conclusioni illecite, ti piace farlo, ti piace perdere tempo. Ma la faccenda è chiusa.
Bentornato Antonio! 😀
Ma se non sono aumentati i non credenti perché ti sei eccitato? Forse a te interessa soltanto che i cattolici spariscano?
L’essere dotato di un DNA individuale è un essere umano.
Ogni ogni essere umano è ontologicamente una persona.
L’essere dotato di un DNA individuale è persona.
Quanto alla questione del dolore, Stefano Pediatra sembra ammettere la possibilità che esista un individuo persona privo della possibilità di percepire dolore. In una concezione non materialistica dell’uomo, come quella sostenuta da Tommaso d’Aquino, la possibilità di percepire il dolore (ciò che il filosofo chiama anima sensitiva) è una condizione (sebbene non sufficiente) per essere persona, dal momento che essa che coinvolta nell’anima intellettiva, la cui unione col corpo genera la persona.
dal momento che essa è in qualche modo parte dell’anima intellettiva*
Siamo nel 2012 Pavone, benvenuto.
Nel 2012 è lecito sostenere il materialismo e negare dl’immortalità dell’anima?
Nel 2012 è lecito scindere un argomento laico da quello religioso. Mi auguro che tu sia in grado di farlo. Senza contare che le affermazioni di Tommaso su questo argomento cocciano con le scoperte scientifiche.
Buonasera Signor Pavone. Pare che i miei commenti la attirino più che il miele le mosche. E che si senta quasi in obbligo di ritorcermeli contro. Apprezzo tali sforzi da parte sua, davvero: segno che i miei commenti non sono così stupidi da essere innocui. 🙂
Comunque, lei usa una parte del mio commento e le attribuisce un significato che non ha. Io infatti ho detto che per provare un dolore occorre un sistema nervoso sì, ma anche che non è il fatto che una persona provi dolore o meno ciò che può giustificare o non giustificare la sua soppressione. Nè tantomeno ho detto che l’embrione è privo di Sistema Nervoso.
Non pretendo di essere all’altezza di Tommaso d’Aquino ma qualche conoscenza scientifica in più rispetto a quelle che aveva lui oggi l’abbiamo acquisita.
Oggi ad esempio sappiamo che il sistema nervoso centrale matura nel corso del tempo (così come tutto l’embrione matura) differenziandosi giorno per giorno dai primi foglietti embrionari e dalle cellule che questi foglietti compongono. Sappiamo anche che nel materiale genetico contenuto nei 46 cromosomi che si riuniscono a partire dai gameti nello zigote ci sono le informazioni anche per lo sviluppo del sistema nervoso centrale. Quando comincia la sensazione dolorosa nell’embrione? Il termine che oggi abbiamo identificato è anteriore a quello che si conosceva qualche anno orsono e probabilmente fra qualche anno sposteremo ancora più in dietro questo termine.
Sappiamo che il sistema nervoso centrale continua a maturare anche dopo la nascita per alcuni anni per poi iniziare ad involversi. E sappiamo che alcune malattie eliminano la percezione del dolore o la distorcono così come altre la amplificano.
Se valesse il principio secondo cui chi non prova dolore non è una persona e può essere soppressa staremmo freschi. Mai sentito parlare, a mero titolo esemplificativo, della “Congenital Insensitivity to Pain with Anhidrosis”? Immagino di no. Se fa una ricerca in internet può trovare parecchio e farsi una cultura. Può trovare la malattia indicata col suo acronimo CIPA. Scoprirà che si tratta di una rara malattia genetica dovuta alla mancata formazione delle cellule del sistema nervoso deputate a raccogliere la sensazione tattile dolorifica. A causa di questa mutazione genica alcune persone non provano dolore fisico e quindi sono soggette a traumi, ustioni e altri accidenti di cui non si rendono conto. Queste persone non provano dolore ma per il resto sono persone più o meno normali. Ma siccome non soffrono le ammazziamo tutte in quanto non sono persone?
Ci sono anche altre situazioni in cui una persona in certe condizioni non prova dolore: sicuramente ha sentito parlare della lebbra, una malattia causata da un micobatterio che distrugge tra l’altro le cellule nervose sensoriali determinando insensibilità al dolore. Un buon motivo per non considerare persone questi malati? E dunque per sopprimere le loro esistenze?
Mah, non so cosa direbbe Tommaso d’Aquino se avesse le conoscenza scientifiche che abbiamo oggi. Io posso solo ribadire che sì, esistono persone prive della possibilità di percepire dolore fisico. E, ribadisco, “persone”.
Saluti. 🙂
Ciao Stefano, sei particolarmente modesto stasera nel paragonare i tuoi commenti al miele, oltre che gentile nel paragonare il sottoscritto a una mosca. In ogni caso, ti dico cosa dice Tommaso d’Aquino a proposito di ciò che lui chiama anima sensitiva, e cioè che essa è condizione dell’essere umano: in altri termini, non esiste persona che non sia senziente. S
Vedo che lei apprezza l’ironia e che nel rispondermi ignora quanto le ho risposto e segue solo il suo filo logico punto e basta. Ma è cosa che è già capitata e dunque non mi stupisce più di tanto.
Ripeto: sì, esistono persone prive della capacità di percepire dolore e, indipendentemente da ciò che dice Tommaso per me restano persone. Forse se Tommaso avesse conosciuto la CIPA avrebbe convenuto con me che le persone che ne sono affette, pur essendo incapaci di percepire il dolore sono e restano persone. E se non ne avesse convenuto avrei discusso della cosa anche con lui. 🙂
Non c’è in realtà nessuna contraddizione con Tommaso d’Aquino. Occorre conoscere le cause della impossibilità di cui parli, se cioè la causa è una privazione o una negazione. Sono convinto che Tommaso d’Aquino sarebbe stato d’accordo con te nei casi di privazione o di patologia che descrivi. Ma io non sono un tomista e potrei sbagliarmi.
oh no … un altro filosofo dell’ultima ora che si diverte a relativizzare Tommaso d’Aquino..
ma che vi ha fatto di male il grande Santo?
Quindi ponicaso stanotte venissi da te mentre dormi. Il darti due scossoni e vedere che non reagisci(dormi!) mi legittimerebbe a farti fuori?
Nah.
Prova a darmi uno scossone mentre dormo e vedi che ti succede.
Vedo che hai colto il nocciolo della questione.
Bravo.
Luigi Pavone questa volta ha, a mio modesto avviso, molta più ragione che in altri suoi precedenti interventi. Il suo argomento di base è perfettamente valido: se ciò in cui la personalità consiste fosse definibile in termini puramente biologico-materiali, ciò equivarrebbe a materialismo.
Però, dall’altro lato, l’obiezione non coglie nel segno rispetto all’articolo per almeno due motivi.
1) La tesi dell’articolo non sostiene esplicitamente che bastino elementi biologici, per affermare l’essere persona, ma va intesa necessariamente in relazione alle tesi a cui si oppone, queste sì di tipo materialistico. Poiché, per coloro che vogliono attribuire la personalità in base al possesso più o meno “adeguato” (rispetto ad uno standard di riferimento) di certe caratteristiche (ad es. lo sviluppo sufficiente del sistema nervoso), il punto è proprio costituito dalla presenza “adeguatamente sviluppata” di tali caratteristiche, gli si fa rilevare: a) se la personalità dipende dal grado di sviluppo o di efficienza (ciò che io definirei “efficientismo” o “prestazionismo”) di un certo numero di caratteristiche, si addensano immediatamente un nugolo di aporie irrisolvibili, poiché la vita ordinaria è soggetta di per sé (per i più svariati motivi) a mutamenti d’intensità e persino alla perdita definitiva di certe “efficienze”; b) se si guarda anche dal punto di vista esclusivamente biologico, andando appena sotto il livello delle fluttuazioni di prestazione, in realtà si nota che sin dall’inizio sono presenti tutte quelle caratteristiche biologiche, che si svilupperanno pienamente nell’adulto e che in nuce hanno la loro origine nel patrimonio genetico presente sin dal primo istante di vita.
2) Non ho ancora avuto il tempo di studiarmi approfonditamente i testi tomisti al proposito, però bisogna mettere nel conto la dottrina tomista secondo cui vi sarebbe la cosiddetta “animazione ritardata”: Dio infonderebbe l’anima spirituale solo quando il soggetto ricevente avesse raggiunto l’opportuna complessità strutturale, che permetterebbe, per così dire, all’anima di insediarsi. Prima di allora, seguendo la dottrina aristotelica, San Tommaso pensa ad un susseguirsi evolutivo di anime non sussistenti, cioè dell’anima “vegetativa” e poi di quella “sensitiva” (seguita, appunto, dall’infusione definitiva dell’anima spirituale da parte di Dio).
Ora a me pare che la dottrina dell’animazione ritardata non si poggi su ragioni filosofiche necessarie, poiché non vedo perché dovrebbe risultare contraddittorio ipotizzare la presenza immediata (al concepimento) di un’anima spirituale, la quale, essendo ontologicamente superiore alle anime di tipo vegetativo e sensitivo (cioè potendo svolgere, e anche meglio, le stesse funzioni di queste), non possa svolgere gradatamente i suoi compiti, cioè non possa adattarsi ai tempi di sviluppo della struttura materiale, per “rilasciare” di volta in volta le “prestazioni” possibili a quel dato livello di sviluppo del substrato materiale.
Grazie, Alessandro, per il tuo commento. Direi che sei stato fin troppo generoso nella interpretazione dell’articolo in questione, il quale dice esplicitamente che esistono ragioni biologiche per affermare che lo zigote è persona, oltre a ragioni morali (non so quali), e logiche (non so quali potrebbero essere). Sono d’accordo che non c’è nulla di contraddittorio nella affermazione che l’anima spirituale sia infusa sin dal concepimento, ma dire che non è contraddittorio non significa dire che le cose stiano in quel modo: molte cose non contraddittorie sono false, e perfino palesemente false.
E’ possibile che le cose stiano in quel modo (come è possibile che non stiano in quel modo), ma non ne abbiamo né ragioni filosofiche, né tanto meno ragioni biologiche (come invece si continua ad affermare). Anzi, qualora esistesse una necessità filosofica dell’unione dell’anima al corpo fin dal concepimento, una tale necessità dovrebbe ricavarsi dalla nozione di anima, il che significherebbe legare l’anima al corpo in un modo tale da implicare se non il materialismo, senz’altro la negazione dell’immortalità dell’anima.
Vorrei però ribadire il punto, perché forse sono stato troppo sintetico. Ovviamente per un cattolico la nozione di “persona” è inscindibilmente legata ad una definizione filosofica, che dimostra la necessità di un’anima immortale. Ma il problema si pone quando ci si trova di fronte a chi basa la definizione di “persona” su parametri puramente materialistici. Questi ultimi non possono farlo che riferendosi al grado di efficienza di certe prestazioni, manifestazione del grado di maturazione delle facoltà relative. Oltre al tentativo di introdurre tutti gli elementi filosofici, l’unica strategia, e quella più immediata, è fare notare al materialista che una minore o maggiore gradazione di efficienza, non significa assenza (poiché il patrimonio genetico contiene da subito tutte le informazioni che serviranno per i successivi sviluppi) e che dunque non ha senso parametrizzare la nozione di personalità sulla gradazione, poiché gradazioni ci sono sempre, durante tutto l’arco della vita. In questo senso, senza riferirsi all’anima, si può dire che la persona è tale sin da subito in considerazione del solo patrimonio genetico.
Anche perché il puro materialista farebbe lo stesso identico discorso a proposito di qualsiasi altra specie: un embrione canino non è realmente un cane, ma è solo un grumo di cellule, fino a che non ha il sistema nervoso funzionante.
Luigi, la presenza di una “forma” (anima) è necessaria fin da subito (non esiste materia priva di forma). La discussione con San Tommaso riguarda solo la questione se essa sia immediatamente quella definitiva (immateriale), oppure no. Ho detto che non vi è contraddittorietà nel ritenere presente sin da subito l’anima spirituale, sottintendendo anche che mi pare dunque il fatto più probabile, proprio in considerazione dei passi da gigante che la biologia e la medicina hanno fatto dai tempi di San Tommaso. Il punto per lui infatti riguardava proprio una questione esclusivamente biologico-materiale: se l’organizzazione della materia fosse sin da subito sufficiente per permettere l’insediamento dell’anima razionale-spirituale-immortale. La sua risposta negativa, credo sarebbe oggi diversa.
Lo so che non si fa, ma se lo fai tu lo posso fare anch’io. Tu dici che oggi la risposta di Tommaso sarebbe diversa. In realtà io penso che oggi Tommaso avrebbe ulteriori prove scientifiche a supporto della sua teoria gradualista, giudicando filosoficamente IMPOSSIBILE che l’anima sia infusa nello zigote. Quando scriveva di queste cose Tommaso non poteva sapere che nel caso di parto gemellare i gemelli originano dallo stesso zigote, cioè da un’unica entità biologica, che è pertanto in potenza più di un individuo. La presenza di un’anima individuale fin dal primo concepimento negherebbe quella evidenza scientifica.
Com’è noto milioni di ovuli fecondati sistematicamente non si impiantano e sono espulsi con il ciclo. L’idea che una umanità underground muoia in quel modo ferisce il pensiero, e come è naturale ritrarre la mano dal fuoco, così è naturale ritrarre il pensiero da simili aberrazioni.
Ottima obiezione, Luigi.
Approfondirò la questione (perché sicuramente non è un’obiezione ignorata da chi si occupa di bioetica in campo cattolico) e poi ti faccio sapere.
Ciao Luigi,
Giustamente scrivi che l’articolo pubblicato sostiene che esistono ragioni biologiche per affermare che lo zigote e’ persona, oltre a ragioni morali e logiche (anche se non vedi quali). prosegui poi dicendo: “E’ possibile che le cose stiano in quel modo (come è possibile che non stiano in quel modo), ma non ne abbiamo né ragioni filosofiche, né tanto meno ragioni biologiche “.
Io direi che sarebbe opportuna una lettura fenomenologica del problema, per mostrare come sia possibile fare convivere i principi dei credenti con quelli dei non credenti, evitando ai primi la tua accusa di riduzionismo: Un essere umano presenta caratteristiche peculiari che lo distinguono da tutti gli altri animali: capacita’ di giudizi e di comportamenti morali, di astrazione, di autocoscienza ed altro ancora. Su queste caratteristiche concordano pressoche’ tutti, credenti e non credenti (esclusi i neuroscienziati riduzionisti, per i quali l’autocoscienza e la morale sono illusorie). Quello che invece divide i credenti dai non credenti e’ la diversa spiegazione dell’ origine di queste peculiarita’: per i credenti la diversita’ deriva da una componente spirituale (anima) posta in essere da Dio, per i non credenti unicamente da una casuale possibilita’ evolutiva. A questo riguardo la scienza odierna ha ragionevolmente dimostrato che lo zigote si sviluppa con un processo continuo, che non avviene per salti qualitativi, e’ dunque ragionevole pensare che, da un punto di vista fenomenologico, pur ignorando le sue cause, questo processo contenga in se’ tutte le potenzialita’ capaci di farlo diventare un uomo del tutto uguale a noi non solo da un punto di vista anatomico e fisiologico ma anche da un punto di vista psichico. Gia’ dallo zigote, quindi, secondo la scienza, sono presenti in potenza tutte quelle capacita’ peculiari che rendono l’uomo unico nel mondo animale; capacita’ che poi i credenti attribuiranno all’ azione di Dio , mentre i non credenti a quella del caso. E’ allora ragionevole che tutti, credenti e non, proprio per il principio universalmente condiviso del rispetto della vita umana, convengano nel dover considerare lo zigote gia’ un individuo.
Ottimo, Lucio! Ti sei espresso in mondo ancora più chiaro di quanto abbia fatto io.
Grazie a-theòs=a-éthos, detto da te mi fa davvero piacere!
In realtà, adottando il tuo approccio come dici tu fenomenologico, dovremmo anche dire che lo zigote contiene anche tutte le potenzialità per diventare due individui. In questo caso , quante anime sono infuse nello zigote? Una che poi si divide in due o tre o quattro (ma l’anima è una realtà spirituale indivisibile)? O più di una (ma più anime non possono sussistere nello stesso corpo)? Proprio perché lo zigote è in potenza più di un individuo, questa sarebbe una buona ragione, nell’ottica spiritualistica di Tommaso, per sostenere che l’anima non sia infusa nell’ovulo fecondato. Al tempo di Tommaso questa era una possibilità, che lui scartava comunque per altre ragioni, che giustamente Alessandro dice non avere necessità. Oggi Tommaso avrebbe almeno una necessità filosofica, a mio modestissimo parere.
Ciao Luigi,
Per rispondere compiutamente a questa tua obiezione dovrei conoscere meglio sia i processi di sviluppo dell’ embrione che la filosofia. Per quanto ne so’, invece, mi limito a risponderti che per la dottrina cattolica il corpo e l’anima non sono da considerare come due entita’ totalmente separate ma, piuttosto, come una unita’ psicosomatica. In modi che non conosco, quindi, se lo zigote e’ predisposto ad originare due o tre individui anche l’anima dello zigote potrebbe essere similmente predisposta ad originare due o tre anime di individui….
E’ impossibile. In breve: ciò equivarrebbe a materializzare l’anima.
Mi spiego meglio Luigi:
Se lo zigote e’ predisposto ad originare due o tre individui allora (finche’ questi non si sono distinti) lo stesso potrebbe essere dotato di un anima non ancora sussistente (come pensava Tommaso d’ Aquino), capace poi di evolversi in due o tre anime spirituali.
Cosa intendi per “anima non ancora sussistente”?
C’e’ una ragione, e una solo, colta perfettamente dall’estensore dell’articolo, per cui si argomenta sulla personalità del concepito. L’aborto, ossia la sua giustificazione.Il fatto che qualcuno abbia delle controversie sull’aborto non implica che automaticamente questa questione sia di per se’ controversa! Lo si è fatto per la schiavitù, il diritto di voto delle donne, la libertà religiosa dei protestanti nei paesi cattolici e dei cattolici nei paesi protestanti, il razzismo, i genocidi, e così via: la gente ha discusso – e discute – di qualcheduno di questi temi, da entrambe le posizioni, ma di per sè la cosa è evidente. Come diceva GKC, i principi morali sono particolarmente difficili per tutti coloro che non hanno principi! Ecco che sento di aver offeso tutti coloro che non sono chiaramente pro life! Ma, anche se vorrei esporre gli argomenti a favore della personalità del concepito, in questo primo intervento vorrei solo appellarmi non alla ragione, agli argomenti, ma solo alla volontà di chi legge: infatti, la ragione è mossa dal sentimento, dalla volontà che sgorga da esso, dal feeling – lo diceva il nostro grandissimo Leonardo:”Ogni cognizione, prencipia da’ sentimenti”, e, prima di lui, l’Angelico – nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu. Allora, prima di discutere sulla animazione immediata del concepito, rispondi, gentile interlocutore, a questa domanda:”Sto leggendo questo intervento, o l’articolo di cui sopra, con l’intenzione di obbedire e servire alla verità, o di servirmi della verità? Voglio vincere un argomento o vincere, conquistare una verità? E sono pronto a riconoscere di aver sbagliato, se la ragione, la prova argomentativa riuscisse a dimostrare che sto sbagliando?” Se Freud avesse ragione, non potremmo mai e poi mai capire se siamo onesti, sinceri, perchè per lui ogni ragionamento è una razionalizzazione. Se, d’altra parte, non esistesse la verità morale, o non si potesse raggiungerla, allora non ci sarebbe spazio per l’argomentazione, e tutto si ridurrebbe a un puro artificio retorico, a gioco, e la giustizia e la verità cederebbero il posto senza tanti complimenti al potere, alla ragione della forza, non alla forza della ragione, come avviene negli ospedali occidentali e nelle cliniche in cui si abortisce.
La personalità del concepito, la sua determinazione, ha tre implicazioni stratosferiche. La prima:per l’aborto. Secondo: per l’etica medica (per me che sono medico, è cruciale al cubo), perchè l’aborto è cruciale per il medico. Terzo: per la nostra civiltà, perchè l’aborto è decisivo per la sua vita, per la vita dell’Occidente.
Primo, per l’aborto. La personalità dello zigote (dico zigote, non embrione)è chiaramente la questione chiave per l’aborto, perchè se lo zigote non è una persona, allora le pillole per tutti i giorni “dopo”, gli abortivi, quando agiscono da antiannidatori, non sono una uccisione deliberata di una persona. Ma se sono abortivi, la loro assunzione costituisce un omicidio. Tutti i corollari sull’aborto, girano attorno a questa equazione fondamentale. Un esempio: i diritti delle donne. La donna ha diritti sul suo corpo, ma non di quello di altre persone. La legge dello stato deve rispettare l’autonomia, la privacy, la autodeterminazione. Sì, ma uccidere un’altra persona non è affatto un affare privato, ma pubblico e dello stato. Le persone hanno il diritto alla vita, ma non ce l’hanno le non persone, come le cellule, i tessuti, gli organi, i sistemi, gli animali…
Secondo, per l’etica medica: il diritto alla vita, infatti, è il diritto fondamentale. Se io non vivo, mi vengono a mancare da sotto i piedi tutti gli altri diritti. I corpi non hanno diritti. I due corni del problema sono i più inconciliabili, più di qualunque altro problema. Infatti, se chi difende la vita è nel giusto, gli altri sono omicidi, e se sono invece nel giusto i libertari e i liberali, allora sono gli avvocati della vita ad essere fanatici, talebani, intolleranti.
Riusciremo a purificarci da entrambi gli eccessi, ossia dalla crociata della repressione e dall’omicidio?
Terzo, l’etica medica è cruciale per la nostra civiltà perchè qui la nostra vita è più toccata sul vivo che da tutte le altre “magagne” che ci circondano, dalla crisi finanziaria, alle elezioni sì, elezioni anticipate no, dalla guerra all’Iran e così via. ESEMPIO: la clonazione cambierebbe l’umanità infinitamente di più della bomba H. E la maternità surrogata lo è più delle dittature…
Paolo, hai perfettamente ragione, ti farei notare però due cose.
1) La personalità del concepito va affermata senza il minimo dubbio fin dal primo istante, dato che non c’è alcun motivo per non farlo e tutti per farlo. Però va anche notato che, anche qualora si concedesse la dottrina dell’animazione ritardata, la soppressione di una vita umana pre-animazione rimarrebbe un atto gravissimo, poiché, lasciando andare le cose come devono (secondo il loro sviluppo naturale), di lì a poco si tratterebbe di una vita umana pienamente personale. Dunque nemmeno in questo caso la soppressione della vita umana sarebbe pacifica come se ci si tagliasse un’unghia, dato che le cellule dell’unghia, al contrario di quelle dello zigote, non potrebbero mai diventare una persona.
2) Di fronte allo sterminio in atto da decenni, non c’è assolutamente alcuna posizione talebana! Anzi, anche in chi è contro l’aborto c’è troppa accondiscendenza a mio avviso. Ci rendiamo conto di cosa una strage di innocenti di tali dimensioni implichi? Questi aborti in fin dei conti valgono pienamente come sacrifici a Satana!!!
Pienamente d’accordo. C’è un tempo per essere accademici, fraterni, e un tempo per dire la verità, punto e basta. Messo lì,su due piedi, l’aborto è di origine diabolica, infernale, e li conduce, se uno non si pente. Tutti i peccati lo possono fare, se non ci si pente, e tutti abbiamo necessità di conversione e di pentimento, sia che collaboriamo o pratichiamo l’aborto, sia che odiamo, fornichiamo, o semplicemente ci disperiamo o condanniamo con rancore. C’è da dire tuttavia che il peccato di aborto è molto più di difficile pentimento, perchè c’è troppa gente in giro che lo giustifica. La giustificazione dell’aborto è molto, può essere molto più esiziale dell’aborto stesso.